L’UNIVERSO ONIRICO GERMANICO: L’ARCHETIPO WOTAN/ODIN
L’indagine psicoanalitica di C.G. Jung


La presenza di segnali archetipici
segnala una nazione unita dallo stesso
dio inconscio. Wotan Odin si desta
negli incubi dei tedeschi


Una caratteristica della storia germanica, che l’accompagnò dal medioevo sino alle soglie del 1933, l’anno in cui Hitler divenne cancelliere del Reich, è la disperata ricerca di una unità nazionale con un governo potente e centralizzato.
Questa necessità politica e spirituale mai abbastanza sottolineata, diede origine ad una straordinaria tensione emotiva che, durata oltre quattro secoli, sfociò nel XIX sec. in una rinnovata sensibilità romantica e in forme di regresso religioso verso una età aurea antico-germanica.

A questo si deve aggiungere il fatto che la Germania si è sempre contraddistinta per una particolare forma mentis che porta i tedeschi a riunirsi in associazioni, o bund, divenendo così una sorta di crogiuolo di società ermetiche come i Rosacroce; i “Manifesti rosacrociani” furono infatti “pubblicati per la prima volta a Kassel nel 1614 e 1615” 1:

L’illuminismo tentò di arginare ed eliminare razionalmente gli archetipi divini ma non riuscì a cancellarne la quintessenza; le strutture inconsce di cui essi si nutrivano giacevano pronte a manifestarsi alla prima occasione favorevole.

La successiva crisi del razionalismo e della sicurezza della ragione prodotta nella Germania del XIX sec. con Fichte, Hegel, Wagner, Nietzsche, e i filosofi volkisch, unitaalla frustrazione di una unità sentita ma mai ottenuta e alla disastrosa depressione economica,ebbero un effetto di vasta portata sull’inconscio collettivo dei tedeschi, portando a compimento politico nello stato sovrano del III Reich tutte le forme archetipiche occulte o meno che incarnavano il bisogno del sacro della Germania.

Data la complessa struttura di pensiero propria del popolo tedesco, per comprendere le basi psichiche su cui si strutturò il nazismo e soprattutto il suo lato occulto, è importante esaminare l’interpretazione psicanalitica della Germania pre-nazista offertaci da C. G. Jung.
L’INDAGINE DI JUNG

Il genio indagatore dello psicologo svizzero ha studiato il fenomeno nazionalsocialista considerandolo una psicosi di massa, una epidemia psichica, che desta particolare preoccupazione in quanto momento di sfogo di una tensione spirituale giunta al suo climax.

Per Jung questa psicosi è il risultato di una predisposizione esistente e presente nelle generazioni nordiche che hanno portato alla Germania degli anni venti.

“Le antiche religioni, con i loro simboli sublimi e ridicoli, bonari e crudeli, non sono cadute dai cieli ma sono nate in quest’anima umana, la stessa che vive ancora oggi in noi. Tutte quelle cose, le loro forme primordiali, vivono in noi e possono in qualunque momento assalirci con forza distruttiva, in forma cioè di suggestione di massa, contro la quale il singolo è inerme. I nostri terribili dei hanno soltanto cambiato nome e rimano tutti in –ismo.”2

Jung non è uno storico ma uno psicologo, un indagatore dell’anima dal punto di vista psichico e la sua ricerca è particolarmente interessante poiché ci suggerisce nuovi spunti di riflessione a volte trascurati. Jung studia la mente dei tedeschi da un punto di vista psichiatrico; riconosce una instabilità emotiva tedesca di base e la conseguente incapacità di porre un argine a questa tensione spirituale, si parla quindi di debolezza psichica di fronte ad un archetipo violento e strutturato

In psichiatria, di solito si agisce tentando di costituire una barriera ragionevole e razionale alle deviazioni inconsce, aiutando il paziente a prendere atto della sua situazione a rafforzando le sue difese naturali; Jung si accosta alla Germania hitleriana come ad un paziente affetto da profonde nevrosi, generate dalla manifestazione sempre più violenta dell’archetipo Wotan/Odin.

