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    Predefinito Sel-Idv : "Alternativa per cambiare l'Italia" - conferenza stampa venerdi

    Idv-Sel: Di Pietro-Vendola, 'alternativa per cambiare l'Italia'



    Roma, 26 giu. (Adnkronos) - "'Costruire l'alternativa per cambiare l'Italia'. E' il titolo della conferenza stampa che si terra' venerdi' 29 giugno 2012 a Roma alle ore 17 nella Sala Stampa di Montecitorio. Conferenza stampa che vedra' la partecipazione di Antonio Di Pietro e di Nichi Vendola, e di altri esponenti politici ed istituzionali". Ne danno notizia, con due comunicati, l'ufficio stampa di Sel e quello dell'Idv.

    Idv-Sel: Di Pietro-Vendola, 'alternativa per cambiare l'Italia' - Adnkronos Politica
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    Predefinito Re: Sel-Idv : "Alternativa per cambiare l'Italia" - conferenza stampa venerdi

    Il tempo del surplace è finito
    di ALFONSO GIANNI (SEL)



    Mettendo insieme le ultime, recenti, interviste di Casini e di Franceschini si ha uno snaturamento completo del centrosinistra, un suo seppellimento di fatto. La preponderanza delle tesi moderate, ovvero quelle del tutto in linea e continuiste rispetto alla politica e alle scelte concrete attuate dal governo Monti, è evidente. La replica ora spetta alla sinistra.

    Si possono ovviamente avere diverse opinioni nel merito delle cose dette da Pierferdinando Casini nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera lo scorso lunedì, ma si deve convenire che il leader di antica scuola democristiana ha parlato chiaro. L’impressione non è certo quella di un’intervista occasionale, ma di un atto politico meditato e preparato. La sua scelta è netta. L’alleanza dei progressisti con i moderati costituisce la sua riposta tanto ai tentativi di riorganizzazione della destra, con l’immancabile ritorno sulla scena di Silvio Berlusconi, quanto al flop elettorale del Terzo Polo verificatosi nelle recenti elezioni amministrative. Nello stesso tempo essa rappresenta un tentativo di stanare l’attuale leadership del Pd da ogni tipo di atteggiamento reticente e attendista. Infine, e non è cosa da poco, Casini si rivolge al mondo cattolico e più in particolare a quella parte particolarmente attiva che si è manifestata nei convegni di Todi. Esclude esplicitamente la necessità della costruzione di un nuovo partito cattolico, ma nello stesso tempo evita di considerare sufficiente la presenza dei cattolici là dove essi sono già posizionati. Avanza quindi, e qui toni e contenuti dell’intervista si fanno di necessità più sfumati, l’idea del cosiddetto Partito della Nazione, ovvero di una nuova offerta politica fatta “di cattolici e laici, politici e professori, di nuovi e vecchi”. La stoccata ai vari Matteo Rienzi è evidente e resa palese in altra parte della intervista.
    I tempi della “uscita” di Casini vanno ovviamente messi in relazione all’involuzione della situazione politica e alla perdita di appetibilità del governo in carica. Tanto più che appare improbabile giungere in tempi utili a una riforma elettorale che porti a qualche modifica sostanziale all’impianto del Porcellum. Quindi, quando si voterà, le regole del gioco saranno quelle, a cominciare dall’obbligo di fatto alle coalizioni, al massimo con qualche ritocco irrinunciabile per non scatenare ulteriormente il già crescente assenteismo del corpo elettorale, come l’introduzione di una preferenza, come esplicitamente dice lo stesso Casini. Se poi, circostanza da non escludere, tutto dovesse precipitare di fronte a una perdita di credibilità del governo Monti, a seguito di una conclusione del tutto negativa rispetto alle pallide richieste italiane del vertice europeo di Bruxelles del prossimo 28-29 giugno, e quindi si dovesse giungere ad elezioni anticipate autunnali, il margine temporale e soprattutto politico di qualsiasi tipo di modifica elettorale si chiuderebbe del tutto.
    Le reazioni di parte Pd alla sortita di Casini sono state favorevoli, pur non riuscendo a nascondere un certo qual spiazzamento. Il giorno dopo un’intervista di Franceschini ha sintetizzato questo stato d’animo, giocando altresì la carta di un’inclusione di Sel in una alleanza che da quest’ultima raggiungerebbe l’Udc, e mettendo in forte dubbio la congruità della presenza dell’Idv in uno schieramento sì fatto. Il centrosinistra si aprirebbe a destra accentuando in senso moderato immagine e contenuti, oltre che derubricare la questione delle primarie che Casini non vuole.

