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  1. #261
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    Predefinito Re: Radio Spada: un blog tagliente ma puntuale

    [RITORNARE PER RESISTERE] Cari soci, cari amici di Radio Spada,

    La nota mensile di Radio Spada vi giunge con ritardo ma le grandi ed impressionanti evenienze di quest’ultimo mese ci hanno totalmente assorbiti e avvolti. La scoppio della Guerra sul suolo d’Europa, con tutte gli imperscutabili accadimenti ad essa collegata, ha trovato Radio Spada al suo posto di osservazione e di analisi della contemporaneità e della cronaca con uno sguardo il più possibile cattolico integrale.

    Accanto alle preci in suffragio per chi combatte e muore su entrambi i fronti, accanto alle orazioni per vittime civili, per gli esuli e sfollati, non abbiamo fatto mancare ai nostri lettori una continua e incessante informazione chiara e veritativa (ovviamente non asservita né al totalitarismo liberale degli occidentali, né all’autocrazia e all’autocefalia russa), abbiamo poi cercato di dare uno sguardo sovrannaturale agli eventi in corso, cercando di inquadrarli nella complessa e delicata questione del terzo segreto di Fatima.

    Non vi è nulla di più difficile, lo sappiamo, da sistematizzare della Storia, imperiosa e terribile, che si spiega vorticosamente sotto i nostri occhi. Anche (ma non solo) su questo argomento verterà la giornata culturale di RS del prossimo 2 giugno, a Rubiera, con tanti relatori e ospiti da tutta Italia. Il titolo dell’evento sarà: FATIMA, LA RUSSIA E NOI: QUALI PROSPETTIVE. Valga per tutti voi il motto tanto in auge alla fine degli esercizi ignaziani: PERSEVERARE (nell’amare Radio Spada e il suo impegno indefesso e coraggioso), RITORNARE (perchè una giornata di cultura radiospadista è un appuntamento imperdibile sia contenusticamente che umanamente) e RECLUTARE (perchè certamente molti, anche solo per semplice ignoranza o per malizioso condizionamento, non verrebbero mai ad un nostro appuntamento senza l’incoraggiamento di un amico o di un conoscente). Soprattutto: iniziate a prenotarvi perché è prevista alta affluenza (vedere collegamento).

    Nel frattempo, come al tempo del Bellum goticum o delle grandi invasioni barbariche, sopra un monte, scrutando le pianure lontane, annotiamo ciò che accade senza sensazionalismi, senza patetismi, senza lirismi, senza tatticismi, usando in pieno della Libertas Ecclesiae nel commentare ciò che accade. In tutto questo ignoriamo ancora la portata geopolitica ed anche economica di ciò che sta accadendo: i prossimi mesi ci diranno come e in che misura tutto questo inciderà sulle nostre vite e (cosa non secondaria) sulla produzione e sul mercato librario: vi terremo aggiornati, ma già possiamo dirvi che è da poco disponibile il (meraviglioso) IV volume della Storia Universale del Card. Hergenröther La Chiesa educatrice nella società medievale e l’Impero carolingio ed è in arrivo (già prenotabile) La qualità delle cose destinate a cadere o perire di Alessio “Augusto” Toniolo. Seguiranno altre novità che faranno discutere, tra cui un libro del nostro Martino Mora.

    Radio Spada, per il resto, continuerà in serenità la propria opera di formazione spirituale e dottrinale, mantenendosi saldamente ancorata al Depositum Fidei sulle questioni definite e certe, lasciando come di consueto spazio alla questioni disputate.

    A voi tutti buon compimento della Santa Quarantena.

    A peste, fame et bello, libera nos Domine.

    Piergiorgio Seveso, Presidente SQE di Radio Spada

  2. #262
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    Predefinito Re: Radio Spada: un blog tagliente ma puntuale

    Cari soci, cari amici di Radio Spada,

    Ve l’avevo accennato anche nello scorso comunicato: questi nostri resoconti vivono della vita di Radio Spada, ne seguono le fatiche, gli impegni, le onerose attese, le difficili realizzazioni, le affannate e affannose vigilie dove i corpi si consumano e le anime, pur soffrendo, si temprano.

    Perciò anche questo conversare tra noi risulta rapsodico, occasionale, tortuoso, irregolare, forse talvolta stentato ma sempre animato dalla stessa indomita e irrefrenabile passione per il cattolicesimo romano e per la purità del Depositum Fidei. Dovete pensarci sempre in guerra, sempre a pianificare operazioni e a tendere agguati in un conflitto asimmetrico dove le battaglie sono difficili e dilanianti, proprio come la crisi della Chiesa che stiamo attraversando e che vive in questi anni una della sue fasi più acute, dolorose e vistose.

    Prendeteci quindi così come siamo, quando possiamo e quando riusciamo a riannodare i fili affettuosi e amichevoli della nostra comune militanza. Esattamente per questi motivi, questo nostro comunicato accorpa i mesi di Maggio e di Giugno e vi narra le due grandi gioie che abbiamo vissuto: il sospirato raggiungimento degli ottanta titoli pubblicati per le nostre edizioni Radio Spada e lo svolgimento della settimana giornata di cultura radiospadista a Rubera (RE) il 2 giugno 2022.
    Proprio dalla fine volevo partire, dal canto di Rubiera, quel “Noi vogliam Dio” che abbiamo cantato, chi a squarciagola, chi con un tenue filo di voce per la calura, sotto la veranda dell’ottimo Sider Park che ci ospitava. In quel canto vi era tutto il senso della nostra (buona) battaglia, l’estraneità dal mondo contemporaneo, il nostro vivo desiderio di teocrazia diffusa nel nostro piccolo mondo ma anche ovunque vi siamo anime immortali chiamate appunto alla Salvezza, ovvero in tutto l’orbe terracqueo.

    Teocrazia quindi, non mera conservazione, non mero “salvare il salvabile”, non semplicemente “salvarsi piccolli tinelli merlettati”, felici strapuntini dove “giocare ad essere nel passato”, dove far finta che “tutto sia come prima”. Questo è il senso della battaglia di Radio Spada, ormai prossima ai dieci anni di vita, testimoniato da una giornata dove finalmente abbiamo potuto ritrovare molti visi e occhi amici che non incrociavamo da anni ma anche incorntrare estimatori, supporter e “fan” che non sapevamo di avere, che non avevamo mai nemmeno sentito nominare e che invece sapevano tanto se non tutto di noi.

    Grazie a chi è venuto, a chi sarebbe venuto se problemi di viabilità, impegni pregressi, sfortunate contingenze e invalicabili lontananze non avessero sbarrato il passo. C’eravate anche voi sotto quella veranda meravigliosa dove si alternavano studio, pietà cattolica, odio dell’errore e amore della Verità. Se era ben chiaro il quadro di cattolicesimo romano integrale in cui si è snodata la giornta, era altrettando chiara la volontà di fare discutere gli ingegni cristiani sulle materia libere, disputate e controverse che si presentano agli “homines viatores” nella grande diaspora del cattolicesimo romano.

    Il tenebroso conflitto russo-ucraino, lo scontro russo-occidentale, i misteri e segreti di Fatima in relazione all’attualità sono stati oggetto del dibattito del mattino tra Andrea Giacobazzi, Don Curzio Nitoglia e Domenico Savino, senza alcuna concessione a simpatie foziane e scismatiche o a pose superomistiche ma nemmeno senza alcuna concessione ad un filo-occidentalismo servile e retrivo, vera “vergogna della tradizione” se ancora di tradizione si possa parlare.