Nelle grandi assemblee come quella di Norimberga del 1938, l’archetipo fuoriesce prepotentemente nella realtà, annullando ogni difesa psichica. Si impossessa letteralmente della folla e di un intero popolo e si può parlare di invasamento, o possessione archetipica che viene liberata dall’effetto detonatore dei discorsi di Hitler.

Studiando questa conformazione psichica che trova connaturata alla struttura mentale tedesca, Jung ritrova Wotan/Odin , il dio errante ed energia della natura, nel curioso movimento dei Wandervogel, o uccelli migratori, formato da giovani che già nel XIX sec. percorrevano in lungo e in largo la Germania come vagabondi, in preda ad un insopprimibile desiderio di adorazione, un intenso bisogno del sacro, senza però formare una religione organizzata. Si tratta di una delle prime epifanie dell’archetipo wotanico, che si presenta in maniera assolutamente naturale, in un desiderio di comunione con la natura:

“Com’è noto, quel Dio 3 nacque nella Jugendbewegung (movimento giovanile) tedesca e fu onorato, fin dall’inizio della sua resurrezione, con sacrifici cruenti di pecore. Erano quei giovanotti biondi (talvolta anche ragazze) che armati di zaino e chitarre si vedevano aggirarsi instancabili su tutte le strade d’Europa, (…) i seguaci del Dio errabondo. Più tardi, verso la fine della Repubblica di Weimar, si diedero al vagabondaggio le migliaia e migliaia di disoccupati che s’incontravano dovunque, erranti, senza meta. Nel 1933 non si girovagava più, si marciava a centinaia di migliaia, dai bambinelli di cinque anni ai veterani. Il movimento hitleriano mise letteralmente in piedi l’intera Germania, dando vita allo spettacolo di una nazione che migrava segnando il passo. Wotan, il viandante, si era destato. (…) La coincidenza dell’antisemitismo con il risveglio di Wotan è una finezza psicologica che forse vale la pena di ricordare. (…) I giovani che celebravano il solstizio non furono i soli a percepire quel frusciare nella foresta primigenia dell’inconscio; esso era già stato intuito profeticamente anche da Nietzsche, Schuler, Stefan George e Klages.” 4
L’ARCHETIPO WOTAN

Ma che cos’è l’archetipo Wotan/Odin ?

Per rispondere dobbiamo considerare le caratteristiche del Dio degli Dei germanico, Wotan che corrisponde in pieno, e risiede qui l’eccezionalità della scoperta di Jung, alle caratteristiche psichiche tedesche cioè
da una parte l’amore per la gloria bellica e per la violenza della battaglia, dall’altra un’ansia mistica, purificatrice, una fortissima tensione spirituale verso l’alto.

Questo fattore psichico autonomo a due facce, peculiare della mente germanica, è l’archetipo Wotan/Odin che riesce, attraverso l’effetto catalizzatore di Adolf Hitler, a manifestarsi essotericamente e a produrre effetti epifanici.

Odino è il Signore della guerra, che brama gettarsi nella battaglia, ansioso di coprirsi di gloria e di festeggiare poi con i suoi eroi le sue gesta immortali; tuttavia c’è un aspetto totalmente differente che riporta il dio dei germani ad una connotazione mistica, addirittura ermetica.

Nel poema Hàvamal, Odino racconta come abbia ottenuto le rune, simbolo della saggezza e del potere magico: “Sospeso per nove notti all’albero Yggdrasil, ferito dalla lancia e sacrificato a Odino, io stesso sacrificato a me stesso, senza cibo né bevanda, ecco che le rune si mostrarono alla mia richiesta. – Egli ottiene così la scienza occulta e il dono della poesia. Si tratta senza dubbio di un rito di iniziazione di natura parasciamanica.” 5

Stiamo quindi cercando di individuare segni wotanici in un popolo-clan, cioè il Volk, un popolo-razza legato dal sangue e da Wotan/Odin, dio guerriero e scopritore di scienza ermetica.

