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    Predefinito I vent’anni di sacerdozio di don Floriano Abrahamowicz

    http://http://www.agerecontra.it/pub...ess20/?p=11861

    A questi festeggiamenti si uniscono anche i moderatori e forumisti di Tradizione Cattolica
    Feliciter! Ad multos annos!

    29 giugno 1992 - 29 giugno 2012

  2. #2
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    Lightbulb Re: I vent’anni di sacerdozio di don Floriano Abrahamowicz

    In data odierna - 29 giugno 2017, Natale dei Santi Apostoli Pietro e Paolo - si festeggiano anche i venticinque anni di sacerdozio di don Floriano Abrahamowicz!
    Auguro di cuore un felice anniversario a questo raro esemplare di coraggioso sacerdote integralmente cattolico; sabato 1 luglio e Domenica 2 Luglio 2017 sarò alla Santa Messa da lui celebrata e gli farò di persona gli auguri!
    29 giugno 1992 - 29 giugno 2017: 25 anni di sacerdozio, che Dio benedica don Floriano!





    https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz/
    "Giovedì 29 Giugno don Floriano celebra 25 anni di sacerdozio!!
    A causa di una festa altrove il Catechismo non avrà luogo Giovedì 29 Giugno. Qua a Paese, TV ringrazieremo e celebreremo con una Santa Messa e in seguito una grigliata domenica 2 Luglio. Josef"
    SANTA MESSA - domusmarcellefebvre110815





    29 giugno 2017: Festa dei Santi Pietro e Paolo…





    Guéranger, L'anno liturgico - San Pietro e san Paolo, apostoli
    http://www.unavoce-ve.it/pg-29giu.htm
    “29 GIUGNO SAN PIETRO E SAN PAOLO, APOSTOLI.”



    Santi Pietro e Paolo - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/santi-pietro-paolo/
    “29 giugno, Santi Pietro e Paolo Apostoli.

    “A Roma il natale dei santi Apostoli Pietro e Paolo, i quali pati¬ rono nello stesso anno e nello stesso giorno, sotto Nerone Imperatore. Il primo di questi, nella medesima Città, crocifisso col capo rivolto verso la terra, e sepolto nel Vaticano presso la via Trion¬fale, è celebrato con venerazione di tutto il mondo; l’altro decapitato e sepolto sulla via Ostiense, e venerato con pari onore”.
    O Santi Apostoli Pietro e Paolo, io vi eleggo oggi e per sempre come miei speciali protettori ed avvocati, e mi rallegro umilmente, tanto con voi, o San Pietro principe degli Apostoli, perchè siete quella pietra su cui Iddio edificò la sua Chiesa, che con voi, o San Paolo, prescelto da Dio per vaso di elezione e predicatore della verità, e vi prego di ottenermi viva fede, speranza ferma e carità perfetta, totale distacco da me stesso, disprezzo del mondo, pazienza nelle avversità e umiltà nelle prosperità, attenzione nell’orazione, purità di cuore, retta intenzione nell’operare, diligenza nell’adempiere gli obblighi del mio stato, costanza nei proponimenti, rassegnazione al volere di Dio, e perseveranza nella divina grazia sino alla morte. E così, mediante la vostra intercessione, ed i gloriosi vostri meriti, superate le tentazioni del mondo, del demonio e della carne, sia fatto degno di venire dinanzi al cospetto del supremo ed eterno Pastore delle anime, Gesù Cristo, il quale con il Padre e con lo Spirito Santo vive e regna nei secoli dei secoli, per goderlo ed amarlo eternamente. Così sia.”


    Ligue Saint Amédée
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf

    “Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].”
    “29 juin : Saints Pierre et Paul, Apôtres.”
    “Papauté : Le faux argument du reniement de saint Pierre”
    http://ddata.over-blog.com/0/46/19/7...int-Pierre.pdf



    https://www.sursumcorda.cloud/preghi...o-di-gesu.html

    www.sursumcorda.cloud
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/?fref=nf

    “Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Preghiera al Santo del giorno.
    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.
    Amen.

    Eterno Padre, intendo onorare i santi Apostoli Piétro e Pàolo, i quali patirono nello stesso anno e nello stesso giorno, sotto Neróne Imperatore. Il primo di questi, nella medesima Città, crocifisso col capo rivolto verso la terra, e sepolto nel Vaticàno presso la via Trionfale, è celebrato con venerazione di tutto il mondo; l’altro decapitato e sepolto sulla via Ostiènse, è venerato con pari onore. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi avete loro elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questi immensi Santi, ed a loro affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, i santi Apostoli Piétro e Pàolo possano essere miei avvocati e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.”
    ““Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    I Santi Pietro e Paolo, fustigatori di tutti gli eretici e protagonisti di un proselitismo incessante e poderosamente fruttifero, odiati dal mondo, finalmente coronati con la gloria del martirio per la loro integrale fedeltà a Cristo.”



    Radio Spada | Radio Spada ? Tagliente ma puntuale
    http://www.radiospada.org
    http://www.edizioniradiospada.com
    http://www.edizioniradiospada.com
    https://www.facebook.com/radiospadasocial/?fref=nf
    “29 giugno 2017: Festa dei Santi Pietro e Paolo (Doppio di prima classe con Ottava comune - Festa di precetto).”





    29 giugno
    http://www.preghiereperlafamiglia.it.../29-giugno.htm
    “GIORNO 29
    LE ISPIRAZIONI
    29° GIORNO
    Pater noster.
    Invocazione. - Cuore di Gesù, Vittima dei peccatori, abbiate pietà di noi!

    Intenzione. - Pregare per coloro che sono sull'orlo dell'inferno, prossimi a cadervi se non sono aiutati.
    LE ISPIRAZIONI
    Un'immagine sacra rappresenta Gesù sotto le sembianze di viandante, con il bastone in mano, in atto di battere ad una porta. Si è osservato che alla porta manca la maniglia.
    L'autore di tale immagine ha inteso concretizzare il detto dell'Apocalisse: Io sto alla porta e batto; se uno ascolterà la mia voce e mi aprirà la porta, io entrerò da lui (Apocalisse, III, 15).
    Nell'Invitatorio, che la Chiesa fa ripetere tutti i giorni ai Sacerdoti, all'inizio della sacra ufficiatura, è detto: Oggi, se udirete la sua voce, non vogliate indurire i vostri cuori!
    La voce di Dio, di cui si parla, è l'ispirazione divina, la quale parte da Gesù ed è diretta all'anima. La porta, che non ha la maniglia all'esterno, fa comprendere che l'anima, udita la voce divina, ha il dovere di muoversi, di aprire internamente e di far entrare Gesù.
    La voce di Dio non è sensibile, cioé non colpisce l'orecchio, ma va alla mente e scende al cuore; è voce delicata, che non può udirsi se non c'è il raccoglimento interiore; è voce amorosa e sapiente, che invita dolcemente, rispettando la libertà umana.
    Consideriamo l'essenza della divina ispirazione e la responsabilità che ne proviene a chi la riceve.
    L'ispirazione è un dono gratuito; si chiama anche grazia attuale, perchè d'ordinario è momentanea ed è data all'anima in qualche bisogno particolare; è un raggio di luce spirituale, che illumina la mente; è un invito misterioso che fa Gesù all'anima, per tirarla a sé o per disporla a maggiori grazie.
    Essendo l'ispirazione un dono di Dio, si ha il dovere di riceverla, di apprezzarla e di farla fruttare. Si rifletta su questo: Dio non spreca i suoi doni; Egli è giusto e chiederà conto di come si siano fatti fruttare i suoi talenti.
    È doloroso il dirlo, ma tanti fanno i sordi alla voce di Gesù e rendono inefficaci o inutili le sante ispirazioni. San'Agostino, pieno di sapienza, dice: Temo il Signore che passa! - volendo significare che se Gesù batte oggi, batte domani alla porta del cuore, e si resiste e non gli si apre la porta, potrebbe allontanarsi e non ritornare più.
    È necessario dunque ascoltare la buona ispirazione e metterla in pratica, rendendo in tal modo efficace la grazia attuale che Dio dà.
    Quando si ha un buon pensiero da attuare e questo ritorna con insistenza alla mente, ci si regoli così: Si preghi, affinché Gesù dia la luce necessaria; si rifletta seriamente se e come mettere in atto ciò che Dio ispira; nel caso dubbio, si chieda il parere al Confessore o al Direttore Spirituale.
    Le ispirazioni più importanti potrebbero essere:
    Consacrarsi al Signore, lasciando la vita secolare.
    Fare il voto di verginità.
    Offrirsi a Gesù come « anima ostia » o vittima riparatrice.
    Dedicarsi all'apostolato. Troncare un'occasione di peccato. Riprendere la meditazione quotidiana, ecc...
    Chi sente, e da tempo, qualcuna delle suddette ispirazioni, ascolti la voce di Gesù e non induri il suo cuore.
    Il Sacro Cuore fa udire con frequenza la sua voce ai suoi devoti, o durante una predica o una pia lettura, o mentre sono in preghiera, specialmente durante la Messa e nel tempo della Comunione, o mentre sono nella solitudine e nel raccoglimento interiore.
    Una sola ispirazione, assecondata con prontezza e generosità, potrebbe essere il principio di una vita santa o di una vera rinascita spirituale, mentre un'ispirazione resa vana potrebbe rompere la catena di tante altre grazie che Dio vorrebbe elargire.
    ESEMPIO
    Idea geniale
    La signora De Franchis, da Palermo, ebbe una buona ispirazione: A casa mia c'è il necessario ed anche il più. Quanti invece mancano di pane! È doveroso aiutare qualche povero, anche giornalmente. Questa ispirazione fu messa in pratica. All'ora di pranzo la signora pose un piatto al centro della tavola; poi disse ai figli: A pranzo e a cena noi penseremo ogni giorno a qualche povero. Ognuno si privi di qualche boccone di minestra o di pietanza e lo metta in questo piatto. Sarà il boccone del povero. Gesù gradirà la nostra mortificazione e l'atto di carità. -
    Tutti furono contenti dell'iniziativa. Ogni giorno, dopo il pasto, entrava un povero e veniva servito con delicata premura.
    Una volta un giovane Sacerdote, trovandosi nella famiglia De Franchis, a vedere con quanto amore preparavano il piatto per il povero, rimase gradevolmente sorpreso di quel nobile atto di carità. Fu un'ispirazione per il suo cuore ardente di Sacerdote: Se in ogni famiglia nobile o benestante si preparasse un piatto per un bisognoso, migliaia di poveri potrebbero sfamarsi in, questa città! -
    Il buon pensiero, che Gesù ispirò, fu efficace. Il fervoroso ministro di Dio cominciò a propagare l'iniziativa e giunse a fondare un Ordine Religioso: « Il Boccone del Povero » con i due rami, maschile e femminile.
    Quanto bene in un secolo si è compiuto e quanto se ne compirà dai membri di questa Famiglia Religiosa!
    Quel Sacerdote al presente è Servo di Dio ed è inoltrata la sua Causa di Beatificazione e di Canonizzazione.
    Se Padre Giacomo Gusmano non fosse stato docile alla divina ispirazione, non avremmo nella Chiesa la Congregazione del « Boccone del Povero ».
    Fioretto. Ascoltare le buone ispirazioni e metterle in pratica.
    Giaculatoria. Parla, o Signore, che io ti ascolto!
    (Tratto dal libretto "Il Sacro Cuore - Mese al Sacro Cuore di Gesù-" del Salesiano Don Giuseppe Tomaselli).”



    29° giorno: Cuore sacerdotale - Cuore profano
    http://www.stellamatutina.eu/29-gior...cuore-profano/
    “29° giorno: Cuore sacerdotale – Cuore profano
    CUORE SACERDOTALE

    Il Cuore di Gesù è il cuore sacerdotale per eminenza.
    In esso è la sorgente infinita del Sacerdozio. Nessun cuore può essere sacerdotale se non partecipando alla pienezza del Sacerdozio racchiusa nel Cuore di Gesù.
    Il cuore sacerdotale è il cuore consacrato «a vantaggio degli uomini in tutte le cose di Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati…» (Eb 5,1-2).
    Il Cuore di Gesù è stato l’altare e la vittima sublime per la gloria di Dio e per la salvezza degli uomini. Tutto l’amore per il Padre, tutto l’amore per noi, Gesù lo brucia sull’altare del suo adorabile Cuore. Tutto il dolore per le offese a Dio, tutto il dolore per le rovine delle anime, Gesù lo soffre nel suo adorabile Cuore. Tutte le offerte di riparazione a Dio e di espiazione per gli uomini, Gesù le trasforma in offerta sacerdotale di adorazione, lode, riparazione, propiziazione.
    Cuore sacerdotale di Gesù, riempi i cuori dei tuoi Sacerdoti e fa che ti amino, per meritare anche il frutto particolare della tua promessa: «Ai sacerdoti darò il dono di commuovere i cuori più induriti».
    Ogni vocazione sacerdotale ha la sua radice nel Cuore di Gesù. Nessuno può diventare Sacerdote se non viene scelto e chiamato da Gesù: «Io ho scelto voi» (Gv 15,16). E deve essere grande l’amore del Cuore di Gesù verso i Sacerdoti, se la sera del Giovedì santo, nell’ultima Cena, allorché Egli istituì il Sacerdozio sacramentale, uscì in questa esclamazione: «Ho desiderato ardentemente fare questa Pasqua con voi, prima di soffrire» (Lc 22,15). Ed è per questo che il suo lamento più doloroso a santa Margherita fu quello riguardante i sacerdoti: «Quel che più mi è penoso, è di vedermi trattato così da cuori a me consacrati».
    I Sacerdoti sono i prediletti del Cuore di Gesù, sono la porzione più preziosa del suo amore, sono i suoi ministri, i suoi amici, i suoi intimi. Beato chi è chiamato e chi corrisponde a questa scelta d’amore così personale!
    Purtroppo anche in questo «molti sono i chiamati, pochi gli eletti» (Mt 20,16). Se san Giovanni Bosco dice che Dio chiama al Sacerdozio uno su tre ragazzi, è ben triste sapere che la corrispondenza a questa chiamata eccezionale è molto, molto scarsa, e sta calando ancora in modo pauroso, perché la maggior parte dei giovani corrono appresso alle chimere del mondo e vivono incatenati agli istinti più vergognosi della carne.
    Cuore di Gesù, salva e santifica i tuoi Sacerdoti!
    CUORE PROFANO
    «Voi siete stirpe eletta, regale sacerdozio» (1Pt 2,9).
    La Chiesa è formata di cristiani che costituiscono un popolo sacerdotale. Se il Sacerdozio fa volgere l’anima a Dio, per offrirgli «doni e sacrifici per i peccati» (Eb 5,1-2), un popolo sacerdotale è un popolo che è in comunione con Dio e fa ogni giorno le sue offerte a Dio in modo spirituale.
    Un popolo sacerdotale è soprattutto un popolo che prega, che sta volentieri presso l’altare di Dio, che teme e ama Dio, che ha il senso del sacro, che orienta e trasporta tutto verso Dio: «Sia che mangiate, sia che beviate, o facciate qualunque cosa, fate tutto per la gloria di Dio» (1Cor 10,31).
    Se invece il cuore di un uomo è alieno dal rapporto con Dio, se è vuoto di richiami e aspirazioni a Dio, e non si trova affatto a suo agio nella preghiera, mentre è gonfio di interessi e di tensioni terrestri, questo cuore è tutt’altro che sacerdotale. È solo un cuore profano.
    Il cuore profano è il cuore che non sente pressoché mai il bisogno di pregare, debole di fede, più debole ancora di fronte alla seduzione del peccato, che gli fa distruggere l’amicizia di Dio con la perdita della grazia divina.
    Esso trova i suoi gusti solo nelle passioni per le creature, per lo sport e la politica, per la moda e le canzoni, per i soldi e i successi. Povero cuore pieno di fatuità!
    E magari arriva a illudersi di essere religioso perché nel momento del bisogno si rivolge a Dio per rimedio ai guai.
    «Non è così che dovete fare, se volete guarire» – diceva il santo Curato d’Ars a un giovane epilettico molto debole nella fede e nella morale.
    Ad una pia signora che era andata da lui in pellegrinaggio per ottenere la guarigione di un parente, il santo Curato d’Ars disse: «Fate una novena di preghiera. Ma non so se il Signore vi ascolterà, perché in quella casa laggiù c’è tanta religione quanta in una scuderia di cavalli». E il giovane morì.
    Proprio così. In tanti cuori di cristiani c’è tanta religione e fedeltà a Dio quanto in una «scuderia di cavalli».
    Altro che cuori sacerdotali! Sono cuori profani, pieni solo di «carne e sangue» (Mt 16,17).
    Se il nostro cuore ha 22 miliardi di cellule, con circa 100.000 battiti al giorno, e 40 milioni all’anno, quante di queste cellule e di questi battiti noi consacriamo ogni giorno a Gesù? Molto pochi, o forse neppure uno?
    Esaminiamoci. Pensiamo a tutti i battiti del cuore che sciupiamo dietro le passioni di cui siamo schiavi: lo sport, il sesso, il denaro, lo studio, la politica, gli spettacoli, i divertimenti…, e capiremo come siamo lontani da una santa Teresina che non voleva perdere «neppure un atomo» del suo cuore senza darlo a Gesù.
    Così sia il nostro cuore. Proteso verso il cielo. Pieno solo di Gesù, come ci dice san Paolo: «Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori» (Ef 3,17).
    Proposito: Pregare molto il Sacro Cuore perché voglia donarci santi Sacerdoti.
    FONTE: Cuore di Gesù, Cuore dell’uomo, P. Stefano M. Manelli, © 2010 Casa Mariana Editrice, 2010.”





    Guéranger, L'anno liturgico - San Pietro e san Paolo, apostoli
    http://www.unavoce-ve.it/pg-29giu.htm
    “29 GIUGNO SAN PIETRO E SAN PAOLO, APOSTOLI.