    Nel pomeriggio si è sviluppato il felice esperimento del “caleidoscopio radiospadista” dove vari relatori sono ascesi alla tribuna per brevi ma succosi interventi: il primo è stato l’ottimo Martino Mora che ha presentato il suo ultimo libro uscito dai nostri torchi “L’incenDiario”, introdotto dall’operosa Ilaria Pisa. Ha poi parlato la gentilissima Monica Gibertoni in Negrini che ha trattato della necessità della modestia (muliebre e non) nel magistero di Papa Pio XII, risolvendo alcuni casi pratici legati all’abbigliamento femminle nei mesi estivi. L’avvocato Massimo Micaletti, giunto dal lontano Abruzzo, ha fornito ad un pubblico attento e motivato una breve e efficace rassegna delle battaglie bioetiche in corso, l’amico inseparabile Luca Fumagalli ha invece deliziato la platea su alcuni aspetti della letteratura cattolica inglese e sulle future linee guida della collana “L’osteria volante”. Ha poi raggiunto i rostri per un’invettiva finale Lorenzo Roselli che ha trattato con vigore ed enfasi polemica del recente conflitto russo-ucraino.

    Molti coloriture, molte voci, grande varietà di temi uniti dalla medesima battaglia, come tante pietre preziose che, illuminate dalla luce del sole cattolico, assumono talvolta fogge e riverberi inusitati. Tra pochi giorni festeggeremo il nostro decennale e potremo nuovamente intrecciare i nostri percorsi: per ora vi auguro buon completamento dell’Ottava di Pentecoste con l’augurio di poter fruire appieno dei doni del Santo Settenario.

    Piergiorgio Seveso

    11 giugno 2022, Tempora di Pentecoste


  3. #263
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    Predefinito Re: Radio Spada: un blog tagliente ma puntuale

    Radio Spada e i suoi nemici: dici anni di battaglie
    di Piergiorgio Seveso, Presidente SQE di Radio Spada


    Dieci anni per un sito web e un gruppo non vengono tutti i giorni: mi permetterete quindi di spendere qualche parola in più per segnalarvi questo gioioso anniversario.

    Davanti a me si squadernano, come una tempesta di lucciole in una notte estiva, fresca e oscura, circa diecimila articoli pubblicati su blog che da tempo ha raggiunto visite a 7 zeri, una pagina facebook che esiste con decine di migliaia di iscritti, aggiorntata OGNI GIORNO da lunghi anni, un profilo instagram vivacizzato da post coloratissimi e ricchi di contenuti, dibattute chat su telegram e scambi molteplici su altri social (citiamo ad esempio Twitter e Gloria.tv), sette giornate di cultura radiospadista e molti altri eventi “minori” che abbiamo realizzato in varie città, ottanta libri (e che libri!) di cui alcuni tradotti in altre lingue (si noti che le Edizioni Radio Spada sono nate dopo, nell’ottobre 2013), un’Enciclopedia cattolica organizzata e composta con dedizione, una giovane associazione che sta crescendo di anno in anno. Molto altro ci sarebbe da aggiungere, ma fermiamoci qui.

    Non posso che ringraziare la Provvidenza che ci ha aiutato a compiere queste piccole e grandi opere, gli uomini (e le donne) di buona volontà che le hanno rese possibili, l’aiuto e la collaborazione di sostenitori e amici. E se persino noi, strumenti vilissimi, abbiamo potuto realizzare tutto questo, pensate che quanto avremmo potuto realizzare se avessimo avuto un poco più di zelo, di fervore, di fermezza nei nostri propositi, di intelligenza e scienza e collaboratori ancora più numerosi. Proprio qui sta però il senso e l’accettazione dei limiti della nostra iniziativa (essere una cosa tra le cose), appunto costretta in anni difficili e terribili, di acefalia e svuotamento dell’autorità pontificia, di trionfo del neomodernismo, di dispersione e polverizzazione atomistica del cattolicesmo romamo.

    In questo deserto popolato di statue di sale (grosso) e di insani banditori sulle sedie ad Hyde Park, abbiamo cercato di mantenere salda la nostra fedeltà al Depositum Fidei, la nostra attenzione alla realtà e al buon senso, il nostro essere INTEGRALMENTE cattolici (marchio non soggetto OGGI ad alcun copyright) in un mondo in rovina, senza necessariamente trasformarci in tegole rotte e calcinacci. E se abbiamo avuto tanti amici (e li ho ringraziari largamente nell’ultima nota per i soci di Radio Spada), abbiamo avuto anche tanti nemici ed è proprio a loro che dedico con (per nulla celata) soddisfazione questa vittoria.

    Siamo ancora qui anche grazie a Voi, carissimi ed amatissimi nemici, perché ci avete insegnato a essere migliori, correggendo i nostri difetti, implementando il nostro zelo, forgiandoci un cuore d’acciaio pronto ad affrontare ogni tempesta.

    I moderatini, i professorini del giusto mezzo, i cultori dell’esicasmo del proprio ego, gli esteti estenuati del tradizionalismo che si erano formatti un cattolicesimo tradizionalista “comodo” a propria immagine e somiglianza, ci hanno stimolato a diffondere la dottrina romana tutta intera senza contaminazioni, sotterfugi, contubernalità ancillari, cedimenti al Nemico trionfante. I “fermi tutti per carità”, i “non muovete nulla”, i “non spostate i soprammobili” nei nostri polverosi salotti, pieni di gatti impagliati e teche opacizzate, ci hanno insegnato la grande mobilità, i propositi esuberanti e ambiziosi di tracciare vie nuove ed eterne, il desiderio di scompigliare le carte e di rovesciare i tavoli (e se permettete, anche di passare l’aspirapolvere). I “tengo famiglia” e i “tengo cappella” che non si possono e non si potevano esporre e che, una volta esposti, sono più o meno rapidamente tornati sui loro passi, ci hanno insegnato a “mantenere la posizione” contro tutto e contro tutti. I “ras del quartiere”, i “boss del condominio” del tradizionalismo e dell’integrismo nostrano ci hanno insegnato che non esistono santuari (umani) inviolabili per noi e che la miglior difesa è al contempo il silenzio e l’attacco. I parossisti “home alone”, i paranoici professionali, gli ossessi dalla paura, i travolti dalla fobia dei complotti (che beninteso esistono e sono diffusi ma non piovono dal cielo come la rugiada mattutina) ci hanno insegnato il senso della misura, il desiderio di vagliare le fonti, il preferire il silenzio alla ciarla infondata e continua che toglie valore ad ogni cosa. I “non leggo Radio Spada perchè sono…” (e metteci l’aggettivo ed il sostantivo che preferite) hanno reso più lieta la nostra fatica, spazzando la nostra aia dalle foglie riarse e dandoci invece la consapevolezza di scrivere solo per chi ha la voglia generosa e l’infrenabile desiderio di inseguire (e costruire) un sogno: la Restaurazione del cattolicesimo romano nella sua complessa integrità e nella sua variegata unità, non un Eden perduto ma una Chiesa cattolica concreta, sanguinante e in trincea.

    Certamente Radio Spada subirà col tempo trasformazioni, migliorie, adattamenti e, come ogni opera umana, ad un certo punto, completerà la sua parabola ma a questa stella polare farà sempre riferimento ogni giorno della sua vita. A proposito: le cataste di norme e codici di questa “Repubblica” ci spingeranno a breve a modificare la nostra forma associativa, i soci si preparino al riassetto istituzionale, ma stiano certi che la sostanza dell’azione non muterà.