Una sorta di monaco-guerriero che riesce più volte ad esternarsi durante la storia tedesca: “(…) Wotan non invecchiò mai, (…) sparì semplicemente a modo suo quando i tempi gli furono contrari e rimase invisibile per più di un millennio, operando anonimamente e in modo indiretto”.6

Quando il cristianesimo delle origini, la Riforma e l’illuminismo tentarono di distruggere alla base il pantheon germanico e quindi l’archetipo Wotan/Odin, riuscirono appena a scalfire la superficie di un universo psichico che si nutriva delle caratteristiche guerriere e mistiche di Odino; eradicando la figura spirituale non si riesce però a cancellare ab eterno il suo corrispettivo

L’eliminazione degli dei può significare aver “corretto” una visione pagana della storia, ma questo non implica automaticamente che con l’eradicazione concettuale si elimini anche l’istanza psichica che produce l’archetipo, che permane e giacerà latente sino alla prossima occasione..
In altre parole quella molla emotiva che prima si manifestava liberamente, veniva ad essere costretta ad un immobilismo psichico; ma esattamente come una molla avrebbe cercato il momento storico adatto per esplodere in tutta la sua violenza guerriera. E il nazionalsocialismo fu questa occasione.

Osserviamo come Jung, in La lotta con l’ombra (1946) vede la psicosi di massa dei tedeschi sotto Hitler:
“In ciascuno dei miei pazienti tedeschi si poteva constatare un disturbo dell’inconscio collettivo. (…) Gli archetipi che potei osservare esprimevano primitività, violenza e crudeltà. Dopo aver esaminato un numero sufficiente di questi casi, volsi la mia attenzione all’insolita condizione spirituale prevalente allora in Germania. (…) La marea che stava crescendo dopo la prima guerra mondiale si annunciò nei sogni individuali in forma di simboli mitologici collettivi che esprimevano primitività e violenza, in breve: tutte le potenze delle tenebre. Quando si verifica che tali simboli facciano la loro comparsa in un gran numero di individui, senza però venire da loro compresi, capita che incomincino ad attrarli insieme, quasi in virtù di una forza magnetica, ed ecco formarsi una massa. Un capo sarà trovato nell’individuo che dimostri la minor forza di resistenza, il più ridotto senso di responsabilità, la più forte volontà di potenza. Questo scatenerà tutte le energie pronte a esplodere e la massa seguirà con la forza inarrestabile di una valanga”.7

Il singolare punto di vista junghiano, che osserva la Germania nazista come un paziente disteso sul lettino dello psicanalista, riconosce la potenza del dio dei germani che si riafferma, primitiva e potente; la forza dell’archetipo diviene tanto maggiore quanto è debole la resistenza ad esso da parte delle difese morali e psichiche del soggetto.
Curiosamente, anche i sogni dei pazienti tedeschi di Jung in questo particolare periodo storico sembrano soffrire di una influenza archetipica.
Hitler stesso soffriva di incubi terribili e a volte ricorrenti; in lui si manifestava in misura maggiore lo stesso fenomeno di compresenza onirica di simboli wotanici.

