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    Predefinito Re: Radio Spada: un blog tagliente ma puntuale

    Strobosfera n. 20: Il Sole brilla sempre su Rubiera



    di Piergiorgio Seveso

    Nel riorganizzare le puntate di questa rubrica che riflette fedelmente le nostre piccole e grandi battaglie quotidiane, non posso che imbattermi nel convegno che le Edizioni Radio Spada terranno a Rubiera (Reggio Emilia) il 1° maggio 2023. Potrebbe essere facile pensare che la nostra “giornata di cultura radiospadista” sia solo un appuntamento autocelebrativo di una casa editrice integrista, una kermesse nella sonnolenta campagna reggiana, un tagliando da staccare sempre uguale a se stesso, un ritrovarsi marginale di emarginati e sconfitti, di vinti borbottanti e di irranciditi “tagliati fuori”.

    Potrebbe essere facile ma non corrisponderebbe alla realtà dei fatti ed una volta tanto, deposte le pur sempre necessarie modestie, giova ribadirlo e scriverlo ad futuram memoriam Rei. La crisi della Chiesa cattolica che stiamo vivendo da decenni e decenni è infatti unica, imparagonabile per intensione ed estensione, per durata ed impensabili effetti rispetto a qualsiasi altri episodio storico precedente. Ben lungi dal produrre dubbi di fede o nefaste e irrevocabili apostasie alla ricerca di un “cristianesimo puro” che non solo non esiste ma che conduce ad ulteriori disordini e impurità, ribadiamo che il nostro posto è qui, non dissimilmente dalla sentinella di Pompei, fedeli al Cattolicesimo romano onde Cristo è romano, alla sua storia (tutta), alla sua Tradizione (non solo costante e quodubiquitaria ma anche attualizzata dalle inesorabili cogenze storiche).

    Ribadita questa fedeltà, non solo di parole anche di opere e di pietà, ogni atto di testimonianza e resistenza al male dilagante, al tradimento degli ignavi, dei pavidi, degli accomodati, diventa non solo necessario ma a suo modo eroico e certamente UNICO. Guardatevi intorno, fate correre lo sguardo titubante nelle desolate steppe, nelle marziane e rosse tundre del cattolicesimo militante, togliete tutti i fronzoli, lavatevi via dalla faccia i belletti, le ciprie in qualche caso i mascara auto-consolatori di un “cattolicesimo conservatore” che riesce solo a servire insieme, come Arlecchino, Cristo e Belial, facendo il “sindacalismo” della Tradizione nel gran parlamento della Rivoluzione conciliare. Se farete questo, vedrete il gran deserto che avanza nelle anime e nel corpo sociale, Novus ordo dopo Novus ordo, indulto dopo indulto, compromesso dopo compromesso, cedimento dopo cedimento.

    In questo deserto, dilatato nel tempo di questi lunghi anni, ogni episodio di resistenza e fedeltà alla dottrina cattolica, sia nel campo più strettamente religioso che in quello apologetico e controculturale, diventa UNICO ed anche esemplare e storico (di una storia ancora da scriversi compiutamente). Anche una giornata di studi come la nostra diventa quindi come una sorgiva d’acqua pura in un’oasi, non un’illusione, non una “fata morgana”, non “vetracci” che imbambolano gli sciocchi ma la cruda concretezza di ritrovare quel che resta del cattolicesimo romano (pur con le sue comprensibili diversioni, con i suoi ineludibili frastornamenti, con le sue inevitabili dissensioni) nel grande mare del Nulla.

    Anche questa è l’Ottava giornata di cultura radiospadista di Rubiera che si terrà nella festa di Santi Filippo e Giacomo (Primo maggio 2023) in questa lettura che non è per nulla mercatoria o pubblicitaria ma drammaticamente descrittiva. Venendo e partecipando farete certamente un torto al Neomodernismo trionfante, alle sue “Autorità” e alle sue dottrinte tutte umane, farete anche un torto all’orticellismo e al microcefalismo tradizionalista che vede nel simile non un alleato o un sodale ma un nemico da inceppare, travagliare o abbattere, ma non farete un torto a voi stessi e alla vostra crescita spirituale e intellettuale.

    La giornata si aprirà con una tavola rotonda alimentata dalle domande del pubblico (col metodo consolidato del biglietto scritto, raccolto prima del dibattito). Su questa prima fase al momento non possiamo dirvi di più. Al pomeriggio seguirà il caleidoscopio radiospadista, ovvero una serie di interventi individuali fatti dagli oratori sui temi più svariati. Gli ospiti saranno tanti: Aldo Maria Valli, don Daniele di Sorco, Ilaria Pisa, Cristiano Lugli, Luca Fumagalli, Massimo Micaletti, Monica Gibertoni, Martino Mora, Gianluca Pietrosante, Andrea Giacobazzi, Lorenzo Roselli, e ovviamente il sottoscritto.

    Fra qualche giorno il programma definitivo. Ah, ricordate: i posti a disposizione sono tanti ma non infiniti. Meglio prenotarsi per tempo.

    Questioni tecniche:

    Il pranzo si svolge presso: SIDER PARK, Rubiera (RE), via Contea angolo via del Ponte, 4/A;
    Il costo per il pranzo e i servizi della giornata è di 31 €, per i ragazzi fino ai 12 anni si può usufruire del prezzo agevolato a 16 €. Per chi desidera, è possibile versarli anticipatamente;
    Chiunque avesse problemi connessi a intolleranze, allergie, o qualunque altro tipo di preclusione alimentare è invitato a segnalarlo già nel momento della prenotazione;
    Per chi volesse pernottare è possibile, attraverso la struttura del Sider Park, ricevere la segnalazione degli alberghi convenzionati;
    Fondamentale prenotarsi: 366 2949035 (anche Whatsapp) – radiospada@gmail.com;
    Saranno presenti i banchetti librari delle Edizioni Radio Spada e di altre realtà amiche.