    E Voi, cari amici, sapete dove trovarci; fate un fischio, gettate un sasso alle nostre finestre e troverete un calda comunità di profondi affetti e di fedeltà virile, innervata dal sangue fresco della Fede cattolica, che vi attende.

    Auguri Radio Spada e grazie di tutto!

    Viva Cristo Re! Viva Maria Regina!


  4. #264
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    Predefinito Re: Radio Spada: un blog tagliente ma puntuale

    La strobosfera n. 2: Giugno la falce in pugno, ovvero perché Radio Spada non si fa scrivere lo spartito da altri.



    di Piergiorgio Seveso

    Un ragazzo in cerca d’autore.

    Si attaglia perfettamente questa canzonetta che i modernisti cantano (cantavano) durante le loro ritualità all’attuale ministro degli Esteri italico Luigi di Maio. Entrato per curioso gioco del destino nella “camera bassa piemontese” nel 2013, ne divenne per incanto giovanissimo vicepresidente. Ministro del lavoro nel 2018 (secondo l’antico adagio della politica italiana per cui chi meno è addentro una materia, è giusto che l’amministri) nel governo giallo-verde che tante calde lagrime di speranza fece versare al tradizionalita medio di lingua italiana, divenne poi Ministro degli esteri nel governo giallo-rosso ed ora nel governo multicolore tecnocratico a guida draghiana.

    Chi ha un filo di memoria (che in italia dura di solito da uno a tre mesi) se lo ricorderà nell’inverno 2018-2019 quando cantilenava con l’allora suo degno compare Salvini che il vecchio parlamento europeo sarebbe stato spazzato via da loro (i nuovi sovranisti). Anche lì c’era di mezzo un apriscatole, magari un po’ più imponente ma pur sempre un apriscatole. Si sa come sia andata a finire: l’apriscatole serviva solo – con le migliori intenzioni, si intende – per fare un piccolo foro tramite il quale infilarsi nella scatola, tappando poi con la carta dell’ipocrisia e della più sfrontata sicumera il foro d’entrata. Oggi, completando la parabola iniziata, Gigino si riscopre anonimo centrista, raggiungendo il tristo olimpo dei Lupi, degli Alfano, dei Fitto, dei Calenda e dei Tabacci: tutti felicemente popolari, democratici, rivolti al ceto medio e all’elettorato moderato (il famoso uomo nero delle favole antiche).

    Gigino continua la sua avventura perchè, si sa, le reverenze dei lacchè e dei gazzettieri allettano e addomesticano. La democrazia corrompe, la democrazia rappresentativa corrompe sommamente, Noi invece sorrridiamo felici a tanta meschinità dalle nostre stamberghe.

    Essere presidente di Radio Spada.

    Questa mansione (che ormai detengo da cinque anni) ha certamente qualche onere da un punto di vista tecnico-giuridico-rappresentativo ma garantisce anche un certo distacco dalle polemiche del cosiddetto mondo tradizionalista. Non sono obbligato a intervenire su tutto, non sono tenuto a dibattere su tutto, non sono tenuto a polemizzare su tutto. Osservo, annoto, valuto, rifletto e poi decido: a volte ignoro, a volte prendo in considerazione e miglioro, a volte ribatto (o direttamente o indirettamente con l’arma del sarcasmo o dell’ironia), il più delle volte vado a dormire.

    Radio Spada non ha alcuna missione straordinaria, non è cosa che travalichi i giusti limiti dell’azione cattolica integrale nel web e nell’editoria, non siamo salvatori né delle patrie, né della Chiesa. Siamo solo quello che dovrebbe essere un sito di informazione e cultura cattolica nel XXI secolo se la Chiesa fosse in ordine e non privata della sua autorità (o almeno, come sostengono taluni, del suo magistero quotidiano).

    Tra le cose che più volentieri ignoro ci sono:

    – le polemiche bottegaie perchè facciamo ombra al guru e al santone di turno (sia nella versione di Brancaleone che in quella del gran Veglio della Montagna)

    – le polemiche ignoranti che spesso ignorano, manomettono e occultano l’oggetto della discussione per la rapidità del web o per blandire e titillare ascoltatori supinamente ignoranti o prevenuti o con la bava alla bocca

    – le polemiche allucinatorie che ripetono come un mantra frammenti di verità, mescolandole con aberrazioni apicali, unilateralismi mentali ed esasperazioni, forse facili a credersi su strapuntini di sagrati ma non in pubblici agoni.

    Questa discrezionalità nell’ignorare e nel lasciar cadere è una delle caratteristiche che più apprezzo della mia presidenza, vera scuola di vita anche per un guelfo nero sparafucile come me.

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  5. #265
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    Predefinito Re: Radio Spada: un blog tagliente ma puntuale

    La strobosfera n.6: Restaurazione, urne e l’estate di Radio Spada

    di Piergiorgio Seveso

    Restaurazione

    Il 2 giugno 2022 uno dei miei due brindisi alla settima giornata di culura radiospadista era dedicato alla restauzione del cattolicesimo romano.

    Qualche giorno dopo, il 14 giugno, veniva resa nota una conversazione del 19 maggio di Bergoglio con i direttori delle riviste che oggi NOMINALMENTE si richiamano alla Compagnia di Gesù, ove il Pirata si è scagliato contro i “restauratori”.

    La cosa pur accidentale mi ha divertito e mi ha fatto riflettere.

    Certamente il gran Bucaniere delle Malvinas aveva in mente, quando indicava i “restauratori”, qualche gruppo, qualche vescovo (magari persino diocesano) che, prescindendo dal “superconcilio” del 1962, addobbava il suo piccolo mondo con atteggiamenti e stili preconciliari otto-novecenteschi.

    In realtà la Restaurazione, come ci affatichiamo da anni di dire su Radio Spada, è ben altra cosa: non ci riferiamo certamente al Congresso di Vienna che pur potente e ingegnoso, aveva già in sé i germi dei futuri sommovimenti, la politica dell’amalgama, i romanticismi nazionalistici forieri di nuove rivoluzioni.

    Restaurazione non è nemmeno “star sopra un albero”, parafrasando Giorgio Gaber, non è certamente costruire una cappellina laterale dove si celebri la messa di San Pio V nella gran cattedrale neomodernista dove si balla e si gozzoviglia,

    Non è soltanto (volendo essere chiari e ulteriori) costruire tante chiesine fuori da questa cattedrale, facendo tutto “come prima”, negli spazi antistanti, come tante scialuppe attorno ad un Titanic apparentemente ferito a morte.

    Beninteso si tratta di cose tutte necessarie e importanti (taluni amici la chiamano familiarmente la “Missio”) a cui tanti direttamente e in direttamente si affaticano e si sono affaticati (et in Arcadia etiam nos) ma sono solo aspetti di qualcosa di più vasto.

    La Restaurazione è e sarà un severo e sanguinoso impasto di elementi spirituali e mondani, religiosi e politici, mistici e militari, un grande colossale e globale “regolamento di conti” ecclesiali di cui forse (e senza forse) ci sfugge portata, estensione e intensione concettuale, una “guerra dei cent’anni” ricca di continui capovolgimenti d fronte e rimescolanze tra sant’uomini e “santa canaglia” ma con un unico grande obiettivo: la Restaurazione del Papato romano e quindi di una piena dimensione ecclesiale cattolica “in ordine”, sia nel regime che nella dottrina.

    Forse allora i queruli, lagrimosi, qualche volta pappagalleschi “Fino a quando, Signore?” e “Che pensarne?” ci sermbreranno pallidi riicordi di un’epoca lontanissima. Deus perficiat!

