Da Repubblica.it
L'articolo 317 del codice penale viene riscritto, per volontà condivisa del centrodestra e del centrosinistra, che si appellano a una bugia: "Ce lo chiedono l'Ocse e l'Europa". La verità, come ha spiegato più volte il direttore del Servizio studi Davide Bonucci, è che "l'Ocse non ha mai chiesto all'Italia di eliminare la concussione". Poco importa. La "riforma" va fatta. Il Pdl lo esige, il Pd lo tollera. Il testo attuale prevede una pena fino a 12 anni per chiunque, abusando della propria posizione di pubblico ufficiale, induce o costringe un altro soggetto a fornire denaro o altri vantaggi per sé o per un terzo. I
l nuovo testo spacchetta questo reato, e lo riconfigura in due reati diversi: la concussione "per costrizione" (per la quale la pena massima resta di 12 anni ma la minima sale da 4 a 6) e la "indebita induzione" (per la quale la pena si riduce da un minimo di 3 a un massimo di 8 anni).
L'impatto di questa modifica è devastante. Riduce ulteriormente i tempi della prescrizione, già pesantemente abbattuti dalle leggi ad personam (come la ex Cirielli) imposte al Parlamento da Berlusconi per fuggire dai suoi processi. Questa sì, una prassi per la quale l'Europa ci ha più volte accusato. Di Pietro, con una forzatura storica, parla di "un colpo di spugna" simile a quello tentato dal Cavaliere nel '94. L'ex pm esage
ra. Ma l'effetto di questa riforma, sui procedimenti in corso, rischia comunque di essere pesantissimo. Sul "padre di tutti i processi", innanzitutto: il Ruby-gate, che a Milano vede coinvolto proprio Berlusconi. Reato di prostituzione minorile. E reato di concussione per induzione, per la famosa telefonata alla Questura, in cui l'allora premier chiese il rilascio della ragazza perché "nipote di Mubarak". Con la riforma che potrebbe passare entro l'estate, questo processo rischierebbe di saltare: lo paventano gli stessi Pm di Milano.
Ma c'è un altro processo che, con questa legge, finirebbe al macero: quello che riguarda Filippo Penati, accusato di concussione per le aree ex Falck. Con la riformulazione del reato, anche l'ex coordinatore della segreteria di Bersani sarebbe salvo: l'ha detto ieri al "Sole 24 Ore" il pm di Monza, subito dopo aver emesso il provvedimento di chiusura indagini nei confronti dell'ex presidente della provincia di Milano. Se arriva la riforma, il reato addebitato a Penati risulterà estinto a fine 2012: "E io chiudo la baracca", è la conclusione di Walter Mapelli. Ma questo allarme non fa notizia. Nessuno si scandalizza. Nessuno, in Parlamento, si interroga sugli effetti pratici di questa riscrittura del codice. Alla vigilia della probabile fiducia che il governo porrà la settimana prossima, Pdl e Pd litigano su tutto, ma concordano sul via libera al testo votato in Commissione (quello che elimina, appunto, l'attuale concussione per induzione).
Due indizi non fanno una prova. Ma ce n'è abbastanza per chiedersi se questa riforma, per com'è formulata, sia davvero giusta e opportuna. Solo in quest'ultima legislatura, i parlamentari indagati e/o condannati per corruzione, concussione, truffa e abusi d'ufficio sono stati 90, di cui 59 del Pdl, 13 del Pd e 8 dell'Udc. Nello stesso periodo, gli amministratori locali coinvolti in inchieste giudiziarie per gli stessi reati sono stati circa 400, di cui 110 del Pd e quasi il triplo del Pdl. La nuova norma impatta su tutti i processi in corso per concussione, che sono quasi un terzo dei 90 nei quali sono coinvolti politici nazionali e più della metà degli oltre 400 in cui sono imputati i politici locali. Se questa è la realtà dei fatti, si giustifica una riserva mentale: evidentemente forse questa riforma conviene a molti.
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