    La replica ora spetta alla sinistra. Mettendo insieme l’intervista di Casini e quella di Franceschini si ha uno snaturamento completo del centrosinistra, un suo seppellimento di fatto. La preponderanza delle tesi moderate, ovvero quelle del tutto in linea e continuiste rispetto alla politica e alle scelte concrete attuate dal governo Monti, è evidente.
    D’altro canto lungo questa settimana sarà ulteriormente sancita e santificata dai voti di fiducia alla controriforma del mercato del lavoro che dovrebbe costituire il viatico con il quale Monti dovrebbe presentarsi al vertice europeo, ma che non gli varranno sconti all’intransigenza rigorista capitanata dalla Merkel. Allo stesso tempo una simile impalcatura di relazioni politiche e visioni programmatiche, costituisce un’ulteriore garanzia per le elite politico-finanziarie europee di una piena acquiescenza del parlamento italiano quando si tratterà di ratificare il famigerato fiscal compact.

    Il tempo del surplace è finito. La sinistra che c’è deve battere un colpo. A Sel, quale principale forza tutt’ora in campo, spetta in primo luogo l’onere di avanzare una proposta a tutta la sinistra diffusa, quella che si riconosce in altre forme partitiche o che si organizza sul territorio. Al punto cui sono arrivate le cose, questo è il compito principale, prioritario rispetto alla stessa relazione con il Pd. L’obiettivo non può essere la vittoria elettorale a qualunque prezzo, ivi compreso l’assorbimento nel modo di pensare e di agire di chi si vorrebbe sconfiggere.
    L’obiettivo di una sinistra moderna è come condurre il nostro paese e l’Europa fuori dalla più grave crisi della storia del capitalismo occidentale (così è per il nostro vecchio continente) senza un massacro sociale, una decurtazione dei diritti, un ulteriore prosciugamento della democrazia. La collocazione al governo o all’opposizione è ovviamente importante, ma non dirimente a questo riguardo e quindi nessuna delle due può essere assunta di per sé come una discriminante.
    Seppure in condizioni assai diverse, con contenuti e modalità differenti – ma non opposti – nonché con esiti finali di quadro politico fra loro distanti, la recente esperienza della sinistra francese e di quella greca dimostrano che si può mantenere una coerenza di comportamenti e di programmi, fuggendo ogni sclerosi identitaria, e nello stesso tempo ottenere larghe affermazioni. Anzi di più, si può creare un nuovo senso nella società e non solo ricercare consensi. La ostinata ricerca rabdomantica di un mitico, quanto inesistente, centro sociale e politico non ha pagato in quei due paesi e non lo farà nel nostro, a meno che non si pensi di vincere le elezioni agitando lo spauracchio del grillismo o puntando cinicamente sull’incremento delle astensioni, come è avvenuto nelle ultime elezioni amministrative.

    Sarebbe il colmo del ridicolo se al posto dei volti dei rappresentanti del mondo finanziario e delle multinazionali che puntano allo scontro diretto con i lavoratori e il sindacato sul modello di Marchionne, dei teorici e dei politici del neoliberismo e del rigore, che hanno condotto il mondo in questa spaventosa crisi, l’immagine del nostro avversario prendesse le sembianze del comico genovese.

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  3. #3
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    Predefinito Re: Sel-Idv : "Alternativa per cambiare l'Italia" - conferenza stampa venerdi

    Irresponsabili
    mercoledì 27 giugno 2012 | Francesco Ferrara | 13 commenti



    Con la maratona dei voti di fiducia sul mercato del lavoro si avvia a conclusione la missione di Mario Monti. Ci saranno altre leggi e altri tagli. La spending review si tradurrà in concrete mazzate sulla sanità e in vaghissime promesse sulle pensioni d’oro. Ma il grosso è fatto e il bilancio è già definitivo.