  2. #282
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    Predefinito Re: Radio Spada: un blog tagliente ma puntuale

    Strobosfera n. 21. Donec corrigatur: i doveri di un editore cattolico oggi



    di Piergiorgio Seveso

    Una frase che ripeto spessissimo è che per un editore i libri sono come tanti figli. Sarebbe facile per me dire di avere già avuto con Radio Spada ben novantuno di questi “figli” ma in realtà ne ho avuti molti di più: sono i molti libri che ho incoraggiato, stimolato, su cui ho esercitato il mio modestissimo giudizio, che ho incentivato con consigli e pareri, con suggestioni e “messe in guardia”, in qualche caso anche con severi dissensi e con puntute polemiche (persino i libelli dei nemici rientrano in questo novero).

    Se le naturali inclinazioni dell’animo e l’oggettive necessità di una vita piena e intensamente vissuta sul fronte del Bonum certamen non mi hanno consentito le gioie (e gli oneri) della paternità fisica, tuttavia sento con forza e con sicura coscienza di aver esercitato questa responsabile paternità spirituale. I figli però non sono Te, sono altro da Te: l’ho imparato, in lunghi anni di tormentato apprendistato, essendo io stesso figlio.

    I figli apprendono, rimescolando e approfondendo spesso le grandi Verità, le rielaborano, le ripresentano sullo scenario della Storia, in modo spesso nuovo, comunque inatteso o imprevisto. Così sono i libri per un editore cattolico, tutti senza eccezione alcuna: vagliatane la dirittura, l’ortodossia nelle materie certe o almeno la plausibilità o l’utilità nelle materie libere, il libro entra a fare parte dello scaffale “eterno” della storia della propria casa editrice. Ogni sera, in questo metafisico e rutilante scaffale, rimiro i Benson, i Ferrari, i Giacobazzi, i Maestrello, gli Hergenrother, i Mora, i Columba Marmion, i Fumagalli, i Di Pietro, gli Eymieu, i Guzzi, i Ballerini, i Savino, i Cavallo, i Ferro Canale, i Diano, i Nicola, i Tosatti, i Nitoglia, i Copertino, i Contardo Ferrini, i Gulisano, i Quinto, i Gatto, i Viglione, i Pietrosante e i Toniolo e mi fermo solo per non fare diventare il vostro respiro affannoso.

    E siccome non amo nascondermi dietro un dito, aggiungo che ad esempio (ma potrei farne anche altri) il nostro novantesimo libro edito, ovvero “Parole chiare sulla Chiesa” a cura di Aldo Maria Valli e don Daniele di Sorco, non è certamente un libro nelle mie corde teologiche ed ecclesiali ma era ed è un atto dovuto sotto molteplici aspetti. Anzitutto perché è dovere di una casa editrice come la nostra fotografare le posizioni in campo nella “resistenza” di fronte alla “catastrofe conciliare”, fornire un vademecum chiaro e a suo modo ufficiale delle posizioni teologiche di un istituto religioso come la Fraternità San Pio X serve a tutti:

    Serve ai fedeli incerti di quella tendenza perché abbandonino la mentalità da “tradizionalisti da bar sport” oggi drammaticamente diffusa;
    Serve ai moderati, alle suffragette della Tradizione, ai refrattari alla “Pizzo di Cantù” per capire che la posta in gioco è ben più ampia del ritagliarsi qualche decoroso anfratto dove far roteare il turibolo o innaffiare le pianete giardino;
    Serve (ove fosse possibile) alla gran pletora di pazzoidi, sentimentalisti e mitomani che sedimentano nel nostro mondo per spazzare via dalla propria mente fantasmi, chimere, disturbanti illusioni e apodittiche sciocchezze;
    Serve ai fedeli avversari, ai critici integristi, ai legittimi competitori nel campo dell’antimodernismo per avere sotto mano un catologo completo di letture e visioni, uno “storytelling” organico da completare e ove necessario confutare.
    Serve perché dopo sessant’anni dal “concilio” ad ogni cambio di generazione, ci sembra di dover ripartire da zero ogni volta per correggere storture, per focalizzare pressapochismi, per innalzare a livello concettuale e canonistico quelli che sono naturali e benemeriti “moti di pancia” generati dal Sensus fidelium;
    Serve anche se si sa che solo un’Autorità, quella papale, restaurata nella sua essenza o se preferite nella pienezza e nel suo nitore, potrà sciogliere i nodi, definire, stabilire e/o confermare con voce stentorea e irrevocabile la Verità cattolica, anche in quei corollari che oggi sembrano, o per debolezza o per malizia degli uomini e dei tempi, diventati incerti, impugnabili,adulterabili.

    In secondo luogo è il riconoscimento per il distretto italiano dell’istituto religioso fondato da Monsignor Lefebvre che, pur distinto dalla nostra casa editrice, ha sovente mostrato attenzione, disponibilità, rispetto verso alcune nostre opere editoriali e, proprio per questo, il libro può essere considerato il sigillo di questa virtuosa e gratuita collaborazione.

    Questa è la missio(n), il tratto, lo stile di un editore che voglia essere integralmente cattolico romano in tempi drammatici come questi. Il resto sono chiacchiere da social, polemiche da salotto tradizionalista, bofonchiamenti da refettorio, anatemi da trattoria. Che pensarne? Tutto il peggio possibile.