    La risposta dell'amore.
    "Simone, figlio di Giona, mi ami tu?". Ecco l'ora in cui si fa sentire la risposta che il Figlio dell'Uomo esigeva dal pescatore di Galilea. Pietro non teme la triplice domanda del Signore. Dalla notte in cui il gallo fu meno pronto a cantare che non il primo fra gli Apostoli a rinnegare il suo Maestro, lacrime senza fine hanno segnato due solchi sulle sue guance; ma è spuntato il giorno in cui cesseranno i pianti. Dal patibolo sul quale l'umile discepolo ha voluto essere inchiodato con il capo in giù, il suo cuore traboccante ripete infine senza timore la protesta che, dalla scena sulle rive del lago di Tiberiade, ha silenziosamente consumato la sua vita: "Sì, o Signore, tu sai che io ti amo!" (Gv 21,17).
    L'amore, segno del nuovo sacerdozio.
    L'amore è il segno che distingue dal ministero della legge di servitù il sacerdozio dei tempi nuovi. Impotente, immerso nel timore, il sacerdote ebreo non sapeva far altro che irrorare l'altare figurativo del sangue di vittime che sostituivano lui stesso. Sacerdote e vittima insieme, Gesù chiede di più a coloro che chiama a partecipare alla prerogativa che lo fa pontefice in eterno secondo l'ordine di Melchisedech (Sal 109,4). "Non vi chiamerò più servi, perché il servo non sa quel che fa il padrone. Ma vi ho chiamati amici perché vi ho comunicato tutto quello che ho udito dal Padre mio (Gv 15,15). "Come il Padre ha amato me, così io ho amato voi. Perseverate nell'amor mio" (ivi, 9).
    Ora, per il sacerdote ammesso in tal modo nella comunità del Pontefice eterno, l'amore è completo solo se si estende all'umanità riscattata nel grande Sacrificio. E, si noti bene: in ciò vi è per lui qualcosa di più dell'obbligo comune a tutti i cristiani di amarsi a vicenda come membra di uno stesso Capo; poiché, con il suo sacerdozio, egli fa parte del Capo, e per questo motivo la carità deve prendere in lui qualcosa del carattere e delle profondità dell'amore che questo Capo ha per le sue membra. Che cosa accadrebbe se, al potere che possiede di immolare Cristo stesso, al dovere di offrirsi insieme con lui nel segreto dei Misteri, la pienezza del pontificato venisse ad aggiungere la missione pubblica di dare alla Chiesa l'appoggio di cui ha bisogno, la fecondità che lo Sposo celeste si aspetta da essa? È allora che, secondo la dottrina espressa fin dalle più remote antichità dai Papi, dai Concili e dai Padri, lo Spirito Santo lo rende atto alla sua sublime missione identificando completamente il suo amore a quello dello Sposo di cui soddisfa gli obblighi e di cui esercita i diritti.
    L'amore di san Pietro.
    Affidando a Simone figlio di Giona l'umanità rigenerata, la prima cura dell'Uomo-Dio era stata quella di assicurarsi che egli sarebbe stato veramente il vicario del suo amore (Sant'Ambrogio, Comm. su san Luca, 10); che, avendo ricevuto più degli altri, avrebbe amato più di tutti (Lc 7,47; Gv 21,15); che, erede dell'amore di Gesù per i suoi che erano nel mondo li avrebbe amati al pari di lui sino alla fine (Gv 13,1). Per questo la costituzione di Pietro al vertice della sacra gerarchia, concorda nel Vangelo con l'annuncio del suo martirio (ivi 21,18): pontefice supremo, doveva seguire fino alla Croce il supremo gerarca (ivi 19,22).
    Ora, la santità della creatura, e nello stesso tempo la gloria del Dio creatore e salvatore, non trovano la loro piena espressione che nel Sacrificio che abbraccia pastore e gregge in uno stesso olocausto.
    Per questo fine supremo di ogni pontificato e di ogni gerarchia, dall'Ascensione di Gesù in poi Pietro aveva percorso la terra. A Joppe, quando era ancora agli inizi del suo itinerario apostolico, una misteriosa fame si era impadronita di lui: "Alzati, Pietro, uccidi e mangia", aveva detto lo Spirito; e, nello stesso tempo, una visione simbolica presentava riuniti ai suoi occhi gli animali della terra e gli uccelli del cielo (At 10,9-16). Era la gentilità che egli doveva congiungere, alla tavola del divino banchetto, ai resti d'Israele. Vicario del Verbo, condivideva la sua immensa fame; la sua carità, come un fuoco divoratore, si sarebbe assimilati i popoli; realizzando il suo attributo di capo, sarebbe venuto il giorno i cui, vero capo del mondo, avrebbe fatto di quella umanità offerta in preda alla sua avidità il corpo di Cristo nella sua stessa persona. Allora, nuovo Isacco, o piuttosto vero Cristo, avrebbe visto anche lui innalzarsi davanti a sé il monte dove Dio guarda, aspettando l'offerta (Gen 22,14).
    Il martirio di san Pietro.
    Guardiamo anche noi, poiché quel futuro è divenuto presente, e, come nel grande Venerdì, prendiamo anche noi parte allo spogliamento che si annuncia. Parte beata, tutta di trionfo: qui almeno, il deicidio non unisce la sua lugubre nota all'omaggio del mondo e il profumo d'immolazione che già si eleva dalla terra riempie i cieli della sua soave letizia. Divinizzata dalla virtù dell'adorabile ostia del Calvario, si direbbe infatti che la terra oggi basti a se stessa. Semplice figlio di Adamo per natura, e tuttavia vero pontefice supremo, Pietro avanza portando il mondo: il suo sacrificio completerà quello dell'Uomo-Dio che lo investì della sua grandezza (Col 1,24); inseparabile dal suo capo visibile, anche la Chiesa lo riveste della sua gloria (1Cor 11,7). Per il potere di quella nuova croce che si eleva, Roma oggi diventa la città santa. Mentre Sion rimane maledetta per avere una volta crocifisso il suo Salvatore, Roma avrà un bel rigettare l'Uomo-Dio, versarne il sangue nella persona dei suoi martiri, nessun delitto di Roma potrà prevalere contro il grande fatto che si pone in quest'ora: la croce di Pietro le ha delegato tutti i diritti di quella di Gesù, lasciando ai Giudei la maledizione; essa ora diventa la Gerusalemme.
    Il martirio di san Paolo.
    Essendo dunque tale il significato di questo giorno, non ci si stupirà che l'eterna Sapienza abbia voluto renderlo ancora più sublime, unendo l'immolazione dell'apostolo Paolo al Sacrificio di Simon Pietro. Più di ogni altro, Paolo aveva portato avanti, con le sue predicazioni, l'edificazione del corpo di Cristo (Ef 4,12); se oggi la santa Chiesa è giunta a quel pieno sviluppo che le consente di offrirsi nel suo capo come un'ostia di soavissimo odore, chi meglio di lui potrebbe dunque meritare di completare l'offerta? (Col 1,24; 2Cor 12,15). Essendo giunta l'età perfetta della Sposa (Ef 4,13), anche la sua opera è terminata (2Cor 11,2). Inseparabile da Pietro nelle sue fatiche in ragione della fede e dell'amore, lo accompagna parimenti nella morte (Antifona dell'Ufficio); entrambi lasciano la terra nel gaudio delle nozze divine sigillate con il sangue, e salgono insieme all'eterna dimora dove l'unione è perfetta (2Cor 5).
    VITA DI SAN PIETRO - Dopo la Pentecoste, san Pietro organizzò con gli altri Apostoli la chiesa di Gerusalemme, quindi le chiese di Giudea e di Samaria, e infine ricevette nella Chiesa il centurione Cornelio, il primo pagano convertito. Sfuggito miracolosamente alla morte che gli riservava il re Erode Agrippa, lasciò la Palestina e si recò a Roma dove fondò, forse fin dall'anno 42, la Chiesa che doveva essere il centro della Cattolicità. Da Roma intraprese parecchi viaggi apostolici. Verso il 50 è a Gerusalemme per il Concilio che decretò l'ammissione dei Gentili convertiti nella Chiesa, senza obbligarli alle osservanze della legge mosaica. Passò ad Antiochia, nel Ponto, in Galazia, in Cappadocia, in Bitinia e nella provincia dell'Asia. Avendo un incendio distrutto la città di Roma nel 64, si accusarono i cristiani di essere gli autori della catastrofe e Nerone li fece arrestare in massa. Parecchie centinaia, forse anche parecchie migliaia furono condannati a morte mediante vari supplizi: alcuni furono crocifissi, altri bruciati vivi, altri dati in pasto alle belve nell'anfiteatro, altri infine decapitati. San Pietro, dapprima incarcerato secondo una antica tradizione nel carcere Mamertino, fu crocifisso con la testa in giù, negli orti di Nerone, sul colle Vaticano. Qui fu seppellito. La data esatta del suo supplizio è il 29 giugno del 67.
    La festa del 29 giugno.
    Dopo le grandi solennità dell'Anno Liturgico e la festa di san Giovanni Battista, non ve n'è alcun'altra più antica o più universale nella Chiesa di quella dei due Principi degli Apostoli. Molto presto Roma celebrò il loro trionfo nella data stessa del 29 giugno che li vide elevarsi dalla terra al cielo. La sua usanza prevalse subito su quella di alcune regioni, dove si era dapprima deciso di fissare la festa degli Apostoli agli ultimi giorni di dicembre. Certamente, era un nobile pensiero quello di presentare i padri del popolo cristiano al seguito dell'Emmanuele nel suo ingresso nel mondo. Ma come abbiamo visto, gli insegnamenti di questo giorno hanno, per se stessi, una importanza preponderante nell'economia del dogma cristiano; essi formano il complemento dell'intera opera del Figlio di Dio; la croce di Pietro costituisce la Chiesa nella sua stabilità, e assegna al divino Spirito l'immutabile centro delle sue operazioni. Roma era dunque ben ispirata quando, riservando al discepolo prediletto l'onore di vegliare per i suoi fratelli presso la culla del Dio-Bambino, conservava la solenne commemorazione dei Principi dell'apostolato nel giorno scelto da Dio per porre termine alle loro fatiche e coronare, insieme con la loro vita, l'intero ciclo dei misteri.
    Il ricordo dei dodici Apostoli.
    Ma era giusto non dimenticare, in un giorno così solenne, quegli altri messaggeri del padre di famiglia che irrorarono anch'essi dei loro sudori e del loro sangue tutte le strade del mondo, per accelerare il trionfo e radunare gli invitati del banchetto nuziale (Mt 22,8-10). Grazie appunto ad essi, la legge di grazia è ora definitivamente promulgata in mezzo alle genti e la buona novella ha risuonato in tutte le lingue e su tutte le sponde (Sal 18,4-5). Cosicché la festa di san Pietro, particolarmente completata dal ricordo di Paolo che gli fu compagno nella morte, fu tuttavia considerata, fin dai tempi più remoti, come quella dell'intero Collegio Apostolico. Non si sarebbe potuto pensare, nei primi tempi di poter separare dal glorioso capo alcuno di quelli che il Signore aveva riavvicinati così intimamente, nella solidarietà della comune opera. In seguito tuttavia furono consacrate successivamente particolari solennità a ciascuno di essi, e la festa del 29 giugno rimase attribuita più esclusivamente ai due principi il cui martirio aveva reso illustre questo giorno. Avvenne anche presto che la Chiesa romana, non credendo di poterli onorare convenientemente entrambi in uno stesso giorno, rimandò all'indomani la lode più esplicita del Dottore delle genti.
    MESSA
    EPISTOLA (At 12,1-11). - In quei giorni, il re Erode mise mano a maltrattare alcuni della Chiesa. Fece morir di spada Giacomo, fratello di Giovanni; e, vedendo che ciò era accetto ai Giudei, fece arrestare anche Pietro. Erano i giorni degli azzimi. E, presolo, lo mise in prigione, dandolo in custodia a quattro picchetti di quattro soldati ciascuno, volendo dopo la Pasqua presentarlo al popolo. Pietro adunque era custodito nella prigione, ma dalla Chiesa si faceva continua orazione per lui. Or quando Erode stava per presentarlo al popolo, proprio la notte avanti, Pietro dormiva in mezzo a due soldati, stretto con doppia catena, e le sentinelle, alla porta, custodivano il carcere. Ed ecco presentarsi l'Angelo del Signore, e splendere una luce nella cella. E l'Angelo, percosso il fianco di Pietro, lo svegliò dicendo: Presto, levati. E le catene gli caddero dalle mani. L'Angelo gli disse: Cingiti e legati i sandali. E lo fece. E gli aggiunse: Buttati addosso il mantello e seguimi. E Pietro, uscendo, lo seguiva, e non sapeva essere realtà quel che era fatto dall'Angelo, ma credeva di vedere una visione. E passata la prima e la seconda sentinella, giunsero alla porta di ferro che mette in città, la quale si aprì loro da se medesima. E usciti fuori, si inoltrarono per una strada e d'improvviso l'Angelo sparì da lui. Pietro allora, rientrato in sé, disse: Or veramente riconosco che il Signore ha mandato il suo Angelo e m'ha liberato dalle mani di Erode e dall'attesa del popolo dei Giudei.
    La partenza verso Roma.
    È difficile tornare con maggior insistenza di quanto faccia la Liturgia di questo giorno sull'episodio della prigionia di san Pietro a Gerusalemme. Parecchie Antifone e tutti i Capitoli dell'Ufficio sono tratti da esso; l'Introito lo cantava or ora; ed ecco che l'Epistola ci offre nella sua integrità il racconto che sembra interessare in modo tanto particolare oggi la Chiesa di Dio. Il segreto di tale preferenza è facile a scoprirsi. Questa festa è quella in cui la morte di Pietro conferma la Chiesa nelle sue auguste prerogative di Regina, di Madre e di Sposa; ma quale fu il punto di partenza di tali grandezze, se non il momento solenne fra tutti, in cui il Vicario dell'Uomo-Dio, scuotendo su Gerusalemme la polvere dei suoi calzari (Lc 10,11), volse la faccia verso l'Occidente, e trasferì in Roma i diritti della sinagoga ripudiata? Ora è appunto nell'uscire dalla prigione di Erode, che questo sublime episodio ebbe luogo. E uscendo dalla città se ne andò - dicono gli Atti - in un altro luogo (At 12,17). Questo altro luogo, secondo la testimonianza della storia e di tutta la tradizione, era la città chiamata a diventare la nuova Sion; era Roma, dove qualche settimana dopo giungeva Simon Pietro. Cosicché, riprendendo le parole dell'angelo in uno dei Responsori dell'Ufficio del Mattutino, la gentilità cantava questa notte: "Alzati, Pietro, e indossa i tuoi vestiti: cingiti di forza, per salvare le genti; poiché le catene sono cadute dalle tue mani".
    Il sonno di Pietro.
    Come un giorno Gesù nella barca vicina ad affondare, Pietro dormiva tranquillamente alla vigilia del giorno in cui doveva morire. La tempesta, i pericoli d'ogni sorta, non saranno risparmiati nel corso dei secoli ai successori di Pietro. Ma non si vedrà più, sulla barca della Chiesa, il panico che si era impadronito dei compagni del Signore nel battello sollevato dall'uragano. Mancava allora ai discepoli la fede, ed era appunto la sua assenza a cagionare il loro spavento (Mc 4,40). Ma dalla discesa dello Spirito divino, quella fede preziosa da cui derivano tutti i doni non può far difetto alla Chiesa. Essa dà ai capi la serenità del Maestro; mantiene nel cuore del popolo fedele la preghiera ininterrotta, la cui umile fiducia vince silenziosamente il mondo, gli elementi e Dio stesso. Se accade che la barca di Pietro rasenti qualche abisso e il pilota sembri addormentato, la Chiesa non imiterà i discepoli nella tempesta del lago di Genezareth. Non si farà giudice del tempo e dei metodi della Provvidenza, né crederà lecito riprendere colui che deve vegliare per noi: ricordando che, per sciogliere senza tumulto le situazioni più difficili, possiede un mezzo migliore e più sicuro; non ignorando che, se non fa difetto l'intercessione, l'angelo del Signore verrà lui stesso a tempo opportuno a ridestare Pietro e a spezzare le sue catene.
    Potere della preghiera.
    Oh, come le poche anime che sanno pregare sono più potenti, nella loro ignorata semplicità, della politica e dei soldati di tutti gli Erodi del mondo! La piccola comunità raccolta nella casa di Maria, madre di Marco (At 12,12) era ben poco numerosa; ma da essa giorno e notte s'innalzava la preghiera. Fortunatamente, non vi si conosceva il fatale naturalismo che, sotto lo specioso pretesto di non tentare Dio, rifiuta di chiedergli l'impossibile quando sono in gioco gli interessi della sua Chiesa. Certo, le precauzioni di Erode Agrippa per non lasciar sfuggire il suo prigioniero facevano onore alla sua prudenza, e certo la Chiesa chiedeva l'impossibile esigendo la liberazione di Pietro: tanto è vero che quelli stessi che allora pregavano, una volta esauditi non riuscivano a credere ai propri occhi. Ma la loro forza era stata appunto quella di sperare contro ogni speranza (Rm 4,18) ciò che essi stessi consideravano come follia (At 12,14-15), di sottomettere nella loro preghiera il giudizio della ragione alle sole vedute della fede.
    VANGELO (Mt 16,13-19). - In quei giorni: Venuto Gesù nelle parti di Cesarea di Filippo, domandò ai suoi discepoli: La gente che dice mai che sia il Figlio dell'uomo? Ed essi risposero: Chi Giovanni Battista; chi Elia; chi Geremia, od uno dei profeti. Dice loro Gesù: Ma voi chi dite ch'io sia? Rispondendo Simon Pietro disse: Tu sei il Cristo, Figlio del Dio vivente. E Gesù gli replicò: Te beato, o Simone, figlio di Giona, perché non la carne né il sangue te l'ha rivelato; ma il Padre mio che è nei cieli. Ed io ti dico che tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte dell'inferno mai prevarranno contro di lei. E a te darò le chiavi del regno dei cieli: e qualunque cosa avrai legata sulla terra, sarà legata anche nei cieli; e qualunque cosa avrai sciolta sulla terra, sarà sciolta anche nei cieli.
    Confessione di san Pietro.
    La grata letizia porta Roma a ricordare l'istante beato in cui, per la prima volta, lo Sposo fu salutato col suo divino appellativo dall'umanità: Tu sei il Cristo, Figlio del Dio vivo! L'amore e la fede costituiscono in questo momento Pietro suprema e antichissima sommità dei teologi, come lo chiama san Dionigi nel libro dei Nomi divini. Per primo, infatti, nell'ordine del tempo come per la pienezza del dogma egli risolse il problema la cui formula senza soluzione era stato il supremo sforzo della teologia dei secoli profetici.
    Dignità di san Pietro.
    Sei tu dunque, o Pietro, più sapiente di Salomone? E quanto lo Spirito Santo dichiarava al di sopra di ogni scienza, potrà essere il segreto di un povero pescatore? È così. Nessuno conosce il Figlio se non il Padre (Mt 11,27); ma il Padre stesso ha rivelato a Simone il mistero del Figlio, e le parole che ne fanno fede non sono soggette a critica. Esse infatti non sono una giunta menzognera ai dogmi divini: oracolo dei cieli che passa attraverso una bocca umana, elevano il loro beato interprete al disopra della carne e del sangue. Al pari di Cristo di cui per esse diviene Vicario, egli avrà come unica missione di essere un'eco fedele del cielo quaggiù (Gv 15,15), dando agli uomini ciò che riceve (ivi 17,18): le parole del padre (ivi 14). È tutto il mistero della Chiesa, della terra e del cielo insieme, contro la quale l'inferno non prevarrà.
    Il fondamento della Chiesa.
    O Pietro, noi salutiamo la gloriosa tomba in cui sei disceso! Soprattutto a noi, infatti, figli di quell'Occidente che tu hai voluto scegliere, spetta celebrare nell'amore e nella fede le glorie di questo giorno. È su te che dobbiamo costruire, poiché vogliamo essere gli abitanti della città santa. Seguiremo il consiglio del Signore (Mt 7,24-27), costruendo sulla roccia le nostre case di quaggiù, perché resistano alla tempesta e possano diventare una dimora eterna. O come più viva è la nostra riconoscenza per te, che ti degni di sostenerci così, in questo secolo insensato che, pretendendo di costruire nuovamente l'edificio sociale, volle stabilirlo sulla mobile sabbia delle opinioni umane, e che ha saputo moltiplicare soltanto i crolli e le rovine! La pietra che i moderni architetti hanno rigettata, è forse meno perciò la pietra angolare? E la sua virtù non appare forse appunto nel fatto che, rigettandola, è contro di essa che urtano e s'infrangono? (1Pt 2,6-8).
    Devozione verso san Pietro.
    Ora dunque che l'eterna Sapienza eleva su di te, o Pietro, la sua casa, dove potremmo trovarla altrove? Da parte di Gesù risalito al cielo, non sei forse tu che possiedi ormai le parole di vita eterna? (Gv 6,69). La nostra religione, il nostro amore verso l'Emmanuele sono quindi incompleti, se non arrivano fino a te. E avendo tu stesso raggiunto il Figlio dell'uomo alla destra del Padre, il culto che ti rendiamo per le tue divine prerogative si estende al Pontefice tuo successore, nel quale continui a vivere mediante esse: culto reale che si rivolge a Cristo nel suo Vicario e che, pertanto, non potrebbe accontentarsi della troppo sottile distinzione fra la Sede di Pietro e colui che la occupa. Nel Romano Pontefice tu sei sempre, o Pietro, l'unico pastore e il sostegno del mondo. Se il Signore ha detto: "Nessuno va al Padre se non per me" (ivi 14,6), sappiamo pure che nessuno arriva al Signore se non per tuo mezzo. Come potrebbero i diritti del Figlio di Dio, pastore e vescovo delle anime nostre (1Pt 2,25), subire un detrimento in questi omaggi della terra riconoscente? Non possiamo celebrare le tue grandezze senza che, subito facendoci fissare i pensieri in Colui del quale sei come il segno sensibile, come un augusto sacramento, tu non ci dica, come dicesti ai padri nostri, mediante l'iscrizione posta sulla tua antica statua: Contemplate il Dio Verbo, la pietra divinamente tagliata nell'oro, sulla quale stabilito, io non sono crollato.
    PREGHIAMO
    O Dio, che hai santificato questo giorno col martirio degli apostoli Pietro e Paolo, concedi alla tua Chiesa di seguire in tutto l'insegnamento di questi due fondatori della nostra religione.

    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 798-807.”





    Luca, Sursum Corda!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

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    Lightbulb Re: I vent’anni di sacerdozio di don Floriano Abrahamowicz


    Domenica 2 luglio 2017: Visitazione della Beata Vergine Maria (con memoria della IV domenica dopo Pentecoste)…

    Santa Messa domenicale odierna - 2 luglio 2017 - celebrata a Paese (TV) da Don Floriano Abrahamowicz, il quale ha festeggiato il suo 25° anniversario di ordinazione sacerdotale:



    “Visitazione B.M.V (Santa Messa); 25° anniversario di ordinazione sacerdotale di don Floriano!”
    https://www.youtube.com/watch?v=kb4J2kZ3D6w
    https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz/
    SANTA MESSA - domusmarcellefebvre110815
    http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php




    Omelia di Don Floriano dal min. 50:00 circa, da meditare...
    Dopo la Santa Messa c’è stata la festa con la grigliata e tutto il resto, molto ben organizzata e con varie decine di persone presenti (provenienti da Austria, Sud Tirolo, un po’ tutto il Veneto, Friuli e Trieste, Emilia fino alla Sicilia, età assai varia, intere famiglie dai bambini ai pensionati…): ottima accoglienza, grazie di cuore a Don Floriano e Josef, e a tutti coloro che hanno preparato il pranzo e collaborato, una bella giornata davvero…
    Don Floriano ha ricevuto in regalo, col contributo dei vari fedeli, una statua in legno del Sacro Cuore di Gesù…





    Visitazione di Maria - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/visitazione-di-maria/
    “2 luglio, Visitazione della B. V. Maria.

    1. Sia benedetto, o Maria, quel pensiero devoto che aveste di visitare la vostra santa parente Elisabetta. Ave Maria.
    2. Sia benedetto, o Maria, quel viaggio faticoso che intraprendeste verso la casa della vostra santa parente Elisabetta. Ave Maria.
    3. Sia benedetto, o Maria, quell’ingresso felice che faceste nella casa della vostra santa parente Elisabetta. Ave Maria.
    4. Sia benedetto, o Maria, quel saluto grazioso che faceste alla vostra santa parente Elisabetta. Ave Maria.
    5. Sia benedetto, o Maria, quell’abbraccio cortese che deste alla vostra santa parente Elisabetta. Ave Maria.
    6. Sia benedetto, o Maria, quel bacio sincero che imprimeste sul volto della vostra santa parente Elisabetta. Ave Maria.
    7. Sia benedetto, o Maria, quella grazia copiosa che per voi fu comunicata all’anima della vostra santa parente Elisabetta. Ave Maria.”




    www.sursumcorda.cloud
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/?fref=nf

    “Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Preghiera al Santo del giorno.
    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.
    Amen.

