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Discussione: le donne nel medioevo

  1. #21
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    Predefinito Rif: le donne nel medioevo

    Trotula


    La prima grande scuola di medicina fu quella di Salerno, laica e aperta a tutti indistintamente. Infatti, pare sia stata fondata da quattro maestri: Helinus ebreo, Pontus greco, Adela arabo e Salernus latino. Al tempo di Carlo Magno. Ebbe il suo massimo splendore tra il 1100 e il 1300. Fu abolita dal solito Napoleone nel 1811. Vi si praticava la dissezione anatomica a scopo di studio (vietata alla medicina pagana ma anche a quelle ebraica e islamica). Solo chi proveniva da tale scuola non doveva sottostare agli esami di abilitazione professionale previsti dal re normanno Ruggero II. I testi usciti da Salerno furono di base per generazioni. Tra i massimi esponenti si annoverano diverse donne, le più importanti delle quali sono Rebecca, Costanza e Trotula. Quest’ultima, vissuta attorno al Mille, «era una bellissima donna i cui insegnamenti sono raccolti nel libro “De mulierum passionibus” (…) che fece testo fino al secolo XV» (Luciano Sterpellone, “Storia della medicina”, San Paolo 1998). Come si vede, per trovare antiche donne-scienziato da celebrare non c’è bisogno di risalire a Ipazia, più unica che rara nel mondo antico, più mitica che reale e che, tra l’altro, non ha inventato nulla né ha lasciato alcunché ai posteri.

    fonte

    Ultima modifica di Johannitius; 25-06-10 alle 09:19

  2. #22
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    Predefinito Rif: le donne nel medioevo

    Citazione Originariamente Scritto da Johannitius Visualizza Messaggio
    Trotula


    [COLOR=#000000][FONT=times new roman][SIZE=3]La prima grande scuola di medicina fu quella di Salerno, laica e aperta a tutti indistintamente.

    ...interessante che la più grande scuola di medicina fu una scuola laica, sufficientemente libera dai vincoli e precetti religiosi, e soprattutto aperta a tutti... oggi i vari razzisti xenofobi e fanatici religiosi dovrebbero riflettere su questo...

    Citazione Originariamente Scritto da Johannitius Visualizza Messaggio
    Infatti, pare sia stata fondata da quattro maestri: Helinus ebreo, Pontus greco, Adela arabo e Salernus latino. Al tempo di Carlo Magno. Ebbe il suo massimo splendore tra il 1100 e il 1300. Fu abolita dal solito Napoleone nel 1811. Vi si praticava la dissezione anatomica a scopo di studio (vietata alla medicina pagana ma anche a quelle ebraica e islamica).
    :gratgrat:

    ... allora, come al solito Rino Cammilleri scrive il falso...

    ... non è affatto vero che la dissezione anatomica era vietata dalla religione islamica... basti ricordare che Ibn Zuhr, (Avenzoaro), uno dei maggiori medici, clinici e parassitologi del Medioevo si dedicò soprattutto alla dissezione del corpo umano e le sue tecniche operative sono considerate inimitabili... magari il signor Cammilleri oltre a disconoscere la data di nascita di Eusebio di Cesarea disconosce anche che Avenzoaro fu l'inventore della tracheotomia, e scrittore di numerosi testi che hanno fatto sentire per alcuni secoli la loro influenza sulla scienza medica in tutto il mondo... e per ritornare in topic, proprio tra i discepoli di Avenzoaro vi furono due donne medico che insieme ad altri tre medici maschi hanno servito la famiglia del sovrano almohade Abu Yusuf Ya `QUB al-Mansur dal 1184 a 1199 (tratto da Islamic Culture and the Medical Arts: The Art as a Profession )....
    Ultima modifica di Giordi; 25-06-10 alle 11:31

    “In amore non essere un mendicante, sii un imperatore. Dà e resta semplicemente a vedere che cosa accade...”

