Berlusconi: «Ho fatto un miracolo»

Il premier ai leader: «Sapete che mi attaccano sul piano personale ma completerò il mandato»

L’AQUILAEra impossibi*le che non lo facesse, che non sentisse il bisogno almeno di una parola rivolta a quelli che per natura considera da sem*pre «amici» prima che colle*ghi, interlocutori personali prima che leader di altri Stati. E alla fine Silvio Berlusconi quella parola, che in realtà è risultato un chiaro messag*gio, l’ha pronunciata: «Sapete tutti benissimo che mi attac*cano sul piano personale, ma state tranquilli, io durerò alla guida del mio Paese altri quat*tro anni». Per il Cavaliere farlo davan*ti a tutti i leader del G8 è sta*to come togliersi un peso dal*lo stomaco.

Il palcoscenico era quello che più gli interes*sa, quello dei suoi pari, quel*lo che in questi mesi ha pro*dotto i crucci maggiori: il dan*no di immagine all’estero, nelle cancellerie di mezzo mondo, la reputazione sfre*giata di un leader che alla re*putazione internazionale tie*ne più di ogni altra cosa. Troppo grande la tentazione per resistere, per non sentire il bisogno di dare almeno un breve messaggio di forza ai leader degli altri Paesi. Per chi lo ha ascoltato non è stata una sorpresa: dalla Me*rkel a Sarkozy, sino ad Oba*ma, del nostro presidente del Consiglio tutti conoscono i tratti caratteriali e forse tutti in qualche modo si attendeva*no un accenno a quello che da alcune settimane leggono sui giornali dei rispettivi Pae*si. La giornata del presidente del Consiglio è stata sobria che più non si poteva, priva di quel «berlusconismo» che l’ha reso detestabile o amato in giro per il mondo, sotto in*vece che sopra le righe: nono*stante fosse l’ospite di casa, in fondo il personaggio più at*teso. Un understatement im*posto dagli eventi più che dal*la natura dell’uomo, e che per un attimo è venuto via. «Questa giornata mi ripaga di tante amarezze», ha confi*dato al presidente della Regio*ne Gianni Chiodi, in uno de*gli intermezzi del program*ma.

Anche in questo caso è ri*sultata palpabile l’ansia che evapora, il sospiro di sollievo di un premier che negli ulti*mi giorni ha cercato di con*centrarsi più di ogni altra co*sa sul successo e sulla riusci*ta del G8: per i risultati del vertice, ma anche per ridare forza alla propria immagine. Un’immagine che ieri ha ri*cevuto più di un aiuto pro*prio dalla Casa Bianca. Le pa*role di Obama sulla leader*ship forte dell’Italia, quelle dello sherpa americano a smentire i contenuti della stampa anglosassone ( Guar*dian e New York Times) sulle mancanze dell’agenda del ver*tice. Quindi le incombenze del padrone di casa: il ricevi*mento degli ospiti, l’arrivo dei leader, le strette di mano, la tensione che si scioglie, le prime sessioni di lavoro, i pri*mi risultati concreti sul clima e sull'economia. Ha scherzato anche con i giornalisti, in una conferenza stampa annunciata senza do*mande dallo staff ma che alla fine ha visto proprio lui chie*dere domande che non sono arrivate: 'Visitate tutti i salo*ni della cittadella di Coppito, qui siete tutti i benvenuti, ci vogliamo tutti bene…'. E an*cora, rivolto ai cronisti: 'So*no orgoglioso di aver fatto quasi un miracolo', alluden*do all'organizzazione del ver*tice nella zona del terremoto, dove il G8 tornerà entro fine anno, per un sessione riserva*ta alle protezioni civili degli otto Paesi più industrializza*ti. Sui fondi all'Africa, ai Paesi in via di sviluppo, ha rassicu*rato: 'Manterremo gli impe*gni per il global fund entro la fine dell'anno'. Sulla crisi è stato come sempre ottimista: 'Intendiamo mandare un messaggio di fiducia; la crisi, per la parte più dura, è alle nostre spalle'. Ma c'è da giu*rare che quella frase pronun*ciata davanti agli altri leader è stata forse la più impegnati*va. Almeno emotivamente.
Marco Galluzzo

09 luglio 2009

Link: http://www.corriere.it/politica/09_l...4f02aabc.shtml