    Il richiamo irresistibile delle urne

    Non parliamo della facile e deprecabile propaganda cremazionista oggi dominante e dei “templi crematori”, modo gentile della bislingua per dire che si distruggono carcasse d’uomo.

    Caduto il rio Dragone, parliamo delle urne elettorali oggi balzate agli onori della cronaca nelle terre del parlar toscano.

    Anni a dire male dei “nostri politici”, anni a deprecarne tradimenti, cedimenti e inganni, anni a dire di tutti “voltamarsina” o “servo dei poteri forti” ma poi il richiamo delle urne, di quella strana libertà di mettere fogli colorati in una scatola, fa avvampare i cuori, fa disegnare sulle nuvole scenari e speranze, fa credere l’impossibile.

    Ci si polarizza tra “voto utile” e “voto di testimonianza” ma quello che domina è il fascino irresistibile della scatola lignea.

    Per una sorta di atarassia ormai decennale, mi tengo ben lungi dall’esprimere pareri, men che mai dal tentare di indirizzare coscienza e decisioni di chi ci legge: una sola preghiera, risparmiateci appelli e contrappelli, “gridi di dolore” e “agende programmatiche”.

    Basterebbe vedere il viso compito e serio di Calenda che lancia il suo fronte “repubblicano”, per capire che la democrazia ondeggia tra inanità e delitto intellettuale.

    Sia che vi si voti, sia che non vi si voti, non vogliamo essere disturbati dalla vostra immonda cagnara, dalle vostre illusioni e dai vostri illusionismi alla Tony Binarelli (parce sepulto), dalle vostre giacchette di sedicenti esperti e consulenti del Nulla.

    A tutti gli uomini e alla signore di buona volontà, comunque vivi incoraggiamenti e buona fortuna.

    Radio spada estate

    Siamo anche quest’anno entrati nel periodo pienamente estivo del nostro sitoe questo significa, contrariamente ad altri blog o siti, un’intensificazione delle nostre attività, secondo il noto principio dell’inatteso e dell’imprevisto meraviglioso che caratterzza il nostro essere Radio Spada blog.

    Mentre voi sarete sotto le fresche frasche (guerre, crisi e pandemie permettendo) in qualche luogo di villeggiatura, sorseggiando chinotti e tamarindi, acque brillanti e gingerini, noi continueremo a garantire l’operatività del sito perchè la Rivoluzione come del resto l’esercizio quotidiano della Fede romana non vanno mai in vacanza (malgrado eventuali altre Vacanze…).

    Certamente non mancheranno molti pezzi reminder del passato che tanta soddifazioneci hanno dato e che tanta edificazione hanno prodotto nei nostri lettori, conttinuereanno le pubblicazioni devozionali e culturali tra vecchi e nuovi percorsi di apologetica cattolica, tra storia, arte e letteratura.

    Ad esempio iil 22 agostro cadrà il quarto anniversario dalla pubblicazione “Rocche, fortilizi e casematte” nella rubrica “Ai piedi del trono vuoto”, pezzo che ci è carissimo, sicut rara margarita, sia per i consensi ricevuti che per gli echi raccolti.

    Come bene vedete, Agosto è un mese ricco e fertile per fare del bene e per…radiospadizzare

  6. #266
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    Predefinito Re: Radio Spada: un blog tagliente ma puntuale



    La strobosfera n.8: Crociate che falliscono, la morte iniqua di Archie e “papi” nel Kansas

    di Piergiorgio Seveso

    Interagire senza confondersi

    Questa puntata della Strobosfera esce con un giorno di ritardo per aver ceduto il passo all’intervista che l’ottimo Martino Mora ha rilasciato a Paolo Guidone de “Il Talebano” e che abbiamo pubblicato ieri,

    Lo stesso “Talebano” mi aveva intervistato tempo fa grazie al gentilissimo Roberto Priora.

    Queste continue interazioni mostrano ad abundantiam l’importanza delle relazioni e delle connessioni all’interno della Buona Battaglia, interazioni e tangenze che non ledono in nulla l’unicità e la peculiarità delle singole posizioni ma che rendono a tinte fluo la vivacità magmatica e vagamente entropica del nostro piccolo mondo,

    Se talvolta non mancano tra noi meschinità, piccinerie e caveat ad excludendum, la gran voglia di fare di molti (da non bollare con la solita accusa di attivismo, ricovero di inetti, misantropi e sedentari) travolge i fragili “cordoni sanitari”, fatti d’aria o di parole scritte, che spesso volontà stanche e al tramonto vorrebbero issare.

    E le “crociate contro gli albigesi” in trentaduesimo vanno deserte perchè i crociati hanno di meglio da fare.

    Non sono mai tenero verso il nostro mondo, verso noi stessi, verso la caotica confusione, i primadonnismi imperanti e i torquemadismi da Monsu’ Travet, ovunque però scorgo nuovi soffioni boraciferi di impegno, nuovi animi coraggiosi e (più o meno) bene formati di generosa volontà. La Provvidenza le custodisca, le rafforzi, le convogli verso le scelte migliori e più efficaci.

    Archie o della morte iniqua

    Ci si abitua a tutto: ci siamo abituati alla guerra nelle pianure sarmatiche (ma forse in quel caso era stato avventato essersi disabituati), ci siamo abituati a due “papi” (di cui uno emerito come il presidente di un Lions club), anzi forse ad uno vero “nascosto al mondo” e uno finto visibile (come taluno con assai lunare parere o con strepito insulare meditteraneo sostiene).

    Ci siamo abituati alla volontà che decide tutto: chi sei, come ti devono chiamare, come ti devi vestire, che strana grammatica tu debba usare, con chi ti devi “sposare”, ci siamo abituati a decine di generi diversi, a gente che non si sente “binaria” ma che mostra meno intelligenza dei binari ferroviari.

    Ci siamo abituati a gente fluida e vischiosa che finge di ignorare che le eccezioni servono proprio a confermare la Regola.

    A una cosa non riusciamo del tutto ad abituarci: che si uccidano innocenti indifesi a sangue freddo, con l’avallo della legge o di un simulacro di essa.

    Ogni qualvolta vi venga la tentazione di abituarvi, di dimenticare Eluana, Charlie Gard, Alfie Evans e tutti gli altri, guardate fissamente negli occhi Archie Battersbee e pensate che è stato soffocato come un grassatore qualsiasi in Castel Sant’Angelo.

    “Pope Michael”

    Quando tantissimi anni fa ebbi la possibilità di navigare in internet in un computer fisso non mio (in un’epoca in cui s’accendevano i lumi a petrolio per strada e per aprire un sito ci volevano dieci minuti), andai a rotta di collo a cercare i “famigerati” sedevacantisti e come spesso accade mi imbattei subito nelle cose più strane e mirabolanti.

    Siri Thesis, padre Pulvermacher (allora solo futuro “Papa Pio XIII”), una manciata di “Pietro II”, un “Lino II” eletto ad Assisi e poi arrivò lui “Pope Michael” Bawden,

    Ex seminarista FSSPX per breve tempo (il mondo è pieno di ex belli e brutti di tutti i tipi), constatata la generale apostasia e sparizione della “Chiesa conciliare”, il 16 luglio 1990 si era fatto eleggere “Papa”, trentenne, da un piccolissimmo “conclave” domestico di cui facevano parte anche i genitori e alcuni vicini di casa.

