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  1. #11
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    Predefinito Re: Lista delle Messe NON UNA CUM

    Avrei una domanda: nelle S. Messe non 'una cum', il sacerdote, esattamente, che formula usa? Forse, salta direttamente quella parte del canone? Grazie a chi vorrà rispondere.

  2. #12
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    Predefinito Re: Lista delle Messe NON UNA CUM

    Salta la parte del papa e del vescovo locale (cosa che è prevista dalle rubrica in caso di sede vacante simultanea) e pronuncia solo la parte finale "una cum omnibus fidei catholicae ortodoxis cultoribis". Una roba più o meno così.

  3. #13
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    Lightbulb Re: Lista delle Messe NON UNA CUM

    Lista delle SANTE MESSE CATTOLICHE "NON UNA CUM" CELEBRATE DAI SACERDOTI DELL' I.M.B.C. ("ISTITUTO MATER BONI CONSILII") E DA DON FLORIANO IN ITALIA:



    "Sante Messe - Sodalitium"
    Sante Messe - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/sante-messe/


    «Don Floriano Abrahamowicz - Domus Marcel Lefebvre.
    http://www.domusmarcellefebvre.it/
    https://www.youtube.com/user/florianoabrahamowicz
    http://www.domusmarcellefebvre.it/santa-messa-1.php
    La Santa Messa tutte le domeniche alle ore 10.30 a Paese, Treviso.».




    Le SANTE MESSE CATTOLICHE “NON UNA CUM” - che in Italia sono celebrate esclusivamente da don Floriano Abrahamowicz e dai sacerdoti dell’“Istituto Mater Boni Consilii”, o almeno loro sono gli unici che lo dichiarano pubblicamente e chiaramente – sono quelle nelle quali il sacerdote omette quella parte del canone nella quale si dovrebbe nominare il nome del Papa (“una cum famulo tuo Papa nostro N” - “insieme con il tuo servo nostro Papa N”) e del Vescovo locale; per tal motivo sono dette anche Messe di “SEDE VACANTE”…
    Questa è una logica conseguenza del fatto che, non riconoscendo alcuna “autorità” e “legittimità” agli attuali occupanti della Sede apostolica, per i sacerdoti cattolici “sedevacantisti” (sia “simpliciter” che “tesisti”) è teologicamente e moralmente impossibile proclamarsi in comunione (“una cum”, “uno con”) con tali pubblici divulgatori di eresie nel canone che è il momento più elevato e significativo del Santo Sacrifico della Messa.
    Ovviamente anche i sacerdoti “ortodossi” (eretici e scismatici) dicono abitualmente e da secoli la Messa “non una cum”, ma loro lo fanno perché negano il dogma essenziale del Primato Romano e Petrino (mentre i sacerdoti cattolici “sedevacantisti” per difenderlo strenuamente senza “se” e senza “ma”) quindi oggettivamente per motivi opposti…
    Per cui bisogna ben distinguere le due posizioni…

    Sul N° 36 (dicembre 1993) di “Sodalitium” era stata spiegata in maniera esatta e dettagliata la questione teologico-morale-liturgica dell’“una cum” precisando quali parti del Canone debba omettere il sacerdote cattolico “sedevacantista”; ne riporto qui la sostanza:




    http://www.sodalitium.biz/sodalitium_pdf/36.pdf
    «Nota liturgica sull'Una Cum…

    La celebrazione del Sacrificio della Santa Messa costituisce, certamente, l’atto più importante del culto cattolico. Per questo la Chiesa, che è madre amorevole, ha stabilito minuziosamente il rito e le cerimonie che devono accompagnare la liturgia del S. Sacrificio.
    Nel “Missale Romanum”, codificato da S. Pio V, nulla è lasciato all’improvvisazione o all’arbitrio del celebrante (come nella nuova messa…). Poiché nelle rubriche si manifesta chiaramente lo spirito della Chiesa, come bisogna fare, oggigiorno, nell’attuale situazione di vacanza formale dell’Autorità nella Chiesa? (…)
    Nel “Ritus servandus in cælebratione Missæ”, che si trova abitualmente in tutte le edizioni del Messale Romano promulgato da S. Pio V e riformato da S. Pio X, si possono leggere tutte le regole e cerimonie da osservare durante la celebrazione del S. Sacrificio. Al capitolo VIII, “De canone Missæ usque ad Consecrationem” al n. 2, troviamo la risposta alla nostra domanda. Nel “Ritus servandus…” si legge: “Ubi dicit: una cum famulo tuo Papa nostro N., exprimit nomen Papæ: Sede autem vacante verba prædicta omittuntur” (1). (…) “Dove si dice: insieme con il tuo servo il Papa N., si dice il nome del Papa: invece quando la sede è vacante si omettono le suddette parole”. (…)
    Alla stessa maniera si deve fare con il nome del vescovo (…) poiché bisognerebbe citare il nome dell’ordinario della diocesi che ha ricevuto legittimamente la giurisdizione nel luogo in cui si celebra (e nessun altro!); quindi anche le parole: “et Antistite nostro N.” devono essere omesse.
    Alcuni sacerdoti (in particolare della Fraternità S. Pio X), nella attuale crisi della Chiesa, affermano che bisogna lo stesso pregare “una cum” nel Canone, poiché questo significa unicamente “pregare per” il Papa.
    Ciò è falso perché la portata della citazione “una cum…” è ben più vasta. Due citazioni, la prima di papa Benedetto XIV, saranno sufficienti a chiarire l’argomento:
    «A Noi basta poter affermare che la commemorazione del Romano Pontefice durante la Messa, e le preghiere offerte nel sacrificio per
    Lui, si devono stimare essere un certo segno dichiarativo che riconosce il medesimo Pontefice come Capo della Chiesa, Vicario di Cristo, e successore del beato Pietro, e si fa professione di animi e di volontà fermamente aderenti all’unità cattolica » (2).
    « Innanzitutto il sacerdote offre il sacrificio per la Chiesa, quindi per il Pontefice in particolare, in accordo con un antichissimo uso delle chiese, per significare l’unità della Chiesa, e la comunione dei membri con il capo» (3).
    (…) Dire “una cum…” all’inizio del Canone, proprio quando comincia il momento più solenne del Sacrificio, equivale ad affermare (almeno in senso teologico, anche se non semantico) che la Chiesa di Dio, santa e cattolica è veramente “una cum” [cioè una cosa sola] con il servo di Dio che è il Papa nostro, poiché dove c’è Pietro c’è la Chiesa (Ubi Petrus ibi Ecclesia).
    (…) Quindi il sacerdote riceve l’ordine di celebrare la Messa dalla Chiesa attraverso la mediazione del Papa, e dichiarandosi “una cum” quel Papa che lo “invia”, se ne dichiara nello stesso tempo suddito, e se questo “papa” non è il legittimo Papa della Chiesa, allora quel sacerdote partecipa anche allo scisma di costui. (Cfr. a questo proposito l’intervista a Mons. Guérard des Lauriers in “Sodalitium” n. 13 pagg. 22-24).
    (…) Dopo aver esposto la questione di principio, da un punto di vista teologico, vediamo come si dovrà fare dal punto di vista liturgico.
    Il sacerdote celebrante, dovrà omettere quelle parole che riguardano il Papa ed il vescovo diocesano, come specifica il “Ritus servandus…” nel luogo citato sopra, dovrà dire soltanto: « … in primis, quæ tibi offerimus pro Ecclesia tua sancta cathólica: quam dignéris toto orbe terrarum: et omnibus orthodóxis, atque cathólicæ et apostólicæ fídei cultoribus.» (Canon Missæ, Te ígitur).
    Questa interpretazione delle rubriche del Messale è confermata dal consenso praticamente unanime dei liturgisti e rubricisti, tra cui il Martinucci, detto il principe dei liturgisti (cfr. PIO MARTINUCCI, Manuale sacrarum cæremoniarum, vol. I, lib. I cap. XVIII n. 79), O’ Connell (The celebration of Mass, The Bruce Publishing Company, vol II pag. 87) Sterky, De Carpo ed il padre Le Brun (P. LE BRUN, R.P. Explication litterale, historique et dogmatique des prières et des ceremonies de la Messe, Paris 1726).
    Il nostro confratello americano don Cekada (…) ci faceva giustamente notare come fosse sbagliata la locuzione: “una cum … omnibus orthodóxis…” usata da molti sacerdoti poiché contraria alle rubriche stesse del Messale che prevedono appunto l’omissione di tutta la frase, nel caso in cui la Sede Apostolica e quella episcopale siano vacanti.
    Possano queste poche righe illuminare quei fedeli e quei confratelli nel sacerdozio che ancora non si sono posti il problema dell’“una cum”, e confermare nella fede gli altri che da anni combattono la buona battaglia per la Chiesa. Che Dio conceda a tutti noi, grazie ai meriti infiniti del Sacrifico dell’oblatio munda del suo Figliolo Gesù, di poter celebrare un giorno questo stesso Santo Sacrificio “in unione” (una cum) con un legittimo successore di Pietro e Vicario di Cristo.»



