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    Predefinito Linke a Congresso - sfida tra "anticapitalisti dell'Ovest" e "riformisti dell'Est"

    La babele di correnti che si darà battaglia



    Quando nel 1990 la Sed, il partito di unità socialista della Rdt, si trasformò in Pds, partito del socialismo democratico, i suoi militanti ci tennero a improntarne gli statuti al massimo pluralismo interno. In esplicita polemica col culto del monolitismo nei partiti «marxisti-leninisti» di obbedienza «realsocialista», si diede ampio spazio alle correnti e ai gruppi di affinità tematica, ambito in cui anche le reti femministe e ambientaliste si sono ritagliate solidi diritti di cittadinanza.

    Con gli anni il correntismo nella Linke si è però incancrenito in forme esasperate e non comunicanti, che al confronto fanno impallidire la nostra democrazia cristiana di buona memoria. Giovani militanti di base si lamentano: «Senza una frazione organizzata alle spalle non puoi far niente. Quando intervieni alle riunioni, gli altri, invece di valutare quel che dici, si chiedono: 'E questo per chi parla? Con chi sta?'».
    Qui di seguito la mappa delle principali correnti che si affronteranno e misureranno al congresso di Gottinga. Tutte si riuniranno separatamente venerdì sera o sabato mattina, prima dell'inizio dei lavori.

    Sinistra anticapitalista
    L'Antikapitalistische Linke (Akl) va per la maggiore a ovest. Insiste per un'assoluta rigidità sulle condizioni per formare coalizioni con la Spd: nessuno intervento militare armato all'estero, nessuna privatizzazione, nessun taglio alle spese sociali o al personale del pubblico impiego. Criteri inseriti come vincolanti nel programma del partito, approvato nel 2011 al congresso di Erfurt. Sull'intransigenza nei confronti della Spd, Oskar Lafontaine è il nume tutelare dell'Akl. Prima portavoce, a guidare la polemica contro gli «opportunisti», Sahra Wagenknecht, ora legata anche da un rapporto di coppia al leader saarlandese. Dal 2010, quando è entrata nella cerchia dei 4 vicepresidenti del partito, Wagenknecht ha dovuto «congelare» i suoi rapporti con raggruppamenti organizzati formalmente con un proprio statuto associativo, come la «piattaforma comunista», suo gruppo d'origine. Ciò non le impedisce però di parlare per l'Antikapitalistiche Linke, che è un raggruppamento informale.

    Il «socialismo democratico»Il Forum Demokratischer Sozialismus, collegato all'informale Netzwerk Reformlinke (rete della sinistra riformista), è molto forte nelle regioni dell'est, dove la Linke siede in molte amministrazioni comunali e governa il Brandeburgo in coalizione con la Spd. È il raggruppamento degli «amministratori», un po' come il Pd bersaniano in Emilia-Romagna, più preoccupati di strade, scuole e ospedali che di difesa dei sacri princìpi. Credono nell'utilità di piccoli passi riformisti, dove ci siano i numeri per accordi di governo con la Spd. Capofila, e candidato di questo schieramento per la presidenza del partito, è Dietmar Bartsch. Altri portavoce, come Halina Wayniak o Stefan Liebich, sono berlinesi che difendono i dolorosi compromessi imposti dalla Spd in anni di governo comune della città, fino al settembre2011.

    Sinistra socialista
    Nella Sozialistische Linke troviamo i pretoriani di Lafontaine. Ne costituisce il nerbo una schiera di sindacalisti dissidenti, soprattutto della Ig Metall o del sindacato dei servizi Ver.di, spesso con un passato nella Spd, che lasciarono in polemica con le riforme neoliberiste del cancelliere socialdemocratico Schröder. Per stile e forma mentis non sono poi molto lontani dai funzionari del Forum del socialismo democratico. Ma proprio per la loro esperienza «scismatica», hanno ancora il dente avvelenato con la Spd. Professano un sistematico neokeynesismo di sinistra. Alcuni, che in Italia intrattengono rapporti con Rifondazione comunista, si definirebbero neocomunisti. Vicina alla corrente la rivista Sozialismus, dove scrivono autorevoli economisti critici. Obiettivo principale al congresso di Göttingen: sbarrare la strada a Bartsch

    «Ema.Li»
    L'Emanzipatorische Linke, più brevemente Ema.Li, si è formata già nel Pds a est, in esplicita polemica con i nostalgici di Honecker. Non a caso la sua rivista si chiama Prager Frühling, primavera di Praga. Qui troviamo socialiste e socialisti libertari, con accenti radicaldemocratici, convinti che libertà e socialismo - lungi dall'essere una coppia di opposti - vanno piuttosto a braccetto e si condizionano a vicenda. Loro figura di spicco è Katja Kipping. Suo cavallo di battaglia, malvisto dai sindacalisti della «sinistra socialista», è il reddito di cittadinanza garantito a tutti. Forte l'attenzione per la precarizzazione del lavoro e il disagio giovanile. Ema.Li è aperta a pratiche di contaminazioni culturale. Katja Kipping, insieme all'indimenticato amico del manifesto Hermann Scheer, è stata tra le promotrici dell'«Istituto per un moderno solidale», laboratorio dove socialisti, verdi e socialdemocratici ricercano insieme «alternative politiche concrete e praticabili al neoliberismo, al di là dei confini di partito».