    Questo governo, pur sostenuto da una maggioranza schiacciante, è stato intransigente, ma solo con i deboli e preferibilmente con i debolissmi. Chiunque potesse far valere un po’ di forza e qualche possibilità di ricatto è stato lasciato in pace. Il conto del rigore lo hanno pagato i lavoratori, i precari e i pensionati. Gli esodati non sono un brutto incidente che sfregia l’opera del governo: sono la cifra di quell’opera, la chiave che ne svela l’intera logica.
    I risultati non sono brillanti. Sono catastrofici. L’obiettivo conclamato dei professori era rilanciare lo sviluppo e quindi l’occupazione. Hanno raggiunto effetti opposti: crollo dei consumi senza precedenti, recessione, aumento della disoccupazione a balzi da gigante rilevazione dopo rilevazione.

    Il solo passo che il governo dice di aver fatto per rilanciare la crescita è allo stesso tempo il più odioso e il più inutile. La cancellazione dell’art. 18 avrà effetti profondissimi sulla condizione dei lavoratori, che perdono un diritto fondamentale. Non ne avrà nessuno, invece, sulla ripresa economica. La possibilità di licenziare senza giusta causa, infatti, non attrarrà in Italia nemmeno un centesimo di investimento dall’estero. Non produrrà neppure un solo nuovo posto di lavoro.

    Quando a guidare la corsa verso il disastro c’era Silvio Berlusconi si poteva ancora pensare che la direzione di marcia fosse giusta e il problema fosse un nocchiero ebbro al timone. Ma stavolta, per quanti errori possano aver commesso, non è alla mano malferma del capitano o della ciurma che si deve addebitare l’ennesimo naufragio. Sbagliate sono le mappe, le carte nautiche, la rotta.

    Non basterà né servirà sostituire i musicisti se lo spartito resta quello suonato da questo governo, accentuando i toni tecnocratici, e da quello precedente, che modulava invece maggiormente quelli populisti.

    La musica, se non proprio identica, è molto simile ed è ciò che deve cambiare. Questo significa oggi alternativa.

    In questa aspra condizione, prefigurare alleanze con questo o con quello in nome di un’ingegneria politica nefanda e defunta vuol dire aver smarrito il senso di realtà. Mai come in questo frangente il “con chi” significa poco e il “per che cosa” è tutto.

    Per questo prefigurare un’alleanza con il partito che più di ogni altro ha aderito senza alcun distinguo alle politiche di Monti, l’Udc, comporta automaticamente una strettissima continuità con quelle politiche. Il che è l’opposto diametrale di un’alternativa per l’Italia e per l’Europa.

    Per Sinistra Ecologia Libertà diventa quindi fondamentale la perimetrazione del campo del centrosinistra, con l’indicazione precisa di un minimo comun denominatore quanto al che fare. Data per scontata l’esistenza di differenze anche rilevanti all’interno di questo perimetro comune e chiaramente indicato, saranno poi le primarie a dire quale accentuazione il nostro popolo vuole imprimere, recuperando quella parola e quel potere decisionale che gli è stato progressivamente sottratto nell’ultimo ventennio.

    Chi oggi non capisce questa realtà e scommette ancora sulle strategie di corridoio, sulle formule algide e astratte, su una politica ridotta a somma aritmetica non condanna solo se stesso all’irrilevanza politica. Reca anche un danno immenso alla sinistra e al Paese. E’, nel senso letterale del termine, irresponsabile.

    Francesco Ferrara (responsabile organizzazione SEL)

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  4. #4
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    Predefinito Re: Sel-Idv : "Alternativa per cambiare l'Italia" - conferenza stampa venerdi

    Vendola: «Pd-Udc? Una resa. Così non ci sto»
    giovedì 28 giugno 2012 | Daniela Preziosi | 6 commenti



    Presidente Nichi Vendola, Bersani e Casini si trovano d’accordo su un patto fra «le forze progressiste e quelle democratico-costituzionali». Il suo partito, Sel, è interessato?

    È sempre più difficile trovare il bandolo della matassa di una politica vissuta come pura alchimia, indifferente ai problemi, ai dolori, alle speranze della società. Se qualcuno pensa che Sel sia aggregabile a un polo neomoderato fondato sull’alleanza strategica fra Pd e Udc, spiace deludere, si sbaglia. Non siamo gregari di un’ipotesi che non metta in campo una proposta forte e chiara di alternativa al ’paradigma Monti’.