    Sul N° 43 (Aprile-maggio 1996) di “Sodalitium” vi era anche la risposta ad un lettore francese, il quale chiedeva se si potesse assistere alle Messe della “Fraternità sacerdotale San Pio X” considerando il fatto che diversi sacerdoti della FSSPX di Mons. Marcel Lefebvre (almeno in Francia) ammettevano almeno in privato di celebrare la Messa “non una cum”; riporto alcune frasi della risposta:



    http://www.sodalitium.biz/sodalitium_pdf/43.pdf
    «Lettera: Il problema dell’ “Una cum”
    Il problema dell’“una cum”: un caso di coscienza.

    Abbiamo ricevuto in redazione una lettera che, per l’importanza del quesito che pone, merita di essere pubblicata con una adeguata risposta. Se i nostri lettori desiderano sottoporre alla rivista altre domande interessanti, sulla fede o la morale, saremo lieti di rispondere, nei limiti delle possibilità offerte dal nostro bollettino. Sodalitium
    (…) Risposta di Sodalitium al nostro lettore (ed a tutti i lettori interessati)
    La semplice omissione del nome (…) nel Te igitur non è, di per sé, garanzia di ortodossia! (…) In effetti, molti eretici e scismatici separatisi dalla Chiesa cattolica (ad esempio, gli orientali cosiddetti “ortodossi”) non citano il nome (…) nella loro liturgia, ma per dei motivi opposti ai nostri (perché, non riconoscono il primato di Pietro). Per poter assistere ad una Messa, anche se celebrata non una cum, occorre che sia officiata da un sacerdote cattolico. Mi dirà che i sacerdoti di cui si parla nel caso da lei sollevato sono cattolici, e non certo “ortodossi”. Ammettiamo questa ipotesi. Resta il problema, innanzitutto, del loro grave comportamento. Approfittando del fatto che il canone della Messa è recitato a voce bassa, essi omettono il nome (…) mentre i loro superiori e la maggioranza dei loro fedeli crede il contrario. Si tratta, dunque, di un inganno. Di più. Questi sacerdoti mancano al dovere, che è di diritto divino, di manifestare la propria fede; ora, la legittimità o meno di un Pontefice è un fatto dogmatico che implica il riconoscimento, o meno, del magistero di tale persona come regola vivente e prossima della nostra fede. (…)»


    Leggersi pure questi articoli essenziali:

    http://www.sodalitium.biz/sodalitium_pdf/51.pdf
    “INFALLIBILITÀ DEL PAPA Mons Robert Fidelis McKenna o.p.
    IL NOVUS ORDO È STATO IMPOSTO ILLEGALMENTE DA PAOLO VI ? don Anthony Cekada.”