  3. #283
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    Predefinito Re: Radio Spada: un blog tagliente ma puntuale



    Strobosfera n. 22: Radio Spada, un anniversario e una promessa (o una minaccia, dipende dal punto di vista)


    di Piergiorgio Seveso

    Nella grande sarabanda delle nostre esistenze, nell’incessante carriera delle nostre attività quotidiane siamo giunti, quasi inavvertitamente, all’undicesimo anniversario della nascita di Radio Spada. Sembra ieri che davamo inizio a questa affascinante avventura. Ora, dopo aver spento 11 volte le candeline, senza illusioni e con un po’ di timore, possiamo guardare, non come a un polveroso trofeo ma come a una base di partenza, ai 93 titoli stampati dalle nostre Edizioni, alle decine di migliaia di iscritti che seguono i nostri canali social, agli oltre 10.000 articoli pubblicati, ai milioni di visite al blog, agli innumerevoli eventi realizzati, e a molto altro.

    Ancora reduci dalla trionfale giornata di Rubiera del primo maggio dove, surfando su cieli ricolmi di pioggia, siamo riusciti a portare a casa l’ennesimo successo di interesse, di pubblico e di amicizia cattolica, ci troviamo a fare un nuovo bilancio della nostra azione come blog e come casa editrice. Questi anni ci hanno insegnato che “nihil impossibile volenti” ovvero. tradotto in linguaggio tradizionalisticamente corretto, nulla è impossibile per chi, con una volontà cattolica integrale ben formata, intende portare a termine un ricco progetto di formazione e apologetica come il nostro. Contro un progetto come questo nulla hanno potuto infatti i rovesci della sfortuna, i disegni degli uomini malvagi, i sofismi dei prudenti, i tremolii dei pavidi, le chimere dei ben (mal) pensanti, le innumerevoli (e concretissime) malattie dello spirito che contraddistinguono il nostro ambiente.

    Radio Spada è giunta finalmente alla sua piena maturità e con la maturità incombono le nuove responsabilità e tutti quei cambiamenti di scenario che si rendono necessari, nel continuo snodarsi della vita. Radio Spada si assumerà tutti questi oneri e questi nuovi impegni per continuare ad offrire ad un pubblico variegato ma non per questo meno amato di lettori ed estimatori i propri servigi: questa è la promessa più solenne e al contempo non troppo seriosa che mi permetto di farvi in questa sede. E siccome Radio Spada ha degli amici, e sono tanti e cari, e li guardiamo negli occhi in ogni nostro incontro, persino in ogni nostro scambio epistolare, ha però anche dei nemici. Chi è quindi il nemico? Oltre noi stessi, la carne e il diavolo (e quindi il modernismo che di esso è figlio primo e ultimogenito), vi è una ricca schiera di nemici di Radio Spada.

    Anzitutto ci sono gli eterni malcontenti, i professorini, i perfettini, quelli che in ogni caso l’avrebbero fatta meglio, gli inconcludenti seriali che non avendo realizzato nulla nella vita o avendo al massimo sferruzzato qualche presina tradizionalistica, se la prendono con chi ha messo in campo qualcosa di serio, visibile, concreto, continuativo.

    Ci sono poi gli affetti dal malanno dell’attivismo fine a se stesso, quelli per cui Radio Spada avrebbe dovuto mettere in campo chissà quali iniziative sociali e politiche quando invece la considerazione della nostra pochezza e della crisi della Chiesa cattolica, de facto e fors’anche de jure decapitata dai moti della Rivoluzione conciliare, ci ha sempre spinto a badare più alla formazione spirituale e culturale del cattolicesimo residuo e superstite (da non confondere coi “piccoli resti mancia”) che a sconclusionati avventurismi.

    Ci sono poi i malati di “inattivismo cronico”, per i quali qualunque cosa si faccia fuori dai piccoli strapuntini dei nostri “sagrati” d’emergenza va riguardata come esuberanza laicale, come esagerazione di scapestrati, come manomissione di guastamestieri: sono i cattolici “tradizionalisticamente” anonimi del XXI secolo. Anche di costoro, che hanno forse cosparso di valeriana e camomilla le pagine della Filotea, abbiamo cercato di essere e siamo stati, con paolino inopportunismo, gli sgraditi svegliarini.

    Ci sono da ultimi quelli che nel (temporaneo) naufragio del nostro Titanic cattolico romano hanno scambiato e scambiano le scialuppe per navi: sono i nemici più insidiosi ma al contempo più farseschi, e pretenderebbero che Radio Spada si infeudasse a questa o a quella cordata e scuderia, in nome di un unilateralismo dottrinario che non è certamente adatto ad una crisi ancora irrisolta come quella che stiamo vivendo. Verificata l’irriducibilità di Radio Spada ai loro disegni, alle loro concupiscenze, come donne “tradite” aggrappate ai tendaggi del salotto, lanciano al cielo ampi lai di recriminazione e disprezzo, sgranando occhi pittati e piangenti a favore di telecamera. Radio Spada li osserva prima stupefatta, poi, man mano che la farsa parossisticamente cresce, con benevolo compatimento non disgiunto da una certa ironia, e prosegue per la sua strada.

    Oggi a distanza di anni possiamo dire di aver “sconfitto” i nostri nemici, non solo con la continuità della nostra azione, non solo con la specchiata e solare chiarezza dei nostri intendimenti ma con una signorilità di tratto che credo sia tipica di un gruppo di giovani gentiluomini e gentildonne. Beninteso, come guelfi neri, sparafucile e pirati, saremo sempre pronti a combattere la Buona battaglia (ci cui anche la storia di Radio Spada è ormai parte integrante) con tutti i mezzi necessari di un bellum justum (anche se spesso asimmetrico).

