Il lavoro non è un diritto

[LIBERAMENTE]

Articolo del sottoscritto per Libertiamo.it

Per il Ministro Fornero il lavoro non è un diritto, la Rete non parla d’altro. Migliaia di italiani hanno sentito il dovere di difendere la sacralità della carta costituzionale dall’attacco della terribile Elsa Maria, chiedendole di dimettersi prontamente dalla guida del Dicastero del Lavoro e delle Politiche sociali. Alla Fornero, che pure ha commesso il grave errore di aggiustare il tiro e correggere le proprie dichiarazioni, va riconosciuto un pregio notevolissimo: dice quasi sempre cose giuste, ma –soprattutto- le dice sempre nel più indelicato e spietato dei modi (salvo poi, magari, pentirsene parzialmente).
Il lavoro, dice bene il Ministro, non è un diritto: il lavoro precede il diritto, precede la legge e finanche lo stato. E’ l’incontro volontario tra domanda e offerta di prestazioni intellettuali o manuali che nessuno può pretendere di ricevere e nessuno può pretendere di dare.
Nulla, insomma, che possa essere etichettato come una graziosa elargizione da parte di un’organizzazione giuridica, ma semplicemente il frutto di libere relazioni tra individui, che sono sempre esistite nella storia e che esisterebbero anche in assenza della pesante mano pubblica e della tutela che l’apparato statale si vanta di poter offrire.
Se un giorno non esistesse più lo stato,o se un giorno i riferimenti al “diritto al lavoro” sparissero dalla Carta, forse voi smettereste di lavorare? O forse riterreste .... Continua qui su Libertiamo

[Antonio Banderas]

Beh ha ragione, se fosse un diritto dovrebbe essere un dovere per qualcun altro, La costituzione tra l'altro è scritta maluccio perchè si presta ad infinite interpretazioni, quando invece dovrebbe essere scritto sulla carta costituzionale una cosa del genere: La repubblica favorisce il lavoro privato e la produzione della ricchezza per il territorio italiano.

[warmbeer]

Il lavoro è un diritto, ciascuno ha diritto di potersi sostentare e deve contribuire al sostentamento degli altri. Frasi come "se un giorno i riferimenti al “diritto al lavoro” sparissero dalla Carta, forse voi smettereste di lavorare" oppure "[recarsi] presso una qualsiasi azienda o presso uno qualsiasi dei tanti sovrannumerari ed affollatissimi enti pubblici disseminati sul territorio nazionale, e a pretendere a gran voce lavoro" mostrano una visione distorta della situazione effettiva, lontana dalla realtà delle cose. Si può star qui a ipotizzare e discutere di aria fritta, ma siamo alla resa dei conti: questa politica sta portando altra disoccupazione alla disoccupazione che la crisi ha prodotto. Dovè la libertà di lavorare? Potete anche dibattere e filosofeggiare (con la pancia piena) sul nulla, ma all'atto pratico le modalità utilizzate per affrontare e confrontarsi con il reale problema sono inadeguate, dannose, controproducenti.

[urgekitana]

che nessuno può pretendere di ricevere e nessuno può pretendere di dare.

quando una produzione tira e c'è mercato e si fanno profitti, ti arruolano anche a forza al lavoro salariato... poi, se la domanda cala, o se ti possono sostituire con un attrezzo o con altri individui a costi minori, ti vengono a dire che il "diritto a faticare" non è per tutti e te lo devi guadagnare.