    Eterno Padre, intendo onorare san Bernardino Realino, Confessore, il quale, dopo aver esercitato egregiamente l’ufficio di magistrato, entrato nella Compagnia di Gesù e innalzato al sacerdozio, si rese celebre per la carità e pei miracoli. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi gli avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questo santo Confessore, ed a lui affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, san Bernardino Realino possa essere mio avvocato e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.”




    Radio Spada | Radio Spada ? Tagliente ma puntuale
    http://www.radiospada.org
    Edizioni Radio Spada - Home
    http://www.edizioniradiospada.com
    https://www.facebook.com/radiospadasocial/?fref=nf
    “2 luglio 2017: Visitazione della Beata Vergine Maria (con memoria della IV domenica dopo Pentecoste).”
    “2 luglio 2017: Processo e Martiniano, santi, martiri
    , le reliquie sono all’altare che porta il loro nome nel transetto destro di S. Pietro in Vaticano. Prima erano custodite nell’Oratorio a loro dedicato, eretto e decorato da Pasquale I che vi depose i corpi. Demolito, furono posti in un’altare sotto l’organo della basilica. Questi martiri al cui primitivo sepolcro, presso il II miglio della via Aurelia, accorrevano numerosi fedeli ammalati, sono così ricordati nel M.R.: 2 luglio - A Roma, sulla via Aurelia, il natale dei santi Martiri Processo e Martiniano, i quali, dal beato Pietro Apostolo battezzati nel carcere Mamertino, ed avendo sofferto, sotto Nerone, la contusione della bocca, l'eculeo, i nervi, le fiamme e gli scorpioni, alla fine, percossi con la spada, furono coronati col martirio. [ Tratto dall'opera «Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma» di Giovanni Sicari ].”
    “Il 2 luglio 311 San Miliziade viene esaltato al Sommo Pontificato.”




    02 luglio
    http://www.preghiereperlafamiglia.it.../02-luglio.htm
    “LUGLIO: IL MESE DEL PREZIOSISSIMO SANGUE MEDITAZIONI E PREGHIERE GIORNO 02
    LA DEVOZIONE AL PREZIOSO SANGUE
    2° GIORNO
    MEDITAZIONE

    La tradizione tramanda che la Vergine SS.ma, dopo la sepoltura di Gesù, abbia raccolto il Sangue sparso lungo la Via Dolorosa e sul Calvario per onorarlo, essendo la reliquia più santa lasciata sulla terra dal suo Divin Figliolo. Da quel giorno le reliquie del Sangue di Cristo furono oggetto della più tenera devozione. Possiamo dire dunque che la devozione al Prez.mo Sangue sia sorta sul Calvario e sia rimasta poi sempre viva nella Chiesa. Né poteva essere altrimenti, perché il Sangue di Gesù è Sangue Divino, è il prezzo del nostro riscatto, il pegno dell'amore di Dio per le anime; ci ha dischiuso le porte del cielo, scorre perennemente su migliaia di altari e nutrisce milioni di anime. Degno è perciò l'Agnello di ricevere onore, gloria e benedizione, perché è stato ucciso e ci ha redento! Nutriamo anche noi viva devozione al Prezioso Sangue, perché sarà una sorgente perenne di grazie. Guardiamo nel Cristo insanguinato il modello perfetto di tutte le virtù, adoriamolo e amiamolo, ed uniti a Lui nella sofferenza, imploriamo il perdono dei nostri peccati. (…)
    Fioretto. - Nutrirò sempre la più tenera devozione al Sangue Divino di Gesù.
    Giaculatoria. - Sia sempre benedetto e ringraziato Gesù, che col suo Sangue ci ha salvato.”
    2° giorno: La devozione al Preziosissimo Sangue





    Ligue Saint Amédée
    http://www.SaintAmedee.ch
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf

    “Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].”
    Litanies du Précieux Sang de Jésus
    "2 Juillet : Visitation de la Bienheureuse Vierge Marie
    Déjà, dans les jours qui précédèrent la naissance du Sauveur, la visite de Marie à sa cousine Élisabeth a fait l’objet de nos méditations. Mais il convenait de revenir sur une circonstance aussi importante de la vie de Notre-Dame ; la simple mémoire de ce mystère, au Vendredi des Quatre-Temps de l’Avent, ne suffisait point à faire ressortir ce qu’il renferme par lui-même d’enseignement profond et de sainte allégresse. En se complétant dans le cours des âges, la sainte Liturgie devait exploiter cette mine précieuse, à l’honneur de la Vierge-mère. L’Ordre de saint François et quelques églises particulières, comme celles du Mans, de Reims et de Paris, avaient déjà pris les devants, lorsqu’Urbain VI, en l’année 1389, institua la solennité du présent jour. Le Pape conseillait le jeûne en la vigile de la fête, et ordonnait qu’elle fût suivie d’une Octave ; il accordait à sa célébration les mêmes indulgences qu’Urbain IV avait, dans le siècle précédent, attachées à la fête du Corps du Seigneur. La bulle de promulgation, arrêtée par la mort du Pontife, fut reprise et publiée par Boniface IX qui lui succéda sur le Siège de saint Pierre.
    Nous apprenons des Leçons de l’Office primitivement composé pour cette fête, que le but de son institution avait été, dans la pensée d’Urbain, d’obtenir la cessation du schisme qui désolait alors l’Église. Exilée de Rome durant soixante-dix ans, la papauté venait d’y rentrer à peine ; l’enfer, furieux d’un retour qui contrariait ses plans opposés là comme partout à ceux du Seigneur, s’en était vengé en parvenant à ranger sous deux chefs le troupeau de l’unique bercail. Telle était l’obscurité dont de misérables intrigues avaient su couvrir l’autorité du légitime pasteur, qu’on vit nombre d’églises hésiter de bonne foi et, finalement, préférer la houlette trompeuse du mercenaire. Les ténèbres devaient même s’épaissir encore, et la nuit devenir un moment si profonde, que les ordres de trois papes en présence allaient se croiser sur le monde, sans que le peuple fidèle, frappé de stupeur, parvînt à discerner sûrement la voix du Vicaire du Christ. Jamais situation plus douloureuse n’avait été faite à l’Épouse du Fils de Dieu. Mais Notre-Dame, vers qui s’était tourné le vrai Pontife au début de l’orage, ne fit point défaut à la confiance de l’Église. Durant les années que l’insondable justice du Très-Haut avait décrété de laisser aux puissances de l’abîme, elle se tint en défense, maintenant si bien la tête de l’ancien serpent sous son pied vainqueur, qu’en dépit de l’effroyable confusion qu’il avait soulevée, sa bave immonde ne put souiller la foi des peuples ; leur attachement restait immuable à l’unité de la Chaire romaine, quel qu’en fût dans cette incertitude l’occupant véritable. Aussi l’Occident, disjoint en fait, mais toujours un quant au principe, se rejoignit comme de lui-même au temps marqué par Dieu pour ramener la lumière. Cependant, l’heure venue pour la Reine des saints de prendre l’offensive, elle ne se contenta pas de rétablir dans ses anciennes positions l’armée des élus ; l’enfer dut expier son audace, en rendant à l’Église les conquêtes mêmes qui lui semblaient depuis des siècles assurées pour jamais. La queue du dragon n’avait point encore fini de s’agiter à Bâle, que Florence voyait les chefs du schisme grec, les Arméniens, les Éthiopiens, les dissidents de Jérusalem, de Syrie et de Mésopotamie, compenser par leur adhésion inespérée au Pontife romain les angoisses que l’Occident venait de traverser.
    Il restait à montrer qu’un pareil rapprochement des peuples au sein même de la tempête, était bien l’œuvre de celle que le pilote avait, un demi-siècle auparavant, appelée au secours de la barque de Pierre. On vit les factieux de l’assemblée de Bâle en donner la preuve, trop négligée par des historiens qui ne soupçonnent plus l’importance des grands faits liturgiques dans l’histoire de la chrétienté ; sur le point de se séparer, les derniers tenants du schisme consacrèrent la quarante-troisième session de leur prétendu concile à promulguer, pour ses adhérents, cette même fête de la Visitation en l’établissement de laquelle Urbain VI avait dès l’abord mis son espoir. Malgré la résistance de quelques obstinés, le schisme était vraiment fini dès lors ; l’orage se dissipait : le nom de Marie, invoqué des deux parts, resplendissait comme le signe de la paix sur les nuées. Ainsi l’arc-en-ciel unit dans sa douce lumière les extrémités opposées de l’horizon. Contemplez-le, dit l’Esprit-Saint, et bénissez celui qui l’a fait ; car il est beau dans sa splendeur ! Il embrasse les cieux dans le circuit de sa gloire.
    Si l’on se demande pourquoi Dieu voulut que le mystère de la Visitation, et non un autre, devînt, par cette solennité qui lui fut consacrée, le monument de la paix reconquise : il est facile d’en trouver la raison dans la nature même de ce mystère et les circonstances où il s’accomplit.
    C’est là surtout que Marie apparaît, en effet, comme la véritable arche d’alliance : portant en elle, non plus les titres périmés du pacte de servitude conclu au bruit du tonnerre entre Jéhovah et les Juifs ; mais l’Emmanuel, témoignage vivant d’une réconciliation plus vraie, d’une alliance plus sublime entre la terre et les cieux.
    Par elle, mieux qu’en Adam, tous les hommes seront frères ; car celui qu’elle cache en son sein sera le premier-né de la grande famille des fils de Dieu. A peine conçu, voici que pour lui commence l’œuvre d’universelle propitiation. Levez-vous, ô Seigneur, vous et l’arche d’où votre sainteté découlera sur le monde. De Nazareth aux montagnes de Judée, dans sa marche rapide, elle sera protégée par l’aile des chérubins jaloux de contempler sa gloire. Au milieu des guerriers les plus illustres et des chœurs d’Israël, David conduisit l’arche figurative de la maison d’Abinadab à celle d’Obedédom ; mieux que lui, Dieu votre Père saura entourer l’arche sacrée du Testament nouveau, lui composant une escorte de l’élite des célestes phalanges.
    Heureuse fut la demeure du lévite devenu, pour trois mois, l’hôte du Très-Haut résidant sur le propitiatoire d’or ; plus fortunée sera celle du prêtre Zacharie, qui, durant un même espace de temps, abritera l’éternelle Sagesse nouvellement descendue au sein très pur où vient de se consommer l’union qu’ambitionnait son amour ! Par le péché d’origine, l’ennemi de Dieu et des hommes tenait captif, en cette maison bénie, celui qui devait en être l’ornement dans les siècles sans fin ; l’ambassade de l’ange annonçant la naissance de Jean, sa conception miraculeuse, n’avaient point exempté le fils de la stérile du tribut honteux que tous les fils d’Adam doivent solder au prince de la mort, à leur entrée dans la vie. Mais, les habitants d’Azot en firent autrefois l’expérience, Dagon ne saurait tenir debout devant l’arche : Marie paraît, et Satan renversé subit dans l’âme de Jean sa plus belle défaite, qui toutefois ne sera point la dernière ; car l’arche de l’alliance n’arrêtera ses triomphes qu’avec la réconciliation du dernier des élus.
    Célébrons cette journée par nos chants d’allégresse ; car toute victoire, pour l’Église et ses fils, est en germe dans ce mystère : désormais l’arche sainte préside aux combats du nouvel Israël. Plus de division entre l’homme et Dieu, le chrétien et ses frères ; si l’arche ancienne fut impuissante à empêcher la scission des tribus, le schisme et l’hérésie n’auront licence de tenir tête à Marie durant plus ou moins d’années ou de siècles, que pour mieux enfin faire éclater sa gloire.
    D’elle sans cesse, comme en ce jour béni, s’échapperont, sous les yeux de l’ennemi confondu, et la joie des petits, et la bénédiction de tous, et la perfection des pontifes. Au tressaillement de Jean, à la subite exclamation d’Élisabeth, au chant de Zacharie, joignons le tribut de nos voix ; que toute la terre en retentisse.
    Ainsi jadis était saluée la venue de l’arche au camp des Hébreux ; les Philistins, l’entendant, savaient par là que le secours du Seigneur était descendu ; et, saisis de crainte, ils gémissaient, disant : « Malheur à nous : il n’y avait pas si grande joie hier ; malheur à nous ! » Oui certes, aujourd’hui avec Jean, le genre humain tressaille et il chante ; oui certes, aujourd’hui à bon droit l’ennemi se lamente : le premier coup du talon de la femme frappe aujourd’hui sa tête altière, et Jean délivré est en cela le précurseur de nous tous. Plus heureux que l’ancien, le nouvel Israël est assuré que jamais sa gloire ne lui sera ôtée ; jamais ne sera prise l’arche sainte qui lui fait traverser les flots et abat devant lui les forteresses. Combien donc n’est-il pas juste que ce jour, où prend fin la série de défaites commencée en Éden, soit aussi le jour des cantiques nouveaux du nouveau peuple ! Mais à qui d’entonner l’hymne du triomphe, sinon à qui remporte la victoire ? Levez-vous donc, levez-vous, Debbora ; levez-vous et chantez le Cantique. Les forts avaient disparu, jusqu’à ce que s’élevât Marie, la vraie Debbora, jusqu’à ce que parût la Mère en Israël. « C’est moi, c’est moi, dit-elle en effet, qui chanterai au Seigneur, qui célébrerai le Dieu d’Israël. Selon la parole de mon aïeul David, magnifiez avec moi le Seigneur, et tous ensemble exaltons son saint nom. Mon cœur, comme celui d’Anne, a tressailli en Dieu son Sauveur. Car, de même qu’en Judith sa servante, il a accompli en moi sa miséricorde et fait que ma louange sera dans toutes les bouches jusqu’à l’éternité. Il est puissant celui qui a fait en moi de grandes choses ; il n’est point de sainteté pareille à la sienne. Ainsi que par Esther, il a pour toutes les générations sauvé ceux qui le craignent ; dans la force de son bras, il a retourné contre l’impie les projets de son cœur, renversant l’orgueilleux Aman de son siège et relevant les humbles ; il a fait passer des riches aux affamés l’abondance ; il s’est ressouvenu de son peuple et a eu pitié de son héritage. Telle était bien la promesse que reçut Abraham, et que nos pères nous ont transmise : il a fait comme il avait dit ».
    Filles de Sion, et vous tous qui gémissiez dans les fers de Satan, l’hymne de la délivrance a donc retenti sur notre terre. A la suite de celle qui porte en son sein le gage de l’alliance, formons des chœurs ; mieux que Marie sœur d’Aaron, et à plus juste titre, elle préside au concert d’Israël. Ainsi elle chante en ce jour de triomphe, rappelant tous les chants de victoire qui préludèrent dans les siècles de l’attente à son divin Cantique. Mais les victoires passées du peuple élu n’étaient que la figure de celle que remporte, en cette fête de sa manifestation, la glorieuse souveraine qui, mieux que Debbora, Judith ou Esther, a commencé de délivrer son peuple ; en sa bouche, les accents de ses illustres devancières ont passé de l’aspiration enflammée des temps de la prophétie à l’extase sereine qui marque la possession du Dieu longtemps attendu. Une ère nouvelle commence pour les chants sacrés : la louange divine reçoit de Marie le caractère qu’elle ne perdra plus ici-bas, qu’elle gardera jusque dans l’éternité.
    Les considérations qui précèdent nous ont été inspirées par le motif spécial qui porta l’Église, au XIVème siècle, à instituer cette fête. En rendant Rome à Pie IX exilé, au 2 juillet de l’année 1849, Marie a montré de nouveau dans nos temps que cette date était bien pour elle une journée de victoire. Mais le mystère de la glorieuse Visitation est si vaste, que nous ne saurions, eu égard aux limites qui nous sont imposées, songer à épuiser ici tous les enseignements qu’il renferme.
    Quelques-uns d’eux, au reste, nous ont été donnés dans les jours de l’Avent ; d’autres plus récemment, à l’occasion de la fête de saint Jean-Baptiste et de son Octave ; d’autres enfin seront mis en lumière par l’Épître et l’Évangile de la Messe qui va suivre.
    VÊPRES.
    A l’époque de l’Année Liturgique, la fête du Précieux Sang n’avait pas encore été élevée au rend de Ière classe : la fête de la Visitation avait donc encore des Ières Vêpres.
    Les Antiennes de l’Office sont toutes tirées de l’Évangile, et reproduisent historiquement le mystère du jour.
    Les Psaumes ont chanté la grandeur de Celui que l’humilité de Marie vient d’attirer en elle, et qui la manifeste pour la première fois au monde comme la Cité de Dieu, bâtie par lui avec amour, ainsi qu’elle-même le proclame aujourd’hui en louant le Seigneur son Dieu. Le Capitule est emprunté, comme les Psaumes et l’Hymne, à l’Office commun de Notre-Dame ; il rappelle l’auguste prédestination qui, dès avant tous les âges, unit inséparablement l’éternelle Sagesse et la femme bénie plus que toutes en qui elle devait prendre chair.
    Chaque jour, le solennel Office du soir emprunte au Cantique de Marie son parfum le plus suave. Il n’est pas jusqu’au soir du grand Vendredi où Notre-Dame ne soit invitée par l’Église de la terre à le redire, près de la croix sur laquelle vient de se consommer le terrible drame. C’est qu’en effet, l’incomparable Cantique a pour objet la rédemption tout entière ; au pied de la croix, non moins que dans les journées si douces où nous ramène la solennité présente, ce qui domine en Marie et l’emporte sur tous les déchirements comme sur toutes les joies, c’est la pensée de la gloire de Dieu enfin satisfaite, du salut de l’homme enfin assuré. Aujourd’hui que les mystères du Cycle ont achevé récemment de passer sous nos yeux, le Magnificat résonne, pour ainsi dire, dans son ampleur, en même temps qu’il reçoit de cette fête toute la fraîcheur du premier jour où il fut donné au monde de l’entendre. « Bienheureuse êtes-vous d’avoir cru, ô Marie ! Les choses qui vous ont été dites par le Seigneur s’accompliront en vous. Alléluia. »
    A LA MESSE.
    L’Introït est celui des Messes votives de Notre-Dame à cette époque de l’année. Il est tiré de Sédulius, le poète chrétien du Vème siècle, auquel la sainte Liturgie a fait d’autres emprunts si gracieux dans les jours de Noël et de l’Épiphanie. La parole excellente célébrée dans le Verset, l’œuvre que dédie au Roi la Vierge-mère, il n’est personne qui ne la reconnaisse aujourd’hui dans le sublime Magnificat, richesse et gloire de cette journée.
    Salut, Mère sainte, o vous dont l’enfantement a mis au monde le Roi qui gouverne le ciel et la terre dans les siècles. Sa puissance est à jamais, comme son empire embrassant tout dans un cercle éternel. Pour vous s’unissent, en un sein fortune, les joies de la mère et l’honneur de la vierge ; avant vous, ni après, on ne vit rien de semblable ; seule entre toutes et sans exemple vous avez plu au Christ !
    La paix est le don précieux que la terre implorait sans fin depuis le péché d’origine. Réjouissons-nous donc ; car le Prince de la paix se révèle par Marie en ce jour.
    La solennelle mémoire du mystère que nous célébrons, va développer en nous l’œuvre de salut commencée dans celui de Noël, aux premiers jours du Cycle. Implorons cette grâce par la Collecte, avec la sainte Église.
    Dans les Messes privées, à la suite des Collecte, Secrète et Postcommunion de la fête, on fait mémoire des saints martyrs Processus et Martinien.
    ÉPÎTRE
    L’Église nous introduit dans la profondeur du mystère. La lecture qui précède n’est que l’explication de cette parole d’Élisabeth où toute la fête est résumée : Au son de votre voix, mon enfant a tressailli dans mon sein. Voix de Marie, voix de la tourterelle, qui met l’hiver en fuite et annonce le printemps, les parfums et les fleurs ! A ce signal si doux, captive dans la nuit du péché, l’âme de Jean s’est dépouillée des livrées de l’esclave, et, développant soudain les germes des vertus les plus hautes, elle est apparue belle comme l’épouse en tout l’éclat du jour des noces. Aussi, quelle hâte de Jésus vers cette âme bien-aimée ! Entre Jean et l’Époux, que d’épanchements ineffables ! Quel dialogue sublime du sein d’Élisabeth à celui de Marie ! Admirables mères, plus admirables enfants ! Dans la rencontre fortunée, l’ouïe, les yeux, la voix des mères, sont moins à elles qu’aux fruits bénis de leurs seins ; leurs sens sont le treillis par lequel l’Époux et l’Ami de l’Époux se voient, se comprennent et se parlent.
    L’homme animal, il est vrai, ne comprend pointée langage. Père, dira l’Homme-Dieu plus tard, je vous rends grâces de ce que vous avez caché ces choses aux prudents et aux sages, pour les révéler aux petits. Que celui-là donc qui a des oreilles pour entendre, entende ; mais en vérité, je vous le dis, si vous ne devenez comme des petits enfants, vous n’entrerez point dans le royaume des cieux, ni ne connaîtrez ses mystères. La Sagesse n’en sera pas moins justifiée par ses fils, comme le dit
    l’Évangile. Dans la droiture de leur humilité, les simples de cœur, en quête de lumière, dépassent les ombres vaines qui se jouent au-dessus des marais de ce monde ; ils savent que le premier rayon du soleil de l’éternité dissipera ces fantômes, ne laissant que le vide à ceux qui s’y seront arrêtés. Pour eux, dès maintenant ils se nourrissent de ce que l’œil n’a point vu, ni l’oreille entendu, préludant ici-bas aux délices éternelles.
    Jean-Baptiste en fait à cette heure l’ineffable expérience. Prévenue par le divin ami qui l’a recherchée, son âme s’éveille en pleine extase. Pour Jésus, d’autre part, c’est la première conquête ; c’est à l’adresse de Jean que, pour la première fois en dehors de Marie, les accents de l’épithalame sacré se formulent dans l’âme du Verbe fait chair et font battre son cœur. Aujourd’hui donc, et c’est l’enseignement de notre Épître, à côté du Magnificat s’inaugure aussi le divin Cantique dans la
    pleine acception que l’Esprit-Saint voulut lui donner. Jamais les ravissements de l’Époux ne seront plus justifiés qu’en ce jour béni ; jamais ils ne trouveront écho plus fidèle. Échauffons-nous à ces ardeurs du ciel ; joignons notre enthousiasme à celui de l’éternelle Sagesse, dont cette journée marque le premier pas vers l’humanité tout entière. Avec Jésus, sollicitons le Précurseur de se montrer enfin. N’était l’ordre d’en haut, l’ivresse de l’amour lui ferait soudain, en effet, forcer la muraille qui l’empêche de paraître et d’annoncer l’Époux. Car il sait que la vue de son visage, précédant la face même du Seigneur, excitera, elle aussi, les transports de la terre ; il sait que sa voix sera douce, quand elle sera l’organe du Verbe appelant à lui l’Épouse.
    Avec Élisabeth, exaltons au Graduel la Vierge bénie qui nous vaut toutes ces joies, et en qui l’amour tient enfermé celui que le monde ne pouvait contenir. Le distique que l’on chante au Verset, était cher à la piété du moyen âge ; on le retrouve en diverses liturgies, soit comme début d’Hymne, soit sous forme d’Antienne dans la composition des Messes ou de l’Office.
    ÉVANGILE.
    Marie avait appris de l’archange qu’Élisabeth allait bientôt devenir mère. La pensée des services que réclament sa vénérable cousine et l’enfant qui va naître, lui fait prendre aussitôt la route des montagnes où est située l’habitation de Zacharie. Ainsi va, ainsi presse, quand elle est vraie, la charité du Christ. Il n’est point d’état d’âme où, sous le prétexte d’une perfection plus relevée, le chrétien puisse oublier ses frères. Marie venait de contracter avec Dieu l’union la plus haute ; et volontiers notre imagination se la représenterait impuissante à tout, perdue dans l’extase, durant ces jours où le Verbe, prenant chair de sa chair, l’inonde en retour de tous les flots de sa divinité. L’Évangile est formel cependant : c’est en ces jours mêmes que l’humble vierge, assise jusque-là dans le secret de la face du Seigneur, se lève pour se dévouer à tous les besoins du prochain dans le corps et dans l’âme. Serait-ce à dire que les œuvres l’emportent sur la prière, et que la contemplation n’est plus la meilleure part ? Non, sans doute ; et Notre-Dame n’avait jamais si directement ni si pleinement qu’en ces mêmes jours, adhéré à Dieu par tout son être. Mais la créature parvenue sur les sommets de la vie unitive, est d’autant plus apte aux œuvres du dehors qu’aucune dépense de soi ne peut la distraire du centre immuable où elle reste fixée.
    Insigne privilège, résultat de cette division de l’esprit et de l’âme à laquelle tous n’arrivent point, et qui marque l’un des pas les plus décisifs dans les voies spirituelles ; car elle suppose la purification tellement parfaite de l’être humain, qu’il ne forme plus en toute vérité qu’un même esprit avec le Seigneur ; elle entraîne une soumission si absolue des puissances, que, sans se heurter, elles obéissent simultanément, dans leurs sphères diverses, au souffle divin. Tant que le chrétien n’a point franchi ce dernier défilé défendu avec acharnement par la nature, tant qu’il n’a pas conquis cette liberté sainte des enfants de Dieu, il ne peut, en effet, aller à l’homme sans quitter Dieu en quelque chose. Non qu’il doive négliger pour cela ses devoirs envers le prochain, dans qui Dieu a voulu que nous le voyions lui-même ; heureux toutefois qui, comme Marie, ne perd rien de la meilleure part, en vaquant aux obligations de ce monde ! Mais combien petit est le nombre de ces privilégiés, et quelle illusion serait de se persuader le contraire !
    Nous retrouverons ces pensées au jour de la triomphante Assomption ; mais l’Évangile qu’on vient d’entendre, nous faisait un devoir d’attirer dès maintenant sur elles l’attention du lecteur. C’est spécialement en cette fête, que Notre-Dame a mérité d’être invoquée comme le modèle de tous ceux qui s’adonnent aux œuvres de miséricorde ; s’il n’est point donné à tous de tenir comme elle, dans le même temps, leur esprit plus que jamais abîmé en Dieu : tous néanmoins doivent s’efforcer d’approcher sans fin, par la pratique du recueillement et de la divine louange, des lumineux sommets où leur Reine se montre aujourd’hui dans la plénitude de ses perfections ineffables.
    L’Offertoire chante le glorieux privilège de Marie, mère et vierge, enfantant celui qui l’a faite.
    Le Fils de Dieu, naissant de Marie, a consacré son intégrité virginale. Obtenons, dans la Secrète de ce jour, qu’il veuille en souvenir de sa Mère nous purifier de nos souillures, et rendre ainsi notre offrande acceptable au Dieu très-haut.
    L’Église possède en elle, dans les Mystères, le même Fils du Père éternel que portèrent durant neuf mois les entrailles de Marie. C’est en son sein bienheureux que, pour venir à nous tous, il a pris un corps. Chantons, dans l’Antienne de la Communion, et le Fils et la Mère.
    La célébration de chacun des mystères du salut par la participation au divin Sacrement qui les contient tous, est un moyen d’obtenir l’éloignement du mal pour ce monde et pour l’éternité. C’est ce qu’exprime la Postcommunion en ce qui touche le mystère de ce jour.
    Les XIVème et XVème siècles ont chanté en de gracieuses compositions le mystère de ce jour. Celle qui suit eut le don d’exciter la colère des prétendus Réformés par les expressions de sa piété si touchante envers la Mère de Dieu. On y remarquera l’appel à l’unité pour ceux qui s’égarent. Selon ce que nous avons dit du motif qui porta l’Église à établir la fête de la Visitation, Marie est de même invoquée, en d’autres formules du même temps propres à cette fête, comme la lumière qui dissipe tous les nuages, qui dissout tous les schismes.
    SÉQUENCE.
    Veni præcelsa domina, Venez, glorieuse souveraine ;
    Maria, tu nos visita, Marie, vous-même visitez-nous :
    Ægras mentes illumina illuminez nos âmes malades,
    Per sacra vitæ munia. donnez-nous de vivre saintement.
    Veni salvatrix sæculi, Venez, vous qui sauvâtes le monde,
    Sordes aufer piaculi, enlevez la souillure de nos crimes ;
    In visitando populum dans cette visite à votre peuple,
    Pœnæ tollas periculum. écartez tout péril de peine.
    Veni regina gentium, Venez, reine des nations,
    Dele flammas reatuum, éteignez les flammes du péché ;
    Rege quemcumque devium, quiconque s’égare, redressez-le,
    Da vitam innocentium. donnez à tous vie innocente.
    Veni et ægros visites, Venez, visitez les malades ;
    Maria, vires robores Marie, fortifiez les courages
    Virtute sacri impetus, par la vertu de votre impulsion sainte,
    Ne fluctuetur animus. bannissez les hésitations.
    Veni stella, lux marium, Venez, étoile, lumière des mers,
    Infunde pacis radium, faites briller le rayon de la paix ;
    Exsultet cor in gaudium que Jean tressaille
    Johannis ante Dominum. devant son Seigneur.
    Veni virga regalium, Venez, sceptre des rois,
    Reduc fluctus errantium ramenez les foules errantes
    Ad unitatem fidei à l’unité de foi
    In qua salvantur cœlici. qui est le salut des citoyens des cieux.
    Veni, deposce Spiritus Venez, implorez pour nous
    Sancti dona propensius, ardemment les dons de l’Esprit-Saint,
    Ut dirigamur rectius afin que nous suivions une ligne plus droite
    In hujus vitæ actibus. dans les actes de cette vie.
    Veni,laudemus Filium, Venez, louons le Fils,
    Laudemus Sanctum Spiritum, louons l’Esprit-Saint,
    Laudemus Patrem unicum, louons le Père, unique Dieu :
    Qui nobis det auxilium. qu’il nous donne secours.
    Amen. Amen.
    Quelle est celle-ci, qui s’avance belle comme l’aurore à son lever, terrible comme une armée rangée en bataille ? O Marie, c’est aujourd’hui que, pour la première fois, votre douce clarté réjouit la terre. Vous portez en vous le Soleil de justice ; et sa lumière naissante frappant le sommet des monts, tandis que la plaine est encore dans la nuit, atteint d’abord le Précurseur illustre dont il est dit qu’entre les fils des femmes il n’est point de plus grand. Bientôt l’astre divin, montant toujours, inondera de ses feux les plus humbles vallées. Mais que de grâce en ces premiers rayons qui s’échappent de la nuée sous laquelle il se cache encore ! Car vous êtes, ô Marie, la nuée légère, espoir du monde, terreur de l’enfer ; en sa céleste transparence, contemplant de loin les mystères de ce jour, Élie le père des prophètes et Isaïe leur prince découvrirent tous deux le Seigneur. Ils vous voyaient hâtant votre course au-dessus des montagnes, et ils bénissaient Dieu ; car, dit l’Esprit-Saint, lorsque l’hiver a enchaîné les neuves, desséché les vallées, brûlé les montagnes, le remède à tout est dans la hâte de la nuée.
    Hâtez-vous donc, ô Marie ! Venez à nous tous, et que ce ne soient plus seulement les montagnes qui ressentent les bienfaits de votre sereine influence : abaissez-vous jusqu’aux régions sans gloire où la plus grande partie du genre humain végète, impuissante à s’élever sur les hauteurs ; que jusque dans les abîmes de perversité les plus voisins du gouffre infernal, votre visite fasse pénétrer la lumière du salut. Oh ! Puissions-nous, des prisons du péché, de la plaine où s’agite le vulgaire, être entraînés à votre suite ! Ils sont si beaux vos pas dans nos humbles sentiers, ils sont si suaves les parfums dont vous enivrez aujourd’hui la terre ! Vous n’étiez point connue, vous-même vous ignoriez, ô la plus belle des filles d’Adam, jusqu’à cette première sortie qui vous amène vers nos pauvres demeures et manifeste votre puissance. Le désert, embaumé soudain des senteurs du ciel, acclame au passage, non plus l’arche des figures, mais la litière du vrai Salomon, en ces jours mêmes qui sont les jours des noces sublimes qu’a voulu contracter son amour. Quoi d’étonnant si d’une course rapide elle franchit les montagnes, portant l’Époux qui s’élance comme un géant de sommets en sommets ?
    Vous n’êtes pas, ô Marie, celle qui nous est montrée dans le divin Cantique hésitante à l’action malgré le céleste appel, inconsidérément éprise du mystique repos au point de le placer ailleurs que dans le bon plaisir absolu du Bien-Aimé. Ce n’est point vous qui, à la voix de l’Époux, ferez difficulté de reprendre pour lui les vêtements du travail, d’exposer tant qu’il le voudra vos pieds sans tache à la poussière des chemins de ce monde. Bien plutôt : à peine s’est-il donné à vous dans une mesure qui ne sera connue d’aucune autre, que, vous gardant de rester absorbée dans la jouissance égoïste de son amour, vous-même l’invitez à commencer aussitôt le grand œuvre qui l’a fait descendre du ciel en terre : « Venez, mon bien-aimé, sortons aux champs, levons-nous dès le matin pour voir si la vigne a fleuri, pour hâter l’éclosion des fruits du salut dans les âmes ; c’est là que je veux être à vous ». Et, appuyée sur lui, non moins que lui sur vous-même, sans rien perdre pour cela des délices du ciel, vous traversez notre désert ; et la Trinité sainte perçoit, entre cette mère et son fils, des accords inconnus jusque-là pour elle-même ; et les amis de l’Époux, entendant votre voix si douce, ont, eux aussi, compris son amour et partagé vos joies. Avec lui, avec vous, de siècle en siècle, elles seront nombreuses les âmes qui, douées de l’agilité de la biche et du faon mystérieux, fuiront les vallées et gagneront les montagnes où brûle sans fin le pur parfum des cieux.
    Bénissez, ô Marie, ceux que séduit ainsi la meilleure part. Protégez le saint Ordre qui se fait gloire d’honorer spécialement le mystère de votre Visitation ; fidèle à l’esprit de ses illustres fondateurs, il ne cesse point de justifier son titre, en embaumant l’Église de la terre de ces mêmes parfums d’humilité, de douceur, de prière cachée, qui furent pour les anges le principal attrait de ce grand jour, il y a dix-huit siècles. Enfin, ô Notre-Dame, n’oubliez point les rangs pressés de ceux que la grâce suscite, plus nombreux que jamais en nos temps, pour marcher sur vos traces à la recherche miséricordieuse de toutes les misères ; apprenez-leur comment on peut, sans quitter Dieu, se donner au prochain : pour le plus grand honneur de ce Dieu très-haut et le bonheur de l’homme, multipliez ici-bas vos fidèles copies.
    Que tous enfin, vous ayant suivie en la mesure et la manière voulues par Celui qui divise ses dons à chacun comme il veut, nous nous retrouvions dans la patrie pour chanter d’une seule voix avec vous le Magnificat éternel !
    L'année liturgique, Dom Guéranger"



