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Discussione: la coscienza e il sono

  1. #1
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    Predefinito la coscienza e il sono

    cosa è l'individuo?
    "dove va" la coscienza di notte e dopo morti?
    si è ancora individui/uomini mentre si dorme? durante un coma?

  2. #2
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    Predefinito Re: la coscienza e il sono

    Citazione Originariamente Scritto da MaIn Visualizza Messaggio
    cosa è l'individuo?
    E' la manifestazione dell'essere.
    Possiamo perdonare un bambino quando ha paura del buio. La vera tragedia della vita è quando un uomo ha paura della luce.

  3. #3
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    Predefinito Re: la coscienza e il sono

    Citazione Originariamente Scritto da Platone Visualizza Messaggio
    E' la manifestazione dell'essere.

  4. #4
    .... .....
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    Predefinito Re: la coscienza e il sono

    Citazione Originariamente Scritto da MaIn Visualizza Messaggio
    cosa è l'individuo?
    "dove va" la coscienza di notte e dopo morti?
    si è ancora individui/uomini mentre si dorme? durante un coma?
    L'individuo è un aspetto dell'Infinito dotato di esistenza e individualità..in cui si riflettono nel nostro mondo nel modo più compiuto (sempre insufficiente)..gli aspetti del Tutto..
    La coscienza..intendendo l'autocoscienza e la percezione di sé..di notte si ritira nell'immanifesto..cioè dove era prima di nascere..questo in chi non sa trattenerla ..e cede all'incoscienza..che poi sarebbe il pensiero logico e immaginativo che si esprime nei sogni..
    Se durante il sonno rimaniamo vigili e coscienti siamo ancora uomini..uomini integrali..che gli uomini normali non hanno neppure il senso della coscienza..e quindi sono uomini potenziali..mancano delle proprietà..come l'identificazione in se stessi..nell'essenza più profonda che è l'essere Testimoni..del mondo e di sé..
    Nel coma uguale..con la differenza che puoi non tornare allo stato di veglia..
    Quello che ho detto è la spiegazione espressa nei Veda..nella metafisica tradizionale..la teoria più plausibile e corroborata da secoli di accettazione..in sunto..
    Bisogna dare all'uomo non ciò che desidera..ma ciò di cui ha bisogno...
    (la via diretta non è la più breve)

  5. #5
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    Predefinito Re: la coscienza e il sono

    La coscienza non è altro che l'individuo, cioè quello che distinguiamo come diverso da quello che incontriamo.
    A lungo si è creduto nel dualismo fra un io(interno) e un oggetto(esterno), oggi come oggi sappiamo che anche l'io è un oggetto.
    E' cioè un meccanismo biologico che si autorappresenta come io e si dice io.

    Ma tutto ciò è falso come Hegel o Peirce avevano dimostrato, in quanto ciò che descrive un oggetto è comunque un pensiero, e questo pensiero non può che essere una emanazione dell'essere, un intuito in termini filosofici.

    Siamo quindi il risultato negativo di un intuito già presente che come kant ha dimostrato non potremo mai comprendere ma solo inferire in una serie di segni (hume e peirce anche).

    l'emanazione di quell'intuito è cioè la storia riflessa di ciò che differisce e si scrive nella memoria, e che noi in quanto interpreti chiamiamo io, ovviamente pochi decimi di secondi iscritti in un flusso che distinguiamo come storia.

    la storia è normalmente quella stabile diurna, ma nondimenso si sa che è anche notturna (la coscienza non ci abbandona mai in poche parole)

    a proposito del sogno è rilevante la posizione di jung per cui la rappresentazione notturna non è ascrivibile ad una storia del "segno corpo" bensì ad una storia del "segno umanità".

    interessante anche in freud il processo per cui un segno rappresentazione non è mai significante della norma diurna, ma di un significato dimenticato.

    tutti esempi quelli del sogno che non fanno che rafforzare questa visione dell'io come prodotto di un intuito sconosciuto ma esistente (a cui diamo il nome di essere filosoficamente parlando)

    anche la visione dualistica indiana viene risolta come maya, ma la storia stessa (occidentalmente parlando) viene assimilata ad un sogno.
    perciò per un indiano la via sarà quella di tornare a quella emanazione (le sette vie), per un occidentale la via è quella di seguire la storia secondo il suo volere (la necessità).

    mondi diversi ma con un innnegabile tratto comune, come se fosse una intuizione originaria appunto.

  6. #6
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    Predefinito Re: la coscienza e il sono

    Citazione Originariamente Scritto da MaIn Visualizza Messaggio
    cosa è l'individuo?
    "dove va" la coscienza di notte e dopo morti?
    si è ancora individui/uomini mentre si dorme? durante un coma?
    Hai concentrato, in tre righe, 5 domande che meriterebbero, ciascuna, pagine di discussione.
    Sono i grandi misteri esistenziali che ci avvolgono e verso i quali tutti si affannano, per cercare delle risposte, le quali, però, rimarranno puntualmente senza una conferma, per lo meno su questa terra.

