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  1. #251
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    Predefinito Re: Radio Spada: un blog tagliente ma puntuale

    Scoppia la guerra nel sedevacantismo americano



    Se si dovesse usare una provocazione, ci sarebbe da parlare di fine dell’ecumenismo tra sedevacantisti USA. Ma sarebbe una provocazione poco sensata perché l’ecumenismo, inteso nel suo senso propriamente indifferentista, implica la confusione tra religioni diverse, e la conseguente negazione di verità di fede, non certo il dibattito interno tra chi si professa parte del movimento di resistenza al neomodernismo.

    Fatto sta che la guerra è scoppiata eccome e negli USA l’unità di intenti tra sedevacantisti tesisiti e sedevacantisti totalisti è andata in frantumi, tra accuse, repliche e – pare – dichiarazioni al limite dell’insulto.

    Mons. Sanborn – seguace della tesi di Cassiciacum – ha deciso di prendere la telecamera e di rispondere colpo su colpo agli attacchi di Mons. Dolan, totalista. Si conoscono da quasi 50 anni, quando erano seminaristi di Mons. Lefebvre e hanno collaborato strettamente per decenni, facendo insieme consacrazioni.

    Sanborn dice che una fonte affidabile gli ha riferito che Dolan definisce la Tesi come uno dei tentacoli del “novus ordo”, sostiene inoltre che il suo collega etichetti come “girls” i preti che hanno applicato le norme relative al lockdown e “poco coraggiosi” quelli che non parlano del Great Reset. In un recente bollettino Dolan ha inoltre attaccato la Tesi come teologicamente erronea, arrivando a dire che “sa di eresia”.

    Il vescovo tesista ha risposto che è normale che “nella Chiesa quando le cose non sono definite, si discuta”, che ci sia “disputa teologica”, come del resto ci fu “tra domenicani e gesuiti” sulla grazia, al punto che non era possibile che si chiamassero “a vicenda eretici”, per via di questa controversia. Del resto, aggiunge Sanborn: “non siamo nella situazione in cui possiamo ricorrere al Sant’Uffizio per chiarire le cose”, ed è per questo che “il movimento tradizionale ha molte discussioni in se stesso”, “dobbiamo quindi accontentarci di discutere senza avere atteggiamenti furiosi o troppo polemici, al punto di accusare il prossimo di eresia”. Seguono poi una serie di obiezioni specifiche relative al vecchio dibattito tra tesisti e totalisti. Nel frattempo, pure nei forum online è scoppiata la guerra civile tra parti contrapposte, determinando il triste spettacolo di un mondo piccolo e molto diviso.

    C’è chi potrebbe invocare – questa volta sì ecumenicamente – la dea Nemesi o, più semplicemente, se tutto questo fosse messo di fronte all’uomo della strada, sorseggiando il suo caffè con vicino la Gazzetta dello Sport, ci si sentirebbe rispondere col noto e malizioso adagio di Nenni: “A fare a gara a fare i puri, troverai sempre uno più puro… che ti epura”.

    Una lezione trasferibile anche in un raggio chilometrico minore di quello implicato da questioni transoceaniche.

    Sipario Per ora.


  2. #252
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    Predefinito Re: Radio Spada: un blog tagliente ma puntuale

    La battaglia di Radio Spada, verso il Decennale. Lettera natalizia a soci e amici



    Cari soci, cari amici di Radio Spada,

    Corre voce negli ambienti tradizionalisti che io sia poco incline all’interventismo, al presenzialismo, all’omiletica laica, al comiziantismo telematico. E’ vero ed è una scelta voluta, ragionata, calcolata, direi quasi cullata quotidianamente.

    Viviamo un’epoca febbrile, scossa non solo dalle febbri della Pandemia ma dalle febbri del fare, dell’agitarsi, dell’urgenza apocalittica, del gettare sempre nuovo carbone nella caldaia di uno sferragliante treno, lanciato verso destinazioni incerte, pericolose, ignote. Faccio mio l’antico adagio “Operari sequitur esse”, ovvero per fare bisogna prima essere, essere pienamente cattolici, gustare quotidianamente di questo essere, questa meditata e voluta quiescenza permette anzitutto di leggere con più attenzione e minore foga la realtà quotidiana, permettere di incastonare il quotidiano nell’Eterno, permette infine di mettersi al riparo dalla frenesia di dire sempre qualcosa su tutto, il più delle volte sbagliando, data la nostra umana fallibilità e fragilità. A questa mia personale attitudine, a questo mio deliberato “desistere” (virgolette d’obbligo, s’intende) per ancora più fortemente “insistere”, si attiene anche, in un certo qual modo, Radio Spada.

    In questo 2021 che si conclude, avremmo potuto salire in mille ribalte, essere nominati polemicamente mille e mille volte e invece abbiamo preferito la via angusta di una continua formazione cattolica, orante, adorante, penitente, gridata quando serve, ponderata e silente quando serve ancora di più. Son queste le focacce esplosive che gettiamo nelle immense fauci del Leviatano dominante, son queste le leve inceppanti che cerchiamo di mettere nelle ruote della gioiosa e infernale macchina da guerra che dilania il nostro mondo. Altri non l’hanno fatto, anche legittimamente, ma noi abbiamo scelto questo e non lo rimpiangeremmo per nulla al mondo.

    Anche i fatti ci danno ragione: il nostro bilancio librario è quindi altamente positivo, la diffusione è più che incoraggiante, ci appuntiamo sul petto medaglie al valore come condanne penali (Io) e gogne mediatiche (il Professor Mora) con grande serenità. Questa mia nota mensile con cui vi aggiorniamo con le nostre iniziative e battaglie, vi giunge ormai in pieno tempo d’Avvento, tempo di gioiosa penitenza. A questo si deve aggiungere l’imprescindibile festa dell’Immacolata: attorno a questo Dogma e alla amorevole e inscalfibile catena di privilegi mariani che ne consegue, ruota l’intera azione di Radio Spada, il senso della sua (buona) battaglia.