  3. #23
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    Predefinito Rif: le donne nel medioevo

    Citazione Originariamente Scritto da Johannitius Visualizza Messaggio
    Trotula


    La prima grande scuola di medicina fu quella di Salerno, laica e aperta a tutti indistintamente. Infatti, pare sia stata fondata da quattro maestri: Helinus ebreo, Pontus greco, Adela arabo e Salernus latino. Al tempo di Carlo Magno. Ebbe il suo massimo splendore tra il 1100 e il 1300. Fu abolita dal solito Napoleone nel 1811. Vi si praticava la dissezione anatomica a scopo di studio (vietata alla medicina pagana ma anche a quelle ebraica e islamica). Solo chi proveniva da tale scuola non doveva sottostare agli esami di abilitazione professionale previsti dal re normanno Ruggero II. I testi usciti da Salerno furono di base per generazioni. Tra i massimi esponenti si annoverano diverse donne, le più importanti delle quali sono Rebecca, Costanza e Trotula. Quest’ultima, vissuta attorno al Mille, «era una bellissima donna i cui insegnamenti sono raccolti nel libro “De mulierum passionibus” (…) che fece testo fino al secolo XV» (Luciano Sterpellone, “Storia della medicina”, San Paolo 1998). Come si vede, per trovare antiche donne-scienziato da celebrare non c’è bisogno di risalire a Ipazia, più unica che rara nel mondo antico, più mitica che reale e che, tra l’altro, non ha inventato nulla né ha lasciato alcunché ai posteri.

    fonte


    ... veniamo adesso a Tortula o Trottula o Trotta o Trocta o Trota De Ruggiero, nome molto comune tra le donne della città di Salerno dal sec. IX e particolarmente nei secoli XI e XII....

    I dettagli della vita di Trotula sono sconosciuti. Di lei si sa che visse attorno al 1050 a Salerno, città aperta agli scambi economici e culturali con tutto il Mediterraneo, uno dei luoghi più vitali del mondo allora conosciuto. Discendeva dall'antico casato dei “de Ruggiero” e, come membro della nobiltà, ebbe la possibilità di frequentare le scuole superiori e di specializzarsi in medicina. Non ci sono testimonianze dirette dei suoi studi, ma diverse annotazioni si riferiscono a lei in tal senso. Sposò il medico Giovanni Plateario da cui ebbe due figli che continuarono l'attività dei genitori.

    La Scuola Medica di Salerno fu il primo Centro di Cultura non controllato dalla Chiesa e divenne talmente rinomata da essere considerata la prima università d'Europa. [dunque possiamo tranquillamente affermare che dove non c'era il controllo della Chiesa, anche le donne potevano insegnare medicina n.d.r.] In quel luogo si cominciò a tradurre dall'arabo in latino i testi di medicina degli antichi scienziati greci, rendendoli nuovamente accessibili agli studiosi occidentali. La Scuola era aperta anche alle donne che la frequentavano sia come studentesse che come insegnanti e Trotula fu uno dei suoi membri. Le sue lezioni furono incluse nel De agritudinum curatione, una raccolta degli insegnamenti di sette grandi maestri dell'università e collaborò con il marito ed i figli alla stesura del manuale di medicina Practica brevis.

    Trotula ebbe idee innovative sotto molti aspetti: considerava che la prevenzione fosse l'aspetto principale della medicina e propagava nuovi e per l'epoca insoliti metodi, sottolineando l'importanza che l'igiene, l'alimentazione equilibrata e l'attività fisica rivestono per la salute. Non ricorse quasi mai a pratiche medievali rivolte all'astrologia, alla preghiera e alla magia. In caso di malattia consigliava trattamenti dolci che includevano bagni e massaggi, in luogo dei metodi radicali spesso utilizzati a quel tempo. I suoi consigli erano di facile applicazione e accessibili anche alle persone meno abbienti.