    Voi sarete comunque contro Monti?

    La mia prospettiva è «contro Monti». Quella di Bersani è «oltre Monti». Quella di Casini è «Monti dopo Monti». Ed è importante: questo paradigma ha a che fare con l’analisi della crisi e con l’idea di ricostruzione del profilo economico-sociale di un continente devastato dal mucchio selvaggio dei finanzieri, degli speculatori e dei tecnocrati di scuola liberista. Ma com’è possibile immaginare, nel cuore di una crisi così drammatica, un discorso così politicistico? In questi anni mi sono battuto perché il centrosinistra vivesse e fosse il campo di una ricerca larga, di un’interconnessione fra politica e società, fra partiti – la foto di Vasto – e movimenti critici che molto più dei partiti hanno smascherato le malefatte del berlusconismo. Senza steccati o veti. Si può immaginare l’allargamento ai moderati. Ma così si consegna loro la cifra culturale di una coalizione. Che rischia di essere solo uno stimolo all’antipolitica.

    Però Casini e Bersani a lei fanno molti complimenti. Criticano invece Di Pietro. Sarebbe accettabile per voi un’alleanza senza Idv?

    Ci sono cose per me incomprensibili. Si comincia a parlare di primarie. C’è un leader, come il sindaco di Firenze, che è una variabile estremista del liberismo. E un altro, come Bersani, che è un amabile socialdemocratico. Ma queste non sono primarie, è il congresso del Pd. E io non sono interessato a partecipare: se Renzi rende maggioritaria l’anima liberista del Pd, ne traggo le conseguenze.

    Quali conseguenze?

    Io sono antagonista ai liberisti ovunque collocati. Per lo meno nella stessa modalità delle forze del socialismo europeo. Quindi torniamo alle primarie: intese come sommovimento democratico, e non somma dei partiti, presuppongono l’esistenza di una coalizione, di una carta di valori. Ci possono essere delle varianti, ma in un contesto comune. Invece la coalizione non c’è. Vinciamo le amministrative insieme, ma il centrosinistra viene degradato al rango di una coalizione territoriale. Ed io mi vedo cooptato, fra il dileggio e il reclutamento, in un progetto in cui non si parla di come uscire dalla palude della destra. E dalle secche di un governo fallimentare: ci troviamo alcuni ministri fondamentali che sono gaffeur impagabili. Passera è il ministro della paralisi industriale, Fornero assomiglia al ministro dei temporali di Antonio Albanese. Lo dico agli innamorati dell’efficientismo: sono tra i peggiori ministri mai avuti, incapaci di affrontare anche uno solo dei dossier sul tavolo. Quindi vorrei fare una domanda a Bersani.

    Prego.

    Qual è la base programmatica e ideale dell’incontro con Casini? L’Italia ha un arretrato sui diritti civili e sta arretrando sui diritti sociali. Il minimo che si può chiedere all’agenda del più pallido ed edulcorato centrosinistra è un avanzamento su questi due terreni. Se no perché mettere la parola sinistra?

    Domani lei ha convocato una conferenza con Di Pietro. Cosa annuncerete?

    Molti ci chiedono un’iniziativa. Sono affezionatissimo alla prospettiva del centrosinistra per governare il paese. Posso lavorare per costruire una piattaforma di compromesso. Ma il rischio oggi è l’ennesima resa della sinistra al centro.

    Di Pietro però provoca. Ha dato un ennesimo ultimatum a Bersani: o va alla festa dell’Idv a settembre e si scatta una nuova ’foto di Vasto’, o è rottura.

    Le intemperanze di Di Pietro sono figlie di questo vuoto: non c’è un luogo, un gruppo di lavoro, un telaio per costruire una tela comune. Poi, certo, la sensazione di essere un inquilino indesiderato produce atteggiamenti conseguenti. Ma dico: tutti mettono i voti al discolo Di Pietro: invece il caravanserraglio dei moralisti, degli omofobi, dei neoconfessionali, dei neocatecumenali, dei liberisti a oltranza, gode sempre di indulgenza plenaria? Vogliamo parlare delle intemperanze della ministra Fornero? Quelle di Di Pietro turbano il palcoscenico della vita pubblica, quelle della ministra turbano la vita di milioni di famiglie. Perché per me dev’essere normale allearmi con Buttiglione? Ripeto: sono pronto a lavorare a un compromesso, ma non a una resa. Pd e Udc non sono un centrosinistra allargato, sono un ibrido neomoderato. L’Udc ha un riferimento europeo certo in Angela Merkel.

