GENOVA - Palloncini colorati, bandiere della pace e una grande varietà di costumi, dai più classici, quasi da Carnevale, ai più trasgressivi per il Gay Pride a Genova, che si è svolto contemporaneamente alle analoghe manifestazioni di Parigi e Berlino. In corteo per i diritti degli omosessuali nel capoluogo ligure anche il sindaco Marta Vincenzi e don Andrea Gallo, a bordo del carro della comunità di San Benedetto. Sono scese in piazza almeno 200.000 persone, secondo le prime cifre diffuse dal presidente nazionale dell'Arcigay Aurelio Mancuso (ma per la questura il numero corretto è di 50.000 persone).
Madrine della manifestazione Lella Costa e Vladimir Luxuria, che ha rinnovato la richiesta al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di concedere la medaglia d'oro al valor civile a Maria Luisa, la ragazza di Napoli picchiata per aver difeso una coppia gay dagli insulti omofobi.
Il percorso di circa quattro chilometri è stato infatti occupato metro per metro dalla festa in movimento, e piazza De Ferrari, dove c'era il palco per i saluti finali, è riuscita a contenere solo una minima parte dei manifestanti. La città ha accolto con entusiasmo la manifestazione: "Vedo una città in festa che partecipa - ha dichiarato il sindaco Marta Vincenzi - c'è una partecipazione empatica. Continuo a dire agli organizzatori che Genova si candida anche in futuro ad essere la città dei diritti". E infatti migliaia di persone hanno seguito la sfilata lungo il percorso, comprese famiglie al completo e anziani.
Il popolo di gay, lesbiche, transgender, bisessuali, queer e intersessuati ha ribadito la richiesta del riconoscimento dei propri diritti, a cominciare dalle unioni di fatto, diritti che tutelino anche nei momenti di difficoltà, quando il compagno si ammala, si resta soli, si fa fatica ad arrivare a fine mese. Diritti che garantiscano ai molti bambini delle famiglie omogenitoriali (il 5% degli omosessuali ha prole) un futuro uguale a quello di tutti gli altri pargoli.
"Il vero popolo delle libertà siamo noi", si leggeva su uno striscione provocatorio verso il partito del premier Berlusconi, bersagliato da slogan e scritte che ricordano anche gli ultimi scandali. Molto bersagliati anche il Papa ("Nazinger ancora aggredisce i gay") e il Vaticano ("Guantanamo mentale da chiudere").
Non sono mancati i costumi più provocanti, tanto spettacolari quanto improbabili, eccezioni però in una moltitudine di persone 'normali'. Associazioni, circoli e organizzazioni venute da tutta Italia hanno riassunto in uno slogan che questa è "l'Italia che fa la differenza".
Il corteo, durato quasi cinque ore (compresa una interruzione per un malore che ha colpito una transessuale su un carro) è stato aperto dal trenino delle Famiglie Arcobaleno, associazione delle famiglie omogenitoriali con i loro bambini. Poi il carro della Comunità di San Benedetto al Porto di don Andrea Gallo ("la Carfagna è assente e la Chiesa purtroppo tentenna", ha denunciato il sacerdote), con le persone transessuali del ghetto di Genova.
Tra lanci di caramelle, coriandoli, fiori e acqua, sui carri musica e danze. L' associazione di gay milanesi Milk ha ricordato le vittime dell'omofobia, condannati a morte o uccisi a Londra, Bogotà e Iran. Prima della fine il corteo ha osservato un minuto di silenzio per ricordare le vittime della repressione iraniana.
http://www.repubblica.it/2009/06/sez...de-genova.html