    Le sue conoscenze in campo ginecologico furono eccezionali e molte donne ricorrevano alle sue cure. Fece nuove scoperte anche nel campo dell'ostetricia e delle malattie sessuali. Cercò nuovi metodi per rendere il parto meno doloroso e per il controllo delle nascite. Si occupò del problema dell'infertilità, cercandone le cause non soltanto nelle donne, ma anche negli uomini, in contrasto con le teorie mediche dell'epoca. Annotò queste scoperte nella sua opera più conosciuta il De passionibus Mulierum Curandarum (Sulle malattie delle donne) [ e non “De mulierum passionibus” come ha erroneamente scritto Cammilleri], divenuto successivamente famoso col nome di Trotula Major, quando venne pubblicato insieme al De Ornatu Mulierum (Sui cosmetici), un trattato sulle malattie della pelle e sulla loro cura, detto Trotula Minor.

    I due testi erano scritti in latino medievale, una lingua diffusa in tutta l'Europa. Il primo le fu richiesto da una nobildonna e si rivolgeva alle donne, “ché non parlano volentieri delle loro malattie agli uomini, per un sentimento di pudore”.

    La trattazione risulta straordinaria anche perché, per la prima volta, una medica parla esplicitamente di argomenti sessuali, senza coinvolgervi nessun accento moralistico. Accanto all'elaborazione teorica delle esperienze, nel testo si trovano numerosi esempi pratici. Poiché Trotula conosceva gli insegnamenti di Ippocrate di Kos (460-377 a.C.) e di Claudio Galeno (129-200 d.C.), vi faceva riferimento nelle sue diagnosi e nei suoi trattamenti, agendo una antica concezione della natura che legava le caratteristiche della persona all'intero cosmo.

    Nel Trotula Minor, l'autrice si occupa della bellezza: scrive di rimedi per il corpo, di pomate e di erbe medicamentose per il viso ed i capelli e dispensa consigli su come migliorare lo stato fisico con bagni e massaggi. Questo argomento non rappresenta un aspetto frivolo dei suoi testi, per Trotula lo sguardo sulla bellezza di una donna ha a che fare con la filosofia della natura cui si ispira la sua arte medica: la bellezza è il segno di un corpo sano e dell'armonia con l'universo.

    Nel XIII secolo le idee e i trattamenti di Trotula erano conosciuti in tutta l'Europa e facevano già parte della tradizione popolare. I suoi scritti vennero utilizzati fino al XVI secolo come testi classici presso le Scuole di medicina più rinomate. Il Trotula Maior, in particolare, venne trascritto più volte nel corso del tempo subendo numerose modificazioni, inoltre, come altri testi scritti da una donna, venne impropriamente attribuito ad autori di sesso maschile: ad un anonimo, al marito o ad un fantomatico medico “Trottus”. Nel XIX secolo alcuni storici, tra cui il tedesco Karl Sudhoff, negarono la possibilità che una donna avesse potuto scrivere un'opera così importante e cancellarono la presenza di Trotula dalla storia della medicina. La sua esistenza fu però recuperata, con gli studi di fine Ottocento, dagli storici italiani per i quali l'autorità di Trotula e l'autenticità delle Mulieres Salernitanae sono sempre state incontestabili.
    Trotula De Ruggiero
    Ultima modifica di Giordi; 25-06-10 alle 14:22

    “In amore non essere un mendicante, sii un imperatore. Dà e resta semplicemente a vedere che cosa accade...”