    https://www.agerecontra.it/2014/04/u...comunione-con/

    https://forum.termometropolitico.it/...o-ricossa.html




    Da parte mia però devo precisare che in realtà - come mi ha spiegato personalmente Don Floriano Abrahamowicz più volte, e come l’ha ribadito anche in parecchie sue omelie ed interviste - nella “Fraternità sacerdotale San Pio X” fondata da Mons. Marcel Lefebvre si ammetteva pubblicamente almeno il dubbio sulla “legittimità” dei “papi” vaticano-secondisti fino al 2008, per cui il sacerdote veniva lasciato libero di celebrare la Messa “non una cum” se era personalmente convinto che la Sede fosse vacante.
    Don Floriano mi ha detto che la proibizione di celebrare la Messa “non una cum” fu stabilita ed imposta ufficialmente solo nel 2008, perché da allora Mons. Fellay e soci dei vertici della FSSPX non ammisero più la facoltà di contestare la “legittimità” dei “papi” vaticano-secondisti; insomma secondo lui c’è stato un tradimento del pensiero e dell’opera di Mons. Lefebvre.
    Don Floriano sostiene che Mons. Lefebvre fosse diventato, almeno di fatto, “sedevacantista” nell’ultimo periodo della sua vita dato che disse esplicitamente ai seminaristi dell’epoca (tra i quali c’era anche lui, testimone in prima persona quindi) che la “chiesa ufficiale” che occupava il Vaticano NON era la Chiesa Cattolica fondata da NSGC.
    Ed anche in circostanze precedenti aveva ripetuto frasi simili, tra gli anni ’70 ed ’80 del ‘900, pur nel dubbio e non dichiarandosi mai “sedevacantista” in maniera esplicita.
    Don Floriano mi ha pure detto che lui per vari anni - quando stava ancora nella FSSPX, prima dell’espulsione nel 2009 - ha celebrato la Messa “una cum” sub conditione, cioè ponendo la riserva sul “papa” che nominava nel Canone, ammettendo l’ipotesi che in realtà non fosse realmente tale…E che alcuni suoi confratelli invece, gli stessi che in seguito hanno cambiato idea, celebravano già direttamente “non una cum” cercando di convincere anche lui che veniva considerato quasi un “liberale”…
    Il paradosso è che poi lui si è convinto definitivamente ed è stato cacciato via proprio perché negli ultimi anni era diventato “sedevacantista” rifiutando qualunque “accordo” coi vertici neo-modernisti al tempo della “revoca delle scomuniche” e del “motu proprio”, incredibile!!
    Don Floriano quindi, da “sedevacantista lefebvriano”, si ritiene idealmente un continuatore dell’opera e del pensiero di Mons. Lefebvre fedele alla FSSPX delle origini (e sopra tutto al Magistero papale ed alla Chiesa cattolica di sempre) e non a caso gli ha dedicato la sua “Domus”…
    Questo per spiegare l’apparente contraddizione ed incoerenza della sua posizione, rimproveratagli anche da alcuni suoi ex-fedeli di Verona e dintorni su “Agerecontra” (i quali prima non si ponevano il problema…), che a ben vedere non c’è.

    Andrea Giacobazzi ha ben scritto in “Tirare Monsignore per la talare”:




    http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV1...la_talare.html
    «(…) pensare di ridurre Mons. Lefebvre ad un “accordista” è operazione piuttosto complicata. Nella celebre giornata delle consacrazioni episcopali del 1988 l’amico e collaboratore storico, Mons. de Castro Mayer (che insieme a lui fu “scomunicato” per i fatti di quel giorno) alla fine della cerimonia, di fronte ad autorevoli testimoni, disse: “Non abbiamo un Papa!”. È altresì noto che nella Fraternità fosse ampiamente tollerato, sebbene non in maniera troppo “pubblica”, che sacerdoti celebrassero Messe “non una cum”, ovvero senza menzionare nel Canone il nome di Paolo VI, Giovanni Paolo II, ecc.
    Non fu dunque un caso se Monsignore il 29 luglio 1976, riflettendo sulla “sospensione adivinis” appena stabilita da Paolo VI, sostenne: “Questa Chiesa conciliare è una Chiesa scismatica, perché rompe con la Chiesa cattolica di sempre”.
    Ancora su Le Figaro del 4 agosto 1976, ribadiva:
    “Se è certo che la fede insegnata dalla Chiesa per venti secoli non può contenere errori, abbiamo molto meno la certezza assoluta che il Papa sia veramente Papa. L’eresia, lo scisma, la scomunica ipso facto, l’invalidità dell’elezione, sono altrettante cause che, eventualmente, possono fare che un Papa non lo sia mai stato o non lo sia più. In questo caso, evidentemente molto eccezionale, la Chiesa si troverebbe in una situazione simile a quella che conosce dopo il decesso di un Sommo Pontefice. Poiché infine un problema grave si pone alla coscienza e alla fede di tutti i cattolici dall’inizio del pontificato di Paolo VI. Come può un Papa, vero successore di Pietro, garantito dall’assistenza dello Spirito Santo, presiedere alla distruzione della Chiesa, la più profonda ed estesa della storia, nello spazio di così poco tempo, come nessun eresiarca è mai riuscito a fare? A questa domanda bisognerà pur rispondere un giorno”.
    Si nota giustamente sul numero 56 di Sodalitium (Anno XIX, settembre 2003):
    “In quel periodo (febbraio 1977) la posizione sul Papa fu quella poi pubblicata nel libro Il colpo da maestro di Satana: la Sede vacante era una ipotesi possibile, alla quale era preferita la posizione di Paolo VI Papa legittimo ma liberale”.
    Ci si potrebbe dilungare parlando della collaborazione di Mons. Lefebvre con figure storiche del sedevacantismo: da Padre Barbara, a Padre Guérard des Lauriers (che fu per un certo tempo docente stimato nel seminario di Ecône), a diversi altri. Si potrà facilmente replicare che da questi esponenti poi si allontanò, ma si potrà altrettanto agevolmente controreplicare che la “tradizione sedevacantista” era così radicata nella Fraternità da dare frutti anche al suo esterno: oggi in Italia la sola casa religiosa intestata all’Arcivescovo (la “Domus Marcel Lefebvre”) è di questo orientamento. (…)»



    Per maggiore precisione anche rispetto a quanto scritto velocemente dal mio omonimo Luca, il sacerdote cattolico “non una cum” al momento del “Te igitur”, dopo aver pronunciato tutta la parte iniziale salta il pezzo di frase “una cum fámulo tuo Papa nostro N., et Antístite nostro N.” e passa direttamente a quella finale “et ómnibus orthodóxis, atque cathólicæ et apostólicæ fidei cultóribus”…
    Tra l’altro, faccio notare che proprio questo punto (il fatto che nel Canone si sottolinei la necessità che i fedeli professino la fede cattolica ed apostolica in maniera ortodossa ed integra) smentisce la posizione assurda di chi sostiene che sia addirittura doveroso, lecito o comunque indifferente menzionare il nome del “papa eretico” (evidente ossimoro blasfemo in cui credono molti “tradizionalisti”, anche diversi preti e vescovi di indubbia preparazione teologica e logica più o meno “tomistica”, il che è il colmo eh…) - o che comunque insegna pubblicamente eresie nel suo “magistero” - nel canone della Santa Messa…