    Se gioiosa è l’attesa per il rinnovellarsi della memoria dell’Incarnazione, non vorrei vi sfuggisse il fatto che Radio Spada è inserita a pieno titolo nel grande sistema dei doni natalizi. Siamo quindi necessitati ad essere “promozionali” e il generoso meccanismo delle nostre super offerte natalizie vi permetterà di regalarvi oppure di regalare a vostri amici conoscenti, famigliari, fedeli o antipatizzanti i nostri libri, anche tramite l’agevolissimo coupon. Attenzione solo al termine: il 20 dicembre, ovvero lunedì prossimo. Non ho mai avuto la vocazione ad “irregimentare” i nostri soci perchè la lieta famiglia di Radio Spada ha ben pochi vincoli ma sappiate che ogni vostro acquisto e dono è per Noi occasione di stampare nuovi libri e di offrire ai nostri lettori nuove occasioni di formazione e magari anche di santificazione.

    Il 2022 sarà per noi l’anno del Decennale e per questo cercheremo nell’operosità di un lavorio quotidiano, diuturno e inesauribile di raggiungere nuovi piccoli traguardi. Il 2022 sarà anche l’anno del sessantennale dell’apertura del “conciliabolo” vaticano II e siamo certi che il Neomodernismo intronizzato nella Rocca vaticana, con la furia dei grassatori e degli omicidi, starà allestendo nuovi carnascialeschi trionfi cui Radio Spada blog dovrà farsi trovare pronta.

    Da ultimo ricordo che è appena uscito il nostro ultimo nato “Ricever grazie da Rita da Cascia, Santa degli impossibili” e MAI COME ORA ci sembra giusto rivolgerci alla santa dei casi impossibili per sanare la Chiesa cattolica, quel che resta della società cristiana e il tremebondo e confuso tradizionalismo resistente o integristico dai tanti mali che li affliggono.

    A voi tutti, alle vostre famiglie un caro saluto e buon proseguimento del tempo d’Avvento. L’appuntamento per noi e per questa nota “tra amici” sarà tra l’Ottava della Natività e l’Epifania 2022.

    Piergiorgio Seveso – Presidente SQE di Radio Spada

  3. #253
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    Predefinito Re: Radio Spada: un blog tagliente ma puntuale

    L’anno che verrà, malgrado tutto.



    Cari soci, cari amici di Radio Spada,

    E’ inutile nascondervi che in questi quasi due anni di limbo pandemico, questa è l’ora più incerta e più oscura, incerta per la ridda contrastante di analisi e controanalisi, di propagande e contropropagande, oscura perché l’assoluta incertezza e aleatorietà del momento rende difficilmente programmabile qualsiasi iniziativa pubblica da parte nostra e quindi rende incerto e lontano il giorno in cui potremo finalmente ritrovarci per approfondire gli innumerevoli temi della Buona battaglia.

    Se l’ora dell’uomo è incerta e vacillante, l’orologio di Dio scandisce le sue ore con lineare solarità. Infatti, se la dimensione pubblica e associativa (nostra e di chiunque) subisce le maggiori ingiurie del tempo presente, non possiamo passare sotto silenzio che l’anno appena trascorso ha visto incrementare e potenziare grandemente la nostra offerta libraria, soprattutto attraverso la ristampa di grandi e inusitati classici ma anche attraverso il “sangue fresco” di giovani scrittori (dopo l’uscita a fine anno del volume sulla devozione a Santa Rita, ci accingiamo nelle prossime settimane a lanciare il primo libro dell’anno: un altro capolavoro di Padre Eymieu, che abbiamo rieditato col suggestivo titolo Vincere la paura). Allo stesso tempo il nostro Blog, pur tutta la durata del 2021, attraversando ondate, marosi, mareggiate e uragani, ha mantenuto un ritmo di comunicazione e di analisi costante, leggendo la realtà politica e sociale italofona, con disincanto, senza faziosità e parossismi partigiani, senza accodarsi alle mode tribunizie del momento, senza applaudire a vecchi e nuovi Cola di Rienzo. Al contempo abbiamo letto la realtà del mondo cattolico tradizionalista (specie dopo la pubblicazione del monumentale documento bergogliesco “Traditionis custodes”) con altrettanta freschezza, con quel parlare schietto che vorrebbe risvegliare (con un bacio radiospadista) le molte “belle addormentate nel bosco” che infoltiscono le nostre file. Saremo stati utili, efficaci, avremo scosso qualcuno dal torpore, dal tenero abbraccio delle illusioni umane, dal routinario tedio di un’esistenza tradizionalisticamente corretta? Lo speriamo vivamente, esistiamo (anche e massimamente) per questo: se nulla è più esiziale dell’agitarsi invano, altrettanto mortifero è l’adagiarsi nel consueto, nei “commoda vitae” di un tradizionalismo cattolico che ignora la portata, il dramma e le conseguenze capitalissime della tragedia che stiamo vivendo (E NON STO parlando del covid).

    Sto parlando, cari amici, soci attuali e futuri, della più grave pandemia spirituale della storia dell’umanità di cui nel 2022 ricorre il sessantesimo anniversario ovvero il gran latrocinio del “concilio vaticano secondo”. A questo infausto anniversario Radio Spada dovrà dare il suo qualificato contributo, attraverso libri, articoli, conferenze, attraverso un quotidiano ESSERE cattolici integrali (nel web come nella vita reale). Quest’integralità cattolica, al di là delle piccole e grandi mende di ciascuno di noi, deve avere DUE assi portanti: una chiara e inequivocabile intransigenza dottrinale riguardo la rivoluzione conciliare (nel suoi capi come nei suoi accoliti) e una grande agilità e capacità di improvvisazione pratica in una quotidiana controguerriglia asimmetrica (fatta di controcultura e controinformazione cattolica), sia nei confronti del modernismo imperante come nei confronti di qualunque forma di tradizionalismo cattolicoide “diminuito”, connivente oppure tirannicamente autocefalo.