    Quale linea seguirebbero Pd e Udc in Europa? Il montismo?

    Il montismo è un tentativo flebile di correzione della linea demenziale di Merkel. La ricerca fra la linea che porta alla deflagrazione dell’Europa e la lenta rianimazione è destinata al fallimento. La crisi propone un’alternativa. Come sinistra dobbiamo alzare la bandiera degli Stati uniti d’Europa.

    Prima di dire sì a Casini, Bersani aveva confermato le primarie. Ma in una data lontana e indefinita.

    Sembra che il Pd si ostini a non capire quanto profonda e radicale sia la richiesta di cambiamento. Basta vedere quello che è successo nelle città. O nei referendum: dai 27 milioni di sì all’acqua come bene pubblico alle norme montiane il passaggio è contradditorio. Fin qui il centrosinistra ha vinto suo malgrado.

    Oggi lei sarà a Bruxelles al forum su «un’altra strada» per l’Europa. Di fronte a quest’assemblea potrà prendere l’impegno di portare quest’altra strada in un eventuale governo con il Pd?

    I partiti non sono mummie. Tante delle culture del popolo democratico sono decisive per costruire il cambiamento. Leggendo l’Unità a me capita di provare una strana e beffarda sintonia. Mi chiedo: con alcuni lettori ’autorevoli’ di quel giornale c’è la stessa sintonia? Così quando leggo il quotidiano della sublime schizofrenia del centrosinistra (Repubblica, ndr): di spalla trovo le bellissime analisi degli intellettuali più robusti del mondo. In apertura invece ci sono gli editoriali politici del pensiero unico, persino ingiuriosi nei confronti di chi ha idee diverse.

    E se l’apertura di Casini a Bersani fosse solo una tattica per alzare il prezzo di un’alleanza con il Pdl?

    Non sono un dietrologo. Mi interessa capire qual è la loro idea per uscire dalla crisi. Vorrei discuterne fuori dalle dinamiche di palazzo, non come antichi e post-moderni alchimisti.

    Di Pietro è tentato da un quarto polo. La sua Sel?

    Sono certo che Di Pietro lavora per il centrosinistra. Poi se qualcuno ne prevede l’estinzione, bisogna consentire a chi viene escluso di essere riottoso. Succede anche me: qualche volta mi si vuole alleato ma suicida. Fin troppe volte è stato chiesto alla sinistra di suicidarsi per vincere. Credo che questa volta la sinistra voglia vincere da viva.

    Da sinistra c’è chi le chiede di fondare la Syriza italiana. Ci stareste?

    In Italia non esiste né Syriza né il partito socialista francese. Rischia invece di esistere la coalizione fra Pasok e Nuova democrazia. Sarebbe una prospettiva catastrofica per il paese.

    Daniela Preziosi

    fonte: Il Manifesto

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  5. #5
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    Predefinito Re: Sel-Idv : "Alternativa per cambiare l'Italia" - conferenza stampa venerdi

    Vendola chiude la porta a Casini: "Non siamo aggregabili al moderatismo"

    "Se qualcuno pensa che Sel sia aggregabile a un polo neomoderato fondato sull'alleanza strategica fra Pd e Udc, spiace deludere, si sbaglia. Non siamo gregari di un'ipotesi che non metta in campo una proposta forte e chiara di alternativa al 'paradigma Monti'". Lo afferma Nichi Vendola, in un'intervista al Manifesto. "Io sono antagonista ai liberisti ovunque collocati - prosegue il leader Sel - per lo meno nella stessa modalita' delle forze del socialismo europeo. Quindi torniamo alle primarie: intese come sommovimento democratico, e non somma dei partiti, presuppongono l'esistenza di una coalizione, di una carta di valori. Ci possono essere delle varianti, ma in un contesto comune. Invece la coalizione non c'e'". "Vinciamo le amministrative insieme, ma il centrosinistra viene degradato al rango di una coalizione territoriale", lamenta Vendola che aggiunge: "Io mi vedo cooptato, fra il dileggio e il reclutamento, in un progetto in cui non si parla di come uscire dalla palude della destra. E dalle secche di un governo fallimentare: ci troviamo alcuni ministri fondamentali che sono gaffeur impagabili".

