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Noir
“La Padania si sta staccando”: triste gaffe specchio di un paese senza speranza
Questo paese, l’Italia, non sa più neanche scegliere le parole da usare di fronte alle tragedie. Non ci sono solo i pazzi o i criminali, che spingono il pulsante di un telecomando e uccidono delle ragazzine sul cancello della scuola. Non c’è più soltanto la sventura di un territorio sismico nel quale i terremoti fanno strage ogni volta che s’irradiano dal fondo magmatico. C’è pure la drammatica incapacità di commentare gli eventi, dominarli con la riflessione e l’incoraggiamento e confortare chi è più direttamente colpito:
l’ignoranza dell’italiano e l’insormontabile difficoltà di ragionare con la delicatezza richiesta dalla fase cupa che l’Italia attraversa. La sensibilità consapevole di una parola è in grado di esprimere la sofferenza condivisa, e aiuta a reagire con coraggio e speranza. La nostra classe dirigente non è più in grado. Non è più all’altezza. E non è neppure questione di anagrafe. I giovani incorrono nell’infortunio della parola sbagliata esattamente come gli anziani. Non c’è ricambio di qualità.
Prendete il piuttosto giovane segretario della sezione della Lega Nord a Rovato, provincia di Brescia. Stefano Venturi, classe 1981 (31 anni), non ha resistito alla tentazione di fare lo spiritoso dopo aver sentito le prime notizie del sisma. È entrato nella sua pagina di facebook e ha postato uno dei più urticanti prodotti dell’incontinenza politica padana, un post che recita testualmente: “Terremoto nel Nord Italia. Ci scusiamo per i disagi, ma la Padania si sta staccando (la prossima volta faremo più piano…)”.
Fortuna che la rete è subito reattiva e non perdona. Piovono commenti al vetriolo. La gaffe rimbalza di “muro” in “muro” e continua a rimbalzare e a generare pagine che chiedono le dimissioni di Venturi anche dopo che il segretario leghista di Rovato, tornato in sé, rimuove il post e fa pubblica ammenda: “Chiedo scusa a tutti, ho scritto questo pensando che non fosse successo nulla di preoccupante. Visto ciò che è successo, ho cancellato immediatamente tutto”.
Ma la politica, almeno nel Carroccio, ha le sue regole dure. E il segretario provinciale della Lega, Fabio Rolfi, ha preteso e ottenuto le dimissioni di Venturi, esprimendo cordoglio per le vittime e vicinanza concreta alle popolazioni colpite.
Le parole sono stupide, spesso. Feriscono. E fortuna che c’è ancora una qualche intolleranza per le frasi sopra le righe o fuori luogo.
Mi chiedo però due cose. La prima: i dirigenti del Carroccio avrebbero preteso le dimissioni di un loro capetto anche se vi fosse stata un’eruzione in Sicilia e qualche segretario di sezione avesse postato su facebook un “Forza Etna”, o se avesse ripetuto le ironie di Borghezio sulle fiaccole che accendono qualche palandrana di Imam e non ci sarebbe nulla di male? Due: non è quasi peggio quello che ha detto ieri l’arcivescovo di Brindisi e Ostuni, monsignor Rocco Talucci, quando invece di dispensare parole da uomo di chiesa versando olio sulle ferite e sostanza di sentimenti, si è dilungato in una dettagliata e raccapricciante descrizione del corpo di Melissa sul letto di morte?
Non c’è speranza per un paese in cui la classe dirigente non ha più il dono della parola e della pietà.
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