    Auguri, Radio Spada! Sub tuum praesidium confugimus, Sancta Dei Genetrix.

  4. #284
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    Predefinito Re: Radio Spada: un blog tagliente ma puntuale

    Strobosfera n. 23: “riparare per restaurare” e nuove collaborazioni



    di Piergiorgio Seveso

    Riparare per restaurare

    In un mese come questo dedicato al Sacro Cuore e alle riparazioni alle molte offese pubbliche alla sua amorosa e attrita Maestà ci sembra giusto che la vivace Strobosfera lasci per un istante la voce alla grande e seria passione muliebre e cordicola di Cristina Bandini Giustiniani che cent’anni fa circa, mentre infuriava l’inutile strage della Grande guerra, vergava queste righe:

    Alla presenza, o Gesù, della Regina Immacolata e degli Angeli che Vi adorano in questa Ostia Sacrosanta, di fronte al Cielo e anche alla terra ingrata e ribelle, noi Vi riconosciamo, o Gesù, solo Signore e Padrone, unica sorgente di ogni Autorità, di ogni virtù, di ogni giustizia. Ecco perchè in spirito di solenne riparazione vi diciamo:

    Non riconosciamo un ordine sociale senza Dio: la Base dell’ordine sociale siete Voi, O Gesù!

    Non riconosciamo legge di alcun progresso senza Dio: la Legge di ogni progresso siete Voi, O Gesù!

    Non riconosciamo civiltà vera senza Dio: il Principio di civiltà siete Voi, O Gesù!

    Non riconosciamo possibile l’esercizio di una giustizia senza Dio: la Giustizia integrale siete Voi, O Gesù!

    Non riconosciamo diritto che non Venga da Dio: la Sorgente del diritto siete Voi, O Gesù!

    Non riconosciamo libertà senza Dio: la vera libertà viene soltanto da Voi, O Gesù!

    Non riconosciamo fratellanza sincera senza Dio: vera fratellanza è la Vostra, O Gesù!

    Non riconosciamo Verità senza Dio: la sola Verità sostanziale siete Voi, O Gesù!

    Non riconosciamo amore senza Dio: l’amore increato siete Voi, O Gesù!

    I sovrani e i popoli Vi riconoscano presto come unico e vero Re, come Sovrano d’amore. Amen!

    (da “Il Regno Sociale Del Sacro Cuore” di Cristina Bandini Giustiniani (Vita e Pensiero, 1917).

    Il giardino fiorito di Radio Spada e le sue nuove collaborazioni

    Radio Spada da sempre interagisce con gruppi, associazioni, piccoli ceti e appassionate fazioni: lo fa con attenzione, con prudenza, vagliando la praticabilità di ogni rapporto, e da ultimo lo fa con generosità (una specie di “Casta meretrix” in trentaduesimo) quando scopre di avere trovato nuovi amici nelle buone battaglie. Lo fa anzitutto per una ragione genetica: Radio Spada è nata in quel crocevia composito e policromo che è stata l’aula “Robert Brasillach – Alberto da Giussano – Giorgio Pini” presso l’università cattolica del Sacro Cuore in Milano, la famigerata “auletta”, croce di parrucconi malpensanti e cultori stitici della stasi, delizia per tutti gli altri, noi in primis.

    In questo provvido e fecondo vivaio di idee, di ingegni, di ricerche inesauste e intensissime passioni, vivificato dalla Fede cattolica romana e reso dinamico dall’amicizia più disinteressata, si è resa possibile la nascita della nostra casa editrice ma anche di decine di altre iniziative editoriali e “politiche” che, pur seguendo percorsi diversi, hanno tratto linfa dal medesimo tronco. Taluno “quidam de populo” definì con positivismo malevolo, figlio probabilmente di un liberalismo domestico, questo luogo dei sogni e dei desideri, uno “stanza”. Concedo sed nego consequentiam: trattavasi indubbiamente di “stanza” ma come spesso accade nelle dinamiche ecclesiali e storiche attuali, il piccolo, il minimale, il residuale, il periferico diventa grande, massimo, necessario e centrale. Avevamo ed abbiamo il Cielo in quella stanza (pur senza voler parafrasare un noto cantautore genovese), un Cielo che sovrasta e bypassa le nostre ben misere persone e le nostre flebili iniziative, un Cielo che risignifica e nobilita l’intero contesto.

    Se le vestigia di quello che fu un glorioso Ateneo esistono ancora, se le tracce di quello che fu un nobile tentativo (probabilmente non riuscito anche per tare dottrinarie fondative) di creare un Ateneo per i cattolici di lingua italiana ancora sussistono, pur se mute e logore, è per fungere da scenario, da fondale, da proscenio alle attività di quella “stanza”. Il contesto e la pluralità di presenze e di idee in quell’Alcazar di verità e bellezza non ci hanno però mai fatto perdere di vista l’Unum necessarium della nostra azione.

    Allo stesso modo collaborazioni e interazioni di Radio Spada con soggetti distinti e diversi per origine, formazione e finalità non deviano il nostro percorso, semplicemente sono ponderate commistioni e saggi travasi di idee e concetti, finalizzati al potenziamento e miglioramento della nostra e ancora di più dell’altrui azione. Tra le collaborazioni più virtuose e forse, a Dio piacendo, fruttifere di quest’ultimo periodo segnalo con piacere quella con gli amici del Comitato “Liberi in veritate” che interagisce con noi attraverso podcast, conferenze e iniziative territoriali. Spero che nel giardino di fiori aulentissimi di Radio Spada potranno fiorire, accanto a rigogliose ortensie e candidi gigli, queste nuove rose.

