Evito considerazioni di tipo realistico dato che sarà già la realtà stessa a pensarci, facendoci dono di un futuro in ogni caso mediocre.
L'idea che preferisco è essenzialmente il tentato modello nazista che andava prendendo forma fra i gerarchi durante la guerra: impero europeo (da lisbona a vladivostok, rappresentante simbolicamente il Nord, laddove l'Est diventerebbe l'asia sino-nipponica) con forma di ordenstaat, cioè stato retto da un Ordine (temporale e spirituale in uno) con a capo un fuhrer, o meno plebeamente un imperatore. Esercito europeo (allora, le Waffen SS), governo centrale in diretta relazione coi mille gau (comuni) retti dai gauleiter. Nuovo messaggio identitario sul genere "fratellanza di sangue europea". Fine dei litigiosi, "storici" e mediocri staterelli-nazione e mantenimento delle nazioni senza gli stati, ovvero come identità, o perlomeno nessuno impedirà di continuare a fare tutte le festarelle, cantare tutte le canzoncine e sbandierare tutti i gonfaloni che si vogliono, quindi niente di principio contro le identità, anzi, salvo il basarle principalmente su questioni etno-culturali delle varie comunità (in altre parole: ogni zona sarà quel che si sente di essere, che questo rispetti o meno i dettami degli stati-nazione centralisti esistiti fino ad allora). La fine degli stati-nazione e l'impero europeo unificato retto da un ordine di fratellanza europea che travalichi il paesello di nascita si rende indispensabile, se si vuol fare dell'Europa un vero grande spazio, una vera potenza ed una vera identità forte e giovane, anziché la solita macedonia di governicchi elvetico-federali presieduti da coldiretti e orologiai che cantano lo yodel. I particolarismi vanno bene per le esigenze identitarie del volk, non per qualcosa di guidato dalla priorità assoluta della necessità, come lo è lo Stato. L'assenza di corpi intermedi fissi (stati interni, regioni e via dicendo) è essenziale per il non ricrearsi di oligarchie e degli eterni boiardi che con la loro corruzione ed i loro micro-interessi di bottega tengono incatenate le mani dello Zar Ivan (che finirà giustamente per farli fuori). Tutto sta nel riuscire a rendersi conto che le identità non c'entrano niente col potere politico. Amministrativamente, proprio il bilanciamento fra centro (struttura decisionale imperiale, che controlla ogni forza militare ed i settori produttivi strategici, quelli cioè 'in grande') e i piccoli centri periferici, i comuni più vicini che mai alle persone, farà sì che questi ultimi abbiano un'autonomia molto larga (molto più di quella odierna) riguardo tutto ciò che non concerne gli interessi primari sui quali decide lo Stato (cioè l'Impero).
Riguardo al diritto di circolazione, immagino in generale sia una buona idea ridurlo più che si può dal punto di vista generico (parliamo ovviamente di circolazione e migrazione intra-europea, non ne esiste altra), facendo poi tutta una serie di eccezioni specifiche laddove volta-volta siano necessarie (o laddove l'impero decida, per una qualsiasi ragione che ritiene valida, di alterare la composizione etnica di date zone procedendo alle relative modifiche: lebensborn, traslochi con incentivi, quel che si vuole).