    Piattaforma comunista
    La Kommunistische Plattform è un po' al margine da quando non può più contare su Sahra Wagenknecht, a lungo il suo volto più giovane. Qui si sono asserragliati i nostalgici della Rdt. Fine strategico «la costruzione di una nuova società socialista, che riprenda le esperienze positive del socialismo reale, traendo insegnamenti dagli errori commessi». Errore peggiore, per molti della Kpf, l'opportunismo «distensivo», da Kruscev in poi. I cultori più ferrati del «marxismo-leninismo» di impronta moscovita si raccolgono nel Marxistisches Forum. Per questi militanti l'opzione tra la libertaria Kipping e il realpolitico Bartsch è come scegliere tra peste e colera.

    il manifesto 2 giugno 2012

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  2. #2
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    Predefinito Re: Linke a Congresso - sfida tra "anticapitalisti dell'Ovest" e "riformisti dell'Est

    02/06/2012 12:14 | POLITICA - INTERNAZIONALE | Fonte: il Manifesto | Autore: Guido Ambrosino
    La Linke salvata dalle donne?

    Riusciranno la 34enne Katja Kipping, libertaria dell'est, e l'«anticapitalista» dell'ovest Katharina Schwabedissen, 39enne dell'ovest, a scongiurare una spaccatura insanabile al congresso della Linke che si apre oggi a Göttingen?

    Lo statuto del partito socialista tedesco prevede una coppia di presidenti, con almeno una donna.

    Era stato escogitato per bilanciare aree culturali e politiche dopo l'unificazione del 2007 tra la Pds, partito del socialismo democratico con salde radici nelle regioni dell'est, e la Wasg, la lista per la giustizia sociale formatasi a ovest come reazione ai tagli «socialdemocratici» al welfare. Si pensava a un uomo e a una donna, uno/a dell'est, l'altro/a dell'ovest. Ma nessuna norma vieta che entrambi i posti vengano assegnati a donne.

    Questa è l'idea di Kipping e Schwabedissen, che si propongono in tandem «per rompere con le logiche di contrapposizione tra blocchi» e «per uscire dalla gabbia delle cordate maschili».

    La crisi della Linke, bloccata dal dilemma tra opposizione «senza se e senza ma», e tentativi di aprire canali di comunicazione con Spd e verdi, anche per non trovarsi nel 2013 con una grande coalizione tra democristiani e socialdemocratici a guida Merkel, non può essere aggirata con escamotage di «genere». Ma la contrapposizione tra i capibastone maschi ha assunto connotazioni così distruttive da impedire ogni ricerca di rimedi. Il passaggio a un nuovo stile di comunicazione interna non garantisce la salvezza, ma ne è premessa indispensabile.

    Da una parte Oskar Lafontaine, già presidente della Spd, cui voltò le spalle disgustato dal neoliberismo del cancelliere Schröder. Dall'altra Dietmar Bartsch, eroe dei «pragmatici» dell'est che hanno mosso i primi passi nella Sed di Honecker, vendicatori di una vasta schiera di funzionari frustrati. Uno che, per dirla con Rutelli, si è nutrito per anni di «pane e cicoria», tirando avanti la carretta dell'organizzazione, e si è stufato di lasciare il palco alla star di Saarbrücken.

    I due non si sopportano. Siccome Bartsch aveva presentato la sua candidatura alla presidenza, pur di bloccarlo anche Oskar Lafontaine ha presentato a maggio la sua, sebbene da qualche tempo, con i suoi 68 anni anni, sembrasse propenso al ritiro nella natia Saarbrücken, dove guida la Linke nel parlamento regionale. Lafontaine, convinto che gli srotolassero davanti il tappeto rosso, ha posto la condizione di essere candidato «unico» (unico uomo, perché a una controfigura femminile si sarebbe dovuto rassegnare comunque). Bartsch, invece di fare un passo indietro, ha confermato la sua candidatura, forte dell'appoggio di un altro «Ossi» di peso, Lothar Bisky, ex copresidente della Linke. E il 22 maggio, mortalmente offeso nel suo amor proprio, Lafontaine ha rinunciato a scendere in campo: «Una competizione tra più candidati non sarebbe il coronamento più degno per la mia carriera». Come a dire: vi pare che un politico d'eccezione come me - e certo Lafontaine lo è stato per la sinistra tedesca - debba misurarsi con un burocratello come Bartsch?