  5. #285
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    Predefinito Re: Radio Spada: un blog tagliente ma puntuale

    Strobosfera n. 24: “Fermi tutti, per carità” e i nuovi circoncellioniù



    di Piergiorgio Seveso, già presidente SQE di Radio Spada

    Dopo l’ultimo concistoro bergogliano, con l’ennesima infornata di “porpore” della Rivoluzione (di cui il famoso Víctor Manuel Fernández, detto Tucho è solo una guarnizione di frutta candita su ricca torta a strati), il “tradizionalismo conservatore” nostrano è entrato nella consueta grande agitazione.

    Per la prima volta, dopo anni e anni di torpore al cloroformio (che abbiamo cercato di interrompere inviando giudiziose lettere come la “Lettera ai conservatori perplessi”, ben prima che Amoris Laetitia fosse) anche in questi ovattati ambienti è balenata una parola fino a questo momento accantonata, è apparsa come la Morte rossa nel famoso racconto di Edgar Allan Poe, durante il consueto e rutilante baccagliare di cappe magne, vesti paonazze e turchesi, convegni con cardinali nonagenari. La parola è IRREVERSIBILITA’: il nuovo stadio in cui Bergoglio ha condotto la ormai sessantennale rivoluzione conciliare sta diventando, è diventato (almeno umanamente parlando) IRREVERSIBILE. Potete nascondervi in qualche castello, trovare riparo in qualche cappella ricoperta di stucchi, trovare asilo in qualche chiesuola di montagna o in qualche sagrestia di città, in qualche diocesi periferica di tradizionalismo esistenziale ma la’ fuori (sottolineo LA’ FUORI) si fa strage di anime, si dilania quel che resta del Corpo Mistico.

    Presa consapevolezza della cosa e paventando fughe verso quel tradizionalismo “estremo” (contro il quale per decenni si sono aperte le cateratte e le marcite del sussiego, del disprezzo e del sarcasmo) che invece mostra magis et magis in die di aver avuto più lungimiranza di Siri, Ottaviani, Oddi, Palazzini, Ciappi e Stickler messi insieme, il mondo “tradizionalista conservatore” ha lanciato un nuovo mantra: “Fermi tutti, per carità, non muoviamoci troppo!”. Orbene a nessuno sfugge che questo genere di appelli mostri già da principio una certa debolezza dell’analisi: il nemico è già nella Rocca, l’incendio è ognidove.

    Scrivevo anni fa su Radio Spada in un pezzo: … Penosa poi la sorte di chi sta “fermo”, aspettando aiuto e attendendo conferme che le “gerarchie” sono ormai inabili a dare perché o sparite nel gorgo del maremoto (“il capitano”) o perché, prive di lume sovrannaturale e di coraggio ecclesiale che proviene dalla grazia di stato, non riescono a capire cosa sia la cosa giusta da fare. E’ il destino di chi si attacca ai galloni dorati di una divisa, sia essa di qualche “cardinale” dalle ricche cappe o di qualche “monsignore” dalle mitre gemmate: una sorte illusoria e tragica, perché quei “superiori” non hanno né lume, né autorità per porre in salvo chi loro si affida ma attardano sino a far perdere l’appuntamento con la Storia e condannano ad una progressiva morte di inedia ecclesiale (anche perché pizzi e aurifregi non nutrono, né saziano). Una morte per inedia costellata da continue fughe dalla realtà, in un mondo fatato e incantato dove il virus della rivoluzione conciliare o è confinato in determinati luoghi o “non ci può raggiungere” in virtù di autoreferenziali e vani convincimenti. “Solo chi si “sposta”, chi giocoforza è costretto a spezzare i legami, chi rinunzia alla tranquillità della propria vita, agli agi del “cattolicamente corretto”, solo chi si ribella ad un destino di morte ecclesiale, fatto di sottili ma inesorabili apostasie, ha la certezza di essere “al posto giusto” in questi frangenti tragici per la (rovesciata ma non distrutta) nave di Pietro. E’ una scelta che molti tra noi hanno fatto tanti o pochi anni fa e ha due caratteristiche che la qualificano appieno: è assoluta e irrevocabile. Anche questa scelta, ben lungi dall’essere però conclusiva o pacificante, si rivela, come sempre per l’homo viator ma ancor più oggi, irta di pericoli e difficoltà, socialmente inaccettabile, naturalmente “modesta”, perennemente in battaglia e con gli occhi fissi su quell’abisso oscuro di una crisi ecclesiale che pochi vedono o ancor meno hanno il coraggio di guardare (e non si tratta certamente di un bello spettacolo).

    Piuttosto quindi che stare fermi, l’incoraggiamento è quello di spostarsi nell’integralità del cattolicesimo romano (e quindi senza prostituzioni foziane, antiprimatiste o antinfallibiliste) verso piccole fortezze, si spera, più protette e sicure. Buon viaggio e… non voltatevi indietro.

    I nuovi circoncellioni

    In tempi di grandi confusione, degli ego straparlanti ed enfiati come palloni aerostatici, di plebi telematiche che si muovono come sciami di falene alla ricerca di una nuova insegna luminosa, di una nuova sensazione, di una nuova suggestione di “appartenenza” cattolica, è facile che nel magmatico calderone del “tradizionalismo” si formino dei grumi, delle aggregazioni sconnesse che così come nascono, così altrettanto facilmente si dissolvono.