    Luca, Sursum Corda!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

  4. #4
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    Lightbulb Re: I 25 anni di sacerdozio di don Floriano Abrahamowicz

    9 luglio 2017: DOMENICA QUINTA DOPO LA PENTECOSTE…

    Santa Messa domenicale odierna - 9 luglio 2017 - celebrata stamattina a Paese (TV) da Don Floriano Abrahamowicz, il quale durante l'omelia (piena di profonde riflessioni) ha ringraziato nuovamente i fedeli per la statua in legno del Sacro Cuore e per la festa del suo 25° anniversario di ordinazione sacerdotale:





    “5° dopo Pentecoste (Santa Messa)
    https://www.youtube.com/watch?v=3l51UiR6yRM
    5° dopo Pentecoste (Omelia)
    https://www.youtube.com/watch?v=1jZZXT5DWeI
    https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz/
    http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php”





    V domenica dopo la Pentecoste - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/v-domenica-la-pentecoste/
    “9 luglio 2017, V domenica dopo la Pentecoste.

    O Dio, che hai preparato beni invisibili a quelli che ti amano, versa nei nostri cuori la tenerezza del tuo amore, affinché, amandoti in tutto e sopra tutto, conseguiamo l’oggetto delle tue promesse, il quale supera ogni desiderio.”



    www.sursumcorda.cloud
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/?fref=nf

    “Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Preghiera al Santo del giorno.
    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.
    Amen.

    Eterno Padre, intendo onorare san Cirillo Vescovo, il quale, nella persecuzione di Décio, sotto il Preside Lucio, fu gettato alle fiamme, ed essendo rimasto illeso dal fuoco, che bruciò i legami soltanto, dal Giudice fu rimesso in libertà per lo stupore di così grande miracolo, ma per aver poi con insistenza e ardore predicato Cristo, dal medesimo fu preso di nuovo e decapitato. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi gli avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questo santo Martire, ed a lui affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, san Cirillo Vescovo possa essere mio avvocato e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.”



    Ligue Saint Amédée
    http://www.SaintAmedee.ch
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf
    “Cinquième Dimanche après la Pentecôte.”
    “Sermon du Père Joseph-Marie pour le Cinquième Dimanche après la Pentecôte : du véritable amour de Dieu (2015).
    http://prieure2bethleem.org/predica/...uin.mp3”
    “9 juillet 1386 : bataille de Sempach.
    Historisches Lexikon der Schweiz (HLS) - Seite nicht gefunden
    “9 Juillet : Les dix-neuf Martyrs de Gorcum - torturés et assassinés par des Protestants († 1572).”
    “9 juillet : Sainte Véronique Giuliani, Vierge, Clarisse (1660-1727).”




    Radio Spada | Radio Spada ? Tagliente ma puntuale
    http://www.radiospada.org
    Edizioni Radio Spada - Home
    http://www.edizioniradiospada.com
    https://www.facebook.com/radiospadasocial/?fref=nf
    “9 luglio 2017: DOMENICA QUINTA DOPO LA PENTECOSTE.”
    “Il 9 luglio 1935 muore S.E.R. il cardinale Pietro LaFontaine, Patriarca di Venezia.”
    “Il 9 luglio 1153 Anastasio IV della Suburra viene esaltato al Sommo Pontificato.”




    Guéranger, L'anno liturgico - Domenica Quinta dopo la Pentecoste
    http://www.unavoce-ve.it/pg-dopopent-dom5.htm
    “DOMENICA QUINTA DOPO LA PENTECOSTE