    Cito infine questa fulminante e strabiliante frase di Don Floriano Abrahamowicz, tratta dalla sua omelia pronunciata durante la S. Messa di Domenica (VII dopo Pentecoste) 28 Luglio 2019 a Paese (Tv), a proposito del Vangelo del giorno e dei “papi” e dei “pastori” della setta del CV2 (“concilio vaticano II”):

    «(…) Perchè non posso più fare l’accusa alla gerarchia modernista di essere questi falsi profeti? (…) Perché il vero pseudo-profeta insegna la verità, loro non la insegnano; non sono pseudo-profeti, sono veri anti-profeti, sono veri profeti di un’altra religione (…) »

    Don Floriano Abrahamowicz in pratica evidenzia il fatto che questi tizi non sono cattolici cattivi, ipocriti ed incoerenti che predicano bene ma razzolano male; no, tali impostori di vertice sono ad un livello di infamia e falsificazione di gran lunga superiore, non sono proprio neanche più cattolici (pur fregiandosi di tale etichetta, per ingannare in maniera ancora più subdola) perché si sono inventati e predicano una nuova dottrina in contrasto col Cattolicesimo…
    Luca, SURSUM CORDA – HABEMUS AD DOMINUM!!!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

  4. #14
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    Lightbulb Re: Lista delle Messe NON UNA CUM

    SULLA SANTA MESSA TRADIZIONALE IN LATINO CATTOLICA E ROMANA - e sui motivi dottrinali e teologici essenziali per cui va attualmente celebrata "NON UNA CUM", data la condizione oggettiva di SEDE VACANTE dalla morte di PAPA PIO XII o almeno dalla fine del CV2 - ci sarà A MILANO SABATO 23 NOVEMBRE 2019 IL "XVIII CONVEGNO DI STUDI ALBERTARIANI" DEL "CENTRO STUDI DAVIDE ALBERTARIO" ORGANIZZATO DAI SACERDOTI DELL' I.M.B.C. ("ISTITUTO MATER BONI CONSILII" - http://www.sodalitium.biz/ Sodalitium - Sito ufficiale dell'Istituto Mater Boni Consilii); verrà anche presentata la traduzione italiana del libro di Don Anthony Cekada (sacerdote cattolico “sedevacantista” di Milwaukee che vive a West Chester in Ohio, da parte materna è di origine toscana), v. qui sui siti "Centro Studi Davide Albertario", "Centro studi Giuseppe Federici" e "Sodalitium"...
    Il fondamentale libro di Don Anthony Cekada sul "Novus Ordo Missae" ("Work of Human Hands: A Theological Critique of the Mass of Paul VI" - “Frutto del lavoro dell’uomo: critica teologica alla messa di Paolo VI”) è stato infatti finalmente tradotto e pubblicato anche in lingua italiana, ringraziamo l'I.M.B.C...
    GRAZIE A DIO, IN ITALIA I SACERDOTI DELL' I.M.B.C. ("ISTITUTO MATER BONI CONSILII") E DON FLORIANO ABRAHAMOWICZ CELEBRANO DICHIARATAMENTE LA SANTA MESSA "NON UNA CUM"...






    Centro Studi Davide Albertario ? integralmente cattolici
    http://www.davidealbertario.it

    http://www.davidealbertario.it/tag/c...de-albertario/

    18° Convegno di Studi Albertariani ? Centro Studi Davide Albertario
    http://www.davidealbertario.it/2019/...-albertariani/




    XVIII Convegno di Studi Albertariani - Centro Studi Giuseppe Federici
    http://www.centrostudifederici.org/x...-albertariani/
    «XVIII Convegno di Studi Albertariani


    “La nuova messa – che non è più la Messa – resta per me uno scandalo violento. Non si può non fare tutto il possibile per impedire un così gran male. Il rinnegamento del sacrificio ci deve mettere in stato di sacrificio” (Padre Guérard des Lauriers)

    Milano 23 novembre 2019, alle ore 15 presso Andreola Central Hotel in via Domenico Scarlatti 24 (zona Stazione Centrale):

    In difesa della Messa Cattolica e Romana. Contro il Novus Ordo di Paolo VI
    1° Intervento: Quando la messa è veramente cattolica? Il problema della Messa “Una cum”, tra indulto motu proprio e rito straordinario. Intervento di Don Francesco Ricossa.
    2° Intervento: “Frutto del lavoro dell’uomo”: critica teologica alla messa di Paolo VI. Presentazione del libro di don Anthony Cekada. Intervento di Don Ugolino Giugni.

    Per informazioni: 18° Convegno di Studi Albertariani ? Centro Studi Davide Albertario

    Per acquistare il libro “Frutto del lavoro dell’uomo”
    https://www.sodalitiumshop.it/epages...4/Products/071

    Oppure prenotate la vostra copia da ritirare il giorno del convegno inviando una mail a info@davidealbertario.it »





    18° Convegno di Studi Albertariani ? Centro Studi Davide Albertario
    «Milano, 23/11/2019: XVIII convegno di studi albertariani»
    http://www.davidealbertario.it/wp-co.../conve2019.jpg
    18° Convegno di Studi Albertariani ? Centro Studi Davide Albertario






    La messa di Caino - Centro Studi Giuseppe Federici
    http://www.centrostudifederici.org/la-messa-caino/
    «La messa di Caino 23 ottobre 2019
    Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
    Comunicato n. 77/19 del 23 ottobre 2019, San Teodoro
    La messa di Caino
    In occasione del 50° anniversario dell’introduzione del Novus ordo Missae, il “Centro Librario Sodalitium” ha tradotto e pubblicato il libro di don Anthony Cekada “Frutto del lavoro dell’uomo” (pagg. 418, euro 19,50). https://www.sodalitiumshop.it/epages...4/Products/071
    Si tratta di un importante studio, accessibile a tutti, sulla nuova messa, rito inconciliabile con la dottrina cattolica. Pubblichiamo la prefazione dell’Autore all’opera originale e all’edizione italiana.