  4. #24
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    Predefinito Rif: le donne nel medioevo

    Citazione Originariamente Scritto da Polemiko Visualizza Messaggio
    ...interessante che la più grande scuola di medicina fu una scuola laica, sufficientemente libera dai vincoli e precetti religiosi, e soprattutto aperta a tutti... oggi i vari razzisti xenofobi e fanatici religiosi dovrebbero riflettere su questo...
    Nel Medioevo le donne medico sono un dato di fatto; curano, dispensano rimedi, vegliano su feriti e malati tanto quanto gli uomini. Il re di Francia san Luigi IX, partendo per la sua spedizione in Terra santa condusse con sé come medico non un uomo, ma una donna di nome Hersent. Nelle campagne come nelle città, nei secoli XII e XIII, le donne medico sono presenti e arrivano persino a ricoprire cattedre universitarie, come avviene per esempio a Bologna con Dorotea Bucca (1360s – 1436) che occupò la cattedra di medicina ed ebbe studenti provenienti da ogni parte d’Europa.

    Veniamo dunque a scoprire che nel Medioevo la chiesa non controllava nulla (comprese le università di Parigi, di Bologna, di Oxford etc). Scoperta sensazionale di grande portata storica.

    Alfano I, arcivescovo di Salerno dal 1058 al 1085, medico insigne, oltre che poeta e filosofo, scrisse della sua città: Tum medicinali tantum florebat in arte, posset ut hic nullus languor hobere locum: "Allora Salerno era così fiorente nell'arte medica che nessuna malattia poteva in essa trovar posto".

    Immagino che se questo arcivescovo fosse stato a capo della Scuola Medica Salernitana non avrebbe avuto nulla da obiettare sul suo funzionamento, dato che se ne compiaceva. Risibile è poi l'idea che nel Medioevo un arcivescovo non avesse grande influenza sulle istituzioni presenti sul territorio di sua competenza. Infatti la prerogativa regia del conferimento delle lauree decadde nel 1442 quando il vescovo Alfonso d'Aragona autorizzò la creazione del Collegium doctorum, una struttura corporativa dei dottori di Salerno corrispondente all'attuale Ordine dei Medici, con il diritto di conferire lauree in medicina. Ma ancor più risibile è l'dea che in un periodo storico simile la Chiesa non avesse influenza sulle istituzioni laiche europee (particamente tutte le istituzioni a parfte il sant'Uffizio!)

    Oggi, l'antica chiesa di San Gregorio conserva il primo nucleo del Museo Didattico della Scuola Medica Salernitana.

    A tale proposito notevole importanza ebbero i monaci: i monasteri di Salerno e della vicina Badia di Cava dovevano avere una certa importanza nella geografia benedettina, infatti notiamo nella città nell'XI secolo la presenza di tre importanti personaggi di quest'ordine: il papa Gregorio VII, l'abate di Montecassino Desiderio (futuro papa Vittore III) ed il vescovo Alfano I (personaggio eclettico: medico, architetto e poeta).

    In questo contesto la Scuola di Salerno cresce e si sviluppa fino a raggiungere il massimo del suo splendore tra il X ed il XIII secolo: Salerno ottiene il titolo di "Hippocratica Civitas" (Città Ippocratica), titolo di cui ancora oggi la città si fregia.

    La Scuola ebbe sin dall’inizio carattere eminentemente pratico e l’arte medica fu esercitata prevalentemente da monaci, attivi sul territorio e vicini ai bisogni della popolazione.

    Il grande rinnovamento culturale, legato al fenomeno del monachesimo benedettino, che ebbe a Montecassino il suo centro propulsore e a Salerno la più alta espressione nell'Abbazia di San Benedetto, esercitò un ruolo importante, nell'evoluzione degli studi scientifici e della prassi medica. Particolare rilievo assume in questo contesto la figura di Costantino l'Africano che, nei dieci anni di permanenza tra Salerno e Montecassino, svolse un'intensissima attività di traduzione dal greco, dall'ebraico e dall'arabo, arricchendo la cultura cassinese-salernitana delle conoscenze della medicina e della scienza araba in generale. Anche se a fondamento dell'insegnamento della Scuola medica restano le dottrine del Corpus Hippocraticum e le trattazioni mediche di Claudio Galeno.