    Se saremo stati anche solo auroralmente fedeli a questo programma, avremo mantenuto alto (nel nostro piccolo) il vessillo del Cattolicesimo romano. Nel brevissimo inizierà la campagna per il tesseramento 2022 (ci sarà un articolo ad hoc, nel frattempo visitate pure la pagina dedicata): vi invito già sin d’ora (e sempre che vogliate essere della partita) a rinnovare la vostra iscrizione alla nostra piccola compagnia di ventura o di fare il “passo” ovvero iscrivervi, se non lo avete mai fatto prima.

    Un caro saluto a tutti e arrivederci con la prossima nota al tempo di Settuagesima

    Piergiorgio Seveso, presidente SQE di Radio Spada

  4. #254
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    Predefinito Re: Radio Spada: un blog tagliente ma puntuale

    [Il mercoledì di Padre Brown] “Il lutto del signore di Marne”: l’abisso che separa la carità umana da quella divina




    di Luca Fumagalli

    Continua con questo nuovo articolo la rubrica infrasettimanale di Radio Spada dedicata all’approfondimento e al commento dei racconti di Padre Brown, il celebre sacerdote detective nato dalla penna di G. K. Chesterton, tra i più grandi intellettuali cattolici del Novecento. I racconti, a metà strada tra investigazione e apologetica, hanno per protagonista il buffo e goffo Padre Brown, interessato sia a risolvere i crimini che a salvare le anime dei colpevoli.

    Per una disamina introduttiva sulla figura di Padre Brown – protagonista pure di vari film, opere teatrali, sceneggiati per la televisione e, addirittura, fumetti – si veda il breve articolo a questo link.

    Per le precedenti puntate… da “L’innocenza di Padre Brown” (1911): 1. La Croce azzurra / 2. Il giardino segreto / 3. Il passo strano / 4. Le stelle volanti / 5. L’uomo invisibile / 6. L’onore di Israel Gow / 7. La forma errata / 8. Le colpe del Principe Saradine / 9. Il martello di Dio / 10. L’occhio di Apollo / 11. All’insegna della spada spezzata / 12. I tre strumenti di morte. Da “La saggezza di Padre Brown” (1914): 1. L’assenza del Signor Glass / 2. Il paradiso dei ladri / 3. Il duello del dottor Hirsch / 4. L’uomo nel passaggio / 5. L’errore della macchina / 6. La testa di Cesare / 7. La parrucca violacea / 8. La fine dei Pendragon / 9. Il Dio dei Gong / 10. L’insalata del Colonnello Cray / 11. Lo strano delitto di John Boulnois / 12. La fiaba di Padre Brown. Da “L’incredulità di Padre Brown” (1926): 1. La resurrezione di Padre Brown / 2. La freccia del cielo / 3. L’oracolo del cane / 4. Il miracolo della Mezzaluna / 5. La maledizione della croce d’oro / 6. Il pugnale alato / 7. Il destino dei Darnaways / 8. Lo spettro di Gideon Wise. Da “Il segreto di Padre Brown” (1927): 1. Il segreto di Padre Brown / 2. Lo specchio del magistrato / 3. L’uomo dalle due barbe / 4. La canzone dei pesci volanti / 5. L’alibi degli attori / 6. La sparizione di Vaudrey / 7. Il peggior delitto del mondo / 8. La Luna Rossa di Meru

    Il nono racconto della raccolta Il segreto di Padre Brown (1927), intitolato Il lutto del signore di Marne (The Chief Mourner of Marne), è abbastanza articolato, costruito sulla giustapposizione di una serie di scene che conducono il lettore verso la rivelazione finale, a onor del vero piuttosto prevedibile. Nell’insieme si tratta di un testo scarsamente coerente, eccessivamente arzigogolato, reso tuttavia godibile dalle brillanti intuizioni descrittive di Chesterton.

    Ancora una volta Padre Brown è presentato nei candidi panni di chi non disdegna giocare con i più piccoli: «Con grande impegno stava tentando di mettere il cappello di una bambola di cera sulla testa di un orsacchiotto». Allo stesso modo, si ritorna pure sulla sua apparente insignificanza e sulla sua «espressione piuttosto vacua, come quella di un pesce morto». Ciononostante, quando è il momento della responsabilità, lo sguardo del sacerdote diventa simile a quello che «si trova negli occhi dei marinai e di coloro che hanno governato, attraverso molte tempeste, la barca di San Pietro».

    Al centro della vicenda vi è la sfortunata storia di James Mair, Marchese di Marne, che vive da recluso nella propria dimora a causa del dolore che gli ha procurato la morte del cugino, Maurice Mair, amato come un fratello. Dopo aver rotto il fidanzamento con Viola Grayson, James era fuggito all’estero per qualche tempo e ora sul suo conto circolano strane voci a proposito di generosissime donazioni fatte alla Chiesa. Desiderosi di salvarlo dalla nefasta influenza “papista”, alcuni protestanti guidati da una sua ex amica, la moglie del Generale Outram, e dal viscido proprietario di giornali Sir John Cockspur, vogliono recarsi a casa sua per ricondurlo alla ragione. In difesa del buon nome del cattolicesimo – «Io ho un reggimento e appartengo a un’armata. Essa sta per essere screditata» –, Padre Brown inizia a indagare scoprendo che è stato lo stesso James a uccidere il cugino durante un duello (quest’ultimo, geloso di Viola, si era permesso di insultare la ragazza). La verità, però, è ancora più complessa: nell’epilogo, infatti, il sacerdote rivela che il Marchese di Marne non è altri che Maurice e che fu lui a vincere il duello assassinando a tradimento James. Adesso, sinceramente pentito, vive nel rimorso.