    Sua Eccellenza Guerard Des Lauriers soleva dire che il conclavismo “blandiva lo spirito di avventura” ma qui l’avventura aveva il corto raggio del cortile di casa in Kansas.

    Il nuovo “Papa” rimase ad abitare in famiglia, costruendo una piccola capella “pontificia” adiacente, dedicandosi agli studi ecclesiastici, scrivendo lettere di scomunica alle varie realtà tradizionaliste che non lo riconoscevano come Sommo Pontefice e qualche enciclica e bolla.

    Man mano che la Rete si diffondeva, anche “Pope” Michael diventava più noto, non fosse che per il suo aspetto folcloristico (oggi si direbbe “cringe”) e almeno apparentemente paradossale.

    Strappata l’ordinazione sacerdotale e la consacrazione ad un vescovo (davvero scismatico) della linea Duarte Costa (già scomunicata da Pio XII), “Pope” Michael continuò nella sua carriera di pretendente al Soglio Petrino, abitando con la madre in una nuova casa in legno a Delia (Kansas).

    Lo rammento recentemente in un tweet che festeggiava il suo “pontificato” che ormai era col quello di San Pietro e di Pio IX tra i più lunghi della storia.

    Ora in seguito ad un severo malore che l’aveva colpito lo scorso luglio, “Pope Michael” è morto il 2 agosto 2022.

    Se ad un “cattolico conservatore” o genericamente tradizionalista, felicemente dimorante presso istituti religiosi codificati, la storia di “Pope Michael” può essere derubricata a caso curioso tra pacchiano folclore e psichiatria, per noi non è così.

    Nel nostro “villaggio” David Bawden era certamente uno dei matti più conclamati e vistosi, patetico sino al punto di farsi “eleggere” dalla propria madre, autore di uno scisma piccolo piccolo, quasi però un’inezia di fronte allo Scisma e agli scismi giganti del neomodernismo che dilaniano e devastano il Corpo mistico.

    Un borderline di cui i nostri mondi pullulano, di cui nei nostri mondi si fa facile vendemmia, in fondo uno dei “matti di Dio” di cui parlavo nella mia postfazione “I sonagli della Sede vacante” a “Non possumus” di Pietro Ferrari cui vi rimando su Radio Spada.

    Me lo ricordo in una immagine presente in un documentario girato su di Lui una decina d’anni fa, seduto in una specie di abito piano bianco su un dondolo nel deserto intorno a casa sua: conservo ancora l’amaro e profondo disagio di quell’immagine, era segno tangibile della nostalgia del Padre infallibile, del Papato romano, del cattolicesimo in ordine, segno visibile di una povertà e di una privazione che ingeneravano ogni tipo di disordine e di follia, in tutti gli ambienti.

    Si tratta di un simbolo che, pur nella sua nuda crudezza, rimanda a mille e mille immagini minori e meno impattanti ma non per questo meno drammatiche presenti nei nostri mondi integristi (talvolta disintegrati), in questo mondo privo di Luce e di quella cattedra di Verità di cui tutti i popoli abbisognano.

    “Pope Michael” in fondo in fondo, e non se ne scandalizzino i benpensanti, era “uno di noi”.

    Miserere Ei Domine. Requiescat in pace.

  7. #267
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    Predefinito Re: Radio Spada: un blog tagliente ma puntuale

    La strobosfera n.7: Malati immaginari, il mal conservatore e la giovinezza di Radio Spada



    Bergoglio malato (anzi sta benissimo)

    Chi si appresta a leggere questa noticina della Strobosfera potrebbe pensare che io mi accodi alla canea dei vaticinatori sulla crisi sanitaria e sulla fine del “pontificato” bergogliano.

    Per nulla. Sono anni che incontro gente che mi bisbiglia all’orecchio che “da fonti certe” l’argentino abbia i giorni contati, pochi mesi di vita, la gotta, la febbre terzana, la nefrite e il mal francese.

    Nel frattempo Bergoglio con un “regno” che si avvicina a grandi passi (in carrozzina) ai dieci anni (San Pio X ne regnò undici), sta completando un percorso di riforme “modernistiche” a tutto tondo che non risparmia nulla e nessuno, riempito il “sacro collegio” di eminenti nullità e fedeli seguaci, insediato altri “gangsters” su cattedre episcopali per anni e anni a venire, riformato e rivoltato ordini religiosi e “movimenti ecclesiali” come calzini.

    L’ultima visita in Canadà, con ennesima e rovinosa richiesta di perdono per danni (o immaginari o di cui la Chiesa non ha alcuna responsabilità) e la futura visita ecumenica in Kazakistan dimostrano l’intensa operatività di questo “Pontificato” che ha già lasciato danni secolari sul terreno.

    Beninteso, il “domani appartiene a Noi” (ccme si canta con Fede e involontario umorismo nei ritrovi tradizionalisti underground) ma l’OGGI appartiene a Lui.

    Non moriremo conservatori

    Giustamente una volta si diceva “non moriremo democristiani”, salvo beninteso diventarlo alla prima svoltata, appena girato l’angolo.

    Interesse, codardia, calcoli, pusillanimità, autoconvinzione di essere indispensabili in politica rendono democristiani anche i più ferrei cattolici integrali, i tradizionalisti più spigolosi: ci si addormenta con Donoso Cortes, ci si sveglia con don Sturzo (magari quello del 1953) o con De Gasperi (magari Tambronizzato).

    Serve solo una spolveratina di bene comune, un panetto di realismo politico, la saggezza del “buon padre di famiglia”, una giacca ben stirata e una cravatta (da indossare malgrado le ”scomuniche” di Sanchez) ed in politica si sente incoercibile il richiamo del centro, del Zentrum maledetto ed eterno che attira come un pozzo con la propria Luna calata nelle profondità.

    Ma so bene che voi che mi leggete, cari lettori, siete adamantini e a prova di bomba da questo punto di vista e allora mi permetto di spostare un po’ avanti il limes di queste mie considerazioni.

    “Non moriremo conservatori”. Già, perchè il problema è ulteriore: niente ecclesiologicamente e politicamente mi ripugna più del conservatore inveterato, del cultore calcolato e “ideologico” del giusto mezzo (che beninteso non è affatto il giusto mezzo ma è il mezzo giusto per star comodi).

    Ecclesiologia e politica in questo sono magnificamente e drammaticamente speculari: il “conservatore” frena i propositi, pone paletti, addolcisce i termini, stila l’elenco delle eccezioni, conserva un po’ di macerie della democrazia e della rivoluzione agli angoli del campo di Dio, argina, convoglia e alla fine pone la legge; tra il restauratore integrale e il rivoluzionario demo-modernista Lui ha la posizione migliore, più credibile, più efficace, più realizzabile, più sensata.

    Anni e anni di vita nel nostro mondo me ne hanno fatti conoscere tanti, tutti diversi e tutti disperatamente eguali (anche nelle diverse fasce anagrafiche che in fondo poco contano), tutti pregni di… (mi perdonerete il termine postmoderno) di un boomerismo inscalfibile.

    Non stiamo parlando dei prudenti o dei ponderati che di volta in volta scelgono mezzi e modi migliori per raggiungere un buon fine ma di un habitus mentale ed ideologico che è stato ed è tabe senile di molto dell’agire “cattolico tradizionalista”, paradossalmente vincente nella sua stasi centrista.

    Infatti gli spaccamondo, gli scamiciati, i passionali, gli entusiasti dalla giuste posizioni talvolta eccedono, debordano, esagerano (non è una regola generale ma naturale esposizione ad un rischio necessario) e, come ancora più spesso accade, esauriscono la loro azione ed il loro impegno come le falene, in una fiammata.