  5. #25
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    Predefinito Rif: le donne nel medioevo

    Citazione Originariamente Scritto da Polemiko Visualizza Messaggio
    ... non è affatto vero che la dissezione anatomica era vietata dalla religione islamica... basti ricordare che Ibn Zuhr, (Avenzoaro), uno dei maggiori medici, clinici e parassitologi del Medioevo si dedicò soprattutto alla dissezione del corpo umano e le sue tecniche operative sono considerate inimitabili...
    Masawayh, un arabo-cristiano, insieme ai suoi due figli e suo nipote costituì una delle famiglie di medici cristiani operanti a Baghdad nel IX secolo, in particolare nel campo dell' oftalmologia. Yuhanna ibn Masawayh, il figlio cadetto, noto in Occidente con il nome di Giovanni Mesuè (776/780-855?), fu il maestro di Hunayn ibn Ishaq e un medico molto in voga alla corte del califfo; fu anche teologo e filosofo. A lui si affidarono diversi califfi: al-Màmun (813-833), al-Mu'tasim (833-842), alWathiq (842-847) e soprattutto al-Mutawakkil (847861). Diresse anche l'ospedale di Baghdad e insegnò medicina. Sappiamo che era favorevole alla dissezione dei cadaveri, ma si scontrò con l'interdizione formale dei califfi e dei giuristi - i Jùquaha, specialisti di fiqh, il diritto musulmano. Fu lui, nonostante gli scontri ed i divieti, il primo medico (cristiano) ad aver scritto direttamente in arabo e avrebbe composto una quarantina, se non una sessantina, di trattati, tra cui il Libro della dissezione. Redige L'alterazione dell'occhio, la prima opera di oftalmologia araba, e il Libro della proprietà degli alimenti, primo testo di dietologia araba, e il primo trattato arabo di mineralogia.
    Ultima modifica di Johannitius; 25-06-10 alle 16:01

  6. #26
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    Predefinito Rif: le donne nel medioevo

    Citazione Originariamente Scritto da Johannitius Visualizza Messaggio
    Nel Medioevo le donne medico sono un dato di fatto; curano, dispensano rimedi, vegliano su feriti e malati tanto quanto gli uomini. Il re di Francia san Luigi IX, partendo per la sua spedizione in Terra santa condusse con sé come medico non un uomo, ma una donna di nome Hersent. Nelle campagne come nelle città, nei secoli XII e XIII, le donne medico sono presenti e arrivano persino a ricoprire cattedre universitarie, come avviene per esempio a Bologna con Dorotea Bucca (1360s – 1436) che occupò la cattedra di medicina ed ebbe studenti provenienti da ogni parte d’Europa.

    Veniamo dunque a scoprire che nel Medioevo la chiesa non controllava nulla (comprese le università di Parigi, di Bologna, di Oxford etc). Scoperta sensazionale di grande portata storica.
    Ha ragione egr. Johannitius, infatti le nuove università, prima fra tutte Parigi, riservarono l’accesso alla nuova facoltà di medicina ai soli uomini, tant'è che nei primi decenni del 1300 le donne che praticano medicina sono conosciute solamente per i processi intentati contro di loro dall’università di Parigi, la quale esige un diploma che esse non possono esibire.
    Da notare come la facoltà di medicina di Parigi tentò contro ogni sensata argomentazione di impedire alle donne persino la “pratica” della medicina, inaugurando vere e proprie persecuzioni contro le donne-medico. Qui nacque per prima la Corporazione del mestiere che aveva il monopolio dell’esercizio sul territorio della città. Qui nel 1322 fu denunciata e processata Jacoba Felicie de Alemanna, donna medico di circa trent’anni, perché operava senza poter esibire un diploma che non le era concesso di ottenere. Jacoba applicava le cure che da secoli rientravano nella pratica medica: esame accurato delle urine e del polso, palpazione delle membra, osservazione al modo di fisici e medici, cura delle ulcere, piaghe e malattie interne. La facoltà la diffidò, pena una pesante multa e la scomunica. Jacoba provò a difendersi ma non ottenne giustizia benché molti, uomini e donne, avessero testimoniato di esser stati curati e guariti da lei. Jacoba vide respingersi il ricorso perché non approbata dalla facoltà. L’esercizio da parte di una persona non approbata è usurpazione indebita e illecita, nonché peccato mortale per la Chiesa.