    Cosa è l’individuo? Le opinioni sono sempre molto personali.
    Io intendo l’individuo come un insieme di materia e spirito.
    La materia, cioè il corpo fisico, non è altro che un “contenitore” particolare, che ha in sé la vera essenza dell’Essere:lo Spirito.
    Lo Spirito che alita nell’uomo è una parte infinitesimale del Tutto, inteso come la Conoscenza, la Verità, l’Assoluto.
    La nostra anima ha senza dubbio un legame con la “Conoscenza Universale”, a cui potrebbe attingere per trarne insegnamenti-guida, ma spesso è offuscata dai limiti che la materializzazione della vita quotidiana ci ha creato, facendoci inseguire obiettivi effimeri e vani.
    Le possibilità di espansione della nostra mente sono infinite, ma non riusciamo nemmeno a percepirle e ci lasciamo sopraffare dalla nostra stessa mortalità.

    Probabilmente, proprio durante il sonno, liberi dai fardelli materiali, riprendiamo a fluttuare in un universo extrasensoriale, in cui l’inconscio fa da padrone.
    Forse, attraverso i sogni, riceviamo anche dei “messaggi” utili, ma difficilmente riusciamo a decodificarli e così continuiamo a commettere errori, allontanandoci, quasi certamente, dall’obiettivo primario della nostra esistenza.


    Se questo avviene anche nello stato di coma non saprei rispondere, probabilmente sì, con la differenza che lo stato di “veglia” è solo rigorosamente personale, non percepito dagli altri, perché manca, da parte di quell’individuo, la possibilità di comunicare con l’ “esterno”.

    La morte non è altro che la cessazione delle funzioni fisiche del nostro corpo, ma non certo dello Spirito, che continua ad esistere, perché è trascendente, essendo parte del Tutto Assoluto e come tale, non può finire con la materia.

  7. #7
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    Predefinito Re: la coscienza e il sono

    Citazione Originariamente Scritto da MaIn Visualizza Messaggio
    cosa è l'individuo?
    "dove va" la coscienza di notte e dopo morti?
    si è ancora individui/uomini mentre si dorme? durante un coma?
    L'individuo è il pensiero incarnato.
    La coscienza individuale durante il sonno si ricongiunge alla coscienza universale.
    Dopo la morte la coscienza torna parte dell'universo invisibile (materia oscura).
    Il corpo fisico dorme per necessità ricostruttive quindi quando dormiamo siamo sempre uomini.
    Il "coma" è altro. e' uno stato psichico sospeso tra questo mondo e l'altro.
    "Due cose hanno soddisfatto la mia mente con nuova e crescente ammirazione e soggezione e hanno occupato persistentemente il mio pensiero: il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me" (Immanuel Kant)

  8. #8
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    Predefinito Re: la coscienza e il sono

    durante il sonno certe funzioni neuronali riposano e altre "sistemano" e organizzano gli scomparti della memoria.
    l'Io quindi, quale cabina di tasformazione e di comando non c'è. L'uomo non può quindi decidere per sè autonomamente. Mantiene attiva la parte fisiologica per il normale funzionamento quindi, e mantiene attivi tutti i suoi diritti maturati come essere vivente nel contesto dove vive.
    Se uccidi un uomo mentre dorme non è meno grave se lo fai quando è sveglio in occidente, in altri ambiti se il valore della sua vita vale poco varrà poco da sveglio come da dormiente.
    Durante il coma i meccanismi neuronali sono quelli dell'autosufficienza fisiologica, rimani sempre dotato dei diritto che avevi da sano, e teoricamente attuale al momento nessuno può decidere di sopprimerti visto che non puoi dichiarare la tua volontà.

  9. #9
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    Predefinito Re: la coscienza e il sono

    Per chi fosse interessato a una prospettiva un po' eretica al riguardo, consiglio il saggio di Julian Jaynes di cui riporto l'introduzione.
    Come scriveva Dawkins "è uno di quei libri che non si sa se considerare un ammasso di sciocchezze o un'opera assolutamente geniale, ma che certo non è una via di mezzo."