    Senza attribuire tutti i torti a questa nostra disgraziata epoca, anche nella vita del Medioevo era tutto un pullulare di piccole e grandi eresie ed eterodossie, tra devianza dottrinale e ribellismo sociale, tra allucinazioni di massa ed eversione anticristiana. Allora spesso bastavano dei tratti di corda ben dati, qualche nerbata o alla peggio il buono zelo di qualche nobile locale (come Simon de Montfort che ricordavamo pochi giorni fa su Radio Spada) per riportare tutti alla realtà e all’Ordine sociale. Oggi invece in tempi di atomistica dissoluzione, di liberalismo omicida intronizzato sugli altari della politica, di soggettivismo sfrenato che si culla di identità che non esistono e che, se esistono, sono delitti, i tratti di corda non si possono più dare e quindi la chimerica fantasia corre sfrenata in praterie del Nulla pressochè sconfinate.

    Se la Religione da “oppio dei popoli”, come dicevano i suoi nemici, è diventata meno pericolosamente Hobby dei popoli, è assolutamente e marchianamente evidente che ognuno segua il suo hobby preferito. Tra i fatti di costume (fossimo laici diremmo di sociologia religiosa) più interessanti degli ultimi tempi (di cui ci siamo occupati tante volte su RS) ci sono i nuovi circoncellioni del benevacantismo, oscena parodia del ben più serio (e drammatico) sedevacantismo. Come i loro predecessori dell’epoca di Sant’Agostino ma con la più “innocua” virtualità di mezzi, si aggirano per il web, chiedendo perentoriamente professioni di fede nell’invalidità del conclave del 2013 e nella nullità delle “costrette” dimissioni del gran Sofo bavarese cui gridano, sgranati gli occhi, “Laus Deo”.

    Molti volenterosi apologeti (anche assai lontani dalle nostre posizioni) si sono premurati di “confutare” queste eccentricità. Mancando però il braccio secolare, ad esempio, dei conti di Tolosa, la fatica si rivela quella di un lavoro buono ma rimasto a metà: infatti quando un’”idea meravigliosa” e fascinatrice (per citare un vero maestro come Cesare Ragazzi) prende possesso della mente di taluni, attorno ad essa si costruisce un castello di teorie e congetture che miracolosamente vanno tutte ad incunearsi attorno a questo bozzolo ideologico centrale. Controargomentazioni, dimostrazioni, insomma gli stramaledettissimi fatti con le loro evidenze morali si impigliano come povere vittime sacrificali nel reticolo, nella grande ragnatela ideologica: lo sforzo risulta meritorio, ma chi si ostina a credere che 2 + 2 faccia 7 continuerà a urlarlo, sbattendo la testa contro il muro. Solo un colpo di spada (virtuale, o anche reale, come suggerivo anni fa nella prefazione di “Deporre il Papa?” dell’amico Don Curzio Nitoglia) potrebbe scogliere ANCHE i legacci di questa matassa o, forse più modestamente, potrebbe farlo l’incessante fluire delle mode nella grande risacca “cattolico tradizionalista”.

    Questione di tempo, che – notoriamente – è galantuomo.

  6. #286
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    Predefinito Re: Radio Spada: un blog tagliente ma puntuale

    Quattro chiacchiere su Limbo e Battesimo




  7. #287
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    Predefinito Re: Radio Spada: un blog tagliente ma puntuale

    Nota: pubblico questa mia conferenza tenuta ufficialmente all’Università Cattolica del Sacro Cuore in Milano il 21 luglio 2023 come 744esima conferenza di formazione militante a cura della Comunità Antagonista Padana-Comunità antagonista per festeggiare gli undici anni del nostro blog. La pubblico oggi nella festa di Cristo Re per ricordare i dieci anni, la dacade prodigiosa, della nostra casa editrice, venuta alla luce appunto nella festa di Cristo Re 2013. A voi buon ascolto e grazie di tutto. (Piergiorgio Seveso, Presidente SQE della Fondazione ETS “Pascendi”)

    Testo composto all’Angelus del 29 ottobre 2023


  8. #288
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    Predefinito Re: Radio Spada: un blog tagliente ma puntuale





    Registrazione della diretta Instagram con Piergiorgio Seveso, già presidente dell’Associazione, ora presidente della Fondazione Pascendi ETS e Ilaria Pisa Giacobazzi. Raccontiamo:

    ���� che cosa eravamo e che cosa siamo diventati

    ���� perché siamo qui

    ���� che cos’era e che cos’è la militanza cattolica

    ���� l’integrismo al tempo dei nuovi social

    ���� amici & nemici

    ���� nuove sfide per il futuro

  9. #289
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    Predefinito Re: Radio Spada: un blog tagliente ma puntuale



    Strobosfera n. 25 (dicembre 2023): il sorriso di Radio Spada e i petardi lanciati nelle corali di Piergiorgio Seveso

    “Radio Spada nel 2023 entrerà in una nuova fase della sua vita: come ogni organismo vivente, dobbiamo crescere ed andare avanti. Ogni scommessa è stata vinta, ogni trappola scoperta, le mani, cupide di morte, qui “petebant animam pueri” sono state spezzate. In ultima analisi moltissimo è stato fatto e questo nessuno potrà cancellarlo ed oscurarlo ma altrettanto resta da fare e sono certo, anche in una nuova declinazione, Radio Spada potrà proseguire con rinnovata lena il suo cammino”, così scrivevo un anno fa, durante l’Ottava dell’Immacolata 2022, sul futuro che ci attendeva.

    Res maiores perurgebant e quindi anche questa da me assai amata rubrica ha dovuto tacere per un po’, peraltro contrappuntisticamente surrogata dalle ricche “Notizie Pascendi”, ma ora ritorna, tagliando il rispettabile traguardo argenteo delle venticinque puntate e ritorna dopo un anno vissuto intensamente e “pericolosamente” ma non certo alla maniera degli arrembanti e sconclusionati masnadieri novecenteschi.