    All'Ufficio.
    La Chiesa ha iniziato questa notte la lettura del secondo libro dei Re, che comincia con il racconto della infelice morte di Saul e dell'avvento di David al trono d'Israele. L'esaltazione del figlio di Iesse segna il punto culminante della vita profetica dell'antico popolo; in lui Dio trova il suo servo fedele (Sal 88,21), e lo avrebbe mostrato al mondo come la più completa figura del Messia venturo. Un giuramento divino garantiva al nuovo re l'avvenire della sua stirpe; il suo trono doveva essere eterno (ivi 36-38), poiché doveva diventare un giorno il trono di colui che sarebbe stato chiamato Figlio dell'Altissimo senza cessare di avere David per padre (Lc 1,32).
    Ma al momento in cui la tribù di Giuda acclamava sull'Ebron l'eletto del Signore, le circostanze non erano del tutto propizie, bisogna convenirne, alla letizia e alla speranza. La Chiesa, ieri ai Vespri, traeva una delle più belle Antifone della sua Liturgia dal canto funebre ispirato a David dalla vista di quel diadema raccolto nella polvere insanguinata del campo di battaglia su cui erano caduti i principi d'Israele: "Monti di Gelboc, non cada su voi né rugiada né pioggia, poiché qui è stato abbattuto lo scettro degli eroi, lo scettro di Saul, come se non avesse ricevuto l'unzione. Come mai sono caduti gli eroi nella battaglia? Gionata è stato ucciso sulle alture; Saul e Gionata, così amabili e belli in vita, perfino nella morte non sono stati separati".
    La Chiesa, ispirata dalla vicinanza della solennità degli Apostoli che ricorre il 29 giugno e dal giorno in cui l'Ufficio del Tempo riporta ogni anno questa Antifona, ne applicava le ultime parole a san Pietro e a san Paolo nell'ottava della loro festa: "Gloriosi principi della terra, essi si erano amati nella vita - esclama - e tanto meno han potuto essere separati nella morte!" [1]. Come già il popolo ebraico a quell'epoca della sua storia, più d'una volta l'esercito cristiano non ha salutato l'avvento di uno dei suoi capi che su una terra bagnata dal sangue dei loro predecessori.
    EPISTOLA (1Pt 3,8-15). - Carissimi: Siate tutti concordi, compassionevoli, amanti dei fratelli, misericordiosi, modesti, umili. Non rendete male per male, né maledizione per maledizione, ma anzi benedite; perché a questo siete stati chiamati per ereditare la benedizione. "Chi dunque vuole amare la vita e veder giorni felici, raffreni la sua lingua dal male e le sue labbra dal parlar fraudolento; schivi il male e faccia il bene, cerchi la pace e si sforzi di conseguirla perché il Signore ha gli occhi sopra i giusti e le orecchie intente alle loro preghiere; ma la faccia di Dio è contro coloro che fanno il male". E chi vi potrà far del male se sarete zelanti del bene? Se poi aveste a soffrire per la giustizia, beati voi! Non temete però le loro minacce e non vi turbate, ma santificate nei vostri cuori Cristo Signore.
    La carità fraterna.
    L'unione di una vera carità, la concordia e la pace da mantenere ad ogni costo come condizione della loro felicità presente e futura: ecco l'oggetto delle raccomandazioni rivolte da Simone divenuto Pietro (Pietra) alle altre pietre scelte che poggiano su di lui per formare le basi del tempio elevato dal Figlio dell'uomo alla gloria dell'Altissimo.
    Comprendiamo bene l'importanza per tutti i cristiani dell'unione mutua, di quell'amore dei fratelli raccomandato con tanta frequenza e con tanta forza dalla voce degli Apostoli, che sono i cooperatori dello Spirito nell'edificazione della santa Chiesa. L'astensione dallo scisma e dall'eresia, di cui il Vangelo ricordava otto giorni fa gli eccessi disastrosi, la repressione stessa delle passioni odiose e degli astii invidiosi non possono bastare; è necessario un amore effettivo, devoto, perseverante, che unisca veramente e armonizzi come si conviene le anime e i cuori; è necessaria quella carità traboccante, la sola degna di tale nome e che, mostrandoci Dio stesso nei nostri fratelli, fa veramente nostri i loro gaudi e le loro pene. Lungi da noi quella sonnolenza egoistica in cui si compiace l'anima accidiosa, e in cui troppo spesso anime illuse credono di soddisfare tanto meglio alla prima delle virtù in quanto si disinteressano più completamente di ciò che le circonda. Su tali anime non può aver presa il cemento divino: pietre inadatte a qualsiasi costruzione, che il celeste operaio scarta o che lascia inusate ai piedi delle mura, perché non si adattano all'insieme e non potrebbero essere squadrate. Guai ad esse tuttavia, se l'edificio si completa senza che abbiano meritato di trovar posto nelle sue mura! Comprenderebbero allora, ma troppo tardi, che la carità è una, che non ama Dio chi non ama il suo fratello (1Gv 4,21) e che chi non ama rimane nella morte (ivi 3,14). Riponiamo dunque, con san Giovanni, la perfezione del nostro amore per Dio nell'amore dei nostri fratelli (ivi 4,12): allora soltanto avremo Dio in noi (ibid.); allora soltanto potremo godere gli ineffabili misteri dell'unione divina con Colui che non si unisce ai suoi se non per fare di tutti e di se stesso un tempio augusto alla gloria del Padre suo.
    VANGELO (Mt 5,20-24). - In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: Se la vostra giustizia non sarà maggiore di quella degli Scribi e dei Farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Udiste come fu detto agli antichi: Non uccidere, e chiunque avrà ucciso, sarà condannato in giudizio; ma io vi dico: chiunque si adira col suo fratello sarà condannato in giudizio. E chi avrà detto al suo fratello: "raca" sarà condannato nel Sinedrio. E chi gli avrà detto: "pazzo" sarà condannato al fuoco della Geenna. Se dunque tu stai per fare la tua offerta all'altare e ivi ti ricordi che il tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia la tua offerta lì dinanzi all'altare, e va prima a riconciliarti col tuo fratello, e poi torna a fare la tua offerta.
    Il legislatore.
    Il Verbo divino disceso per santificare gli uomini nella verità, cioè in se stesso (Gv 17, 17.19), doveva ridare innanzitutto il loro splendore primitivo, offuscato dal tempo, agli immutabili principi di giustizia e di diritto che risiedono in lui come nel loro centro.
    È quanto fece fin da principio e con una incomparabile solennità, dopo la chiamata dei suoi discepoli e l'elezione dei dodici, nel passo del discorso della montagna dal quale la Chiesa ha tratto il Vangelo di oggi. Con ciò egli veniva non già a condannare o a distruggere la legge (Mt 5,17), ma a ristabilire contro gli Scribi e i Farisei il suo vero senso, e darle quella pienezza che gli stessi anziani del tempo di Mosè non avevano saputo apportare.
    Il Giudice.
    Nelle poche righe che la Chiesa ne ha riprodotte, il pensiero del Salvatore mostra che non si deve calcolare alla stregua dei tribunali di quaggiù il grado di giustizia necessario per entrare nel regno dei cieli. La legge ebraica deferiva l'omicidio al tribunale criminale detto del giudizio; ed Egli, Padrone e autore della legge, dichiara che l'ira, questo primo passo verso l'omicidio, foss'anche rimasta nelle pieghe più intime della coscienza, può apportare di per sé sola la morte dell'anima, incorrendo così veramente, nell'ordine spirituale, nella pena capitale riservata nell'ordine sociale della vita presente all'omicidio compiuto. Se, anche senza passare alle vie di fatto, quest'ira si sfoga in parole sprezzanti, come l'espressione siriaca raca, uomo da nulla, la colpa diventa così grave che, apprezzata nel suo giusto valore davanti a Dio, sorpasserebbe la giurisdizione criminale ordinaria per essere assoggettata al consiglio supremo del popolo. Se dal disprezzo si passa all'ingiuria, non vi è più nulla nella gradazione delle procedure umane che possa dare un'idea dell'enormità del peccato commesso. Ma i poteri del sommo giudice non si fermano, come quelli degli uomini, ad un dato limite: la carità fraterna calpestata troverà sempre al di là del tempo il suo vindice. Come è grande il precetto della santa dilezione che unisce le anime! Come si oppone direttamente all'opera divina la colpa che, più o meno da vicino, viene a compromettere o a turbare l'armonia delle pietre vive dell'edificio che si eleva quaggiù, nella concordia e nell'amore, alla gloria dell'indivisibile e pacifica Trinità!
    PREGHIAMO
    O Dio, che hai preparato beni invisibili a quelli che ti amano, versa nei nostri cuori la tenerezza del tuo amore, affinché, amandoti in tutto e sopra tutto, conseguiamo l'oggetto delle tue promesse, il quale supera ogni desiderio.

    [1] Anche questa ottava fu soppressa col decreto della Sacra Congregazione del Riti del 23 marzo 1955.
    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 446-449.”






    09 luglio
    http://www.preghiereperlafamiglia.it.../09-luglio.htm
    “CONSANGUINEI DI CRISTO.
    9° GIORNO
    MEDITAZIONE

    L'apostolo S. Pietro ammonisce i cristiani a non trascurare la propria dignità, perché, dopo la redenzione, per effetto della grazia santificante e della comunione del Corpo e del Sangue del Signore, l'uomo è divenuto partecipe della stessa natura divina. Si è verificato in noi, per l'immensa bontà di Dio, il mistero della nostra incorporazione in Cristo e siamo divenuti veramente i suoi consanguinei. Con parole più semplici possiamo dire che nelle nostre vene scorre il Sangue di Cristo. Perciò S. Paolo chiama Gesù il «Primo dei nostri fratelli» e S. Caterina da Siena esclama: «Per l'amore tuo, Dio si è fatto uomo e l'uomo è fatto Dio». Abbiamo mai pensato che siamo veramente fratelli di Gesù? Com'è da compatire l'uomo che corre in cerca di titoli onorifici, di documenti che comprovino la sua discendenza da nobili casati, che sborsa danaro per comperare dignità terrene e poi dimentica che Gesù, col suo Sangue, ci ha fatto «popolo santo e regale!». Non dimenticare però, che la consanguineità con Cristo non è un titolo riservato solo a te, ma è comune a tutti gli uomini. Vedi quel pezzente, quel minorato, quel povero scacciato dalla società, quell'essere sventurato che sembra quasi un mostro? Nelle loro vene scorre, come nelle tue, il Sangue di Gesù! Tutti insieme formiamo quel Corpo mistico, del quale Gesù Cristo è il Capo e noi siamo le membra. Questa è la vera ed unica democrazia, questa è la perfetta uguaglianza tra gli uomini.
    ESEMPIO
    È commovente un episodio della prima guerra mondiale, avvenuto sul campo di battaglia fra due soldati moribondi, uno tedesco e l'altro francese. Il francese con uno sforzo supremo riuscì a tirar fuori dalla giubba un Crocifisso. Era inzuppato di sangue. Se lo portò alle labbra e, con voce fievole, iniziò la recita dell'Ave Maria. A quelle parole il soldato tedesco, che giaceva quasi esanime accanto a lui e che fin'allora non aveva dato segno di vita, si scosse e lentamente, come glielo permettevano le ultime forze, tese la mano e, insieme a quella del francese, la posò sul crocifisso; poi con un fil di voce rispose alla preghiera: Santa Maria Madre di Dio... Guardandosi negli occhi i due eroi morirono. Erano due anime buone, vittime dell'odio che semina la, guerra. Nel Crocifisso si riconobbero fratelli. Solo l'amore di Gesù ci unisce ai piedi di quella croce, sulla quale Egli sanguina per noi.
    Fioretto. - Non siate vili agli occhi di voi stessi, se Dio vi stima tanto da versare ogni giorno sugli altari il Sangue Preziosissimo del suo Divin Figliolo per voi (S. Agostino).
    Giaculatoria. - Ti preghiamo, o Signore, soccorri i tuoi figli, che hai redenti col tuo Sangue Prezioso.”
    9° giorno: Consanguinei di Cristo





    Luca, Sursum Corda!
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    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

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  5. #5
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    Lightbulb Re: I 25 anni di sacerdozio di don Floriano Abrahamowicz

    Auguri di buon compleanno a Don Floriano Abrahamovicz che oggi compie 57 anni (è nato il 7 aprile 1961) e stasera alla "Domus Marcel Lefebvre" di Paese (TV) alle ore 19.30 celebrerà la Santa Messa per il primo sabato del mese di Aprile; 7 aprile 2018: Sant’Egesippo, Sabato di Pasqua (o in Albis)…



    domusmarcellefebvre110815
    SANTA MESSA - domusmarcellefebvre110815
    http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php
    https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz
    OMELIA AI "TRADIZIONALISTI PERPLESSI" - domusmarcellefebvre110815
    http://www.domusmarcellefebvre.it/om...erplessi-.html
    «OMELIA AI "TRADIZIONALISTI PERPLESSI" Pentecoste, 23 5 2010 don Floriano Abrahamowicz
    Pubblicato in http://www.agerecontra.it/ »


    https://gloria.tv/don%20Floriano%20Abrahamowicz








    Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico
    “Sabato di Pasqua”
    http://www.unavoce-ve.it/gueranger.htm




    Sant?Egesippo - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/santegesippo/
    «7 aprile, sant’Egesippo.

    “A Roma sant’Egesippo, il quale, vissuto vicino all’epoca degli Apostoli, andò a Roma presso il Papa Anicéto, e vi rimase fino al tempo di Eleutério, e scrisse con semplicità di stile la storia degli Atti Ecclesiastici dalla Passione del Signore fino al suo tempo, per render nota anche con lo scritto la vita di coloro che imitava”.»
    http://www.sodalitium.biz/wp-content...em-172x300.jpg








    https://www.sursumcorda.cloud/
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/?fref=nf
    “Preghiera di San Pio X per i Sacerdoti”
    https://www.sursumcorda.cloud/preghi...sacerdoti.html

    “O beatissima e dolcissima Vergine Maria, piena di misericordia, io raccomando alla vostra pietà l'anima e 'l corpo mio, i miei pensieri, le opere, la vita e la morte mia. O mia Signora, aiutatemi e confortatemi contro l'insidie del demonio; impetratemi il vero e perfetto amore, col quale io ami con tutto il cuore il vostro dilettissimo Figlio e Signor mio Gesù Cristo; e dopo lui ami voi sopra tutte le cose. O mia regina e madre, colla vostra potentissima intercessione fate che in me duri sempre questo amore sino alla morte, dopo cui io sia da voi condotto alla patria de' beati (Ex offic. Praed. et diar. 7 mart. - Orazione di S. Tommaso d'Aquino; cfr. Le glorie di Maria, S. Alfonso).”




    Ligue Saint Amédée
    http://www.SaintAmedee.ch/
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf

    «Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum]. »
    7 avril : Saint Hégésippe :: Ligue Saint Amédée
    “7 avril : Saint Hégésippe.”
    http://liguesaintamedee.ch/applicati..._hegesippe.jpg










    Radio Spada | Radio Spada ? Tagliente ma puntuale
    http://radiospada.org/
    https://www.facebook.com/radiospadasocial/?fref=nf
    “7 aprile 2018: Sabato di Pasqua (o in Albis).”







    “Il 7 aprile 1655 Papa Alessandro VII Chigi viene esaltato al Sommo Pontificato.”


    “[VITA EST MILITIA] San Giorgio
    https://www.radiospada.org/2018/04/v...a-san-giorgio/

    Nota di Radio Spada; continua oggi, sabato di Pasqua, questa rubrica radiospadista che durerà sino al compimento dell’Ottava di Pentecoste, dedicata all’esercizio del cattolicesimo militare e ai grandi condottieri cattolici. L’organizzazione della rubrica che ha richiesto circa tre mesi di lavoro (e della concomitante “esposizione” all’Università Cattolica del Sacro Cuore) è stata a cura di Carlo “Charlie” Banyangumuka, Mattia Spaggiari e Piergiorgio Seveso. A voi tutti, amati lettori, dall’intera redazione di Radio Spada l’augurio di un santo periodo pasquale. Buona lettura!
    San Giorgio.
    Nato in Cappadocia (attuale Turchia) da padre persiano intorno al 280, il “Megalomartire” fu educato nella religione cristiana; divenne ufficiale dell’esercito imperiale prima in Palestina poi al seguito di Diocleziano. Un giorno, passando da Silene, in Libia, venne a sapere che ad un drago che terrorizzava la popolazione locale e cui venivano offerte ogni giorno inizialmente due pecore, poi anche giovinetti e giovinette, era appena stata destinata la figlia del Sovrano; si precipitò verso la palude ove risiedeva il mostro, lo ferì e domandò alla Principessa d’avvolgergli la sua cintura attorno al collo per trascinarlo, mansueto, in città; qui San Giorgio domandò a tutti la conversione al Cristianesimo in nome di quel prodigio ed in cambio dell’uccisione del drago. Quando venne la Grande Persecuzione, nel 303, egli si rifiutò di sacrificare agli idoli, donò tutti i suoi averi ai poveri, si confessò cristiano ed accettò il martirio, ma non prima di sette anni di torture, prigionia, tre volte la morte e tre la resurrezione, e molti altri miracoli, che portarono alla conversione del generale Anatolio e di tutti i suoi uomini, nonché dell’Imperatrice, alla morte dell’Imperatore e dei suoi dignitarj; fu infine decapitato a Lidda, in Terrasanta, dove sorse una basilica costantiniana in suo onore, poi distrutta dal Saladino; in punto di morte promise di venire in soccorso di chiunque avesse venerate le sue reliquie: ed infatti apparve nel cielo a capo d’una schiera d’angeli per guidare il drappello crociato genovese nella battaglia d’Antiochia.”


    “Come augurio di buon compleanno a Don Floriano Abrahamovicz che oggi compie 57 anni un'intervista che gentilmente rilasciò a Radio Spada due anni fa.”
    https://www.radiospada.org/2017/01/i...e-della-fsspx/


    https://i2.wp.com/www.radiospada.org...4%2C1024&ssl=1

















    Auguri Don Floriano: Christus vincit! Christus regnat! Christus imperat!
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  6. #6
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    Lightbulb Re: I vent’anni di sacerdozio di don Floriano Abrahamowicz

    29 GIUGNO 2018: FESTA DEI SANTI APOSTOLI PIETRO E PAOLO, ventinovesimo giorno del Mese dedicato al SACRO CUORE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO…
    Auguri di buon onomastico a tutti coloro che si chiamano Pietro e Paolo come i nostri gloriosi patroni e a tutti i sacerdoti - come Don Floriano Abrahamowicz - e vescovi integralmente cattolici ordinati il 29 giugno nel giorno dell’anniversario della loro ordinazione che coincide con la Festa dei due Santi Apostoli…
    «Tu es Sacerdos in aeternum secundum ordinem Melchisedech...»!!!
    VIVA IL PAPATO E LA SANTA CHIESA CATTOLICA ROMANA!!!
    SAN PIETRO, PRINCIPE DEGLI APOSTOLI E PRIMO PAPA, SAN PAOLO, APOSTOLO DELLE GENTI, PREGATE PER NOI!!!
    Sancte Petre, ora pro nobis! Sancte Paule, ora pro nobis!




    «29 GIUGNO SAN PIETRO E SAN PAOLO, APOSTOLI.»
    Guéranger, L'anno liturgico - San Pietro e san Paolo, apostoli
    http://www.unavoce-ve.it/pg-29giu.htm



    Tradidi quod et accepi
    http://tradidiaccepi.blogspot.it

    https://www.facebook.com/catholictradition2016/
    «Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...1a&oe=5BB02977





    «CATECHISMO MAGGIORE DI SAN PIO X
    Delle feste de' santi Apostoli, e in particolare de' santi Pietro e Paolo.»
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...4e&oe=5BA9360C





    «I SANTI APOSTOLI PIETRO E PAOLO.»
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...3a&oe=5BE6692D





    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...25&oe=5BAFF8E9








    Ss. Pietro e Paolo - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/ss-pietro-paolo/
    «29 giugno, Santi Pietro e Paolo Apostoli.

    “A Roma il natale dei santi Apostoli Pietro e Paolo, i quali patirono nello stesso anno e nello stesso giorno, sotto Nerone Imperatore. Il primo di questi, nella medesima Città, crocifisso col capo rivolto verso la terra, e sepolto nel Vaticano presso la via Trionfale, è celebrato con venerazione di tutto il mondo; l’altro decapitato e sepolto sulla via Ostiense, e venerato con pari onore”.
    O Santi Apostoli Pietro e Paolo, io vi eleggo oggi e per sempre come miei speciali protettori ed avvocati, e mi rallegro umilmente, tanto con voi, o San Pietro principe degli Apostoli, perchè siete quella pietra su cui Iddio edificò la sua Chiesa, che con voi, o San Paolo, prescelto da Dio per vaso di elezione e predicatore della verità, e vi prego di ottenermi viva fede, speranza ferma e carità perfetta, totale distacco da me stesso, disprezzo del mondo, pazienza nelle avversità e umiltà nelle prosperità, attenzione nell’orazione, purità di cuore, retta intenzione nell’operare, diligenza nell’adempiere gli obblighi del mio stato, costanza nei proponimenti, rassegnazione al volere di Dio, e perseveranza nella divina grazia sino alla morte. E così, mediante la vostra intercessione, ed i gloriosi vostri meriti, superate le tentazioni del mondo, del demonio e della carne, sia fatto degno di venire dinanzi al cospetto del supremo ed eterno Pastore delle anime, Gesù Cristo, il quale con il Padre e con lo Spirito Santo vive e regna nei secoli dei secoli, per goderlo ed amarlo eternamente. Così sia.»
    http://www.sodalitium.biz/wp-content...ul-300x188.jpg





    Della festa dei santi Pietro e Paolo - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/della-festa-pietro-e-paolo/
    «Catechismo Maggiore di San Pio X – Delle feste dei santi Apostoli, e in particolare dei santi Pietro e Paolo.

    194 D. Chi furono gli Apostoli?
    R. Gli Apostoli furono discepoli di Gesù Cristo da Lui eletti ad essere testimoni della sua predicazione e de’ suoi miracoli, depositari della sua dottrina, investiti della sua autorità, e mandati ad annunziare l’Evangelo a tutte le genti.
    195 D. Quale fu il frutto della predicazione degli Apostoli?
    R. Il frutto della predicazione degli Apostoli fu la distruzione dell’idolatria, e lo stabilimento della religione cristiana.
    196 D. Con quali mezzi hanno gli Apostoli indotto le nazioni ad abbracciare la religione cristiana?
    R. Gli Apostoli hanno indotto le nazioni ad abbracciare la religione cristiana confermando la divinità della dottrina che predicavano colla forza dei miracoli, colla santità della vita, e finalmente colla costanza ne’ patimenti, e col dare per essa la vita medesima.
    197 D. Perché si celebra con maggior solennità la festa de santi Pietro e Paolo?
    R. Si celebra con maggior solennità la festa dei santi Pietro e Paolo, perché essi sono i principi degli Apostoli.
    198 D. Perché i santi Pietro e Paolo si chiamano principi degli Apostoli?
    R. I santi Pietro e Paolo si chiamano principi degli Apostoli, perché S. Pietro é stato specialmente eletto da Gesù Cristo capo degli Apostoli e di tutta la Chiesa, e S. Paolo ha faticato più di tutti nella predicazione del Vangelo e nella conversione dei gentili.
    199 D. Dove ebbe S. Pietro la sua sede?
    R. S. Pietro ebbe prima la sua sede in Antiochia, poi la trasferì e fissò in Roma, capitale allora dell’impero Romano, e in Roma terminò i lunghi e penosi travagli del suo apostolato con un glorioso martirio.
    200 D. Dall’ avere S. Pietro fissato la sua sede in Roma, a dall’aver ivi terminati i suoi giorni che cosa consegue?
    R. Dall’avere S. Pietro fissato in Roma la sua sede consegue che noi dobbiamo riconoscere il Romano Pontefice per vero successore di S. Pietro e capo di tutta la Chiesa, prestargli sincera ubbidienza, e tenere per fede le dottrine da esso definite come Pastore e Maestro di tutti i cristiani.
    201 D. Chi era S. Paolo prima della conversione?
    R. S. Paolo, prima della conversione, era un dotto fariseo e un persecutore del nome di Gesù.
    202 D. Come fu chiamato S. Paolo all’apostolato?
    R. S. Paolo fu chiamato all’apostolato sulla via di Damasco, dove Gesù Cristo glorioso gli apparve e di persecutore della Chiesa ne fece un zelantissimo predicatore del Vangelo.
    203 D. Perché Gesù Cristo ha voluto convertire S. Paolo con un sì grande miracolo?
    R. Gesù Cristo volle convertire S. Paolo con un si grande miracolo per mostrare in lui la potenza e l’efficacia della sua grazia, che può cambiare i cuori più induriti e convertirli a penitenza, e per renderne il testimonio più credibile.
    204 D. Perché i santi Apostoli Pietro e Paolo si festeggiano nel medesimo giorno?
    R. I santi Apostoli Pietro e Paolo si festeggiano nel medesimo giorno, perché ambedue dopo aver santificata Roma con la loro presenza e predicazione vi subirono il martirio e ne divennero i gloriosi protettori.
    205 D. Che cosa dobbiamo noi imparare dai santi Apostoli?
    R. Dai santi Apostoli noi dobbiamo imparare:
    a regolare le azioni della vita colle massime del Vangelo;
    ad istruire con santo zelo e con costanza nella dottrina di Gesù Cristo quelli che ne abbisognano;
    a patir volentieri qualche cosa per amore del suo nome.
    206 D. Che cosa dobbiamo noi fare nelle feste degli Apostoli?
    R. Nelle feste degli Apostoli dobbiamo
    ringraziare il Signore d’averci chiamati alla Fede per mezzo di essi;
    chiedergli la grazia di conservarla illibata per loro intercessione;
    pregarlo a proteggere la Chiesa contro i suoi nemici, e darle de’ pastori che siano degni successori de’ santi Apostoli.»
    http://www.sodalitium.biz/wp-content...8a-300x276.jpg





    Sante Messe - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/sante-messe/

    S. Messa in provincia di Verona - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/s-messa-provincia-verona/

    “Sodalitium - IMBC.”
    https://www.youtube.com/user/sodalitium

    “Omelie dell'I•M•B•C a Ferrara.”
    https://www.facebook.com/OmelieIMBCFerrara/

    Oratorio Sant'Ambrogio ? Milano ? Offertur Oblatio Munda (Malachia 1, 11)
    http://www.oratoriosantambrogiombc.it/





    Don Floriano Abrahamowicz in data odierna - 29 giugno 2018, Natale dei Santi Apostoli Pietro e Paolo - festeggia i ventisei anni di sacerdozio!!! Auguro di cuore un felice anniversario a questo raro esemplare di coraggioso sacerdote integralmente cattolico, 29 giugno 1992 - 29 giugno 2018: 26 anni di sacerdozio, che Dio benedica don Floriano!!!