    Qui, come lo sciacallo, come la iena ridens, come l’astuto Tiresia di fronte ai cadaveri di Eteocle e Polinice, interviene il ben vivo conservatore a perorare la giustezza della propria assennata moderazione, ricevendo quattro soldi di applausi dalla dabbenaggine di gente dabbene.

    A seguire cena al ristorante (o. se va meglio, a Palazzo) e Te Deum con qualche “cardinale” in cappa o prelati in carta da zucchero.

    No, grazie alla Divina benevolenza, non siamo come Voi: non moriremo “conservatori”.

    Annunci, piccola posta

    Giovani volenterosi cercansi per straordinarie imprese all’ombra della Croce e del Triregno in blog cattolico integrale sempre sulla breccia delle (buone) battaglie e delle (buone) polemiche. Non siate timidi, non siate titubanti, fate un solo passo e sarete con noi: Radio Spada vi aspetta.

  8. #268
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    Predefinito Re: Radio Spada: un blog tagliente ma puntuale

    La strobosfera n.9: essere editori cattolici oggi, politicamente corretto e un ricordo di Piero Nicola



    di Piergiorgio Seveso

    Cosa significa essere un editore cattolico oggi?

    Significa riconoscere senza infingimenti, senza soluzioni accomodanti, senza palliativi e placebo che il cattolicesimo romano sta attraversando una crisi senza precedenti nella sua sua storia.

    Soppesate bene le parole: il cattolicesimo romano ovvero l’unica religione divinamente, l’unica manifestazione veridica e non ingannevole del Sacro, l’unico luogo dove Dio (Trinità) si è manifestato e ha parlato nella Storia dell’umanità sta attraversando una crisi senza precedenti.

    Una crisi senza precedenti significa che vanamente si affannano storici paludati (e paludosi), legulei, cronisti, storici della Chiesa da week-end a trovare fatti analoghi nel passato: la crisi sta nel Capo e si riverbera naturalmente nelle membra.

    Troverete incertezze, conflitti, Sedi petrine male informate o diplomaticamente accomodanti, distratte, rilassate o invase di passioni di fazione, ma mai nulla di simile per continuità, durata, intensità, sovversione sistemica del dato rivelato.

    Una sostanziale invasione generale di zombies, per citare un’immagine che ho trovato nella narrativa di un lettore amico, che pur mantenendo aspetti di vitalità, hanno chiara la mutazione della loro natura da un facies naturalmente nemica e da un’attitudine chiaramente omicida (almeno per le anime).

    In un quadro tanto desolato ma più chiaramente bellico, che deve fare un editore che voglia mantenersi cattolico?

    Anzitutto non mettere la testa sotto la sabbia del “teologicamente accomodante”, non divagare, non trastullarsi, non cincischiare, non parlare d’altro.

    Puntare con chiarezza e senza tentennamenti gli occhi e tutto il proprio essere nel centro del nero abisso che si è spalancato a un passo da noi, a qualche centimetro da noi, a un sospiro da noi,

    Solo a questo patto, solo a costo di questa sanguinosa franchezza, il fare “editorialmente come prima” ha un senso e trae la sua ragion d’essere: ripubblichiamo il passato perché l’oggi cattolico sostanzialmente non c’è e, quando c’è. è (pur benemerita e benemerente) letteratura e trattatistica, da scialuppa, da zattera, da surf (per i più sportivi).

    Questo nero abisso (del neomodernismo e dei suoi schismata apicali e non) non può però farci dimenticare che il Sole di Cristo e della sua Chiesa continua a brillare, a illuminare, a scaldare ogni cosa, a rendere nuova e interessante.

    Per questo i vecchi e nuovi percorsi apologetici (che non si limitino all’aneddotica del Dragone) ci spingono a cercare questo Sole di Grazia e di Verità ovunque si sia manifestato nella Storia, ovunque abbia dato segni, bagliori, presagi, in quel gran campo del Seminatore che è la storia stessa dell’Umanità.

    In questo grande contrasto, in questa apparente contraddizione tra l’Oggi e l’Eternità, sta la missione dell’editore che voglia essere cattolico oggi,

    Scrivevo un’era fa: “Il nostro scopo non è certamente vedere solo Bergoglio trascinato in ceppi di fronte ad un tribunale ecclesiastico (anche se la cosa ovviamente non sarebbe affatto sgradevole) ma lo smantellamento integrale dell’intero apparato dottrinario, teologico, giuridico, sociale e politico, scaturito dal concilio vaticano secondo di cui papafrancesco è figlio degnissimo, coerente, efficace e…lungimirante. Uno smantellamento che, ben prima che nella Chiesa, deve avvenire nelle coscienze e nelle vite dei nostri lettori ed amici: se Radio Spada serve a qualcosa ed ha qualcosa di …pedagogico, è proprio questo.

    Negli effimeri ma non per questo completamente falsi anni Ottanta (in fondo le molte consacrazioni episcopali “tradizionaliste” avvennero in quegli anni) si cantava “Andiamo avanti, senza mai guardare giù, tornare indietro non si può più”.

    Anche questa massima può essere incisa oggi sui torchi cattolici integrali.

    Politicamente corretto:

    Spesso potrebbe sembrare che ci disinteressiamo del “politicamente corretto” che come un nodo scorsoio si stringe attorno alle nostre gole.

    Lo facciamo per disgusto verso questa cappa vericida in amplificazione, per disgusto verso i pianti sulla “perduta libertà dell’espressione”, per disgusto verso un linguaggio che, a colpi di inclusività e non divisività, è diventato una congerie di flatus vocis incomprensibili e di flussi di coscienza da trappers di periferia. Lo facciamo perché riteniamo “parlare in corsivo” abbia più dignità che rovesciare le “e” in una pagina scritta.

    In ricordo di Piero Nicola (1938-2021)

    Nella grande deflagrazione pandemica ci siamo tutti dispersi e, come in un cataclisimatico conflitto. stiamo ancora riguadagnando la strada di casa perché tutto si è fatto più remoto, distante, quasi inattingibile.

    Le persone e le loro storie spesso si sono occultate ai nostri occhi, così anche è avvenuto per Piero Nicola, genovese adottivo, già scrittore e saggista per Radio Spada, che ha concluso il Suo pellegrinaggio terreno il 24 gennaio 2021.

    Grazie ad un avviso della gentilissima signora Lorenza, sua moglie, ho potuto aver notizia della Sua morte solo alcuni mesi dopo.

    Vorrei che di Piero Nicola si ricordassero anzitutto le opere che hanno spaziato dalla letteratura alla teologia, frutto di una mente rigorosa. di una penna puntuta e forbita che ha lasciato certamente il segno nei campi della Buona battaglia.

    Sia dalle pagine del blog “Contravveleni e antidoti” di Piero Vassallo, di cui era assiduo e fedele collaboratore, sia nelle sua varie opere letterarie come “Una ragazza moderna” (Tabula Fati, 2015), “Specchi di questo tempo” (Solfanelli, 2011) e il “Bacio” (Tabula Fati, 2013), Piero Nicola ha mostrato un ingegno versatile e sorprendente nella sua vena creativa, riprendendo senza pedanterie lo stile del romanzo formativo e storico cattolico (tra Bresciani, Giovanni Giuseppe Franco, Sacchetti, Besi de’ Vitturi; Bourget, Huysmans e Benson).

