[…] se i fenomeni sociali non manifestassero altro ordine all’infuori di quello conferito loro da una intenzionalità cosciente, non ci sarebbe posto per nessuna ricerca teorica della società e tutto si ridurrebbe, esclusivamente, come spesso si sente dire, a problemi di psicologia. È solo nella misura in cui un certo tipo di ordine emerge come risultato dell’azione dei singoli, ma senza essere stato da alcuni di essi coscientemente perseguito, che si pone il problema di una loro spiegazione teorica (F. A. Hayek, L’abuso della ragione, Vallecchi, Firenze 1967, cit., p. 43).
In questo passo l'economista austro-britannico delinea una prima definizione del concetto di organizzazione in opposizione a quello di ordine spontaneo. Con il primo termine si intende una realtà sociale diretta verso un fine specifico a cui i suoi membri si devono adeguare. La seconda, invece, è retta da norme generali astratte e non ha nessuna tensione verso un determinato scopo comune.
Su quali basi vengono separati tali concetti ? In un ordine spontaneo, il darsi della la verità all’interno della sfera sociale, è conseguente al ritrarsi del potere politico. Secondo tale concezione il rapporto tra verità e politica è simile ad una bilancia, si deve “alleggerire il piatto politico” se si vuole permettere la piena manifestazione della verità. Il compito della politica viene quindi limitato ad una funzione negativa, il suo ruolo è quello di eliminare i vincoli che frenano la libera iniziativa individuale e difendere tale stato di cose nell’eventualità in cui venisse minacciato da forze esterne.
Per quale motivi il potere politico non può avere compiti positivi ? Perché non deve avere la possibilità di indirizzare l’agire degli individui in vista di uno scopo prefissato ? Perché ciò sarebbe un porsi contro la verità. Qui si coglie l’essenza della distinzione tra ordine spontaneo e organizzazione. Se esiste un ordine spontaneo, non creato da nessuna volontà particolare, ma prodotto dal libero interagire degli individui, qualsiasi atto di programmazione da parte del potere politico andrebbe ad infrangere l’armonia di questo ordine endogeno. Qualsiasi atto positivo del potere politico sarebbe un atto contro la verità, in quanto, se seguiamo tale concezione, l’accesso alla verità è consentito solo ed esclusivamente grazie all’appartenenza ad un ordine spontaneo. La verità è sostenuta e permessa dalla libertà individuale. La verità non si da mai tramite una volontà soggettiva, essa è il frutto spontaneo dell’interazione tra l'agire reciproco di molteplici soggetti.
Qual è l’elemento costitutivo di tale ordine ? La sfera di libertà di ogni individuo. Se permettiamo ad ogni individuo di autodeterminarsi da sé, l’ordine prodotto dal libero interagire degli individui, darà vita al miglior ordine sociale possibile. L’esistenza di queste sfere di libertà è anche il criterio di demarcazione tra i concetti di ordine spontaneo e organizzazione. Nel primo l’agire di ogni individuo è determinato dalla propria volontà, nel secondo l’agire è vincolato dall’indirizzo posto da una volontà esterna.
Su quali basi distinguiamo l’agire libero dall’agire vincolato ?
Qual è il criterio preciso che ci permette di separare i due concetti ?
Quando finisce il vincolo ed inizia la libertà ?