    Prefazione dell’Autore

    Iniziai a lavorare a questo libro a soli tredici anni. Era la Prima Domenica di Avvento, il 29 novembre del 1964. Avevo appena terminato di servire la prima Messa offerta nella mia parrocchia secondo le nuove regole stabilite dal Concilio Ecumenico. La “nuova liturgia” (com’era chiamata) mi colpì, sembrandomi strana e un po’ irrispettosa. Non mi piacque.
    Esordisco così perché nei circoli tradizionalisti sono ben conosciuto per essere un sedevacantista. Ma, molto tempo prima che lo diventassi, i cambiamenti nella Messa mi avevano comunque lasciato a disagio – e sono questi cambiamenti, e non il sedevacantismo, l’argomento di questo libro.
    Da quel primo fatale giorno di novembre in poi, ogni cosa nella liturgia e nella Chiesa iniziò a cadere a pezzi (così appariva ai miei giovani occhi). L’anno successivo, nel settembre del 1965, entrai nel seminario minore e, durante i dodici anni che seguirono fino alla mia ordinazione sacerdotale, osservai da vicino e dall’interno la distruzione della Messa e gli attacchi contro la fede cattolica che seguirono la scia del Vaticano II.
    Volli prendere parte alla battaglia sin dal mio primo anno di liceo nel seminario. Mi gettai nello studio dell’organo e della composizione musicale, in modo che potessi avversare ogni tipo di spazzatura musicale (folk, musica popolare, spiritual, brani registrati) che stava iniziando a sostituire la musica sacra durante la Messa. Leggevo libri sulla liturgia, assistevo a conferenze conservatrici e mi abbonavo a pubblicazioni (The Wanderer, Triumph) che denunciavano la desacralizzazione della liturgia e le eresie moderniste, sempre più vicine e invadenti.
    Con lo sviluppo delle mie abilità in ambito musicale, cercai impiego presso le parrocchie dove il clero era più conservatore, e dove sarei stato libero di utilizzare esclusivamente musica scritta nello stile tradizionale. Quando la Messa di Paolo VI apparve nel 1969, mi immersi nell’apprendere le nuove regole che apparvero con essa, così che nel mio lavoro da musicista di chiesa fossi in grado di scegliere le opzioni più “tradizionaliste” consentite dal nuovo rito.
    Per i primi dieci di quegli anni, credetti (o forse sperai solamente) che le cause della devastazione di cui ero stato testimone dovessero trovarsi non in ciò che il papa e il concilio di fatto prescrivevano e insegnavano, ma piuttosto nelle violazioni alla legge e alle interpretazioni errate dell’insegnamento conciliare, promosse ovunque dai “liberali”. Se i preti avessero soltanto seguito le rubriche della nuova liturgia, conformandosi rigorosamente agli insegnamenti del Vaticano II, la Messa sarebbe stata riverente e la fede sarebbe stata protetta.
    Per me, dunque, la riforma in sé non era il problema; lo erano i neo-modernisti.
    Questa convinzione cambiò nel 1975. Nel frattempo, ero diventato un monaco in un monastero conservatore, dove tutte le funzioni liturgiche, inclusa la Messa di Paolo VI, erano celebrate in latino e con il canto gregoriano. Dopo i primi voti, l’ordine mi mandò in Svizzera a studiare in un’antica abbazia che seguiva pratiche liturgiche simili.
    Però proprio qui, nel mezzo di tutto il latino, del gregoriano e della perfezione delle rubriche, ci fu la disillusione. Ai giovani monaci, con mio grande stupore, veniva insegnata la stessa teologia modernista che era comune nei seminari americani e, loro stessi, nella Messa conventuale, prendevano la comunione in mano.
    Monsignor Lefebvre divenne molto noto poco dopo il mio arrivo in Svizzera. L’abate, che godeva, all’interno dell’ordine, di una reputazione di studioso conservatore della liturgia, condannò l’arcivescovo per la sua “disobbedienza” verso la Nuova Messa e il Concilio. Come modello di vera obbedienza, egli propose, invece, il personaggio immaginario dell’abate nel romanzo di Brian Moore Cattolici, che, obbedendo ai suoi superiori, rinuncia a credere alla transustanziazione e sollecita i suoi monaci a fare lo stesso.
    Quella sera, durante la ricreazione, ebbi una discussione infuocata con l’abate (quello vero) riguardo la sua affermazione. Che il capo del monastero più liturgicamente conservatore del mondo, dove tutto era latino e cerimoniale da manuale, potesse veramente dire una cosa del genere, e inoltre mi sembrò una prova d’accusa contro la Nuova Messa. Fu a questo punto che iniziai a pensare che la riforma liturgica in sé, e non semplicemente la sua interpretazione o applicazione, fosse il vero problema.
    Poco tempo dopo lasciai l’ordine, e feci in modo di entrare nel seminario di Monsignor Lefebvre a Ecône, in Svizzera. Due anni dopo, egli mi ordinò sacerdote.
    Nel 1977 iniziai il mio lavoro come sacerdote, insegnando corsi di liturgia ai seminaristi. Naturalmente, la questione sulla Nuova Messa continuava a tornare a galla. Iniziai a collezionare scritti tradizionalisti sull’argomento, con la speranza di scoprire un lavoro scritto chiaramente e ben documentato che potessi raccomandare ai sacerdoti, seminaristi e laici.
    Nel mondo anglofono, la maggior parte della letteratura sulle riforme liturgiche successive al Vaticano II consisteva di pamphlet o brevi libretti. I temi erano generalmente gli stessi: gli abusi liturgici, il carattere protestante del nuovo rito, l’invalidità della nuova formula di consacrazione per il calice, e i difetti più ovvi dell’Ordinario della Messa. Nessuno di questi brevi lavori, dal mio punto di vista, forniva una trattazione adeguata dei molti errori e pericoli contenuti nel nuovo rito.
    C’erano comunque poche opere più ampie: Questioning the validity di Patrick Henry Omlor (analizzato nel Capitolo 12), The Great Sacrilege di Padre James Wathen e, naturalmente, Pope Paul’s New Mass di Michael Davies.