    «Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
    https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz/
    http://www.domusmarcellefebvre.it/
    CATECHISMO- PIO X - domusmarcellefebvre110815
    Ogni giovedì alle ore 20.30 ha luogo la lettura in diretta di una o due questioni del Catechismo di San Pio X.
    SANTA MESSA - domusmarcellefebvre110815
    http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php
    La Santa Messa tutte le domeniche alle ore 10.30 a Paese, Treviso.»




    http://catholichymn.blogspot.com/201...-sacerdos.html


    https://www.facebook.com/pietroferrari1973/

    “«Ecco, o Roma, i due eroi che hanno fatto risplendere ai tuoi occhi il Vangelo di Cristo; in modo che tu che eri maestra di errore, sei diventata discepola della verità...Sebbene ti abbia occorso ottenere delle multipli vittorie per stendere per mare e per terra il tuo impero, inferiore è tuttavia il campo che ti ha sottomesso il lavoro delle tue guerre che quello conquistato dalla pace cristiana…Però, o Roma, ignoravi l'autore della tua elevazione; reggendo quasi tutte le nazioni, ti facevi la schiava degli errori di tutte queste nazioni; ed ti sembrava avere una grande religione, perché non rigettavi nessuno errore. Ma più eri fortemente incatenata dal demonio, più meravigliosa è stato la tua liberazione per il Cristo.» - San Leone.”
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...42&oe=5BA422A9







    Ligue Saint Amédée
    http://www.SaintAmedee.ch
    https://www.facebook.com/SaintAmedee/?fref=nf

    «Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»

    29 juin : Saints Pierre et Paul, Apôtres :: Ligue Saint Amédée
    http://liguesaintamedee.ch/saint-du-...pierre-et-paul
    “29 juin : Saints Pierre et Paul, Apôtres.”
    http://liguesaintamedee.ch/applicati...ro_e_paolo.jpg





    “Papauté : Le faux argument du reniement de saint Pierre”
    http://ddata.over-blog.com/0/46/19/7...int-Pierre.pdf


    https://www.radiospada.org/2016/04/i...nto-teologica/
    “Il Rinnegamento di San Pietro: una messa a punto teologica di Clemente LECUYER (7 gennaio 2015)”
    https://www.radiospada.org/2016/04/m...-cattivi-papi/



    Indice testi in italiano
    http://www.cmri.org/ital-index.html
    "Il Papato"
    Il Papato (S.E. Mons. Mark A. Pivarunas, CMRI)
    http://www.cmri.org/ital-97prog6.shtml
    “Il Papato di S.E. Mons. Mark A. Pivarunas, CMRI Festa dei Ss. Pietro e Paolo, 29 giugno 1997.”
    "Per l’Anniversario della morte di Papa Pio XII."
    Per l’Anniversario della morte di Papa Pio XII
    http://www.cmri.org/ital-98prog9.html



    Sodalitium - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/sodalitium/
    http://www.sodalitium.biz/sodalitium_pdf/48.pdf
    http://www.sodalitium.biz/sodalitium_pdf/48.pdf
    «N. 48 – dicembre 1998 - La Tomba di Pietro e il primato di Roma.»
    http://www.sodalitium.biz/sodalitium_pdf/56.pdf
    http://www.sodalitium.biz/sodalitium_pdf/56.pdf
    «N. 56 – settembre 2003 - Risposta al numero speciale de “La Tradizione cattolica” sul sedevacantismo.»
    http://www.sodalitium.biz/sodalitium_pdf/58.pdf
    http://www.sodalitium.biz/sodalitium_pdf/58.pdf
    «N. 58 – aprile 2005 - Con Pietro o contro Pietro: “una tragica necessità d’opzione” - don Ugo Carandino.»




    www.sursumcorda.cloud
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/?fref=nf

    “Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Preghiera al Santo del giorno.
    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.
    Amen.

    Eterno Padre, intendo onorare i santi Apostoli Piétro e Pàolo, i quali patirono nello stesso anno e nello stesso giorno, sotto Neróne Imperatore. Il primo di questi, nella medesima Città, crocifisso col capo rivolto verso la terra, e sepolto nel Vaticàno presso la via Trionfale, è celebrato con venerazione di tutto il mondo; l’altro decapitato e sepolto sulla via Ostiènse, è venerato con pari onore. Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi avete loro elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questi immensi Santi, ed a loro affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, i santi Apostoli Piétro e Pàolo possano essere miei avvocati e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.”

    “Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    I Santi Pietro e Paolo, fustigatori di tutti gli eretici e protagonisti di un proselitismo incessante e poderosamente fruttifero, odiati dal mondo, finalmente coronati con la gloria del martirio per la loro integrale fedeltà a Cristo.”

    “Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Madonna col Bambino e i santi Giovanni Battista, Agostino, Pietro e Paolo. Extra Ecclesiam nulla salus!”
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    “Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    29 giugno 2018, Santi Pietro e Paolo Apostoli (festa di precetto, non c'è l'astinenza).

    + O Santi Apostoli Pietro e Paolo, io vi eleggo oggi e per sempre come miei speciali protettori ed avvocati, e mi rallegro umilmente, tanto con voi, o San Pietro principe degli Apostoli, perchè siete quella pietra su cui Iddio edificò la sua Chiesa, che con voi, o San Paolo, prescelto da Dio per vaso di elezione e predicatore della verità, e vi prego di ottenermi viva fede, speranza ferma e carità perfetta, totale distacco da me stesso, disprezzo del mondo, pazienza nelle avversità e umiltà nelle prosperità, attenzione nell'orazione, purità di cuore, retta intenzione nell'operare, diligenza nell'adempiere gli obblighi del mio stato, costanza nei proponimenti, rassegnazione al volere di Dio, e perseveranza nella divina grazia sino alla morte. E così, mediante la vostra intercessione, ed i gloriosi vostri meriti, superate le tentazioni del mondo, del demonio e della carne, sia fatto degno di venire dinanzi al cospetto del supremo ed eterno Pastore delle anime, Gesù Cristo, il quale con il Padre e con lo Spirito Santo vive e regna nei secoli dei secoli, per goderlo ed amarlo eternamente. Così sia. +
    Dalla bacheca di Don Ugo Carandino.”
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    «29 giugno 1881.
    La potestà dei reggitori civili, essendo quasi una comunicazione della potestà divina, acquista di continuo, per questo stesso motivo, una dignità maggiore della umana: non già quella empia e grandemente assurda cercata un tempo dagli imperatori pagani, che si arrogavano onori divini, ma quella vera e solida, avuta quasi per dono e beneficio divino. Per cui sarà necessario che i cittadini siano soggetti ed obbedienti ai principi come a Dio, non tanto per timore delle pene quanto per ossequio alla maestà, non già per motivo di adulazione, ma per coscienza di dovere. Con che l’impero starà molto più stabilmente collocato nel suo grado. Infatti i cittadini, sentendo la forza di questo dovere, debbono necessariamente aborrire dalla nequizia e dall’arroganza, persuasi, come debbono essere, che chi resiste alla potestà politica, resiste alla volontà divina; che chi rifiuta onore ai principi, lo rifiuta a Dio stesso. In questa dottrina l’Apostolo Paolo erudì specialmente i Romani, ai quali sulla riverenza che si deve ai principi scrisse con tanta autorità e tanto peso da non potersi concepire nulla di più grave. "Ciascuno stia sottomesso alle autorità costituite, poiché non c’è autorità se non da Dio, e quelle che esistono sono stabilite da Dio. Quindi chi si oppone all’autorità, si oppone all’ordine stabilito da Dio. E quelli che si oppongono si attireranno addosso la condanna... Perciò è necessario stare sottomessi non solo per timore della punizione, ma anche per ragioni di coscienza" (Rm 13,1.2.5). Consentanea a questa è la preclara sentenza del Principe degli Apostoli Pietro: "State sottomessi ad ogni istituzione umana per amore del Signore: sia al re come sovrano, sia ai governatori come ai suoi inviati per punire i malfattori e premiare i buoni, perché questa a la volontà di Dio" (1Pt 2,13-15). Una sola ragione possono avere gli uomini per non obbedire (ai reggitori civili): qualora cioè si pretenda da essi qualche cosa che ripugni apertamente al diritto naturale e divino, in quanto ogni volta in cui si vìola la legge di natura e la volontà di Dio è ugualmente iniquo tanto comandare ciò, quanto eseguirlo. Se a qualcuno dunque avvenga di trovarsi costretto a scegliere fra queste due cose, vale a dire se disprezzare i comandi di Dio o quelli dei principi, sappia che si deve obbedire a Gesù Cristo, il quale comandò di rendere "a Cesare ciò che è di Cesare, a Dio ciò che è di Dio" (Mt 22,21) e sull’esempio degli Apostoli deve coraggiosamente rispondere: "È doveroso obbedire a Dio piuttosto che agli uomini" (At 5,29). Né tuttavia coloro che in tal modo si comportano sono da accusare di aver mancato all’obbedienza, poiché se il volere dei principi ripugna al volere e alle leggi di Dio, essi stessi eccedono la misura della loro potestà e pervertono la giustizia: né in tal caso può valere la loro autorità, la quale è nulla quando non vi è giustizia.
    Da SS Leone XIII, Diuturnum illud.»
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    «29 giugno 2018: Santi Pietro e Paolo (Doppio di prima classe con Ottava comune - Festa di precetto).»
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    “Il 29 giugno 1943 Pio XII pubblicava l’ Enciclica “Mystici Corporis” sulla Chiesa. Insegnava infallibilmente il santo Pontefice: «A definire e descrivere questa verace Chiesa di Cristo - che è la Chiesa Santa, Cattolica, Apostolica, Romana - (cfr. Conc. Vat. , Const. de Fide cath., cap. I), nulla si trova di più nobile, di più grande, di più divino di quell'espressione con la quale essa vien chiamata "il Corpo mistico di Gesù Cristo"; espressione che scaturisce e quasi germoglia da ciò che viene frequentemente esposto nella Sacra Scrittura e nei Santi Padri».”
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...73&oe=5BE82392






    «[SACERDOS IN AETERNUM] 1992-2018: un cordialissimo augurio a Don Floriano Abrahamowicz per l'anniversario della sua ordinazione sacerdotale.»
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...54&oe=5BA42CA0






    https://www.radiospada.org/tag/santi-pietro-e-paolo/
    https://www.radiospada.org/tag/papato-romano/
    https://www.radiospada.org/tag/primato-petrino/
    https://www.radiospada.org/2018/06/l...ea-di-filippo/
    «Le rocce di Cesarea di Filippo a cura di Giuliano Zoroddu
    Il Signore non fa nulla a caso: nel suo divino consiglio, sceglie con accuratezza anche i luoghi delle sue opere. Ciò lo possiamo vedere chiaramente nell’episodio di Cesarea di Filippo, quando san Pietro ricevette da Gesù il famoso encomio e la promessa allegata che leggiamo in san Matteo (XVI, 13-19). Gli Apostoli infatti, guardando al tempio di Augusto che sorgeva sulla montagna che stava di fronte ai loro occhi, potevano capire chiaramente che allo stesso modo la erigenda Chiesa, tempio e impero del vero Dio, avrebbe poggiato sulla Roccia-Pietro, il quale proprio nella Roma che era stata di Augusto avrebbe posto la sua Cattedra pontificale e compiuto il martirio per la fede. E questo legame fra il primato petrino e Roma (e il suo Imperatore) lo rivediamo anche nella riconferma del medesimo primato e nella collazione della giurisdizione universale su tutto il popolo cristiano che san Giovanni ci dice avvenute presso il lago di Tiberiade (Joann. XXI, 15-17). Piccoli particolari, ma evidenti rimandi alla Romanità della Chiesa, la stessa Chiesa che è erede dell’impero romano, come insegna san Tommaso sulla scia di san Leone Magno: “L’Impero Romano fu stabilito a questo fine, acciocché sotto il suo universale dominio la Fede potesse predicarsi nell’universo mondo […] esso non è cessato, ma da temporale si è mutato in spirituale” (In 2.am ad Thessalonicenses, c. II, lect. 1.). Per meglio meditare su questo grande mistero che è il Primato di san Pietro e quindi il Papato Romano, vogliamo offrire ai lettori, alcune pagine della immortale Vita di Gesù Cristo che l’Abate Giuseppe Ricciotti dedica alla descrizione dell’episodio di Cesarea di Filippo, quando un pescatore di Galilea fu esaltato su tutti i regni del mondo.»
    https://i1.wp.com/www.radiospada.org...ng?w=631&ssl=1





    https://www.radiospada.org/2017/06/l...ominium-mundi/
    https://i1.wp.com/www.radiospada.org...ng?w=720&ssl=1





    29 giugno
    http://www.preghiereperlafamiglia.it.../29-giugno.htm
    “GIORNO 29
    LE ISPIRAZIONI
    29° GIORNO
    Pater noster.
    Invocazione. - Cuore di Gesù, Vittima dei peccatori, abbiate pietà di noi!
    Intenzione. - Pregare per coloro che sono sull'orlo dell'inferno, prossimi a cadervi se non sono aiutati.

    LE ISPIRAZIONI
    Un'immagine sacra rappresenta Gesù sotto le sembianze di viandante, con il bastone in mano, in atto di battere ad una porta. Si è osservato che alla porta manca la maniglia.
    L'autore di tale immagine ha inteso concretizzare il detto dell'Apocalisse: Io sto alla porta e batto; se uno ascolterà la mia voce e mi aprirà la porta, io entrerò da lui (Apocalisse, III, 15).
    Nell'Invitatorio, che la Chiesa fa ripetere tutti i giorni ai Sacerdoti, all'inizio della sacra ufficiatura, è detto: Oggi, se udirete la sua voce, non vogliate indurire i vostri cuori!
    La voce di Dio, di cui si parla, è l'ispirazione divina, la quale parte da Gesù ed è diretta all'anima. La porta, che non ha la maniglia all'esterno, fa comprendere che l'anima, udita la voce divina, ha il dovere di muoversi, di aprire internamente e di far entrare Gesù.
    La voce di Dio non è sensibile, cioé non colpisce l'orecchio, ma va alla mente e scende al cuore; è voce delicata, che non può udirsi se non c'è il raccoglimento interiore; è voce amorosa e sapiente, che invita dolcemente, rispettando la libertà umana.
    Consideriamo l'essenza della divina ispirazione e la responsabilità che ne proviene a chi la riceve.
    L'ispirazione è un dono gratuito; si chiama anche grazia attuale, perchè d'ordinario è momentanea ed è data all'anima in qualche bisogno particolare; è un raggio di luce spirituale, che illumina la mente; è un invito misterioso che fa Gesù all'anima, per tirarla a sé o per disporla a maggiori grazie.
    Essendo l'ispirazione un dono di Dio, si ha il dovere di riceverla, di apprezzarla e di farla fruttare. Si rifletta su questo: Dio non spreca i suoi doni; Egli è giusto e chiederà conto di come si siano fatti fruttare i suoi talenti.
    È doloroso il dirlo, ma tanti fanno i sordi alla voce di Gesù e rendono inefficaci o inutili le sante ispirazioni. San'Agostino, pieno di sapienza, dice: Temo il Signore che passa! - volendo significare che se Gesù batte oggi, batte domani alla porta del cuore, e si resiste e non gli si apre la porta, potrebbe allontanarsi e non ritornare più.
    È necessario dunque ascoltare la buona ispirazione e metterla in pratica, rendendo in tal modo efficace la grazia attuale che Dio dà.
    Quando si ha un buon pensiero da attuare e questo ritorna con insistenza alla mente, ci si regoli così: Si preghi, affinché Gesù dia la luce necessaria; si rifletta seriamente se e come mettere in atto ciò che Dio ispira; nel caso dubbio, si chieda il parere al Confessore o al Direttore Spirituale.
    Le ispirazioni più importanti potrebbero essere:
    Consacrarsi al Signore, lasciando la vita secolare.
    Fare il voto di verginità.
    Offrirsi a Gesù come « anima ostia » o vittima riparatrice.
    Dedicarsi all'apostolato. Troncare un'occasione di peccato. Riprendere la meditazione quotidiana, ecc...
    Chi sente, e da tempo, qualcuna delle suddette ispirazioni, ascolti la voce di Gesù e non induri il suo cuore.
    Il Sacro Cuore fa udire con frequenza la sua voce ai suoi devoti, o durante una predica o una pia lettura, o mentre sono in preghiera, specialmente durante la Messa e nel tempo della Comunione, o mentre sono nella solitudine e nel raccoglimento interiore.
    Una sola ispirazione, assecondata con prontezza e generosità, potrebbe essere il principio di una vita santa o di una vera rinascita spirituale, mentre un'ispirazione resa vana potrebbe rompere la catena di tante altre grazie che Dio vorrebbe elargire.
    ESEMPIO
    Idea geniale
    La signora De Franchis, da Palermo, ebbe una buona ispirazione: A casa mia c'è il necessario ed anche il più. Quanti invece mancano di pane! È doveroso aiutare qualche povero, anche giornalmente. Questa ispirazione fu messa in pratica. All'ora di pranzo la signora pose un piatto al centro della tavola; poi disse ai figli: A pranzo e a cena noi penseremo ogni giorno a qualche povero. Ognuno si privi di qualche boccone di minestra o di pietanza e lo metta in questo piatto. Sarà il boccone del povero. Gesù gradirà la nostra mortificazione e l'atto di carità. -
    Tutti furono contenti dell'iniziativa. Ogni giorno, dopo il pasto, entrava un povero e veniva servito con delicata premura.
    Una volta un giovane Sacerdote, trovandosi nella famiglia De Franchis, a vedere con quanto amore preparavano il piatto per il povero, rimase gradevolmente sorpreso di quel nobile atto di carità. Fu un'ispirazione per il suo cuore ardente di Sacerdote: Se in ogni famiglia nobile o benestante si preparasse un piatto per un bisognoso, migliaia di poveri potrebbero sfamarsi in, questa città! -
    Il buon pensiero, che Gesù ispirò, fu efficace. Il fervoroso ministro di Dio cominciò a propagare l'iniziativa e giunse a fondare un Ordine Religioso: « Il Boccone del Povero » con i due rami, maschile e femminile.
    Quanto bene in un secolo si è compiuto e quanto se ne compirà dai membri di questa Famiglia Religiosa!
    Quel Sacerdote al presente è Servo di Dio ed è inoltrata la sua Causa di Beatificazione e di Canonizzazione.
    Se Padre Giacomo Gusmano non fosse stato docile alla divina ispirazione, non avremmo nella Chiesa la Congregazione del « Boccone del Povero ».
    Fioretto. Ascoltare le buone ispirazioni e metterle in pratica.
    Giaculatoria. Parla, o Signore, che io ti ascolto!
    (Tratto dal libretto "Il Sacro Cuore - Mese al Sacro Cuore di Gesù-" del Salesiano Don Giuseppe Tomaselli).”