    Lungi da me il fare un tronfio e strabordante bilancio di fine anno come tanti politicanti liberali che detengono la nuda materialità del potere nelle nostre terre (cui persino alcuni integristi di fede “adamantina” fanno gli occhi dolci) ma le parole poc’anzi citate si sono pienamente realizzate. Sui “dati 2023” diremo solo qualcosa di generale dopo.

    Radio Spada, dopo un impegnativo percorso burocratico, si è trasformata il 26 maggio 2023 con un solenne atto notarile in una Fondazione (Ets) a vasto spettro cromatico che ha assunto la denominazione gloriosa e impegnativa di “Pascendi”. Questo non ha certamente cambiato di uno iota la natura prettamente culturale e irreversibilmente cattolico romana del nostro impegno: abbiamo continuato a produrre libri con una volontà indomita, con una passione inscalfibile, con un’acribia al limite, giungendo ormai alla fatidica quota di cento titoli.

    Noi non siamo editori seriali o puramente commerciali, quindi non stampiamo quello che (ci) capita, siamo editori cattolici militanti, quindi ogni testo è meditato e soppesato, vagliato e ponderato in ogni suo aspetto e malgrado questo intenso lavoro “sottocoperta” il ritmo delle nostre pubblicazioni non solo è rimasto costante ma ha assunto una certa quale baldanzosa intensità.

    La nostra attività ha spaziato in quest’ultimo anno carezzando le più svariate corde dell’apologetica: dalle battaglie contro l’evoluzionismo ed il darwinismo, che tanti disgusti e amarezze hanno prodotto ai “ventri molli” del nostro ambiente, alla continua attenzione dedicata alla storia della Chiesa più classica e puntuale del cardinale Hergenrother, dalle lotte dell’indipendentismo corso alla luce dell’ortoprassi politica via via, passando dagli strepitosi catechismi di Mons. Gaume, sino ai grandi dibattiti che attraversano il nostro piccolo (e litigioso) mondo con Parole chiare sulla Chiesa. Per non parlare de I due stendardi, libro animato dalla passione revisionistica di Gianluca Pietrosante, e di molto altro. A corona di quest’anno carico di impegni e promesse son giunti CONTRO NATURA e il testo di Don Andrea Mancinella GOLPE NELLA CHIESA. Documenti e cronache sulla sovversione: dalle prime macchinazioni al Papato di transizione, dal Gruppo del Reno fino al presente che è nel suo genere una summula ed un vademecum per il cattolico che voglia cimentarsi nella sempre più difficile e tortuosa battaglia per l’integralità cattolica. A tutto questo si deve aggiungere la ricerca e la diffusione dell’antiquariato librario cattolico che dopo inizi timidi ed episodici è diventata parte qualificante (seppur minoritaria) della nostra azione libraria accanto alla vendita di piccoli e grandi oggetti devozionali e pii, specie quelli prodotti dalle pregevoli mani di Monnicraft, che spesso si rivelano utilissimi nelle vite e nelle case dei singoli.

    Non stiamo a parlarvi delle decine di migliaia di persone che fanno riferimento ai nostri social, degli oltre 11.000 articoli del sito (le cui visite ormai non sappiamo più a quali “totali” ammontino, visti i tanti cambi anche negli strumenti di conteggio: in ogni caso i 13 milioni erano stati festeggiati il 28 settembre 2020), degli eventi organizzati e di tutto il resto. Basta e avanza questo volo d’angelo.

    Oramai, dopo tanti anni, non vi è casa di tradizionalista nelle nostre terre che non sia stata lambita in qualche modo da un prodotto uscito dalle nostre officine, dai nostri magazzini, dalle nostre santabarbare, anzi sono molte le biblioteche domestiche cui attingono grandi e piccoli, dove le Edizioni Radio Spada trovano stabile e PACIFICA dimora. Tutto questo, ben lungi dal farci indulgere a facili abbandoni o a comode mollezze, ci sprona ad andare sempre più avanti, con forza, determinazione aggressiva e indomabile volontà di raggiungere ogni sperduta spelonca del tradizionalismo e dell’integrismo italiano.

    Attorno a noi regnano spesso, ci sembra persino inutile rimarcarlo, due falsi opposti: da una parte un moderatismo, spiacente a Dio e ai suoi nemici, che arranca ogni giorno di più, dilaniato dall’attualità ecclesiale e dalle agognate “restaurazioni” in salsa polacca e bavara che tardano ad arrivare come certi scalcagnati treni di provincia. Dall’altra un parossismo parolaio, eccentrico e funesto, piazzistico e inconcludente che, come una vera lebbra dell’anima, da anni ormai sta divorando le carni di quel che resta del cattolicesimo nelle nostre terre.

    Questa malattia dello spirito, quella pandemia della stupidità, questa dittatura dell’unilaterale, questo reticolo di monadi che non sanno più vedere, più ascoltare, più riflettere, più capire e forse più nemmeno pregare, “preoccupa” ancora di più della rivoluzione trionfante e sempre operativa dei Bergoglio, degli Zuppi o degli Hernandez e delle opposizioni da café chantant dei Mueller, dei Burke e degli Schneider.

    A Dio piacendo, Radio Spada continuerà a infastidirvi benevolmente ancora a lungo, finché servirà alla Chiesa cattolica, a lanciare petardi nelle corali sonnolente dell’integrismo italiano per far steccare gli azzimati cantori, a far balbettare i tremuli di ogni fazione e di ogni risma: lo farà perché anche questo è il suo ruolo, per questo è nata nel 2012. E aggiungo: lo farà (anche) sorridendo.

    Cor Jesu, attritum propter scelera nostra, miserere nobis.

    Regina sine labe originali concepta, ora pro nobis.