    Il libro di Davies, 650 pagine pubblicate la prima volta nel 1980, era la più ampia critica alla Nuova Messa tra quelle apparse in lingua inglese e, probabilmente, in qualsiasi altro idioma. Conteneva una gran quantità di materiale interessante (particolarmente sui paralleli tra la Messa post-Vaticano II e il servizio liturgico anglicano), molti commenti taglienti, e molte citazioni incriminate provenienti dall’avanguardia liturgica.
    Davies, comunque, aveva tratto gran parte del libro, più o meno in blocco, dai suoi precedenti articoli apparsi su varie pubblicazioni tradizionaliste. Quindi il libro, nell’insieme, appariva debole e non focalizzato. C’erano larghi brani di prosa indignata riguardo gli “abusi liturgici” (violazioni delle norme ufficiali stilate per la Nuova Messa), il classico testo standard tradizionalista che si può scrivere con il pilota automatico. Sebbene Davies criticasse ampiamente il Novus Ordo della Messa in sé e le sue allusioni protestanti, offriva poco sui cambiamenti nel Proprio (le parti variabili) della Nuova Messa o sulle influenze moderniste, evidenti nel rito. La sua conclusione generale era che la Messa di Paolo VI fosse un “ingegnoso compendio di ambiguità”, che dopo 650 pagine non è poi dire un granché.
    Pensai di tradurre dal francese La Nouvelle Messe de Paul VI di Arnaldo Xavier Da Silveira. Ma, mentre la prima metà del libro era un’eccellente e concisa trattazione del Novus Ordo Missæ (e, in particolare, dei suoi paralleli con le riforme di Lutero), la seconda metà compiva una lunga digressione con un’ampia analisi sulla questione di un possibile papa eretico. L’autore, inoltre, era affiliato con l’organizzazione conservatrice brasiliana TFP (1) che, avevo sentito, non era più interessata a rendere disponibile il libro (2).
    Nel 1981 o 1982, quindi, decisi di scrivere un libro per conto mio, sulla Messa di Paolo VI, ed iniziai radunando del materiale per il progetto. Qualcosa di questo lo incorporai in Welcome to the Traditional Latin Mass, un opuscolo del 1984 (aggiornato quattro volte da allora) che spiegava ai neofiti le differenze fra la “vecchia” e la nuova messa.
    Un punto di svolta per il progetto venne con la mia scoperta de La Riforma Liturgica (1948-1975) di Annibale Bugnini, il grande architetto non solo della Messa di Paolo VI, ma anche dell’intera riforma liturgica dal 1948 in poi. L’opera di Bugnini, di 900 pagine, pubblicata la prima volta nel 1983, identificava gli esperti che avevano lavorato ad ogni parte della riforma; questo diede la possibilità di consultare direttamente i loro scritti, per approfondimenti sui perché e i per come di innumerevoli dettagli del rito.
    A causa degli impegni pastorali e della necessità di produrre articoli più brevi su una varietà di altri argomenti, il mio lavoro per questo progetto procedette a singhiozzi. Al tempo del mio trasferimento nell’Ohio del sud nel 1989, avevo completato le prime bozze di otto dei quattordici capitoli che seguono. Avevo paura che non avrei mai avuto tempo per portare a compimento ciò che avevo iniziato, così pubblicai parte della ricerca in The Problems with the Prayers of the Modern Mass [edizione italiana: Non si prega più come prima… Le preghiere della Nuova Messa. I problemi che pongono ai cattolici, edizioni CLS Verrua Savoia], un mio studio, del 1991, sulle nuove orazioni, e nell’introduzione alla mia nuova traduzione inglese del 1992 del Breve Esame Critico.
    Nel 1995 fui invitato ad insegnare liturgia e diritto canonico a Warren, nel Michigan, presso il Most Holy Trinity Seminary, appena fondato (ora esso si trova a Brooksville, in Florida). Per il ciclo di lezioni sulla liturgia dell’anno accademico 1998-99, preparai un corso di liturgia dei tempi moderni della durata di un anno. Esso incorporava un po’ della mia ricerca, come pure del materiale dall’eccellente Le Mouvement Liturgique, scritto da Padre Didier Bonneterre. Rifinii il materiale per il corso negli anni successivi, per i successivi cicli di lezioni, e, per l’anno 2004-05, creai ciò che poi sarebbe servito come scaletta dettagliata per i tre capitoli aggiuntivi di questo libro.
    Nel frattempo, i preti più giovani nell’ambiente del post-Vaticano II iniziavano ad interessarsi al rito antico, e cominciavano ad apparire su libri e periodici pubblicati dalla stampa cattolica più in voga, non solo i commenti critici sugli “abusi”, ma anche sulla versione ufficiale della Messa di Paolo VI. Contribuirono a questo tam tam anche numerosi siti internet e blog.
    Dopo l’elezione di Benedetto XVI nell’aprile del 2005, era chiaro che sarebbe stata concesso un permesso ufficiale di usare il rito antico in qualche modo più ampio. Questo avvenne nel luglio del 2007 con il Motu Proprio di Benedetto XVI Summorum Pontificum, che permetteva a qualunque sacerdote di celebrare la Messa secondo il Messale del 1962, l’ultima edizione pubblicata prima che i cambiamenti liturgici del post-Vaticano II fossero introdotti.
    Il Motu Proprio non ebbe come risultato quello di far accorrere ovunque i cattolici alla messa antica – il vaticanista John Allen afferma che il tipico gruppo è di dimensione ridotta, ciò che gli italiani chiamano “quattro gatti”. Comunque, il Motu Proprio ha permesso a molte persone di constatare con i propri occhi le spiccate differenze tra il vecchio e nuovo rito, e quindi, forse, cercarne le ragioni.
    Nel novembre 2008, quindi, ripresi con zelo la stesura di questo libro, con l’obiettivo di portarla a termine. Un anno più tardi, la Prima Domenica di Avvento del 2009, quaranta anni dopo l’introduzione della Messa di Paolo VI, terminai il capitolo finale.
    Incidentalmente, erano anche quarantacinque anni da quel giorno del 1964 quando, per la prima volta, iniziai a domandarmi perché la nuova liturgia fosse così inquietante. Possa questo libro aiutare gli altri cattolici a trovare la risposta almeno un po’ più velocemente.
    Rev. Antony. Cekada, West Chester, Ohio
    4 dicembre 2009, S. Pietro Crisologo