    Giugno Archives - Stellamatutina.eu - Sito di cultura cattolica in piena e totale obbedienza al Magistero Petrino.
    http://www.stellamatutina.eu/categor...ditati/giugno/
    29° giorno: Cuore sacerdotale - Cuore profano
    http://www.stellamatutina.eu/29-gior...cuore-profano/
    “29° giorno: Cuore sacerdotale – Cuore profano
    CUORE SACERDOTALE

    Il Cuore di Gesù è il cuore sacerdotale per eminenza.
    In esso è la sorgente infinita del Sacerdozio. Nessun cuore può essere sacerdotale se non partecipando alla pienezza del Sacerdozio racchiusa nel Cuore di Gesù.
    Il cuore sacerdotale è il cuore consacrato «a vantaggio degli uomini in tutte le cose di Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati…» (Eb 5,1-2).
    Il Cuore di Gesù è stato l’altare e la vittima sublime per la gloria di Dio e per la salvezza degli uomini. Tutto l’amore per il Padre, tutto l’amore per noi, Gesù lo brucia sull’altare del suo adorabile Cuore. Tutto il dolore per le offese a Dio, tutto il dolore per le rovine delle anime, Gesù lo soffre nel suo adorabile Cuore. Tutte le offerte di riparazione a Dio e di espiazione per gli uomini, Gesù le trasforma in offerta sacerdotale di adorazione, lode, riparazione, propiziazione.
    Cuore sacerdotale di Gesù, riempi i cuori dei tuoi Sacerdoti e fa che ti amino, per meritare anche il frutto particolare della tua promessa: «Ai sacerdoti darò il dono di commuovere i cuori più induriti».
    Ogni vocazione sacerdotale ha la sua radice nel Cuore di Gesù. Nessuno può diventare Sacerdote se non viene scelto e chiamato da Gesù: «Io ho scelto voi» (Gv 15,16). E deve essere grande l’amore del Cuore di Gesù verso i Sacerdoti, se la sera del Giovedì santo, nell’ultima Cena, allorché Egli istituì il Sacerdozio sacramentale, uscì in questa esclamazione: «Ho desiderato ardentemente fare questa Pasqua con voi, prima di soffrire» (Lc 22,15). Ed è per questo che il suo lamento più doloroso a santa Margherita fu quello riguardante i sacerdoti: «Quel che più mi è penoso, è di vedermi trattato così da cuori a me consacrati».
    I Sacerdoti sono i prediletti del Cuore di Gesù, sono la porzione più preziosa del suo amore, sono i suoi ministri, i suoi amici, i suoi intimi. Beato chi è chiamato e chi corrisponde a questa scelta d’amore così personale!
    Purtroppo anche in questo «molti sono i chiamati, pochi gli eletti» (Mt 20,16). Se san Giovanni Bosco dice che Dio chiama al Sacerdozio uno su tre ragazzi, è ben triste sapere che la corrispondenza a questa chiamata eccezionale è molto, molto scarsa, e sta calando ancora in modo pauroso, perché la maggior parte dei giovani corrono appresso alle chimere del mondo e vivono incatenati agli istinti più vergognosi della carne.
    Cuore di Gesù, salva e santifica i tuoi Sacerdoti!
    CUORE PROFANO
    «Voi siete stirpe eletta, regale sacerdozio» (1Pt 2,9).
    La Chiesa è formata di cristiani che costituiscono un popolo sacerdotale. Se il Sacerdozio fa volgere l’anima a Dio, per offrirgli «doni e sacrifici per i peccati» (Eb 5,1-2), un popolo sacerdotale è un popolo che è in comunione con Dio e fa ogni giorno le sue offerte a Dio in modo spirituale.
    Un popolo sacerdotale è soprattutto un popolo che prega, che sta volentieri presso l’altare di Dio, che teme e ama Dio, che ha il senso del sacro, che orienta e trasporta tutto verso Dio: «Sia che mangiate, sia che beviate, o facciate qualunque cosa, fate tutto per la gloria di Dio» (1Cor 10,31).
    Se invece il cuore di un uomo è alieno dal rapporto con Dio, se è vuoto di richiami e aspirazioni a Dio, e non si trova affatto a suo agio nella preghiera, mentre è gonfio di interessi e di tensioni terrestri, questo cuore è tutt’altro che sacerdotale. È solo un cuore profano.
    Il cuore profano è il cuore che non sente pressoché mai il bisogno di pregare, debole di fede, più debole ancora di fronte alla seduzione del peccato, che gli fa distruggere l’amicizia di Dio con la perdita della grazia divina.
    Esso trova i suoi gusti solo nelle passioni per le creature, per lo sport e la politica, per la moda e le canzoni, per i soldi e i successi. Povero cuore pieno di fatuità!
    E magari arriva a illudersi di essere religioso perché nel momento del bisogno si rivolge a Dio per rimedio ai guai.
    «Non è così che dovete fare, se volete guarire» – diceva il santo Curato d’Ars a un giovane epilettico molto debole nella fede e nella morale.
    Ad una pia signora che era andata da lui in pellegrinaggio per ottenere la guarigione di un parente, il santo Curato d’Ars disse: «Fate una novena di preghiera. Ma non so se il Signore vi ascolterà, perché in quella casa laggiù c’è tanta religione quanta in una scuderia di cavalli». E il giovane morì.
    Proprio così. In tanti cuori di cristiani c’è tanta religione e fedeltà a Dio quanto in una «scuderia di cavalli».
    Altro che cuori sacerdotali! Sono cuori profani, pieni solo di «carne e sangue» (Mt 16,17).
    Se il nostro cuore ha 22 miliardi di cellule, con circa 100.000 battiti al giorno, e 40 milioni all’anno, quante di queste cellule e di questi battiti noi consacriamo ogni giorno a Gesù? Molto pochi, o forse neppure uno?
    Esaminiamoci. Pensiamo a tutti i battiti del cuore che sciupiamo dietro le passioni di cui siamo schiavi: lo sport, il sesso, il denaro, lo studio, la politica, gli spettacoli, i divertimenti…, e capiremo come siamo lontani da una santa Teresina che non voleva perdere «neppure un atomo» del suo cuore senza darlo a Gesù.
    Così sia il nostro cuore. Proteso verso il cielo. Pieno solo di Gesù, come ci dice san Paolo: «Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori» (Ef 3,17).
    Proposito: Pregare molto il Sacro Cuore perché voglia donarci santi Sacerdoti.
    FONTE: Cuore di Gesù, Cuore dell’uomo, P. Stefano M. Manelli, © 2010 Casa Mariana Editrice, 2010.”






    Guéranger, L'anno liturgico - San Pietro e san Paolo, apostoli
    http://www.unavoce-ve.it/pg-29giu.htm
    «29 GIUGNO SAN PIETRO E SAN PAOLO, APOSTOLI.»





    SANCTE PETRE, SANCTE PAULE, ORATE PRO NOBIS!!!
    COR JESU ADVENIAT REGNUM TUUM - ADVENIAT PER MARIAM!!!
    COR JESU SACRATISSIMUM, MISERERE NOBIS!!!

    Sia lode, onore e gloria al Divin Cuore di Gesù!!!
    Luca, Sursum Corda - Habemus Ad Dominum!!!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

  7. #7
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    Lightbulb Re: I vent’anni di sacerdozio di don Floriano Abrahamowicz

    Don Floriano Abrahamowicz (Vienna, 7 aprile 1961) oggi 7 aprile 2019, Domenica di Passione, ha compiuto 58 anni…Auguri di buon compleanno a questo vero e coraggioso sacerdote cattolico!!!


    7 APRILE 2019: DOMENICA DI PASSIONE…




    «DOMENICA DI PASSIONE»
    Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico - Domenica di Passione
    http://www.unavoce-ve.it/pg-passione-dom.htm





    SANTA MESSA DOMENICALE celebrata da Don Floriano Abrahamowicz a Paese (Treviso) alle ore 10.30 stamattina 7 APRILE 2019, QUINTA DOMENICA DI QUARESIMA - DOMENICA DI PASSIONE:


    «Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
    http://www.domusmarcellefebvre.it/
    Domenica di Passione (Santa Messa) 2019
    https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz
    Domenica di Passione (Santa Messa) 2018
    https://www.youtube.com/watch?v=TJaV9EMTEHE
    Domenica di Passione (Omelia) 2018
    https://www.youtube.com/watch?v=7QhLKbEJi2Q
    IV domenica di Quaresima- Laetare (Santa Messa)
    https://www.youtube.com/watch?v=0CUtJXNjs2I
    IV domenica di Quaresima - Laetare (Omelia)
    https://www.youtube.com/watch?v=VstcNzjZ5us
    III domenica di Quaresima (Santa Messa)
    https://www.youtube.com/watch?v=OOlS4iMXpro
    III domenica di Quaresima - (Omelia)
    https://www.youtube.com/watch?v=whnUB45-kgM
    Festa di San Giuseppe sposo della BVM
    https://www.youtube.com/watch?v=6fpJ2SWL_oY
    II domenica di Quaresima (Santa Messa)
    https://www.youtube.com/watch?v=J3p4EMytkio
    II domenica di Quaresima - (Omelia)
    https://www.youtube.com/watch?v=wXyDyeVarqg
    1° domenica di Quaresima (Santa Messa)
    https://www.youtube.com/watch?v=T2g-OaQT_0A
    1° domenica di Quaresima - (Omelia)
    https://www.youtube.com/watch?v=zN-HlOYhoh4
    Sacre Ceneri
    https://www.youtube.com/watch?v=240n2FtviH0
    Domenica Quinquagesima (Santa Messa)
    https://www.youtube.com/watch?v=1D09coEEvKs
    Domenica Sexagesima (Santa Messa)
    https://www.youtube.com/watch?v=7apAxHX0B0w
    Domenica Septuagesima (Santa Messa)
    https://www.youtube.com/watch?v=eW58hW30T5Y
    V domenica d. Epifania (Santa Messa)
    https://www.youtube.com/watch?v=adVRJ95yZLk
    V domenica d. Epifania - (Omelia)
    https://www.youtube.com/watch?v=oJR8QmeMXOs
    IV dom. dopo l'Epifania (Santa Messa)
    https://www.youtube.com/watch?v=tmgotU8TwQw
    IV domenica dopo Epifania (Omelia)
    https://www.youtube.com/watch?v=BBMsKuQKlgQ
    Purificazione della S. Vergine Maria (Santa Messa)
    https://www.youtube.com/watch?v=rS2tdVj3e_A
    III dom. dopo l'Epifania
    https://www.youtube.com/watch?v=vqLfMJ2qKmo
    III domenica dopo l'Epifania - (Omelia)
    https://www.youtube.com/watch?v=zHEiqmjKQNk
    II domenica dopo l'Epifania - (Omelia)
    https://www.youtube.com/watch?v=MtQwadP5PVs
    Sacra Famiglia (Santa Messa)
    https://www.youtube.com/watch?v=M83o5Eohbdc
    Epifania di N S G C - (Omelia)
    https://www.youtube.com/watch?v=fUnwOAcw1Vs
    https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz
    http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php ».



    Auguri di buon compleanno a Don Floriano Abrahamowicz (Vienna, 7 aprile 1961) che oggi 7 aprile 2019, Domenica di Passione, ha compiuto 58 anni…




    SANTE MESSE celebrate dai Sacerdoti dell’“Istituto Mater Boni Consilii” (I.M.B.C.):


    "Sante Messe - Sodalitium"
    http://www.sodalitium.biz/sante-messe/

    http://www.sodalitium.biz/sante-messe/pescara/

    http://www.sodalitium.biz/sante-messe/potenza/

    "S. Messa in provincia di Verona - Sodalitium"
    http://www.sodalitium.biz/s-messa-provincia-verona/

    “Sodalitium - IMBC.”
    https://www.youtube.com/user/sodalitium

    “Omelie dell'I.M.B.C. a Ferrara.”
    https://www.facebook.com/OmelieIMBCFerrara/

    http://www.oratoriosantambrogiombc.it/
    “Oratorio Sant'Ambrogio, Milano - Offertur Oblatio Munda (Malachia 1, 11).”




    Domenica di Passione - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/domenica-di-passione/
    «Domenica 7 aprile 2019, Domenica di Passione.
    Questa Domenica è chiamata Domenica di Passione, perché oggi la Chiesa comincia ad occuparsi espressamente dei patimenti del Redentore. È detta anche Domenica Judica, dalla prima parola dell’Introito della Messa.
    Orazione della Messa: Riguarda propizio, o Dio onnipotente, la tua famiglia; affinché sia sostenuta nel corpo per tua bontà e sia custodita nell’anima per la tua grazia.»
    http://www.sodalitium.biz/wp-content/uploads/056.jpg






    "Via Crucis a Bologna - Sodalitium"
    Via Crucis a Bologna - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/via-crucis-bologna/
    “Via Crucis a Bologna 4 aprile 2019 Attività, In evidenza Sabato 13 aprile 2019 alle ore 16,30 i fedeli sono invitati alla Via Crucis che si terrà a Bologna in preparazione della Settimana Santa. Appuntamento in via San Mamolo angolo via dell’Osservanza. Per informazioni scrivere a don Francesco Ricossa: info@sodalitium.it
    http://www.sodalitium.biz/wp-content...stazXII_02.jpg






    https://www.facebook.com/catholictradition2016/
    «MARTIROLOGIO ROMANO, 1955. Sancti et Sanctae Dei, orate pro nobis.»


    “MISTERO DELLA REDENZIONE.
    TEMPO DI PASSIONE (Domenica di Passione, 7 aprile - Domenica di Pasqua, 21 aprile A.D. 2019)
    Capitolo I - STORIA DEL TEMPO DI PASSIONE
    Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico - Storia del Tempo di Passione e della Settimana Santa
    http://www.unavoce-ve.it/pg-passione-st.htm
    Capitolo II - MISTICA DEL TEMPO DI PASSIONE
    Guéranger, L'anno liturgico - Mistica del tempo di Passione e della Settimana Santa
    http://www.unavoce-ve.it/pg-passione-mist.htm
    Capitolo III - PRATICA DEL TEMPO DI PASSIONE
    http://www.unavoce-ve.it/pg-passione-pr.htm
    http://www.unavoce-ve.it/pg-passione-pr.htm
    https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net...16&oe=5D0B29AF






    http://tradidiaccepi.blogspot.com/


    https://sardiniatridentina.blogspot.com/
    https://sardiniatridentina.blogspot....ietro.html?m=0
    «DOMENICA DI PASSIONE
    Stazione a San Pietro.
    Semidoppio - Domenica privilegiata di I classe.
    Paramenti violacei.

    Il tempo di Passione ci fa rivivere con maggior vividezza il mistero dell'umana Redenzione nel dolore e nel sangue del Redentore nostro Gesù Cristo, Mediatore e Pontefice della Nuova ed Eterna Allenza, che pone fine a quella Antica della Sinagoga rigettata. La liturgia della Messa vuole tradurre l'angoscia che visse il Cristo-Uomo nell'approssimarsi delle asprezze della Passione, iniziata "a iuventute" (Tratto) con Erode che lo cerca a morte, circondato ormai d'ogni parte dai Giudei suoi futuri uccisori. Ma allo stesso tempo già s'annunzia il trionfo della Resurrezione che irradierà il mattino di Pasqua. La croce e le immagini, dai primi vespri, vengono velate: si vuole esprime il lutto della Chiesa, orbata dello Sposo, e il velamento della divinità di Gesù ridotto a un verme durante i suoi salvifici patimenti. Si omette il salmo Iudica me. Non si dice il Gloria Patri dopo i Salmi, perché essendo essi, nel tempo di Passione, posti dalla Chiesa sulla bocca del Cristo, è inopportuna la dossologia (il Figlio che parla renderebbe gloria a se stesso!).
    PROPRIUM MISSAE.
    INTROITUS
    Ps 42:1-2.- Iúdica me, Deus, et discérne causam meam de gente non sancta: ab homine iníquo et dolóso éripe me: quia tu es Deus meus et fortitúdo mea. ~~ Ps 42.3.- Emítte lucem tuam et veritátem tuam: ipsa me de duxérunt et adduxérunt in montem sanctum tuum et in tabernácula tua. ~~ Iúdica me, Deus, et discérne causam meam de gente non sancta: ab homine iníquo et dolóso éripe me: quia tu es Deus meus et fortitúdo mea.
    Ps 42:1-2.- Fammi giustizia, o Dio, e difendi la mia causa da gente malvagia:liberami dall’uomo iniquo e fraudolento: poiché tu sei il mio Dio e la mia forza. ~~ Ps 42.3.- Manda la tua luce e la tua verità: esse mi guidino al tuo santo monte e ai tuoitabernacoli. ~~ Fammi giustizia, o Dio, e difendi la mia causa da gente malvagia: liberami dall’uomo iniquo e fraudolento: poiché tu sei il mio Dio e la mia forza.
    ORATIO
    Orémus.
    Quaesumus, omnípotens Deus, familiam tuam propítius réspice: ut, te largiénte, regátur in córpore; et, te servánte, custodiátur in mente. Per Dominum nostrum Iesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
    Preghiamo.
    Te ne preghiamo, o Dio onnipotente, guarda propizio alla tua famiglia, affinché per bontà tua sia ben guidata quanto al corpo, e per grazia tua sia ben custodita quanto all’anima. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
    LECTIO
    Léctio Epístolæ beáti Pauli Apóstoli ad Hebraeos.
    Hebr 9:11-15
    Fatres: Christus assístens Pontifex futurórum bonórum, per ámplius et perféctius tabernáculum non manufáctum, id est, non huius creatiónis: neque per sánguinem hircórum aut vitulórum, sed per próprium sánguinem introívit semel in Sancta, ætérna redemptióne invénta. Si enim sanguis hircórum et taurórum, et cinis vítulæ aspérsus, inquinátos sanctíficat ad emundatiónem carnis: quanto magis sanguis Christi, qui per Spíritum Sanctum semetípsum óbtulit immaculátum Deo, emundábit consciéntiam nostram ab opéribus mórtuis, ad serviéndum Deo vivénti? Et ideo novi Testaménti mediátor est: ut, morte intercedénte, in redemptiónem eárum prævaricatiónum, quæ erant sub prióri Testaménto, repromissiónem accípiant, qui vocáti sunt ætérnæ hereditátis, in Christo Iesu, Dómino nostro.
    Fratelli: Cristo, venuto quale pontefice dei beni futuri, attraversò un più grande e più perfetto tabernacolo, non fatto da mano d’uomo, e cioè non di questa creazione. Né per mezzo del sangue di capri e di vitelli, ma mediante il proprio sangue entrò una volta per sempre nel santuario, avendo ottenuto una redenzione eterna. Infatti, se il sangue dei capri e dei tori, e la cenere di vacca, sparsa su quelli che sono immondi, li santifica, dando loro la purità della carne, quanto più il sangue del Cristo, che in virtù dello Spirito Santo offrì sé stesso immacolato a Dio, purificherà la nostra coscienza dalle opere di morte, onde serviamo il Dio vivente? Appunto per questo egli è il mediatore di un nuovo patto; affinché, morto per la remissione dei trascorsi commessi sotto l’antico patto, i chiamati ricevano l’eterna eredità loro promessa in Cristo Gesù nostro Signore.
    GRADUALE
    Ps 142:9, 10
    Eripe me, Dómine, de inimícis meis: doce me fácere voluntátem tuam
    Ps 17:48-49
    Liberátor meus, Dómine, de géntibus iracúndis: ab insurgéntibus in me exaltábis me: a viro iníquo erípies me.
    Liberami dai nemici, o Signore: insegnami a fare la tua volontà.
    V. Mi libererai dai nemici accaniti, o Signore: e mi eleverai sopra di quelli che si volgono contro di me: mi libererai dall’uomo iniquo.
    TRACTUS
    Ps 128:1-4
    Sæpe expugnavérunt me a iuventúte mea.
    V. Dicat nunc Israël: sæpe expugnavérunt me a iuventúte mea.
    V. Etenim non potuérunt mihi: supra dorsum meum fabricavérunt peccatóres.
    V. Prolongavérunt iniquitátes suas: Dóminus iustus cóncidit cervíces peccatórum.
    Mi hanno più volte osteggiato fin dalla mia giovinezza.
    V. Lo dica Israele: mi hanno più volte osteggiato fin dalla mia giovinezza.
    V. Ma non mi hanno vinto: i peccatori hanno fabbricato sopra le mie spalle.
    V. Per lungo tempo mi hanno angariato: ma il Signore giusto schiaccerà i peccatori.
    EVANGELIUM
    Sequéntia ☩ sancti Evangélii secúndum Ioánnem.
    Ioann 8:46-59
    In illo témpore: Dicébat Iesus turbis Iudæórum: Quis ex vobis árguet me de peccáto? Si veritátem dico vobis, quare non créditis mihi? Qui ex Deo est, verba Dei audit. Proptérea vos non audítis, quia ex Deo non estis. Respondérunt ergo Iudaei et dixérunt ei: Nonne bene dícimus nos, quia Samaritánus es tu, et dæmónium habes? Respóndit Iesus: Ego dæmónium non hábeo, sed honorífico Patrem meum, et vos inhonorástis me. Ego autem non quæro glóriam meam: est, qui quærat et iúdicet. Amen, amen, dico vobis: si quis sermónem meum serváverit, mortem non vidébit in ætérnum. Dixérunt ergo Iudaei: Nunc cognóvimus, quia dæmónium habes. Abraham mórtuus est et Prophétæ; et tu dicis: Si quis sermónem meum serváverit, non gustábit mortem in ætérnum. Numquid tu maior es patre nostro Abraham, qui mórtuus est? et Prophétæ mórtui sunt. Quem teípsum facis? Respóndit Iesus: Si ego glorífico meípsum, glória mea nihil est: est Pater meus, qui gloríficat me, quem vos dícitis, quia Deus vester est, et non cognovístis eum: ego autem novi eum: et si díxero, quia non scio eum, ero símilis vobis, mendax. Sed scio eum et sermónem eius servo. Abraham pater vester exsultávit, ut vidéret diem meum: vidit, et gavísus est. Dixérunt ergo Iudaei ad eum: Quinquagínta annos nondum habes, et Abraham vidísti? Dixit eis Iesus: Amen, amen, dico vobis, antequam Abraham fíeret, Ego Sum. Tulérunt ergo lápides, ut iácerent in eum: Iesus autem abscóndit se, et exívit de templo.
    In quel tempo: Gesù disse alla folla dei Giudei: Chi di voi può accusarmi di peccato? Se vi dico la verità perché non mi credete? Chi è da Dio ascolta la parola di Dio. Per questo voi non l’ascoltate: perché non siete da Dio. Ma i Giudei gli risposero: Non abbiamo forse ragione di dire che sei un Samaritano e un posseduto dal demonio? Gesù rispose: Non sono posseduto dal demonio, bensì onoro il Padre mio e voi mi insultate. Io non cerco la gloria per me, c’è chi la cerca e giudica. In verità, in verità vi dico: chi osserverà la mia parola non vedrà la morte in eterno. I Giudei gli dissero: Ora sappiamo per certo che sei posseduto dal demonio. Abramo è morto e pure i profeti, e tu dici: Chi osserverà la mia parola non vedrà la morte in eterno. Sei forse più grande del nostro padre Abramo, che è morto, o dei profeti, che sono pure morti? Chi pretendi di essere? Gesù rispose: Se mi glorifico da me stesso, la mia gloria è nulla; chi mi glorifica è il Padre mio che voi dite essere vostro Dio. Voi non lo conoscete, ma io lo conosco, e se dicessi di non conoscerlo sarei un bugiardo, come voi. Ma lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, agognò di vedere il mio giorno: lo vide e ne gioì. I Giudei gli dissero: Non hai ancora cinquantanni e hai visto Abramo? Gesù rispose: In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono. Allora raccolsero delle pietre per scagliarle contro di lui, ma Gesù si nascose ed uscì dal tempio.
    Credo
    OFFERTORIUM
    Ps 118:17, 107
    Confitébor tibi, Dómine, in toto corde meo: retríbue servo tuo: vivam, et custódiam sermónes tuos: vivífica me secúndum verbum tuum, Dómine.
    Ti glorifico, o Signore, con tutto il mio cuore: concedi al tuo servo: che io viva e metta in pratica la tua parola: donami la vita secondo la tua parola.
    SECRETA
    Hæc múnera, quaesumus Dómine, ei víncula nostræ pravitátis absólvant, et tuæ nobis misericórdiæ dona concílient. Per Dominum nostrum Iesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
    Ti preghiamo, o Signore, perché questi doni ci liberino dalle catene della nostra perversità e ci ottengano i frutti della tua misericordia. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
    PRÆFATIO DE CRUCE
    Vere dignum et iustum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: Qui salútem humáni géneris in ligno Crucis constituísti: ut, unde mors oriebátur, inde vita resúrgeret: et, qui in ligno vincébat, in ligno quoque vincerétur: per Christum, Dóminum nostrum. Per quem maiestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admítti iúbeas, deprecámur, súpplici confessióne dicéntes:
    È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Che hai procurato la salvezza del genere umano col legno della Croce: così che donde venne la morte, di là risorgesse la vita, e chi col legno vinse, dal legno fosse vinto: per Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui la tua maestà lodano gli Angeli, adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtù celesti e i beati Serafini la celebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo:
    COMMUNIO
    1 Cor 11:24, 25
    Hoc corpus, quod pro vobis tradétur: hic calix novi Testaménti est in meo sánguine, dicit Dóminus: hoc fácite, quotiescúmque súmitis, in meam commemoratiónem.
    Questo è il mio corpo, che sarà immolato per voi: questo calice è il nuovo patto nel mio sangue, dice il Signore: tutte le volte che ne berrete, fatelo in mia memoria.
    POSTCOMMUNIO
    Orémus.
    Adésto nobis, Dómine, Deus noster: et, quos tuis mystériis recreásti, perpétuis defénde subsidiis. Per Dominum nostrum Iesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
    Preghiamo.
    Assistici, o Signore Dio nostro: e difendi incessantemente col tuo aiuto coloro che hai ravvivato per mezzo dei tuoi misteri. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.»