    Lo slancio dell'unificazione tra Pds e Wasg si è esaurito nel 2010. Fino a allora era stato un tripudio di successi. Con l'eccezione della Baviera, la Linke era riuscita a sfondare la barriera del 5 per cento all'ovest, entrando nei Landtage a Brema (8,4%), in Assia (5,1% nel 2008 e 5,4% quando si dovette rivotare nel 2009), in Bassa Sassonia (7,1%), nella Saar di Lafontaine con un mirabolante 21,3%, in Schleswig-Holstein (6%), mentre i quozienti restavano sopra il 20% all'est. La cavalcata culminò con l'11,9% alle politiche del settembre 2009. Nel 2010 venne ancora un successo in Nordreno-Vestfalia (5,6%).

    Nel 2011 andò ancora passabilmente a Amburgo (6,4%) e a Brema (5,6%), ma lo stesso anno la Linke mancò l'ingresso al Landtag in Renania-Palatinato (3%) e in Baden-Württemberg. E a Berlino pagò una flessione all'11,7% (-1,7) con l'uscita dalla maggioranza.
    Nel 2012 la Linke ha cominciato a uscire dai Landtage conquistati in precedenza: via in Schleswig (2,2%), fuori pure in Nordreno-Vestfalia (2,5%). I sondaggi su scala federale la danno tra il 5 e il 6 per cento. Metà del bottino del 2009 è perduto. E i capitribù litigano come carrettieri.

    Da qui la proposta del tandem di donne. La proporzione geografica torna. Kipping, una dei quattro vicepresidenti del partito sin dal 2007, è nata a Dresda, in Sassonia, nel 1978. Aveva 11 anni quando è caduto il muro. Schwabedissen viene da Bielefeld, in Nordreno-Vestfalia, e guida il partito in quella regione.

    Potrebbe funzionare anche la miscela politica. Katja Kipping, interessata ai movimenti sociali di base e ai temi verdi, è legata all'ala libertaria («sinistra per l'emancipazione»). La sua passione per il reddito di cittadinanza la rende sospetta sia ai sindacalisti dell'ovest, sia ai «realpolitici» dell'est. Ma inserita sin dal 2007 nella direzione, come una dei quattro vicepresidenti del partito, ha sviluppato uno stile politico «integrazionista». Sembra capace di ascoltare e di parlare (quasi) con tutti, pure con i riformisti del «Foro per il socialismo democratico», che pure la consideano una radicale.

    Katharina Schwabedissen è passata per la Wasg, ma con un percorso di politicizzazione diverso da quello tipico nella Spd e nel sindacato. Figlia di un pastore evangelico, è partita dall'impegno sociale e pacifista cristiano. Viene catalogata nella corrente della «sinistra anticapitalista», intransigente con la Spd. Ma non ha fatto voto di cieca ubbidienza a Oskar Lafontaine e, come presidente regionale, coltiva anche lei uno stile non settario.

    Lafontaine e i suoi sembrano disposti a subire Katja Kipping, ma non l'affronto antipatriarcale della coppia in rosa. Come socio di Kipping propongono il fido sindacalista Bernd Riexinger, capo del partito in Baden-Württemberg. Nel secondo scrutinio, aperto a uomini e donne, dovrà vedersela lui con Bartsch.

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    Predefinito Re: Linke a Congresso - sfida tra "anticapitalisti dell'Ovest" e "riformisti dell'Est

    Bel tipetto Lafontaine...fanno bene a chiamarlo il "Napoleone della Saar". Non esiste in terra che uno possa avere una boria del genere.
    Non conoscevo questo pluralismo interno alla Linke...molto interessante, soprattutto per le esperienze di Ema.Li e del socialismo democratico!
    «Riformista è uno che sa che a sbattere la testa contro il muro si rompe la testa, non il muro! Riformista...è uno che vuole cambiare il mondo per mezzo del buonsenso, senza tagliare teste a nessuno» [Baaria]

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    Predefinito Re: Linke a Congresso - sfida tra "anticapitalisti dell'Ovest" e "riformisti dell'Est

    Citazione Originariamente Scritto da Gdem88 Visualizza Messaggio
    Bel tipetto Lafontaine...fanno bene a chiamarlo il "Napoleone della Saar". Non esiste in terra che uno possa avere una boria del genere.
    Non conoscevo questo pluralismo interno alla Linke...molto interessante, soprattutto per le esperienze di Ema.Li e del socialismo democratico!
    La Linke se la batte con Rifondazione dei tempi d'oro in quanto a correnti Comunque sulla pagina facebook stanno dando gli aggiornamento minuto per minuto, pare che Barstch (dei riformisti) non abbia ancora parlato. Chissà se le associazioni territoriali orientali ce la faranno a farlo eleggere. Lui si basa principalmente su quelle.
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    Predefinito Re: Linke a Congresso - sfida tra "anticapitalisti dell'Ovest" e "riformisti dell'Est

