Dal sito di Generazione Italia – Ieri è stata una giornata importante per FLI. Dopo mesi di incertezze e interrogativi, Gianfranco Fini ha chiarito un po’ di dubbi: FLI non si scioglie, ha un’identità di destra e vuole lanciare proposte forti per il futuro dell’Italia. Il leader ha esaudito i desideri della sua base, dei giovani che gli hanno chiesto di scendere in campo (da Settembre Fini girerà tutti i capoluogo di regione), di un popolo che vede in lui una guida in quanto simbolo della destra.
Eh sì, perché alcuni interpreti del “finismo” dimenticano che la storia di Fini passa attraverso l’esser stato erede di Almirante e poi alla guida di partiti come il MSI e AN, non solo di aver compiuto gesti importanti per far evolvere la destra italiana. Cancellare la storia personale di Fini non è una buona idea per fondare un “finismo”, che spesso è servito a qualcuno per spacciare alcune idee radicalmente minoritarie come “il pensiero di Fini” e altre amenità che fanno sorridere.
Chi venne a Bastia Umbra, alla più bella manifestazione politica cui ho partecipato in mia vita, lo fece perché desiderava una destra migliore e diversa da quelle precedenti. Alcuni interpreti del “finismo” – ma non esistono nè Bibbie nè Vangeli a firma di Fini – volevano cancellare la parola “destra” dal nostro vocabolario e consegnarla ai Berlusconi, Santanchè, La Russa, etc. Si vergognavano della parola “destra”, dimostrando una vecchia sudditanza culturale nei confronti della sinistra. E hanno minato le basi del progetto di Bastia Umbra più della sconfitta del 14 dicembre.
E’ stato un lavorìo sottile ma costante, che ha procurato danni enormi, specie nel momento in cui – come previsto – il Pdl andava distruggendosi, liberando milioni di elettori di destra che non si fidavano più di Berlusconi, ma non trovavano (e non trovano ancora) a destra un’alternativa valida. È stata questa la strategia perdente che ha indebolito FLI, che ha allontanato tante persone che a un certo punto non hanno più capito cosa fosse diventato il progetto di Fini, perso in un “oltrismo” sterile anche da un punto di vista culturale.
Adesso si riparte da destra. Non ci vergogniamo di questa parola, non riteniamo la si debba lasciare a gente improbabile come Santanchè, Storace o il Verdini di turno, non abbiamo paura a dialogare con tutti ma non ci poniamo (oggi) il problema delle alleanze, non possiamo cancellare una grande storia di cui andare orgogliosi e che ha visto Fini come uno degli interpreti più autorevoli.
Da destra faremo cinque proposte coraggiose per il futuro dell’Italia (inviate le vostre idee a generazionef@gmail.com), consapevoli della nostra identità, da dove veniamo e dove vogliamo andare. Destinazione futuro, certo, ma senza dimenticare che “le radici profonde non gelano”.
Gianmario Mariniello | Non possiamo lasciare la “destra” a gente come Santanchè, Storace,Verdini…