    Che cos’è la coscienza? Questa, che per noi è l’esperienza più immediata e vicina, questo «teatro segreto fatto di monologhi senza parole e di consigli prevenienti, dimora invisibile di tutti gli umori, le meditazioni e i misteri», continua tuttora ad aleggiare, come oggetto inafferrabile, nella ricerca scientifica e filosofica.
    Julian Jaynes, psicologo sperimentale di formazione, accenna in questo libro una risposta davvero nuova all’antico quesito.
    E non vuole soltanto mostrarci che cosa la coscienza non è (attraverso una disamina devastante delle teorie correnti sul tema), ma che cosa essa è e come è nata, in un intreccio audacissimo fra neurofisiologia, teoria del linguaggio e storia.
    Il punto di partenza è qui la divisione del cervello in due emisferi.
    Sappiamo che uno solo di tali emisferi (generalmente il sinistro) presiede al linguaggio e domina la vita cosciente.
    Qual è allora la funzione dell’altro emisfero, legato da molteplici nessi all’emozione?
    Chi abita, chi ha abitato quell’«emisfero muto», del quale oggi riconosciamo di sapere così poco?
    La tesi di Jaynes è che l’emisfero destro sia stato abitato dalle voci degli dèi e che la struttura della «mente bicamerale» spieghi la nostra
    irriducibile divisione in due entità: divisione che un tempo fu quella fra «l’individuo e il suo dio».
    La coscienza, quale oggi la intendiamo, sarebbe dunque una forma recente, faticosamente conquistata, che si distacca dal fondo arcaico della «mente bicamerale».
    Con un’analisi serrata di testimonianze letterarie e archeologiche, soprattutto mesopotamiche, greche ed ebraiche, Jaynes disegna il profilo della «mente bicamerale» in quanto fonte dell’autorità e del culto, quale si è manifestata nella storia delle grandi civiltà.
    E, all’interno di essa, individua lo sviluppo di un’altra forma della mente, che prenderà il suo posto dopo un «crollo» dovuto a fattori interni ed esterni.
    Tale crollo separa per sempre il mondo arcaico da quello che diventerà il nostro.
    È questo il punto in cui Jaynes situa «l’avvento della coscienza» (intesa nel senso moderno), ultima fase di un lungo processo di «passaggio da una mente uditiva a una mente visiva».
    Ma la bicameralità della mente non per questo scompare: tutta la storia è traversata da una nostalgia verso un’altra mente, tutta la nostra vita psichica testimonia numerosi fenomeni, dalla possessione alla schizofrenia, che a quell’altra mente rinviano.
    Ciò che noi chiamiamo storia è «il lento ritrarsi della marea delle voci e delle presenze divine».
    Ma la nostra mente a quelle voci e presenze continua a riferirsi, anche se non sa più come nominarle e ascoltarle.
    La dominanza dell’emisfero linguistico non riesce a cancellare l’altra metà del cervello.
    Così la coscienza continua a essere, come scrisse Shelley a proposito della creazione poetica, «un carbone quasi spento, che una qualche influenza invisibile, come un vento incostante, può avvivare dandogli un transitorio splendore», anche se «le parti coscienti della nostra natura non sono in grado di profetizzare né il suo approssimarsi né la sua partenza».

    Il crollo della mente bilaterale e l'origine della coscienza (Cloudzer)

    Il crollo della mente bilaterale e l'origine della coscienza (Filepost)

  10. #10
    soave
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    Predefinito Re: la coscienza e il sono

    Citazione Originariamente Scritto da trash Visualizza Messaggio
    Per chi fosse interessato a una prospettiva un po' eretica al riguardo, consiglio il saggio di Julian Jaynes di cui riporto l'introduzione.
    Come scriveva Dawkins "è uno di quei libri che non si sa se considerare un ammasso di sciocchezze o un'opera assolutamente geniale, ma che certo non è una via di mezzo."



    Sono incuriosita, ma di sicuro mi sembrano posizioni un po' magiche che si interroga più sulla motivazione della presenza dei 2 emisferi che sul loro funzionamento.

    banalmente, ritengo che nell'umano l'intelletto sia arricchito dalle possibilità creative che permettono l'adattamento, aumentando le sue possibilità di sopravvivenze rispetto ad altre specie che abitano la terra.
    L'emisfero destro quindi, che non è affatto così separato da quello destro come mi sembra anticipi l'introduzione che citi tu, serve a "creare" ciò che ancora non c'è aiutando a trovare soluzioni mai pensate prima a qualsiasi nuovo dilemma o problema che la specie umana incontri nella sua persistenza sul pianeta.

    Tramite una deduzione semplificata quindi non è il divino che induce la possibilità di creare negli umani, citata qui sopra come operazione che si è consolidata nel tempo, ma semmai è il contrario, è la mente umana che crea il divino per non sentirsi completamente sottomessa alle leggi di natura, laddove non riesca a proteggersene o a controllarle. E lo fa tramite sia la mente simbolica sia quella cognitiva riuscendo così a far convivere insieme il pensiero magico e quello formale. Che è la stessa funzione che hanno le favole per i bambini, necessità che guarda caso continua a persistere nei bambini, anche se adesso questa pratica viene svolta dai cartoni animati.

    Non sono quindi d'accordo nè con questo assunto:

    La coscienza, quale oggi la intendiamo, sarebbe dunque una forma recente, faticosamente conquistata, che si distacca dal fondo arcaico della «mente bicamerale»
    nè con questo:

    È questo il punto in cui Jaynes situa «l’avvento della coscienza» (intesa nel senso moderno), ultima fase di un lungo processo di «passaggio da una mente uditiva a una mente visiva».

    nel senso che per me ciò che viene rappresentato qui sotto è già 'coscienza' ancorchè simbolizzata. E qui di "uditivo" che poi passa al "visivo" di cui parla l'autore non c'è già più niente.
    La datazione del disegno qui sotto non sono riuscita a trovarla, ma sicuramente è antecedente a 3000 b.c.







 

 
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