    Una sua elezione sarebbe sicuramente significativa, importante se la Linke vuole arrivare ad un accordo con la Spd, che d'altra parte se continua così potrebbe escluderli cercando una coalizione rosso-verde con i Grunen.
    «Riformista è uno che sa che a sbattere la testa contro il muro si rompe la testa, non il muro! Riformista...è uno che vuole cambiare il mondo per mezzo del buonsenso, senza tagliare teste a nessuno» [Baaria]

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    Predefinito Re: Linke a Congresso - sfida tra "anticapitalisti dell'Ovest" e "riformisti dell'Est

    Citazione Originariamente Scritto da Gdem88 Visualizza Messaggio
    Una sua elezione sarebbe sicuramente significativa, importante se la Linke vuole arrivare ad un accordo con la Spd, che d'altra parte se continua così potrebbe escluderli cercando una coalizione rosso-verde con i Grunen.
    Più che altro Barstch ha un buon rapporto con Gabriel e la sinistra socialdemocratica, sarebbe già un passo importante ricoleggare le due formazioni anche sul semplice piano del rispetto umano, cosa che con Lafontaine alla guida non è mai stato possibile visto che persistono le ruggini tra lui e la Spd.
    Comunque non voglio illudermi, alla Spd oggi non serve/conviene stabilire una alleanza/coordinamento con la Linke come quello che ha con i Verdi. Confido nell'elezione di Barstch per il dopo elezioni federali, se la Linke riesce a rimanere nel bundestag potrebbe essere determinante per un appoggio (magari condizionato su determinati punti, di fondo sul piano delle ricette economico-sociali la Linke è keynesiana non certo chissàcos'altro) esterno ad un governo rosso-verde. Ne parla Schroeder nell'ultima intervista rilasciata al Corriere della sera, se ne parla lui che li vede come il fumo negli occhi, vuol dire che nel dopo-voto qualcosa può cambiare.
    Sicuramente prima la Spd non concederà un millimetro, almeno credo.
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    Predefinito Re: Linke a Congresso - sfida tra "anticapitalisti dell'Ovest" e "riformisti dell'Est

    chiamalo scemo Lafontaine! :hihi:
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    Predefinito Re: Linke a Congresso - sfida tra "anticapitalisti dell'Ovest" e "riformisti dell'Est

    Super Horror Show, cosi Lothar Bisky (ala riformista) ha definito la sfida per la leadership nei giorni passati, nel link le varie coppie di candidature.

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  10. #10
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    Predefinito Re: Linke a Congresso - sfida tra "anticapitalisti dell'Ovest" e "riformisti dell'Est

    Citazione Originariamente Scritto da SteCompagno Visualizza Messaggio
    La Linke se la batte con Rifondazione dei tempi d'oro in quanto a correnti Comunque sulla pagina facebook stanno dando gli aggiornamento minuto per minuto, pare che Barstch (dei riformisti) non abbia ancora parlato. Chissà se le associazioni territoriali orientali ce la faranno a farlo eleggere. Lui si basa principalmente su quelle.
    E' la prima cosa a cui ho pensato. Per anni in Rifondazione si additava la Linke come il modello perfetto cui ispirarsi, aperta a varie anime e culture ma unitaria e vincente. In realtà le cose erano ben diverse: finché le cose andavano bene, le varie "anime" potevano convivere senza grandi scossoni, ma appena la musica è cambiata il correntismo strisciante, diventato nel frattempo vero e proprio frazionismo, si rivela esplosivo. E' l'intera storia della sinistra che da sempre si dibatte con questi problemi, col problema cruciale della forma organizzativa più adeguata ai tempi, e trovare la sintesi perfetta tra il modello centralistico e quello pluralistico è praticamente impossibile. Se il centralismo può dare adito a insostenibili rigidità antidemocratiche, il modello plutalistico si evolve puntualmente nella trasformazione delle correnti in partiti interni a tutti gli effetti, dotati di propri dirigenti, quadri, militanti ed autonomia ideologico-organizzativa e che si danno battaglia come se facessero parte di schieramenti diversi. Un modello perfetto non esiste e non esisterà mai, ma cercare di coniugare centralismo e democrazia accettando il principio per cui ad un'ampia libertà di dibattito deve corrispondere l'assoluta lealtà alle scelte di direzione prese a maggioranza mi sembra la strada maestra, anche se non immune dalla possibilità di gravi lacerazioni e scissioni.
    ART.18: BALUARDO DI GIUSTIZIA E CIVILTA'

 

 
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