    Ed è noto che lo stesso divieto colpì due note donne chirurgo: l’ebrea Johanna Belota e Margarete di Ipra.
    Quella che inizialmente sembra una cacciata si trasforma in caccia e vede unirsi progressivamente le autorità ecclesiastiche a quelle secolari. Le donne medico vengono accusate e processate con l’accusa di esercitare pratiche magiche.
    Qui si evidenzia una svolta nell’atteggiamento del tempo nei riguardi delle donne, o del potere che queste potevano detenere. Un potere legato ad un sapere che la Chiesa non può controllare, di cui non è madre. Pratiche mediche fuori dal suo controllo che iniziavano a produrre libero pensiero, conoscenza. Questi sono i secoli della lotta feroce che la Chiesa condusse contro le eresie, contro chiunque la pensasse diversamente. Se oltre alla prassi emergeva anche un pensiero questo diventava pericoloso perché non conosciuto e diverso.
    A conferma di tutto ciò solo un secolo dopo Sprenger e Institor, autori del famoso Martello delle streghe, scriveranno «nessuno nuoce alla fede cattolica più delle ostetriche». Ogni medichessa può essere operatrice di magia, mediatrice del Demonio: «dovrà ritenersi strega la persona che libera da maleficii e guarisce da malattie senza conoscere la medicina». La donna che cura senza essere approbata è messa al rogo.
    Il 1400 si apre e si chiude con i processi dei Tribunali d’Inquisizione, tra i quali quello a Matteuccia Francisci da Todi (1428), una guaritrice di campagna esperta in erbe e rimedi, bruciata viva dopo essere stata condotta sul luogo dell’esecuzione a cavallo di un asino, le mani legate e in testa una mitra.
    Nel Livres des Métiers (scritto a Parigi tra il 1254 e il 1271) si erano elencati soltanto sei mestieri unicamente femminili su un centinaio: filatrice di seta, tessitrice di copricapo di seta, lavorante di tessuto di seta, confezionatrice di cappelli d’aurifrisia o scarselle saracene. Mestieri di lusso per i quali ci vogliono “mani di fata”.


    interssante è il libro di William Minkowski: “Physicians’ Motives in Banning Medieval Traditional Healers.” (Journal of Women and Health - April 1994) nel quale leggiamo:
    "Were physicians' motives for licensure based on an altruistic concern for
    their patients or on sexist elimination of women healers as competitors?
    To
    answer this question, Minkowski (1994) examined in detail the court records
    of the trial of Iacoba Félicie in the Bishop’s Court of Paris in 1322. Two church
    rulings in 1131 and 1139 and a papal decree in 1213 extended restrictions that
    prohibited clerics from giving health services to people outside of monasteries.

    This created an even greater demand for community-based women healers,
    who had been the preeminent health~care providers for centuries.
    Organized
    medical faculties were a new phenomenon, emerging in the later thirteenth
    century and the fourteenth century. So was the idea of medical licensure,
    which was finally enacted under Frederick II. the Holy Roman Emperor, who
    required candidates to swear to never consult with a Jew or with illiterate
    women.
    ln 1271 the medical faculty of the University of Paris used a question-
    able 200-year-old statute to forbid any Iew or Iewess to operate surgically or
    medically on anyone of the Catholic faith. Using the same statute. all other
    women, whether educated or illiterate, were entirely excluded. Thus, the fac-
    ulty essentially claimed a monopoly.