    Nel campo più propriamente teologico, Piero Nicola ha lasciato certamente la Sua summa, quasi il suo testamento spirituale. in due opere, “L’ottimismo ereticale. Giovanni XXIII. De Lubac. Teilhard de Chardin. Teologicamente accomunati” (Solfanelli, 2010) e “Il Vaticano II ha contraddetto il dogma, Lo stato attuale della Chiesa e del Papato” (Edizioni Radio Spada, 2015).

    Di quest’ultimo libro ho seguito personalmente le trattative con l’Autore, sempre garbatissimo, portando a compimento una piccola pietra preziosa, netta, severa e risoluta come un diamante, di un sedevacantismo forte e sereno, frutto dell’esercizio di Fede e ragione, privo però di cascami monadici e di ripiegamenti misantropici o piagnucolosi.

    Conservo con geloso affetto quelle mail e quei ricordi di un’uomo all’antica, disgustato dal Suo tempo ma senza per questo perdere il gusto per la facezia ed il particolare umorismo ligure,

    Un uomo che non veniva a patti con le mode e con le variegate degenerazioni, anche linguistiche, del suo tempo tanto da dire alla fine dell’introduzione di un Suo romanzo al lettore che chi avesse l’abitudine di sguazzare nel pantano, magari soltanto verbalmente, si affrettasse pure “a disfarsi di questo libro senza andare avanti”:

    Di Lui, traduttore dai molteplici interessi, ci rimangono anche le curatele di due opere per il Centro Librario Sodalitium ovvero, un racconto zuavo di Anton Maria Bonetti, e un opuscolo contro Giordano Bruno di Monsignor Pietro Balan.

    A dimostrazione della sua profonda attitudine verso le arti e il Bello, rimane, assai poco citato ma da riscoprire, un sorprendente volume fotografico “Gli edifici privati Novecento nella grande Genova”.(In proprio, 2008).

    Come autore della nostra casa editrice, il Suo nome rimane custodito ed apprezzato, come in uno scrigno di ricordi, e, come segno dei tempi e di passaggi di testimone e di stili, annotato, con simpatico stupore per un uomo dei vecchio stampo come Lui, in una rubrica chiamata “La strobosfera”.

    Alla moglie, Signora Lorenza, il nostro affetto e la nostra amicale vicinanza.

    A Lui le preci dei buoni, la stima dei coraggiosi e degli zelanti. Requiescat in pace.

  9. #269
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    Predefinito Re: Radio Spada: un blog tagliente ma puntuale

    La strobosfera n.10: Magistero politico dei Papi, antisemitismi ed estati che finiscono


    di Piergiorgio Seveso

    Magistero politico dei Papi

    Come sono uso dire, i libri per un editore sono come figli e io di figli ho già ben (coi miei sodali) ottantuno. Ho quindi già esercitato largamente quella paternità editoriale, morale e spirituale che mi fa essere un uomo completo, realizzato e sereno ma ogni libro stampato ne richiama uno nuovo, ne invoca uno nuovo. Già abbiamo dedicato in passato al magistero dei Papi un libro contro il modernismo (quel Tridente che si è conficcato nelle carni vive di tanti nostri nemici), uno contro gli errori politici novecenteschi (che tante polemiche e scissure ha prodotto anche nel nostro ambiente) e un altro sulla specifica angolatura del cesarismo, ma ne mancava uno che raccogliesse come una fiorita antologia tutto il principale magistero petrino riguardo l’azione politica, il governo degli affari umani e le sue relazioni con la Verità rivelata.

    Certamente abbiamo tanti pensatori autorevoli che in passato hanno scritto ed elaborato teorie, dettato analisi, stilato sintesi, ora felicissime, ora felici, ora problematiche. Sono spesso pensatori che vanno sotto il nome di “tradizionalisti” e si dedicano loro dotti e raffinati convegni (di solito abbastanza elitari).

    Noi abbiamo preferito, per questa volta, dare alle stampe un libro che andasse alla fonte di ogni pensiero politico ortopratico ovvero alla Regola vivente della Fede. Dalle mie carte che hanno preceduto quest’edizione, portata però a termine da valentissimi e talentuosi collaboratori, trovo queste righe, di cui vi rendo partecipi.

    Possano essere sicuro viatico non solo per un acquisto fortunato, ma per un’intensa “ruminatio” di questo magistero.

    “Roma ha parlato, l’aureo Labbro del Vicario di Cristo ha ordinato, l’Oracolo vaticano ha arricchito il mondo coi suoi preziosi e fruttiferi detti ed il mondo non li ha accolti, nella migliore delle ipotesi ha dato loro un ossequio formale e ipocrita, nella peggiore ne ha impugnato la fonte e la divina autorevolezza e infallibilità. E come spesso accade, i doni tanti vilipesi e lordati, tanto misconosciuti e manomessi ad un certo punto si sono interrotti.

    Per far politica certamente i principi e la ricchezza del magistero petrino è più che bastevole ma manca, MANCA, MANCA, in un vuoto glaciale, quella paterna voce che ogni giorno di questa maledettissima epoca ci indicasse la via maestra, bollasse col fuoco eterno e il sanguinante staffile i sempre nuovi errori che nascono come polloni velenosi ogni giorno, come bubboni pestiferi ogni ora da ogni angolo del mondo reale e virtuale”.

    Se interessati, questo è il link giusto per voi (e fino a lunedì 29/8, potete approfittare anche di un’offerta speciale!).

    Antisemitismi

    Inutile dire quanto il termine sia diventato liquido o gassoso (come l’iprite nella prima guerra mondiale) nel dibattito politico di lingua italiano.

    Ormai criticare anche blandamente le politiche, lo stile comportamentale della classe dirigente dello “stato d’Israele” (virgolette volute, dovute, cercate, sperate, agognate) è bollato dalle gazzette virtuali, dalle sospirose pagine web come antisemitismo.

    Vi si lasciano per strada scranni e candidature nel parlamento subalpino.

    Eppure da un libro che non pubblicammo per improvvida defezione dell’autore traggo queste righe inedite di posfazione, inedite, da me vergate: “Tutti i passi evangelici in questione mostrano incoercibile il senso di riprovazione e condanna per il popolo ebraico. Oggi gli esegeti neomodernisti storicizzano la Scrittura, ne annullano il carattere rivelato. Invece, dopo aver chiuso gli “occhi della mente”, il Sinedrio ha tentato veramente l’inosabile, l’insperabile: uccidere Dio! A volte, nell’orgoglio e nell’accecamento di una passione si fanno cose con la segreta certezza che falliranno; eppure le si fa lo stesso, si cerca di impugnare la realtà, di eliminarla con un atto disperato ma anche lucido della volontà. E’ una lucida, deliberata follia. Maggiore la consapevolezza nei capi, minore nel popolo, ma comune la colpa: perfidia, ovvero incredulità. Potevano scegliere di non fare il male: come Caino, come Giuda, erano liberi, ma hanno scelto per odio ed accecamento passionale di compiere un male imparagonabile a tutti gli altri mali.

    “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”; “non abbiamo altro re che Cesare” (pur di ottenere lo scopo si misero sotto i piedi anche il loro nazionalismo); “il suo sangue (Sanguis Eius) ricada sopra di noi e sopra i nostri figli”. Hanno peccato “a occhi aperti” ed hanno scelto Barabba: era l’ultima possibilità che Dio offriva loro, tramite un tremebondo governatore romano”.

    Vi svelo un facile segreto: nemmeno questo è antisemitismo.