    Note
    1) Tradição, Família e Propriedade, Tradizione Famiglia Proprietà, sigla che si riferisce a diverse associazioni tradizionaliste di ispirazione cattolica, distinte su base nazionale. Nata nel 1960 in Brasile ad opera di Plinio Corrêa de Oliveira e diffusa soprattutto in America latina, Stati Uniti ed Europa [NdT].
    2) Il testo, in portoghese, è del 1970. Fu stampato in traduzione francese nel 1975 dalla Diffusion de la Pensée française col titolo: La nouvelle messe de Paul VI. Qu’en penser? La vendita al pubblico francese fu però ritardata a lungo su domanda della TFP [NdT, tratto da una nota apparsa sulla rivista Sodalitium, n. 56, settembre 2003].

    Prefazione dell’Autore all’edizione italiana
    Come ho evidenziato nella prefazione all’edizione originale inglese di Work of Human Hands, ho deciso di scrivere questo libro perché risultava impossibile trovare, in qualsiasi lingua, un’opera che trattasse sistematicamente e in modo completo i principali problemi teologici presentati dalla Messa di Paolo VI. Mi ha fatto quindi piacere sapere del progetto di tradurre il mio libro in italiano. Perché mentre l’inglese può essere diventato una sorta di lingua franca per questioni di commercio e relazioni internazionali, l’italiano occuperà sempre un posto di rilievo nelle discussioni sulla liturgia romana.
    L’ho scoperto quasi subito, quando ho iniziato la mia ricerca per questo libro. Le principali figure che hanno creato le “riforme” post-conciliari hanno scritto soprattutto in italiano. Questo per me ha rappresentato un problema. Da bambino avevo sempre desiderato imparare l’italiano, dal momento che mia madre, la cui famiglia era toscana, parlava la lingua, ma non ne ho mai avuto l’opportunità.
    Quando ho approcciato per la prima volta La Riforma Liturgica (1948-1975) di Bugnini, scritta in italiano, mi disperai, perché mi era stato detto dalla principale casa editrice liturgica negli Stati Uniti che il testo non sarebbe mai stato tradotto in inglese, trattandosi di un’opera troppo specializzata. Ma poi ho deciso di imparare a leggere l’italiano, ho acquistato grammatiche e dizionari e ho faticato per due anni per decifrare il libro di Bugnini e riassumere in inglese il materiale più importante.
    Mi sono rallegrato quando ho finito di annotare le ultime pagine: avevo concluso due anni di sforzi! Ora sarebbe stato facile incorporare nel mio studio tutte le informazioni incriminanti fornite da Bugnini.
    Poco dopo, è arrivata per posta una brochure pubblicitaria colorata e splendidamente stampata: “Ora in inglese: La Riforma Liturgica (1948-1975) di Annibale Bugnini”.
    Ahimè, avrei preferito imparare l’italiano da mia madre piuttosto che da Bugnini …
    Quindi, con la pubblicazione di questa edizione italiana di Work of Human Hands, Frutto del lavoro dell’uomo, mi scuso con tutti gli studenti di liturgia che hanno intrapreso un progetto simile e dovranno dire “ho imparato l’inglese da Cekada”!
    Sono molto grato a Sodalitium e all’Istituto Mater Boni Consilii per i loro sforzi volti a portare a termine questo progetto. Spero sinceramente che questa traduzione contribuisca a una fruttuosa discussione sulle problematiche della riforma liturgica ovunque si parli la bella lingua italiana!
    Rev. Anthony Cekada, West Chester, Ohio
    8 luglio 2019»
    https://www.sodalitium.biz/novita-li...nthony-cekada/



    Novità libraria: «Frutto del lavoro dell?uomo» di don Anthony Cekada - Sodalitium
    “Novità libraria: «Frutto del lavoro dell’uomo» di don Anthony Cekada
    Don Anthony Cekada, Frutto del lavoro dell’uomo Una critica teologica alla messa di Paolo VI, 418 pagine, 19,50 €.
    Questo libro è disponibile per l’acquisto sul nostro e-commerce.
    Prefazione dell’Autore all’edizione italiana"
    http://www.sodalitium.biz/wp-content...cekadaWohh.jpg






    23 novembre 2019: XVIII Convegno di Studi Albertariani - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/23-novembr...-albertariani/
    http://www.sodalitium.biz/wp-content...2019milano.jpg









    Video e Foto del XVII Convegno di Studi Albertariani - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/video-foto...-albertariani/
    «Video e Foto del XVII Convegno di Studi Albertariani che si è tenuto a Milano, il Sabato 17 novembre 2018.
    Tutti Santi… Da “san” Giovanni XXIII a “san” Paolo VI, ovvero la canonizzazione del Concilio Vaticano II.
    1º intervento. La canonizzazione dei santi secondo la dottrina tradizionale della Chiesa.
    2º intervento. “Il fumo di satana nella Chiesa”: la “canonizzazione” di G.B. Montini e la situazione attuale della Chiesa».
    http://www.sodalitium.biz/wp-content...7-1024x768.jpg




    Calendario 2019: 50 anni di resistenza alla nuova messa - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/calendario...a-nuova-messa/
    «Calendario 2019: 50 anni di resistenza alla nuova messa
    Il 30 novembre 1969 fu la data fatale in cui il modernismo osò rinnegare il Santo Sacrificio della Messa. L’omaggio del calendario di Sodalitium va a tutti quei sacerdoti e quei fedeli che si batterono per la Messa Romana: a noi, adesso, di continuare e portare a compimento la loro battaglia, senza stancarci mai.
    Editoriale