    Dal punto di vista apologetico è propria la parte finale de Il lutto del signore di Marne quella più interessante. Se la combriccola protestante è animata dalle migliori intenzioni nei confronti di James Mair – a detto loro l’omicidio durante un duello non è cosa poi tanto grave –, quando scoprono ciò che Maurice ha fatto, si trasformano improvvisamente in aguzzini senza pietà. È a questo punto che Padre Brown interviene, sottolineando il solco profondo che separa la carità umana (segnata dal limite) dalla carità cristiana (infinita): «Questa è la vera differenza fra carità umana e carità cristiana. Dovete perdonarmi se oggi non sono stato completamente schiacciato dal vostro disprezzo per la mia mancanza di carità, o dai sermoni che mi avete letto riguardo il perdono per ogni peccatore. Perché mi sembra che voi perdoniate solo i peccati che non ritenete davvero tali. Perdonate solo i criminali quando commettono quelli che non ritenete dei crimini, bensì delle convenzioni. Così tollerate un duello formale, proprio come tollerate un divorzio formale. Perdonate perché non c’è nulla da perdonare».

    Il racconto si conclude sulle note di un’esaltazione del sacerdozio cattolico e Padre Brown rammenta inoltre che al penitente Cristo risponde sempre con la speranza: «Dobbiamo toccare simili uomini, non con un bastone, ma con una benedizione. Dobbiamo pronunciare la parola che li salverà dall’Inferno. Solo noi preti siamo rimasti a sollevarli dalla disperazione quando la vostra carità umana li abbandona. Continuate pure sul vostro comodo sentiero, perdonando tutti i vostri vizi preferiti e facendo i generosi nei confronti dei vostri crimini alla moda, e lasciate noi nelle tenebre, vampiri della notte, a consolare coloro che veramente hanno bisogno di consolazione, coloro che compiono atti veramente indifendibili, cose che né il mondo né loro stessi possono difendere e che nessun altro se non un sacerdote potrà perdonare. Lasciateci con gli uomini che commettono i crimini peggiori, i più ributtanti e reali: orribili quanto san Pietro quando cantò il gallo, eppure l’alba sorse lo stesso».

  5. #255
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    Predefinito Re: Radio Spada: un blog tagliente ma puntuale

    The Elizabethan era in English Catholic literature



    Luca Fumagalli

    During the Victorian and Edwardian ages, the historical essays produced by English Catholics had as their main subject the 16th century and its many martyrs. At the time, in fact, few were aware of the bloodshed caused by the infamous government of Elizabeth, and the stories of those who suffered and died because of their faith were not yet part of the national conscience. As Evelyn Waugh wrote, it is believed in England that Elizabeth’s anti-Catholic policy was singularly soft, and that in an age of savage intolerance she and Cecil stood out as unique examples of reasonableness and moderation.

    In the mid-19th century, the anti-Catholic hysteria caused by the restoration of the “papist” hierarchy in the UK helped develop a thriving hate literature, the most famous example of which is Westward Ho! (1855) by Reverend Charles Kingsley. In the novel, a eulogy of Drake, the attack on the Jesuits is accompanied by a violent denunciation of the alleged crimes of the Inquisition; on the other hand, not the slightest mention is made of the cruelties committed in the name of the queen by her servants. Martyrs like Robert Southwell are ridiculed, just as the story of clandestine priests, forced to celebrate the sacraments in secret, is considered a legend for the credulous.

    In 1886, the beatification of fifty-four English martyrs by Leo XIII – to which nine others were added in 1895 – greatly changed the general perception of what really happened during the Elizabethan era. In the following decades, various works on the subject were published: John Hungerford Pollen, in addition to new editions of old works, published the volume Lives of the English Martyrs Hitherto Unpublished in 1891, while the Benedictine Bede Camm, a former Anglican like Pollen, wrote Lives of the English Martyrs Declared Blessed by Pope Leo XIII (1904) and Forgotten Shrines (1910), a brilliant study dedicated to the most important recusant families and their homes.

    In this climate, the first man of letters to make his voice heard was Msgr. Robert Hugh Benson who, over the span of ten years, published some important historical novels that sold many copies and, although marred by some errors and gaps, contributed to spreading a more correct – and less commendable – image of the Tudors.

    Imitating Benson, Hilaire Belloc wrote pamphlets on Wolsey, Cromwell and Cranmer, as well as the interesting How the Reformation Happened (1928). The essay The Monstrous Regiment (1930) by Christopher Hollis, and the novel Tudor Sunset (1932) by Mrs Wilfrid Ward also contributed to shedding new light on the reign of Elizabeth. Above all, the book Edmund Campion (1935) by Evelyn Waugh was the most successful portrait of the Jesuit martyr of the same name.

    One of the consequences of this counter-cultural impetus was the elevation of Queen Mary Stuart as the new idol of Catholics: even Frederick Rolfe – aka Baron Corvo – often critical of his co-religionists, admired the noble nature of the Scottish sovereign. Not a few poets dedicated their best verse, among other things, to the queen; one of these was Michael Field. Maurice Baring also wrote a novel about her, evocatively titled In My End is My Beginning (1931).

    Today it is difficult to fully understand the extent of the revolution triggered in the twentieth century by English Catholic historical literature. One after another, cliches that had endured for centuries ceased to exist, and the glorious events of so many martyrs became known for the first time to the general public. What was done then left a permanent mark and helped to forge in England that religious identity which, despite everything, still remains strong today.