Ad ogni modo, la stragrande maggioranza degli uomini chiave del Reich avevano alcune caratteristiche comuni: erano complessati, burocrati, alcuni affetti da psicosi, mania di grandezza, altri da inguaribili perversioni. Molti erano in cerca di un senso vitale e lo cercavano nell’appartenenza ad un clan guerriero, con forti strutture gerarchiche. Non c’era ? Allora si doveva creare dal nulla e quale opportunità migliore del formare un partito politico di destra che dava voce alla disperazione e alle frustrazioni della Germania post-Versailles ?
Molti si dedicavano a pratiche divinatorie per decidere il loro futuro e facevano parte di società segrete che approfondivano l’occultismo.
E cercarono il loro capo, in maniera del tutta inconscia, in colui che più di tutti loro aveva la capacità (o l’incapacità) di cedere ai moti archetipici di Wotan/Odin, di far crollare volontariamente le barriere della morale e della giustizia, come afferma Jung, per asservirle ad un ideale delirante. In pratica l’uomo più debole 8 assunse il controllo dell’universo politico, emotivo e spirituale dei tedeschi.

Il punto di vista della psicanalisi, rivela nel fenomeno nazionalsocialista un universo eterogeneo che ci serve come strumento di indagine per poter comprendere lo stato di enthousiasmos estatico che ammaliava, o secondo le testimonianze d’epoca, stregava letteralmente i tedeschi che si riunivano ad ascoltare Hitler ai grandi raduni nazisti.
Questo singolare esame psicologico della storia tedesca deve essere considerato un fattore importante per avere una visione generale delle cose; si tratta di un osservatorio speciale, situato su una posizione privilegiata rispetto ad altre posizioni perché getta luce su un fenomeno come il nazionalsocialismo che ha infranto le consuetudini umane, ed è riuscito a liberare Wotan/Odin, o meglio, si è fatto possedere da esso.

L’archetipo cercava disperatamente di incarnarsi in un uomo, o per meglio dire, la Germania aveva bisogno di un capo perché la tensione emotiva trascinatasi per secoli era giunta alla sua più bruciante sconfitta; il trattato di Versailles (28 giugno 1919).

Questo Diktat toglieva alla Germania le conquiste belliche, limitava l’esercito ad una unità simbolica (100.000 uomini) 9 imponeva tra l’altro ai tedeschi di dichiararsi unici responsabili della guerra e di impegnarsi al risarcimento di tutti i danni provocati con un prezzo così esorbitante che di fatto privava la Germania delle risorse economiche gettandola nella disperazione. In tal modo, i vincitori del primo conflitto mondiale fomentavano in Germania la rinascita del più sfrenato nazionalismo e preparavano il sostrato psichico tedesco alla rimozione delle barriere razionali, all’avvento dell’archetipo wotanico che incarnava l’ideale violento di riscatto dallo smacco bellico. I risultati non tardarono a venire.

Gli articoli successivi descriveranno la situazione psichica della Germania seguendo questo sentiero, con in più la valorizzazione della figura escatologica del re-fuehrer, cioè una guida che possa assumersi la responsabilità degli attacchi emotivi dell’archetipo all’anima del popolo tedesco.

1 Yates, Frances A. The Rosicrucian Enlightment, Routledge & Kegan Paul,; tr. it. di Metella Rovero L’illuminismo dei Rosacroce, Torino, Einaudi, 1976, p. 37

2 Jung, Carl Gustav, op. cit., Vol. X, Tomo II,p 80



3 Wotan, Ndr

4Jung, Carl Gustav, op. cit., Vol. X, Tomo I, p.280

5 Eliade, Mircea, Histoire des croyances et des idées religieuses,Payot, Paris, 1978; tr. it. di Maria Anna Massimello e Giulio Schiavoni, Storia delle credenze e delle idee religiose, Firenze, Sansoni, 1980, Vol. II pp. 162, 163

6 Jung, Carl Gustav, op. cit., Vol. X, Tomo I, p.288

7 Jung, Carl Gustav, op. cit., Vol X, Tomo II, pp. 60,61

8 Cioè colui che non era in grado di opporre resistenza ma si faceva possedere dall’archetipo

9 Il trattato sanciva la cessione della flotta all’Inghilterra (tuttavia i comandanti preferirono autoaffondare le loro navi).. La Germania fu costretta dal Diktat a rinunciare all’artiglieria pesante, all’aeronautica e ai sommergibili.


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