    L’estate sta finendo

    Come cantavano i torinesi Righeira, un anno se ne va. Anche per Radio Spada si aggiungono nuove sfide, affrontate con determinazione e forza, con spirito di sacrificio e leggerezza.

    Come dicevo in una vecchia intervista, oggetto di tentativi di ratto, nostro supremo scopo è esserci, essere al nostro posto per dimostrare e testimoniare che in tempi di abbandono e apostasia, non tutti hanno lasciato la posizione, non tutti hanno cercato accomodamenti, riposizionamenti autoconsolatori e facili escapismi.

    Per questo qualsiasi mutazione del nostro assetto non lede e non lederà in nulla la sostanza e le modalità consuete della nostra battaglia, la sua irriducibile originalità. la sua smodata al contempo assennata passione.

    Risuonano in me costantemente queste considerazioni.

    Sotto ogni punto di vista, Radio Spada è un “fatto irrevocabile” cui altrettanto irrevocabilmente abbiamo “consacrato” le nostre esistenze: indietro non si torna più (e chi lo ho fatto si è amaramente “neutralizzato” fino a a diventare un’ombra di se stesso), si può solo andare avanti; come Colombo, navighiamo in un oceano insidioso e mortifero ma non per questo meno carico di promesse umane e divine. Noi decidiamo la rotta, la responsabilità è nostra, ma siamo certi che la nave di Radio Spada, per giungere dove è giunta, abbia goduto di una qualche celeste benedizione. Radio Spada è una (sottolineo una) risposta giusta, adeguata, necessaria all’attuale crisi della Chiesa, per questo non le sono mancate molte grazie, spesso nascoste, ma non per questo meno “imponenti”. Un’iniziativa come Radio Spada è quello che dei laici cattolici più o meno formati (o se volete “istruiti”) devono compiere per essere all’altezza della storia della Chiesa di oggi e, a Dio piacendo, di domani.

    Avanti, quindi, e senza soverchie paure.

  10. #270
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    Predefinito Re: Radio Spada: un blog tagliente ma puntuale

    La strobosfera n.11: caleidoscopi cattolici, dottori privati e compagni al Concistoro



    di Piergiorgio Seveso

    Caleidoscopi cattolici

    Anche questa volta la strobosfera esce con un giorno di ritardo per permettere ai nostri lettori di fruire più agevolmente e senza eccessive distrazioni dei video delle conferenze della settima giornata di cultura radiospadista di Rubiera, in particolare modo dei brevi ma incisivi interventi del c.d “caleidoscopio radiospadista”.

    Mentre presentavo gli interventi pomeridiani, mostravo al pubblico dei convenuti, attenti e stupiti, un piccolo caleidoscopio metallico dove piccole pietre colorate, ad ogni millimetrico spostamento, creavano nuovi mirabili scenari, nuove combinazioni coloristiche tali da meravigliare ed edificare chi vedeva.

    Così era nata l’idea del caleidiscopio: in una salda cornice dottrinale, portare la ricchezza dello sguardo e del giudizio cattolico (integrale e mai termine fu meno abusato) sulla realtà tutta intera, su tutti gli aspetti della vita, in tutti i più sconosciuti e imprevedibili meandri dell’apologetica cattolica.

    La figura del Caleidiscopio in fondo rende tutti i relatori parte di una comunità di ingegni e talenti dove nessuno primeggia, nessuno deborda, nessuno travalica con relazioni verbose e sonnolente, non esistono “one-man-show” (quelli semmai li fanno i comici a teatro o i piazzisti alle convention) ma tutti sono necessariamente costretti alla brevità, alla trasmissione di concetti chiari ad un uditorio che merita certamente l’approfondimento ma anche la linearità, sfrondata da vezzi narcisistici, da pose gladiatorie, intellettualoidi o (para)accademiche.

    Dottori privati

    Tanti e tanti anni fa il milanese professor Antonio Zocco, tipica figura di tradizionalista eccentrico anni Settanta e Ottanta, latinista, celibe, in un distinto appartamentino ricolmo di libri e di memoria in centro città e con un ciarliero merlo indiano come compagno di vita, mi ammoniva con tono amicale e sentenzioso: “Stia attento ai dottori privati!”.

    Era l’ultima volta che ci incontravamo, poco più tardi un severo incidente domestico e una conseguente malattia l’avrebbero condotto alla morte ma volevo che ne rimanesse cara memoria anche in questa rubrica.

    Lì per lì, non compresi del tutto il senso e la portata dell’affermazione, in fondo ero ancora un cattolico “tradizionalista” alle prime armi, un’’Alice nel paese delle meraviglie dell’integrismo, un giovane affetto dal “mal guerardiano” in braghe corte, ma con gli anni la cosa si era sedimentata carsicamente in me.

    Una frase che mi fece pensare e che è divenuta sempre più attuale negli ultimi anni.

    Eppure lo stesso professore che la proferiva aveva una tenera e appassionata dedizione verso un famoso e dottissimo “dottore privato” di quegli anni ovvero Romano Amerio.

    Oggi, infatti, privi come siamo di guide visibili o certe e con lo stesso episcopato “cattolico” passato armi, bagagli e croci pettorali (in legno) tra le schiere del Gran Turco o della Gran Loggia, ci troviamo ad avere solo dottori privati, privi di autorità ma non per questo privi di autorevolezza.

    Ovviamente è necessario avere verso tutti questi dottori privati il giusto senso di equilibrio, il giusto ponderato rispetto che non ne faccia dei novelli San Tommaso ma nemmeno degli opinionisti da talk show.

    Anni fa scrivevo cose consimili, prefando uin libro del carissimo “nemico” don Curzio Nitoglia, e mi sovvengono ogni volta che vergo queste righe. Proprio per modestia o, forse meglio, per realismo.

    Questa stessa rubrica mantiene STATUTARIAMENTE e ONTOLOGICAMENTE una sua irregolarità di uscita, una sua estemporaneità d’argomenti proprio per preservarci dalla “tentazione oracolare” tanto presente nel mondo tradizionalista, dall’impancarci a nuovi banditori, a Savonarola in trentaduesimo, a Fra’ Cipolla confusionari e ridicoli.

    L’unica voce fedele e affidabile è quella della dottrina romana, noi al massimo ricamiamo, infioriamo, tracciamo qualche ulteriore svolazzo per attualizzare e volgarizzare, applicando le massimo eterne alle dolorose contingenze ecclesiali dell’oggi. Lo facciamo anche per confortare gli amici, spesso stretti dalla morsa di dubbi e scrupoli, e per mettere in guardia i nemici, lanciando giuliottianamente le uova marce del nostro sarcasmo.

    Compagni al concistoro

    Per citare una vecchia canzone degli “Amici del vento”, si è svolto l’ottavo “concistoro” dell’era bergogliana: una ventina di nuovi “cardinali” accuratamente scelti tra latinoamericani, terzomondiali, vescovi delle periferie esistenziali e dei deserti asiatici, gesuiti, fedeli esecutori, “ordinari locali” innocui e vagamenti inebetiti. Il quadro del futuro (futuribile) nuovo conclave si delinea sempre più con una maggioranza schiacciante fedele al nuovo corso bergogliesco.

    Volendo quantificare perché la matematica può essere severa, circa un centinaio di “porporati” appartengono o per fedeltà pregressa, o per gratitudine creaturale, o per insignificanza congenita o per forma spiritualis alla mente e al cuore del “gerente”.

    Il tradizionalista medio certamente potrebbe sillabare di ”interventi straordinari dello Spirito Santo” ma la dura legge dei numeri è questa.

 

 
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