  6. #256
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    Predefinito Re: Radio Spada: un blog tagliente ma puntuale

    Hugh Ross Williamson: un laico inglese contro il “Novus Ordo”



    «Il forte è stato tradito persino da coloro che dovevano difenderlo»

    (San John Fisher)

    Ripubblicati nel 2021 dalla canadese Arouca Press in un unico volumetto intitolato The Great Betrayal. Thoughts on the Destruction of the Mass, gli opuscoli The Modern Mass e The Great Betrayal – entrambi critici nei confronti del Novus Ordo montiniano – videro la luce rispettivamente nel 1969 e nel 1970. Il loro autore, Hugh Ross Williamson (1901-1978), era un convertito al cattolicesimo, storico ed ex prelato anglicano, uno di quegli inglesi alla Evelyn Waugh o alla Michael Davies che mal sopportava le riforme liturgiche partorite dal Concilio Vaticano II. Nel 1964 il suo nome figura tra quello dei fondatori della Latin Mass Society, di cui fu il primo vice-presidente, e da allora si spese fino alla fine dei suoi giorni in difesa della Messa di sempre.

    Il primo dei due libelli, The Modern Mass, è una disamina in otto capitoletti dei mutamenti liturgici operati da Thomas Cranmer, Arcivescovo di Canterbury durante i regni di Enrico VIII ed Edoardo VI. Cranmer, che fu l’esponente di punta dell’anglicanesimo nel periodo compreso tra il 1547 e il 1553, puntò a una radicale riforma della Messa che rigettasse «la dottrina papista della transustanziazione» allo scopo di diffondere più facilmente tra il popolo inglese le idee protestanti. L’Arcivescovo era un sostenitore della giustificazione per sola Fede e, di conseguenza, negava all’Eucaristia qualsiasi valore sacramentale, considerandola un mero simbolo.

    Per completare la sua rivoluzione, Cranmer si mosse allora in tre direzioni: introdusse nella liturgia il volgare in sostituzione del latino con l’intenzione di cancellare l’idea di Messa quale sacrificio e di esaltare, all’opposto, il concetto di cena memoriale («Fate questo in memoria di me»); all’altare venne poi preferito un semplice tavolo e il Canone fu smembrato in diverse parti, tra l’altro eliminando ogni riferimento all’oblazione, al Papa, ai Santi e persino alla Madonna. Tra interpolazioni e omissioni – a volte il silenzio vale davvero più di molte parole – l’Arcivescovo riuscì infine a raggiungere il suo scopo: pervertì la coscienza di un’intera nazione, anche se non mancarono episodi di resistenza e opposizione.



    Il testo, dopo una parentesi dedicata al Concilio di Trento, termina con un avvertimento nei confronti del Novus Ordo: «La Messa tridentina, forgiata come un’arma perenne contro l’eresia, sta per essere abbandonata in favore di una nuova forma che è fin troppo simile alle eresie di Cranmer e di quelli come lui».

    The Great Betrayal, dedicato ai vescovi dell’Inghilterra e del Galles, raccoglie invece una serie di riflessioni intorno all’ipotesi dell’invalidità del nuovo messale. Meno sistematico rispetto al contributo precedente, il pamphlet è inteso da Ross Williamson non come un giudizio definitivo sulla questione, ma semplicemente come un personalissimo contributo al dibattito che si era aperto solo qualche mese prima con il Breve esame critico del Novus Ordo Missae dei Cardinali Bacci e Ottaviani.

    A partire dalla constatazione che da sempre la principale battaglia tra il cattolicesimo e le forze della sovversione si è combattuta sul terreno della Messa, l’autore, seguendo un percorso storico-teologico, mette innanzitutto alla berlina il culto della “Chiesa primitiva” tanto caro ai protestanti del passato quanto ai novatori del Concilio; questi ultimi, infatti, hanno spinto sull’acceleratore delle riforme proprio in nome del ritorno a una presunta purezza originaria: «Oltre a essere evidentemente stupida […], una simile teoria era pure palesemente disonesta. Non comportava che la pratica primitiva venisse seguita in ogni dettaglio. Comportava solamente che dalla pratica primitiva venissero selezionati quei dettagli che risultavano utili a screditare gli usi contemporanei».



    In seconda battura Ross Williamson se la prende con l’alterazione del Canone e, in particolare, con la nuova formula della consacrazione del vino: «Il Sangue di Cristo versato per tutti» in sostituzione del tradizionale «per molti» stona per la sua evidente eresia. Queste e altre storture generate dall’approccio ecumenico dell’architetto delle riforme liturgiche, il Cardinale Annibale Bugnini, sono ciò che rendono il Novus Ordo di Paolo VI invalido.

    Nonostante occasionali refusi e argomentazioni non sempre condivisibili – difficile, ad esempio, sostenere che la riforma della Messa non abbia nulla a che spartire con l’infallibilità del Papa oppure che l’eterodossia del Canone II del nuovo rito invalidi automaticamente gli altri –, i due scritti di Ross Williamson meritano ancora oggi di essere letti e meditati, se non altro per la straordinaria lucidità con cui delineano il problema fondamentale del Novus Ordo, ovvero quello di una Messa che pare studiata per nascondere con imbarazzo ciò che la Chiesa ha insegnato in due millenni di storia. La medesima preoccupazione venne espressa nel 1967 pure da Jacques Maritain, un incendiario divenuto nel frattempo pompiere, quando scrisse che «i cristiani sono in ginocchio davanti al mondo». Con il senno di poi, difficile non dare loro ragione.

  7. #257
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    Predefinito Re: Radio Spada: un blog tagliente ma puntuale

    [Il mercoledì di Padre Brown] “Il segreto di Flambeau”: il perbenista e il cristiano



    di Luca Fumagalli

    Continua con questo nuovo articolo la rubrica infrasettimanale di Radio Spada dedicata all’approfondimento e al commento dei racconti di Padre Brown, il celebre sacerdote detective nato dalla penna di G. K. Chesterton, tra i più grandi intellettuali cattolici del Novecento. I racconti, a metà strada tra investigazione e apologetica, hanno per protagonista il buffo e goffo Padre Brown, interessato sia a risolvere i crimini che a salvare le anime dei colpevoli.

    Per una disamina introduttiva sulla figura di Padre Brown – protagonista pure di vari film, opere teatrali, sceneggiati per la televisione e, addirittura, fumetti – si veda il breve articolo a questo link.