    Minkowski noted that physicians were totally immersed in a classical lib-
    eral arts curriculum of theology, philosophy, logic, and the writings of Hip-
    pocrates and Galen that gave them no real clinical advantage. Physicians had
    not yet learned to dissect the human body; physical examinations of males
    were conducted but not of females; these were done by women examiners,
    who conveyed their information to the medical men.
    Clearly; the attack on
    women and lewish healers could not be based on superior knowledge, skill,
    or therapeutics."


    Citazione Originariamente Scritto da Johannitius Visualizza Messaggio
    Alfano I, arcivescovo di Salerno dal 1058 al 1085, medico insigne, oltre che poeta e filosofo, scrisse della sua città: Tum medicinali tantum florebat in arte, posset ut hic nullus languor hobere locum: "Allora Salerno era così fiorente nell'arte medica che nessuna malattia poteva in essa trovar posto".
    Immagino che se questo arcivescovo fosse stato a capo della Scuola Medica Salernitana non avrebbe avuto nulla da obiettare sul suo funzionamento, dato che se ne compiaceva.

    Non mi sembra che Alfano di Salerno si compiacesse del fatto che potessero esercitare l'insegnamento anche le donne, ma del fatto che Salerno avesse un gran numero di medici che operavano... dunque le conclusioni che trai sono pretestuose...
    Citazione Originariamente Scritto da Johannitius Visualizza Messaggio
    Risibile è poi l'idea che nel Medioevo un arcivescovo non avesse grande influenza sulle istituzioni presenti sul territorio di sua competenza. Infatti la prerogativa regia del conferimento delle lauree decadde nel 1442 quando il vescovo Alfonso d'Aragona autorizzò la creazione del Collegium doctorum, una struttura corporativa dei dottori di Salerno corrispondente all'attuale Ordine dei Medici, con il diritto di conferire lauree in medicina.
    ... appunto... mi sai dire sino ad allora quante furono le donne che poterono fregiarsi del titolo di laureata in medicina?? :mmm:
    Citazione Originariamente Scritto da Johannitius Visualizza Messaggio
    Ma ancor più risibile è l'dea che in un periodo storico simile la Chiesa non avesse influenza sulle istituzioni laiche europee (particamente tutte le istituzioni a parfte il sant'Uffizio!)
    ...invece è proprio lo scarso potere che la Chiesa ha avuto sulla Scuola Sarenitana che ha fatto si che la medicina si evolvesse in quel sito, grazien anche hai cervelli di donne, ebrei e musulmani...hefico:

    “In amore non essere un mendicante, sii un imperatore. Dà e resta semplicemente a vedere che cosa accade...”

  7. #27
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    Predefinito Rif: le donne nel medioevo

    Citazione Originariamente Scritto da Johannitius Visualizza Messaggio
    Masawayh, un arabo-cristiano, insieme ai suoi due figli e suo nipote costituì una delle famiglie di medici cristiani operanti a Baghdad nel IX secolo, in particolare nel campo dell' oftalmologia. Yuhanna ibn Masawayh, il figlio cadetto, noto in Occidente con il nome di Giovanni Mesuè (776/780-855?), fu il maestro di Hunayn ibn Ishaq e un medico molto in voga alla corte del califfo; fu anche teologo e filosofo. A lui si affidarono diversi califfi: al-Màmun (813-833), al-Mu'tasim (833-842), alWathiq (842-847) e soprattutto al-Mutawakkil (847861). Diresse anche l'ospedale di Baghdad e insegnò medicina. Sappiamo che era favorevole alla dissezione dei cadaveri, ma si scontrò con l'interdizione formale dei califfi e dei giuristi - i Jùquaha, specialisti di fiqh, il diritto musulmano. Fu lui, nonostante gli scontri ed i divieti, il primo medico (cristiano) ad aver scritto direttamente in arabo e avrebbe composto una quarantina, se non una sessantina, di trattati, tra cui il Libro della dissezione. Redige L'alterazione dell'occhio, la prima opera di oftalmologia araba, e il Libro della proprietà degli alimenti, primo testo di dietologia araba, e il primo trattato arabo di mineralogia.