  10. #290
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    Predefinito Re: Radio Spada: un blog tagliente ma puntuale

    La Strobosfera n. 17: In morte di Joseph Ratzinger, il “migliore dei loro”. Ovvero: quello che pochi scrivono.



    dì Piergiorgio Seveso

    Non sorprenda il silenzio sostanziale di Radio Spada in questi giorni: abbiamo parlato per dieci anni su questi argomenti e potevamo permetterci di tacere, affidando a Dio l’anima del noto teologo bavarese.
    Se però volgiamo intorno lo sguardo, uno spettacolo inequivocabile aggredisce e atterrisce i nostri occhi. Memoria corta, relativismo di ritorno, volatilità sentimentale, logorrea apocalittica, non essere mai sul pezzo al momento giusto: il “tradizionalismo cattolico medio” di lingua italiana mostra in questi giorni tutti interi i suoi limiti, la sua miccia corta nella triste evenienza ormai prevedibile ed ineludibile della morte di Joseph Ratzinger (Benedetto XVI).

    Una prima premessa è che certamente qualunque parola scritta, men che meno da un privato cattolico non si possa sostituire al Giudizio di Dio che solo “conosce le reni e i cuori” di ognuno ma questo non esclude che si debbano proferire giudizi adeguati e secondo giustizia (non secondo i nostri gusti o simpatie) su personaggi pubblici che tanto hanno inciso sulla vita della Chiesa e sui destini escatologici dei singoli.

    Una seconda premessa è che, malgrado Ratzinger abbia fatto “scoprire” il “cattolicesimo” e la “tradizione” a molti (e di tutti rispettiamo, almeno per affettuosa cortesia, il percorso di “conversione” individuale), verrebbe però da domandarsi a quale cattolicesimo, a quale tradizione abbia chiamato, a quale “straordinaria” Messa, a quale mensa teologica abbia invitato, a quali fonti abbia fatto abbeverare. E se tanti piangono (alcuni sinceramente, altri in maniera nettamente coccodrillesca), bisogna che qualcuno non pianga affatto e tenga ciglia asciutte e occhi aperti sulle attuali contingenze e su “canonizzazioni” e “addottoramenti” forzati e forzosi, sui “santi subito” che ci riportano alla mente il terrificante aprile 2005. E quelli siamo noi, dobbiamo essere noi, dovremmo essere almeno noi di Radio Spada, insieme ad altre poche benemerite eccezioni.

    Anche allora, dopo la morte di Giovanni Paolo II furono in pochi a rimarcare i gravissimi errori dottrinali, di prassi ecclesiologica ed ecumenista, di weltanschauung filosofica e di azione di governo del polacco, in mezzo ad universale e avviluppante oceano di melassa. Il medesimo spettacolo si ripete diciassette anni dopo, implementato dai social media, da una rapidità dello scrivere che raggiunge il parossismo, da un web che diventa la via di mezzo tra un bagno pubblico ove scrivere sconcezze o ridicolaggini col lapis o un circolo di cuori infranti all’americana dove piangersi addosso. A questo si aggiunga l’unicum di un successore, apparentemente diverso ed “estroverso” ma sostanzialmente contiguo, già appoggiato alla Cattedra di San Pietro da quasi dieci anni, che sta per funerare, sotto ogni punto di vista, il predecessore sotto l’abside del Bernini, sfigurata da tanto sfacelo.

    Anni e anni di articoli, conferenze, saggi, convegni per denunziare la “strana teologia” del bavarese, le Assisi rinnovate, gli amori ancillari con Sinagoghe e templi protestantici, la papicida e reale abdicazione, più di cento pagine di approfondimento solo sul nostro sito, debbono forse impallidire di fronte ad uno triste e frettoloso catafalco stile Ikea, imbastito nella basilica Vaticana? Ci deve essere qualcuno a dirlo? Ci deve essere qualcuno a scriverlo o a tutti trema la mano e si intorbida lo sguardo? Qui si gioca la partita tra un tradizionalismo o meglio un integrismo che non cessa di essere bambinesco, disfasico, ciarliero, inconcludente, puramente accademico o distratto e con un inconfessabile complesso di inferiorità verso le “gerarchie moderniste” o uno maturo e sensato che ribadisca senza pressapochismi, velleità narcisistiche o avventurismi inutili (e capite benissimo a che cosa mi riferisca) la crisi abissale e verticale che stiamo vivendo.

    Joseph Ratzinger è stato quasi certamente il migliore dei LORO, un Ecolampadio del neomodernismo, un nuovo Hegel per la filosofia cristiana post “Vaticano II”, uno Swedenborg della spiritualità cristianoide, una figura, pur se umanamente gentile e affabile, sinistramente titanica e culturalmente imponente: ora gli è succeduto e gli succede un neomodernismo più agile, volgare e dozzinale, un neomodernismo per rudi e plebei, per rotocalchi e per parrucchiere delle periferie esistenziali che certamente ha modulazioni diverse, tratte però dal medesimo spartito. E cessata la sbornia esequiale, la Rivoluzione conciliare riprenderà il suo naturale cammino.
    Appunto però è dovere morale ribadirlo: era il migliore dei LORO, non dei nostri. Se la Corte celeste, la persona unanime del Papato Romano, i dottori e i theologi probati del passato prossimo e remoto sono parte integrante della nostra Acies (quella vera, non quella in doppiopetto grigio), spesso (e oggi più che mai) può sembrare che le nostre fila siano caratterizzate da soverchia e regressiva debolezza, endemica rissosità, confuse glossolalie, autocefalie grottesche. Non costringeteci quindi a dire come il maggiore Kruger nell’ultima scena del ponte di Remagen: “Chi è il nemico?”.

 

 
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