    Per le precedenti puntate… da “L’innocenza di Padre Brown” (1911): 1. La Croce azzurra / 2. Il giardino segreto / 3. Il passo strano / 4. Le stelle volanti / 5. L’uomo invisibile / 6. L’onore di Israel Gow / 7. La forma errata / 8. Le colpe del Principe Saradine / 9. Il martello di Dio / 10. L’occhio di Apollo / 11. All’insegna della spada spezzata / 12. I tre strumenti di morte. Da “La saggezza di Padre Brown” (1914): 1. L’assenza del Signor Glass / 2. Il paradiso dei ladri / 3. Il duello del dottor Hirsch / 4. L’uomo nel passaggio / 5. L’errore della macchina / 6. La testa di Cesare / 7. La parrucca violacea / 8. La fine dei Pendragon / 9. Il Dio dei Gong / 10. L’insalata del Colonnello Cray / 11. Lo strano delitto di John Boulnois / 12. La fiaba di Padre Brown. Da “L’incredulità di Padre Brown” (1926): 1. La resurrezione di Padre Brown / 2. La freccia del cielo / 3. L’oracolo del cane / 4. Il miracolo della Mezzaluna / 5. La maledizione della croce d’oro / 6. Il pugnale alato / 7. Il destino dei Darnaways / 8. Lo spettro di Gideon Wise. Da “Il segreto di Padre Brown” (1927): 1. Il segreto di Padre Brown / 2. Lo specchio del magistrato / 3. L’uomo dalle due barbe / 4. La canzone dei pesci volanti / 5. L’alibi degli attori / 6. La sparizione di Vaudrey / 7. Il peggior delitto del mondo / 8. La Luna Rossa di Meru / 9. Il lutto del signore di Marne

    Il segreto di Flambeau (The Secret of Flambeau), epilogo della raccolta Il segreto di Padre Brown (1927), riprende esattamente da dove si era interrotto il primo racconto del volume, quello che ne dà il titolo, costituendo con esso una sorta di dittico a cornice delle altre storie. Ancora una volta non si ha a che fare con un’indagine vera e propria; si tratta piuttosto di una riflessione sulla psicologia del criminale e sul male.

    Prosegue il confronto tra il prete detective, lo scettico Grandison Chace e Duroc (alias Flambeau). Padre Brown torna sul proprio originalissimo metodo investigativo, quasi un esercizio spirituale, che consiste nel mettersi nei panni – ma forse sarebbe meglio dire nell’anima – del colpevole: «La verità è che qualcun altro ha recitato la parte dell’assassino prima di me e mi ha privato della vera esperienza. Ero una specie di sostituto: sempre in uno stato tale da essere pronto a impersonare l’assassino. Comunque, è sempre stata mia cura conoscere perfettamente la parte. Ciò che voglio dire è che, quando cercavo di immaginare lo stato mentale in cui sarebbe stata compiuta una cosa simile, mi rendevo conto che l’avrei compiuta solo in determinate condizioni mentali. A questo punto, ovviamente, sapevo chi l’aveva realmente compiuta, e generalmente non si trattava della persona più ovvia».

    Secondo il sacerdote, infatti, non è l’idealista o il rivoluzionario, «ma è l’uomo rispettabile che commette ogni sorta di crimini per salvare la propria rispettabilità» (come dimostra il caso descritto nel racconto Lo specchio del Magistrato). Il pragmatico, «che vive davvero solo per questo mondo e non crede in nient’altro, il cui successo e piacere terreno sono tutte le cose che è davvero in grado di cogliere dal nulla, quello è l’uomo che davvero farebbe qualunque cosa quando si trova in pericolo di perdere l’intero mondo e di non poter salvare nulla».

    Ecco perché chi commette un delitto generalmente è una persona misera, con così poca fantasia da tramutare un particolare della vita in un tutto da ottenere a qualsiasi costo: «Voglio dire crimini banali come il furto di gioielli, come quella faccenda della collana di smeraldi o del Rubino di Meru, o del pesce rosso artificiale. La difficoltà in quei casi è che è necessario rendere meschina la propria mente. I grandi impostori, che sviluppano le grandi idee, non fanno cose così ovvie. […] Per capire, è necessario rendere meschina la mente. È estremamente difficile farlo: è come mettere a fuoco un dettaglio sempre più piccolo e importante con una macchina fotografica traballante. […] Nel momento in cui mi rendo conto delle intenzioni di una mente ristretta, so già dove cercare il colpevole. […] I criminali dalle menti ristrette sono sempre piuttosto convenzionali. Diventano criminali per pura convenzione. Ci vuole parecchio tempo per provare simili rozzi sentimenti. Ci vuole un notevole sforzo d’immaginazione per essere tanto convenzionali. Per desiderare tanto un piccolo oggetto insignificante come quello. Però puoi farlo… puoi avvicinarti sempre più. Cominci, pensando di essere un bambino avido, a come potresti rubare un dolce nel negozio, al fatto che c’è un dolce particolare che desideri… Poi bisogna eliminare la poetica fanciullesca, spegnere le luci fiabesche che brillano sul negozio di dolci, e immaginare di conoscere veramente il mondo e il valore di mercato dei dolci… contrarre la propria mente come la messa a fuoco di una macchina fotografica: quindi la cosa prende forma e diventa più chiara… e poi, improvvisamente, appare!»