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    “L'ANGOLO PATRISTICO
    Omelia di san Gregorio Papa.
    Omelia 18 sui Vangeli.

    Considerate, fratelli carissimi, la mansuetudine di Dio. Il Salvatore era venuto a togliere i peccati e diceva: «Chi di voi mi convincerà di peccato?» (Joann. 8:46). Egli non disdegna di mostrare con ragionamento che non è peccatore, lui, che in virtù della sua divinità poteva giustificare i peccatori. Le parole che seguono sono veramente terribili: «Chi è da Dio, ascolta le parole di Dio: e perciò voi non le ascoltate, perché non siete da Dio». Se dunque chi è da Dio intende le parole di Dio, e se chi non è da Dio non può intenderle: ognuno si domandi se l'orecchio del suo cuore percepisca le parole di Dio; e conoscerà a chi appartiene. La Verità ordina di desiderare la patria celeste, di calpestare i desideri della carne, di fuggire la gloria del mondo, di non desiderare l'altrui, di largheggiare del proprio.
    Ciascuno di voi esamini dunque dentro se stesso, se questa voce di Dio colpisce fortemente l'orecchio del suo cuore, e conoscerà se è già da Dio. Ci sono alcuni, che non si degnano di ascoltare neppure colle orecchie del corpo i divini precetti. E ci sono di quelli, che li ascoltano sì colle orecchie del corpo, ma senza aver nell'animo alcun desiderio di praticarli. E ci sono di quelli, che ascoltano volentieri le parole di Dio, al punto da esserne tocchi fino alle lacrime, ma appena passato questo momento di emozione ritornano al peccato. Tutti questi certo non ascoltano le parole di Dio, perché non cercano di metterle in pratica colle opere. Richiamate dunque, fratelli carissimi, la vostra vita innanzi agli occhi della vostra anima, e imprimete profondamente nei vostri cuori il sentimento di timore che devono ispirare queste parole pronunziate dalla stessa Verità: «Per questo voi non le ascoltate, perché non siete da Dio» (Joann. 8:47).
    Ma questo che la Verità dice dei Giudei degni d'essere riprovati, questi uomini condannabili lo mostrano essi stessi colle loro inique opere: poiché segue: «I Giudei gli risposero e dissero: Non abbiamo noi ragione di dire che tu sei un Samaritano, e hai un demonio?» (Joann. 8:48). Ascoltiamo ciò che rispose il Signore dopo di aver ricevuto simile oltraggio. «Io non ho alcun demonio, ma perché onoro il Padre mio, voi mi oltraggiate» (Joann. 8:49). Ora Samaritano significa custode: ed egli è veramente questo custode, di cui il Salmista dice: «Se il Signore non custodisce la città, invano vegliano quelli che la custodiscono» (Ps. 126:1): e di lui si dice in Isaia: «Sentinella, che è stato questa notte? sentinella, che è stato questa notte?» (Is. 21:11). Ecco perché il Signore non volle rispondere: Non sono un Samaritano; ma: «Io non ho alcun demonio». Due cose gli erano state rimproverate: egli negò l'una, e consentì sull'altra tacendo.”







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    «Carlo Di Pietro - Sursum Corda».

    “Per la città di Roma la santificazione delle feste prende anche e possiede una sua nota e un suo aspetto speciale. Roma è il centro della Chiesa cattolica; città santa, per la copia dei suoi monumenti cristiani e dei suoi ricordi storici, per le sue Basiliche, per le sue funzioni sacre e solenni, a cui in tempo di pace da ogni parte affluiscono i fedeli, che nel loro concetto e nel loro cuore la venerano come ispiratrice, animatrice e glorificatrice di santità. Quale penosa delusione sarebbe per tutti coloro, nella cui patria il precetto domenicale viene pienamente rispettato, osservato e mantenuto, se qui in Roma non trovassero altro che una delle tante grandi città, le quali con la loro profanazione delle feste sono corresponsabili nel disfacimento dell’ordine mondiale cristiano?”

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    “Dal numero 155 di SVRSVM CORDA® del 7 aprile 2019. Indice dei contenuti:

    - Comunicato numero 155. Gesù va a pranzo da un Fariseo;
    - Orazione a San Vincenzo Ferreri, Confessore;
    - Vita e detti dei Padri del deserto: Giovanni il Persiano (parte 1);
    - Papa Pio XII: Roma centro e madre della civiltà cristiana;
    - Papa Pio XII: Non moechaberis! - Il «matrimonio in film»;
    - Papa Pio XII: Alcuni insegnamenti sul settimo dei Comandamenti.”
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    «"Instaurare omnia in Christo", restaurare la società al cattolicesimo integrale e contro ogni forma di ecumenismo e laicità. Questa è la risposta di San Pio X agli uomini politici che si dicono cristiani e che intendono governare secondo l'ordine di Dio.
    Non esistono altre soluzioni, non esistono compromessi.»

    https://www.sursumcorda.cloud/preghi...-giuseppe.html

    https://www.sursumcorda.cloud/sostienici/libri.html

    https://www.sursumcorda.cloud/comuni...demoniato.html
    «(Con) breve riflessione sui recenti “fatti di Verona”.
    (…) Il “Congresso di Verona”, difatti, ostenta il compromesso ed il pensiero ecumenico...è riunito in un consesso laicista (qui le condanne della Chiesa) ed ecumenico (qui le condanne della Chiesa)… »
    https://www.sursumcorda.cloud/massim...esa-stato.html
    https://www.sursumcorda.cloud/massim...cumenismo.html

    https://www.sursumcorda.cloud/massim...a-eretico.html
    “Per affrontare, con dati oggettivi e senza compromessi, il problema del Vaticano Secondo e dei modernisti che occupano la maggior parte delle nostre chiese --> La questione del cosiddetto "papa eretico" ed il problema dell'autorità nella Chiesa -->
    Appunti sulla questione del cosiddetto «papa eretico»”
    https://www.sursumcorda.cloud/preghi...vera-fede.html
    “Preghiera di San Pietro Canisio per conservare la vera fede”
    https://www.sursumcorda.cloud/preghiere/

    https://www.sursumcorda.cloud/settim...rile-2019.html
    https://www.sursumcorda.cloud/tags/numero-155.html



    https://www.agerecontra.it/2019/04/d...-sursum-corda/
    "Disponibile il numero 155 di Sursum Corda."







    «Radio Spada è un sito di controinformazione cattolico http://www.radiospada.org e una casa editrice http://www.edizioniradiospada.com
    https://www.facebook.com/radiospadasocial/ »

    “7 aprile 2019: DOMENICA DI PASSIONE.”
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    https://www.radiospada.org/2016/03/m...a-di-passione/
    «[MATTIA ROSSI] La Domenica di Passione.

    Conclusesi le domeniche di Quaresima, con la domenica odierna si apre il tempo di Passione. E se c’è una prima caratterizzazione della domenica di Passione, questa è di natura grammaticale: tutti i brani del Proprium, infatti, sono in prima persona singolare.
    La penitenza corale della Quaresima diventa passione personale di Gesù Cristo: il culmine di questo tempo si ha con il Cristo esposto all’odio dei nemici, ai tormenti dei patimenti carnali fino all’effusione del proprio sangue.
    Ma la liturgia della Chiesa, in questa domenica di Passione, non manca di prefigurare il vincitore della morte e il principe della vita. “Vexilla regis prodeunt, fulget crucis mysterium, qua vita mortem pertulit et morte vitam protulit”, canta l’inno dei Vespri: gli strumenti di morte diventano i “vessilli del re”, il mistero della croce “risplende” introducendo la bellissima immagine seguente per cui la vita (terrena) subisce la morte portando, con quella stessa morte, la vita (divina).
    Tornando al Proprio della domenica di Passione – come dicevamo – possiamo notare in tutti i suoi cinque brani la presenza della prima persona: è Cristo solo che parla, è Egli solo che porta su di sé l’oltraggio e la morte per tutti, è Egli solo l’Agnello innocente condotto al macello.
    In questo clima di estrema austerità si inserisce il tremendo grido dell’introito Iudica me Deus: “Fammi giustizia, o Dio, difendi la mia causa contro gente spietata; salvami da uomini iniqui e perfidi, Tu che sei il mio Dio e la mia forza!”.
    Nel primo giorno – ovvero in questa I domenica di Passione – in cui la liturgia omette il salmo 42 dalle preghiere ai piedi dell’altare, ecco che quello stesso testo risuona non più sulla bocca del sacerdote, ma nelle parole del dolente canto dell’introito, in modo IV, simbolicamente pronunciate da Cristo: “Iudica me, Deus, et discerne causam meam de gente non sancta: ab homine iniquo et doloso eripe me: quia tu es Deus meus, et fortitudo mea”.
    Ma nel Proprio di questa I domenica di Passione c’è anche un altro substrato: v’è, infatti, anche un sunto, un compendio, dell’odio nutrito dai nemici di Gesù Cristo. Proprio nell’avvicinarsi della morte in croce, la liturgia ripercorre i tutti i patimenti della vita terrena di Nostro Signore. Ecco il tratto “Saepe expugnaverunt me a iuventute mea. Dicat nunc Israel: saepe expugnaverunt me a iuventute mea […]” (Mi hanno tormentato fin dalla mia giovinezza. Lo dica pure Israele: Mi hanno tormentato fin dalla mia giovinezza) ricordando, così, quell’odio implacabile verso il Re dei re iniziato con Erode il quale attentò alla vita di Cristo sin negli anni della giovinezza.
    Infine, a conclusione della presente liturgia, la domenica di Passione, nel celebrare il dono che Cristo fa della Sua vita e del Suo corpo, rimanda direttamente al Giovedì Santo e all’istituzione dell’Eucarestia con il communio Hoc corpus: “Questo è il mio corpo che sarà dato per voi, questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, dice il Signore; tutte le volte che ne berrete, fatelo in memoria di me”. Un brano musicalmente scritto in VIII modo: il modo perfectus, come perfetto è il Sacrificio di Cristo, il modo ultimo (l’ottavo) che simboleggia l’ottavo giorno, quello della “creazione nuova” che culmina nella Pasqua.
    Come in tutto il Proprio, è sempre Cristo che parla: dal grido iniziale del Iudica me Deus al testamento finale dell’Hoc corpus.»
    https://i2.wp.com/www.radiospada.org...01%2C526&ssl=1





    https://www.radiospada.org/2012/09/i...o-della-croce/
    “Immagine che spiega perchè il sacrificio della S. Messa è lo stesso della Croce.”
    https://i2.wp.com/www.radiospada.org...01%2C461&ssl=1
    https://i0.wp.com/radiospada.org/wp-...santamessa.jpg






    https://www.radiospada.org/2013/07/i...on-esito-1959/
    https://i0.wp.com/radiospada.org/wp-...mentocvii1.jpg
    https://i2.wp.com/radiospada.org/wp-...mentocvii2.jpg
    «Immagine rara. Il Conc. Vat. II smentito dal testo di un santino “per il suo buon esito” (1959) – di Andrea Giacobazzi –

    Aggirandomi questa mattina per un mercatino organizzato tra le colline dell’Appennino, sono incappato in un singolare santino. Nella sua estrema semplicità non può non essere considerato un documento storico-teologico di valore: nelle poche righe del testo, volto a fissare il programma del Concilio (concedendo ampie indulgenze a chi lo recitava), si coglie il radicale fallimento dello “spirito conciliare”. Le parole sono quelle della preghiera di Giovanni XXIII.
    Se l’auspicio era quello di portare “salutare aumento del costume cristiano”, va constatato il non raggiungimento dell’obbiettivo. Ci sarà ovviamente chi dirà “è colpa del mondo”, “la strada era buona ma non è stato possibile percorrerla”. Vecchie scuse, peraltro smascherate poche righe dopo. Uno degli scopi fissati era così descritto: “Ti preghiamo ancora per le pecorelle, che non sono più dell’unico ovile di Gesù Cristo, affinchè, anch’esse che pur si gloriano del nome cristiano, possano finalmente ritrovare l’unità sotto un solo Pastore”. Questa frase ci dice molto sulla devianza che è seguita. In particolare risulta chiaro:
    1) Le pecorelle che si chiamano “cristiane” ma non “cattoliche” (scismatici orientali, protestanti, ecc.) non fanno parte dell’unico ovile di Cristo.
    2) L’espressione “esse che pur si gloriano del nome cristiano” ribadisce che gli unici titolati a chiamarsi “cristiani” (ovvero seguaci di Cristo) sono i “cattolici”. Il testo di questa preghiera di Giovanni XXIII riprende esattamente il testo della Orientalis Ecclesiae (Enciclica di Pio XII, 9 aprile 1944) in cui si chiarisce in modo inequivocabile: “Niente altro ormai Ci resta, venerabili fratelli, se non implorare con le supplici Nostre preghiere, durante questo XV centenario di s. Cirillo, sulla chiesa tutta, ma specialmente su quelli che in oriente si gloriano del nome cristiano, il propizio patrocinio di questo santo dottore, domandando soprattutto che nei fratelli e nei figli dissidenti felicemente si compia ciò che egli un giorno congratulandosi scrisse: «Ecco che le membra avulse del coro della chiesa di nuovo si sono tra loro riunite, e nulla ormai più rimane che per discordia divida i ministri dell’evangelo di Cristo»”.
    3) Le premesse del Concilio – nel 1959 – erano sostanzialmente allineate con l’Eterna Dottrina, cosa che non si può dire per i suoi frutti.
    4) Le intenzioni di Giovanni XXIII relative al “buon esito” del Concilio hanno visto fiorire risultati antitetici.»








    https://i1.wp.com/www.radiospada.org...pg?w=440&ssl=1





    https://www.radiospada.org/tag/preziosissimo-sangue/
    https://www.radiospada.org/tag/sangue-di-cristo/
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    “Pro Fide Catholica | Le site de Laurent Glauzy”
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    Ligue Saint Amédée
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    «Intransigeants sur la doctrine ; charitables dans l'évangélisation [Non Una Cum].»
    “Mieux vaut une petite œuvre dans la Vérité, qu’une grande dans l’erreur.”

    Messes :: Ligue Saint Amédée
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    "Discipline originelle du carême chrétien."

    7 avril : Saint Hégésippe :: Ligue Saint Amédée
    “7 avril : Saint Hégésippe.”
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    “Dimanche de la Passion.”

    “Sermon du Père Joseph-Marie Mercier pour le Dimanche de la Passion.
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    Lodato sempre sia il Santissimo nome di Gesù, Giuseppe e Maria!!!
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  8. #8
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    Predefinito Re: I vent’anni di sacerdozio di don Floriano Abrahamowicz

    Ad multos annos! Don Floriano mi è carissimo sotto molteplici aspetti.

  9. #9
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    Lightbulb Re: I vent’anni di sacerdozio di don Floriano Abrahamowicz

    Vi annuncio che DON FLORIANO ABRAHAMOWICZ sarà a Udine sabato 11 maggio 2019 per tenere la prima di una probabile serie di conferenze incentrate sui problemi dottrinali, liturgici, morali e spirituali posti dalla "neo-chiesa" del "concilio vaticano II" e dai suoi "papi", dalla "nuova messa", dai "nuovi riti", ecc. a chi vuole restare semplicemente fedele all'autentico Cattolicesimo di sempre...
    Chi abita nei dintorni o è disposto a viaggiare un po' è caldamente invitato a tale conferenza...
    Chiedo ai lettori di buona volontà ed agli stimati moderatori di questo forum "Tradizione cattolica" Piergiorgio - "Guelfo Nero" ed il mio omonimo Luca di dare risalto alla notizia al più presto anche altrove (su "Radio Spada", vari blog ed altri fora internet, ecc.) se possibile, grazie!!!



    https://forum.termometropolitico.it/...icz-udine.html
    Conferenza di Don Floriano Abrahamowicz a Udine...


    Sabato 11 MAGGIO 2019 ORE 17.00.
    Luogo: HOTEL RAMANDOLO, Via Forni di Sotto, 28 – UDINE. INGRESSO LIBERO.
    Tema: “IL NUOVO CATTOLICESIMO SENZA DIO E SENZA CRISTO.”
    Relatore: DON FLORIANO ABRAHAMOWICZ.
    La conferenza tratterà i nefasti effetti del “Concilio Vaticano II” a livello dottrinale, liturgico, morale e spirituale alla luce della vera Tradizione e del perenne Magistero della Chiesa Cattolica.
    Dopo la lectio magistralis è previsto un dibattito per consentire un maggiore approfondimento.





    «Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre
    https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz/
    http://www.domusmarcellefebvre.it/

    CARATTERI DELLA VISIBILITA’ DELLA CHIESA: Ella è UNA, SANTA, CATTOLICA E APOSTOLICA.
    Laddove manchi anche uno solo di questi caratteri, là NON c’è la Chiesa Cattolica, anche se esistono persone che in buona fede credono di essere nella Chiesa. E’ il colpo da maestro di Satana della nostra epoca. Non per questo il Signore viene meno alla Sua promessa. Le porte degli Inferi non prevarranno, anche se resterà fedele un piccolo gregge. E’ così salva l’indefettibilità della Chiesa.»



    CHRISTUS VINCIT, CHRISTUS REGNAT, CHRISTUS IMPERAT!!!
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  10. #10
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    Predefinito Re: I vent’anni di sacerdozio di don Floriano Abrahamowicz

    HO visto solo ora il post: sono dispiaciutissimo. Ma dalla prossima non mancherò di segnalarlo anche su Radio Spada.

 

 
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