Avevo iniziato questo discorso sul Tempo altrove più di un anno fa. Lo ripropongo qui con qualche considerazione conclusiva.

Non so se è capitato anche a Voi ma accade frequentemente, forse in ragione dell’età matura, che, voltandomi indietro, talvolta spontaneamente, altre volte a cagione del richiamo occasionale di un certo episodio parlando con un amico, altre volte ancora ascoltando un brano musicale che evoca un lontano ricordo, io tragga, nitida, la sensazione che quel rimando della memoria appartenga al giorno prima.

I remoti ricordi, trasferiti nella ignota regione in cui sono collocate le testimonianze della mente costituiscono gli echi repertati dei fatti che abbiamo appreso, per esperienza diretta, durante la nostra esistenza.
Sopraggiunge allora un fenomeno che è legato indissolubilmente ad una riflessione.
Quale enigmatico scherzo dell’intelletto raffigura, richiamato dal luogo in cui è sepolto, un fatto, una emozione, un sentire, persino un profumo oppure un sapore, come fosse accaduto, vissuto, sofferto, ascoltato, annusato o gustato un momento prima?

Abbiamo coscienza dello spazio perché lo tocchiamo, lo visualizziamo.

Ma del tempo che passa?

Quella consapevolezza non è istantanea. E neppure si può misurare.
Ci accorgiamo, fisicamente, del nostro tempo che passa davanti allo specchio solo quando si chiude un certo lungo periodo, una certa epoca e se ne apre un’altra.
Ci rendiamo conto dello scorrere del tempo dai segni esteriori di un cambiamento del mondo intorno a noi. Dopo un certo periodo più o meno lungo.

Ma, come ho notato sopra, quando si rievocano fatti lontani ecco che prendiamo atto di una transitoria sospensione del tempo. Un accadimento lontano si presenta, anche nei dettagli, come fosse capitato ieri mattina.
Esiste il tempo? Oppure questa dimensione “prestabilita” nella quale siamo convinti di essere immersi è una illusoria percezione di cui ognuno assume una certezza persuasiva assolutamente convenzionale?



Meditando intorno a questo argomento sono pervenuto alla seguente conclusione.


Il Tempo esiste. Non è una illusione.

Dall'inizio, cioè dal Big Bang, la freccia del tempo muove nel divenire. Una sola direzione, quella riconducibile alla sequenza del succedersi degli istanti del presente misurabili dall'uomo.

Non è dato il contrario. La misteriosa natura oppone ragioni imperscutabili secondo le quali è impossibile tornare indietro nel tempo. E' consentito solo esistere nel presente ricordando il passato ed immaginando il futuro.

Ogni parte del presente vissuto diventa inesorabilmente momento trascorso e quel passato non può essere più raggiunto.

Ma anche questo ha una spiegazione.

Proviamo ad immaginare.

Se a noi fosse concessa la possibilità di tornare indietro di vent'anni, recandoci presso la nostra dimora di allora incontreremmo noi stessi e spinti dalla brama di cambiare qualcosa che non avremmo dovuto fare (una azione) o di incontrare una persona che nel divenire ci consegnerà una infelicità che abbiamo subito, inducendo il nostro più giovane io a mutare direzione, avremmo modificato quel futuro che stiamo vivendo nel presente in maniera tale da renderci impossibile il riconoscerci o persino esistere e non esistendo, benchè la tecnologia ci consenta di viaggiare a ritroso nel tempo, non potremmo farlo. Non siamo più.

Se fosse possibile tornare al passato non potremmo resistere al desiderio di cambiare qualcosa della nostra vita ed anche la più banale alterazione, avrebbe trasformato per sempre la nostra esistenza futura al punto da essere altro rispetto a ciò che siamo.

Dunque la natura impedisce che quanto abbiamo immaginato possa accadere costringendo l'uomo a vivere unicamente il tempo nel divenire mediante la sequenza degli istanti del presente.