    "Human dissections were also conducted by Arabic physicians from the 11th century, after Islamic scholars such as Al-Ghazali expressed support for its practice."

    tratto da:
    Savage-Smith, Emilie (1995). "Attitudes toward dissection in medieval Islam". Journal of the History of Medicine and Allied Sciences

    "Some of the Arabic physicians who performed dissections include Ibn Zuhr (Avenzoar) (1091-1161) in Al-Andalus"
    tratto da: "Islamic medicine" Hutchinson Encyclopedia.

    "Some of the Arabic physicians who performed dissections include Saladin's physician Ibn Jumay during the 12th century, Abd-el-latif in Egypt circa 1200"

    tratto da: Emilie Savage-Smith (1996), "Medicine", in Roshdi Rashed, ed., Encyclopedia of the History of Arabic Science, Vol. 3, p. 903-962 [951-952]. Routledge, London and New York.


    " ...and Ibn al-Nafis in Syria and Egypt during the 13th century."
    tratto da: S. A. Al-Dabbagh (1978). "Ibn Al-Nafis and the pulmonary circulation", The Lancet 1, p. 1148.
    Ultima modifica di Giordi; 25-06-10 alle 17:19

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  8. #28
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    Predefinito Rif: le donne nel medioevo

    Citazione Originariamente Scritto da Polemiko Visualizza Messaggio
    ... veniamo adesso a Tortula o Trottula o Trotta o Trocta o Trota De Ruggiero, nome molto comune tra le donne della città di Salerno dal sec. IX e particolarmente nei secoli XI e XII....



    Trotula De Ruggiero
    Nel medioevo non esistevano istuzioni laiche nel senso moderno del termine, e proprio la scuola medica di Salerno deve molto al sapere dei monaci Benedettini. Il tuo punto di vista mi sembra semplifichi un pò troppo le cose.

  9. #29
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    Predefinito Rif: le donne nel medioevo

    Citazione Originariamente Scritto da Patto Visualizza Messaggio
    Nel medioevo non esistevano istuzioni laiche nel senso moderno del termine, e proprio la scuola medica di Salerno deve molto al sapere dei monaci Benedettini. Il tuo punto di vista mi sembra semplifichi un pò troppo le cose.
    ... infatti per laiche intendo il senso in uso in quel periodo... cioè istituzione nella quale potevano esercitare, insiegnare e studiare medici che non fossero obbligatoriamente appartenenti al clero... e che erano quindi, anche attreverso lo statuto, di diversa religione e di sesso femminile... il che fu possibile perchè come ho già detto tale istituzione non era controllata dalla Chiesa... hefico: ...
    Ultima modifica di Giordi; 25-06-10 alle 18:20

    “In amore non essere un mendicante, sii un imperatore. Dà e resta semplicemente a vedere che cosa accade...”

  10. #30
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    Predefinito Rif: le donne nel medioevo

    Citazione Originariamente Scritto da Polemiko Visualizza Messaggio
    ... infatti per laiche intendo il senso in uso in quel periodo... cioè istituzione nella quale potevano esercitare, insiegnare e studiare medici che non fossero obbligatoriamente appartenenti al clero... e che erano quindi, anche attreverso lo statuto, di diversa religione e di sesso femminile... hefico:
    Nel medioevo i medici raramente appartenevano al clero, si trattava soprattutto di monaci e monache. La cura delle malattie era spesso compito femminile. Basti pensare alla monaca Hildegard von Bingen, che scrisse alcuni importanti testi sulla cura delle malattie intorno al 1150. Certo a Salerno ci fu un clima di tolleranza che portò a un forte progresso nella scienza medica, ma imputare questa tolleranza all'assenza di controllo della chiesa mi sembra un pò arbitrario. Certamente ci sono anche molti altri fattori da considerare.
    Ultima modifica di Patto; 25-06-10 alle 18:25

 

 
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