    A questo punto Chace, tanto affascinato quanto inquietato dai ragionamenti di Padre Brown, domanda se, con l’approccio da lui predicato, non vi sia il rischio di diventare troppo tolleranti con i criminali. La risposta, naturalmente, non può che essere negativa: «Io so che, invece, è proprio l’opposto. Ciò risolve l’intero problema del peccato, ed anticipa all’uomo il suo rimorso». Il sacerdote continua sottolineando la distanza siderale che separa il perbenismo del bacchettone di turno, solo indignazione e livore, dal sano realismo del cristiano, che sa cos’è il male e, allo stesso tempo, riconosce che nessuno è esente dalla tentazione di commetterlo: «Vi sono due metodi per respingere il diavolo, e la differenza fra i due è forse la più profonda frattura nella religione moderna. L’uno è di avere orrore perché è così lontano, l’altro è di averne orrore perché è così vicino. E vizio e virtù non sono così divisi quanto queste due virtù […]. Voi potete pensare che un delitto è orribile perché non potreste mai commetterlo. Io, invece, lo penso orribile, appunto perché potrei commetterlo».

    Quando l’americano tenta di ribattere, sostenendo che nessun criminale «potrebbe venir corretto con questo metodo», Duroc, fino a quel momento silenzioso, si alza in piedi e rivela all’ospite di essere il famoso ladro Flambeau, ancora ricercato dalla polizia di mezzo mondo. Egli è la dimostrazione di come il modus operandi di Padre Brown sia tutt’altro che infruttuoso: «Non ho forse ascoltato i sermoni dei giusti e visto il freddo sguardo delle persone rispettabili? Non sono forse stato catechizzato con quello stile elevato e distaccato, non mi è stato forse chiesto come fosse possibile per qualcuno cadere così in basso, e farmi dire che nessuna persona decente avrebbe mai potuto nemmeno sognare una simile depravazione? Credete che tutto ciò che mi hanno fatto non mi abbia causato altro che riso? Solo il mio amico qui mi disse che sapeva esattamente perché rubavo, e da allora non l’ho più fatto».

  8. #258
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    Vincere la paura e aderire a Radio Spada

    di Piergiorgio Seveso

    I soci e gli amici di Radio Spada conoscono l’elasticità temporale con cui invio loro la nostra nota informativa mensile: ben lungi dall’essere subita quest’incertezza è voluta, cercata quasi come sigillo della mia presidenza, nutrita ogni giorno dalla radicale e pressante complessità e drammaticità dei tempi che stiamo vivendo.

    E questa che funge per Voi da appello per aderire alla nostra associazione, per loro è invece il significativo ritrovarci mensile per fare il punto sulle nostre attività, sulle nostre battaglie, sulle nostre intessute schermaglie.

    In questi tempi di guerra e di guerre sarebbe facile cullarci con l’illusione che tutto alla fine sia al suo posto ma non è così, almeno in hac lacrymarum valle: già da due anni non teniamo una giornata di cultura radiospadista “regolare” (pur col mirabile ritrovo che abbiamo avuto a Rubiera nel settembre 2021) e certamente non si terrà nel prossimo aprile, come avremmo voluto e desiderato.

    Dovremo quindi attendere l’evolversi della situazione pandemico-legislativa per capire quando potremo, finalmente liberi dai ceppi certamente stringenti delle normative sanitarie, riabbracciarvi tutti e senza troppi vincoli, se non quelli della comune Fede cattolico romana e quelli della Buona Battaglia che su di essa naturalmente si innesta.

    Radio Spada intanto procede senza sosta la sua attività di pubblicazione e diffusione libraria, sia attraverso la vendita di grandi capolavori di apologetica nell’area dell’antiquariato che attraverso la pubblilcazione di nuovi libri, in quella marcia maestosa e operosa verso gli ottanta titoli presentati. La crescita della nostra realtà e i regolamenti sempre più abbondanti, del resto, ci spingeranno nel medio termine a ricalibrare la formula associativa, in modo da essere sempre compliant, per usare uno di quei fastidiosi anglicismi oggi di moda. I tempi e i modi ve li comunicheremo appena possibile.

    Ma lasciamo la burocrazia e torniamo alla sostanza: gli ultimi titoli che hanno raggiunto i nostri scaffali sono “Cristianesimo proprietà privata e grande Reset. Breve esame del mondo nuovo tra distopia e Tradizione” dell’ottimo amico e collaboratore Luigi Copertino e ”Vincere la paura. Ossessioni e scrupoli” di Padre Antonino Eymieu. Non lasciateveli sfuggire!

    E proprio prendendo le mosse da quest’ultimo titolo vorrei incoraggiarvi a tesserarvi senza paura per Radio Spada: potete essere nostri amici (AMICI!) in molti modi, con le segnalazioni di temi, con l’invio di articoli, con la diffusione dei nostri pezzi brevi o dei nostri saggi, con l’acquisto dei nostri libri e prodotti, con la condivisione del nostro Stile cattolico romano integrale (INTEGRALE!).

    Perchè proprio con noi?

    Perchè Radio Spada, pur in questi anni di catastrofica e luttuosa diffusione del morbo, di radicale messa in discussione delle nostre vite, di pena e di disagio non ha mai deflettuto un solo istante dal proprio impegno, preso con Voi nel 2012, ha compiuto fedelmente il proprio dovere di stato, non si è fatta distrarre dalle contingenze, per quanto cogenti e invasive, ma ha mantenuto il suo sestante puntato sul colossale oceano della crisi neomodernista che da tanti decenni ha invaso, in un diluvio senza soluzione di continuità, il grande edifizio del cattolicesimo romano, erodendo, corrodendolo, spesso sommergendolo.

    Lo ha fatto con forza e determinazione, senza piagnistei e senza autoillusioni consolatorie, senza risparmiare nulla e nessuno, senza rispetti e prudenze tutte umane in quella felice crasi tra vita reale e vita virtuale che è ormai è parte ineludibile delle nostre vite, di tutte le nostre vite (che lo si voglia o no).

    Se lo ho fatto Radio Spada, non potevo non farlo anche io, pur se con una declinazione diversa.

    Se infatti Radio Spada ha tenuto la barra a dritta di questo percorso editoriale, io stesso ho continuato a seguire e a coltivare giorno per giorno, ora per ora, le piccole (e grandi) diatribe del mondo cattolico integrista (e sedevacantista) di lingua italiana: nelle piccole e scalcinate periferie ecclesiali (che in una sorta di inevitabile riorientamento gestaltico diventano il centro irradiante di Tutto), ho continuato ad inseguire ombre nella notte, preparare agguati, tendere trappole, in un grande contorno di facce patibolari, mezzani, tenutari, lacchè fanatizzati e gangsters.