    Cosi' "Passera e' il ministro della paralisi industriale, Fornero assomiglia al ministro dei temporali di Antonio Albanese. Lo dico agli innamorati dell'efficientismo: sono tra i peggiori ministri mai avuti, incapaci di affrontare anche uno solo dei dossier sul tavolo. Quindi vorrei fare una domanda a Bersani. Qual e' la base programmatica e ideale dell'incontro con Casini? L'Italia ha un arretrato sui diritti civili e sta arretrando sui diritti sociali. Il minimo che si puo' chiedere all'agenda del piu' pallido ed edulcorato centrosinistra e' un avanzamento su questi due terreni. Se no - conclude Vendola - perche' mettere la parola sinistra?".

    Vendola chiude la porta a Casini: "Non siamo aggregabili al moderatismo" - Affaritaliani.it
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    Predefinito Re: Sel-Idv : "Alternativa per cambiare l'Italia" - conferenza stampa venerdi



    :hihi:
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    Predefinito Re: Sel-Idv : "Alternativa per cambiare l'Italia" - conferenza stampa venerdi

    grazie per avermi fatto scoprire questo gruppo fb!

    P.s. glielo dici tu che il loro progetto si è concluso con l'ultimo congresso Ds? Comunque in fin dei conti ci sta, tanta gente vorrebbe un Pd liberal-moderato, perchè loro non dovrebbero volerne uno socialdemocratico...la speranza è che prima o poi qualcuno si stacchi dal passato e abbracci il presente.
    Ultima modifica di Gdem88; 28-06-12 alle 14:28
    «Riformista è uno che sa che a sbattere la testa contro il muro si rompe la testa, non il muro! Riformista...è uno che vuole cambiare il mondo per mezzo del buonsenso, senza tagliare teste a nessuno» [Baaria]

  8. #8
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    Predefinito Re: Sel-Idv : "Alternativa per cambiare l'Italia" - conferenza stampa venerdi

    Citazione Originariamente Scritto da Gdem88 Visualizza Messaggio
    grazie per avermi fatto scoprire questo gruppo fb!

    P.s. glielo dici tu che il loro progetto si è concluso con l'ultimo congresso Ds? Comunque in fin dei conti ci sta, tanta gente vorrebbe un Pd liberal-moderato, perchè loro non dovrebbero volerne uno socialdemocratico...la speranza è che prima o poi qualcuno si stacchi dal passato e abbracci il presente.
    c'è anche la petizione online e alcuni dirigenti territoriali si sono iscritti al gruppo

    comunque nei giorni delle elezioni greche mettevano le foto di Tsipras
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    Predefinito Re: Sel-Idv : "Alternativa per cambiare l'Italia" - conferenza stampa venerdi

    Vabbè, se dopo aver accettato la nascita del Pd dicono di volere un partito socialdemocratico è ovvio che abbiano le idee un po' confuse.
    «Riformista è uno che sa che a sbattere la testa contro il muro si rompe la testa, non il muro! Riformista...è uno che vuole cambiare il mondo per mezzo del buonsenso, senza tagliare teste a nessuno» [Baaria]

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    Predefinito Vendola: Niente alleanza senza Di Pietro; Non mi candido alle primarie

    Due notizie.. direi...

    Avrei preferito l'esatto contrario personalmente

    Vendola a Bersani: "No alleanze senza Idv" E spiega che non parteciperà alle primarie - Repubblica.it
    Il coro del Bunga Bunga:
    Silvio: ♪fa ♪re ♪sol ♪do ♪fa ♪re ♪sol ♪do
    I ministri: ♪mi ♪fa ♪fa ♪re ♪sol ♪do ♪mi ♪fa ♪fa ♪re ♪sol ♪do
    Le ministre: ♪si ♪la ♪do ♪si ♪la ♪do ♪si ♪la ♪do
    Il giudice: ♪si ♪fa ♪la minore ♪si ♪fa ♪la minore

 

 
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    Di Outis nel forum Comunismo e Comunità
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