    Anche questa, cari amici, è la grande avventura quotidiana di Radio Spada che non è solo una casa editrice, non è solo un blog, non è solo una cosa tra le cose, non è solo un modo (uno tra tanti) con cui combattere oggi la Buona battaglia del cattolicesimo romano, è su tutto una manifestazione tangibile e concreta, viva e sanguinosa dell’essere cattolici oggi, un epifenomeno di “cristianesimo vissuto” , di quell’opus magnum che sono e dovrebbero essere le nostre vite all’ombra delle Croce, delle Chiavi, del Triregno.

    Vorremo condividere anche con voi questa grande avventura, cari amici e lettori: per noi Radio Spada è stata benefica “rivoluzione”, compimento, traguardo, magmatico impasto di Eternità e novità e nuovo punto di partenza verso grandi impegni e combattimenti (spirituali e non).

    Se lo è stato per noi, non potrebbe esserlo anche per Voi? Vi aspettiamo: mettetevi l’anima in guerra.

  9. #259
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    Predefinito Re: Radio Spada: un blog tagliente ma puntuale

    Tre errori tipici sulla vicenda russo-ucraina

    Tra i tanti errori che stanno emergendo nelle analisi che si leggono sulla vicenda russo-ucraina, tre in particolare balzano all’occhio. Vediamoli.

    Sentimentalismo decontestualizzante. I sentimenti hanno un ruolo importante, si sa. Ma esagerarli significa mettere a rischio la validità del ragionamento a cui si applicano. ”Sto dalla parte dell’Ucraina perché è la terra del grande cardinale Slipyi, perché ha una quota rilevante di popolazione che è battezzata cattolica!”. Embè? Anche Napoleone aveva la stragrande maggioranza dei suoi soldati che erano battezzati cattolici ma questo non porterebbe nessun cattolico assennato a dirsi un entusiasta filonapoleonico. Purtroppo l’Ucraina di oggi ha sì tanti fedeli della Chiesa tra i suoi cittadini (in ogni caso una frazione e comunque, fatta eccezione per una minoranza nella minoranza, ben allineati alla gerarchia neomodernista) ma risulta appoggiata dai peggiori caporioni della “società occidentale”, dalle conventicole più liberali e progressite e dai circoli europeisti che ben conosciamo. Chi ha un minimo di buona memoria ricorderà le vicende della rivoluzione arancione – una delle tante ”rivoluzioni colorate” – e dell’Euromaidan. Il cardinale Slipyi, un grande uomo, era ucraino più o meno come santa Gudula era belga (e patrona di Bruxelles) ma questo non ci basta per accodarci alle istanze che vengono da quel Paese. Discorso simile per la Russia: chi pensa che basti star ”contro Washington e Bruxelles” per essere dalla parte giusta fa lo stesso errore di chi qualche decennio fa pensava che bastasse essere contro l’URSS per aver ragione. Il fascino un po’ facilone per il Patriarcato di Mosca, tanto diffuso anche in ambienti tradizionalisti, non tiene conto del fatto che si tratti di un ente scismatico, che zoppica nell’errore. Chi idolatra il governo russo si scorda del ruolo degli oligarchi e delle tante influenze cui è soggetto. Insomma: a semplificare troppo si va a sbattere. Non siamo in uno scontro da fumetti dei buoni contro i cattivi, ma in un drammatico contesto bellico che si sviluppa su uno scacchiere complesso, dove soluzioni ottime non esistono, e forse nemmeno buone.
    Determinismo. In guerra fare i conti è complesso e l’irrazionalità (anche dei decisori) gioca un ruolo rilevante. Mettersi a stilare calcoli con la convinzione che i dati che abbiamo siano sufficienti a fornirci un risultato certo è semplicismo puro. Ne abbiamo avuto prove concrete anche questa volta, basti ricordare gli esperti di geopolitica che dalla Rai decretavano su Putin: “Non si ammassano truppe al confine per fare la guerra, è solo un’operazione psicologica, per trattare. Oggi le operazioni devono essere veloci e improvvise”. Il tutto poche ore prima degli spari. Anche oggi fare previsioni è scivoloso ed esiste un segmento non controllabile che influenzerà l’evoluzione del conflitto.
    Immedesimazione esagerata. Non siamo né russi, né ucraini e al momento (ripetiamo: al momento) il nostro primo dovere è pregare e, per ciò che ci è possibile, operare perché il nostro Paese non sia danneggiato da questi eventi. Si tratta del principio di prossimità: ciò che è (per ora) lontano non va ignorato ma va letto nella prospettiva più utile per preservare ciò che è prossimo. Il padre di famiglia non ignora ciò che succede di fianco a casa sua ma prima di tutto si occupa di sua moglie e dei suoi figli. Più che passare ore a litigare in modo sterile su domande del tipo: ”Tu da che parte stai?”, sarebbe opportuno interrogarsi e interrogare i propri interlocutori politici sulla saggezza di schierare di fatto il nostro Paese in questo conflitto, con tutte le conseguenze sociali, politiche ed economiche che la scelta implica. Detto questo, preveniamo una facile obiezione: ove fossimo costretti ad un bambinesco gioco della torre, è evidente che la compagnia filo-Kiev degli Schwab, dei Biden, delle Von der Leyen, dei Macron, ci rende quasi sopportabile la vicinanza ai barboni scismatici moscoviti e alle cordate degli oligarchi putiniani che con entusiasmi alterni reggono il moccolo al governo russo. Ma quanto detto fin qui è sufficiente a chiarire l’inutilità di questo esercizio.

    a cura della redazione di Radio Spada

  10. #260
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