    “Cattolici,
    Domenica 30 novembre 1969 è un giorno di lutto per ogni cattolico fedele alle tradizioni che hanno fatto grande e gloriosa la Chiesa, dandole splendore di tesori spirituali e di cultura che restano, ad onta del tempo e degli uomini, monumenti immortali. Quasi ad epilogo di una serie di sconvolgimenti sicuramente dannosi, ora si tocca, si muta e si inquina la stessa cristallina purezza della Santa Messa (…).
    Cattolici, sappiate mantenere integra la vostra Fede e la Dottrina tramandata dai Padri, unica garanzia nell’ora presente così incerta, crepuscolare ed equivoca, frequentando solo sacerdoti dottrinalmente sicuri ed assistendo esclusivamente a Sante Messe celebrate secondo l’antico Messale di San Pio V”.
    Così iniziava e terminava un volantino, che ho sotto gli occhi, diffuso a Roma cinquant’anni fa – in occasione dell’introduzione del nuovo messale ecumenico – da un gruppo di cattolici che – non senza senso dell’umorismo – si firmava col nome di “Gaudium et spes”.
    Pochi giorni prima di quella data fatale, il 1 ottobre, Padre Guérard des Lauriers, domenicano, allora docente alla Pontificia Università Lateranense, scriveva a Dom Gérard, facendo allusione al “Breve Esame critico del Novus Ordo Missæ”: “La ‘nuova messa’ – che non è più la Messa – resta per me – e per altri – uno scandalo violento. Stiamo per agire, portando a termine l’azione già iniziata da sei mesi. Umanamente, la credo inutile, ma lo faccio al contempo per amore e per dovere. Non si può non fare tutto il possibile per impedire un così gran male (…) Il rinnegamento del sacrificio ci deve mettere in stato di sacrificio”.
    Lutero e Calvino erano riusciti a sopprimere il Sacrificio della Messa e a distruggere gli altari, in gran parte della Cristianità. A Gorcum, in Olanda, 19 religiosi cattolici furono impiccati dai calvinisti nel fienile di un monastero diroccato perché rifiutavano di rinnegare la fede cattolica nel primato del Papa, nella Presenza reale di Cristo nell’Eucarestia e nel Sacrificio della Messa; uno di essi era così vecchio e malandato da fare pietà, ma i carnefici dissero che aveva ancora abbastanza testa per dire la Messa, e questo bastò perché subisse il destino degli altri. Ma la Messa che non venne più celebrata in tante contrade di Europa, fu offerta ancora, e con quanto amore, in tante altre, e persino nelle lontane terre del Nuovo Mondo: in ogni luogo sarà offerta al mio nome un’oblazione pura (cf Malachia 1, 11).
    I modernisti sono riusciti a fare quello che non riuscì ai protestanti, loro padri nell’eresia, spegnendo la Fede, il Sacrificio, il Sacerdozio, e la divina Presenza eucaristica quasi ovunque; e a 50 anni dall’imposizione della ‘nuova messa’, rito programmaticamente ecumenico, se ne vedono gli effetti in tante chiese vuote e desolate, messe in vendita o abbattute.
    Dio non ci ha però abbandonati. Chi non ha vissuto quei tempi, forse non si rende conto di quello che fu, ed ancora deve essere, l’amore di tanti cattolici per la Messa proprio nel momento in cui ne venivano privati. La reazione al ‘nuovo messale’ sorse spontanea in tutto il mondo, fenomeno veramente cattolico ovvero universale; il nostro calendario privilegia quanti difesero la Messa Romana in Italia ed in Francia, ma ovunque si levarono sacerdoti e fedeli disposti a ogni sacrificio perché la Messa potesse continuare. Non dimentichiamo quei sacerdoti che furono disposti a rinunciare alla loro parrocchia, quelle famiglie che ogni domenica percorrevano centinaia e centinaia di chilometri per avere la Messa, quelli che ogni domenica dovevano trasformare un locale profano in una chiesa per permettere la celebrazione della Messa, e poi rimettere ogni cosa come prima, a volte senza sapere il sabato se ci sarebbe stato un sacerdote il giorno dopo, quelli che aprivano le loro case ai sacerdoti e ai fedeli per la celebrazione del Sacrificio. Ancor oggi, spesso, è ancora così, per chi non vuole, perché non può, nominare al canone della Messa il nome di colui che occupa la Sede di Pietro senza esserne il vero Successore. Ma dopo 50 anni possiamo dire che no, il demonio non è riuscito neppure questa volta a far cessare del tutto quello che più teme: la celebrazione del Sacrificio della Messa, rinnovamento incruento di quello del Calvario.
    Oggi come allora, e giorno dopo giorno, dobbiamo essere in ‘stato di sacrificio’, uniti al Sacrificio di Cristo: perché sia offerto a Dio quell’atto supremo di adorazione che gli è dovuto, e perché i troppi peccati degli uomini siano espiati, e Dio ci sia nuovamente propizio, ed esaudisca le nostre preghiere. L’omaggio del calendario di Sodalitium va a tutti quei sacerdoti e quei fedeli, quelli che abbiamo ricordato e quelli che abbiamo dimenticato, che 50 anni fa si batterono per la Messa Romana: a noi, adesso, di continuare e portare a compimento la loro battaglia, senza stancarci mai».
    http://www.sodalitium.biz/wp-content...MBC2018cop.jpg








    centro studi davide albertario ? Centro Studi Davide Albertario
    XVII convegno di studi albertariani - Centro Studi Giuseppe Federici




    Omelia sul Novus ordo Missae - Centro Studi Giuseppe Federici
    http://www.centrostudifederici.org/o...s-ordo-missae/
    "Omelia sul Novus ordo Missae 5 giugno 2019
    Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgena
    Si può accettare la nuova messa? Si può assistere alla nuova messa?"




    La fedeltà alla Messa, il rifiuto del rito di Paolo VI - Centro Studi Giuseppe Federici
    http://www.centrostudifederici.org/l...o-di-paolo-vi/
    La fedeltà alla Messa, il rifiuto del rito di Paolo VI

    9 gennaio 2019
    Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
    Comunicato n. 3/19 del 9 gennaio 2019, San Giuliano

    La fedeltà alla Messa, il rifiuto del rito di Paolo VI

    Pubblichiamo le schede del calendario Sodalitium, dedicato ai cinquant’anni di resistenza alla nuova messa (1969-2019), riguardanti i coraggiosi sacerdoti che rifiutarono il nuovo rito di Paolo VI e per questo motivo furono perseguitati dai modernisti. Una bella differenza con i ratzingeriani che considerano la “messa nuova” di Paolo VI il “rito ordinario” della Chiesa e declassano la Messa Romana detta di San Pio V a “rito straordinario”, passando con disinvoltura dal tavolo di Montini agli “altari maestosi”.

    Mons. Michel Guérard des Lauriers.
    Nato nel 1898 vicino a Parigi, entrato nell’Ordine dei Predicatori nel 1925, vi fa la professione nel 1930 col nome religioso di Luigi Bertrando, ed è ordinato sacerdote nel 1931. Professore all’Università domenicana del Saulchoir dal 1933, insegna ugualmente all’Università pontificia del Laterano a partire dal 1961. Questo soggiorno romano è l’occasione, per Padre Guérard des Lauriers, di elaborare la parte dottrinale e di collaborare alla redazione originale [dovuta a Cristina Guerrini] della lettera intitolata: “Breve esame critico del Novus ordo Missæ”, lettera indirizzata a Paolo VI il 5 giugno 1969 [festa del Corpus Christi], dai Cardinali Ottaviani e Bacci. Questo passo gli valse il congedo dal Laterano nel giugno del 1970, nello stesso tempo del Rettore Mons. Piolanti ed una quindicina di professori, tutti giudicati indesiderabili. Da allora Padre Guérard des Lauriers visse extra conventum, cum permissu superiorum. Il 7 maggio 1981 Padre Guérard ricevette la Consacrazione episcopale, da Mons. Pierre Martin Ngô-dinh-Thuc, già Arcivescovo di Hué perché continuasse l’offerta immacolata della S. Messa, l’oblatio munda. Il 24 settembre 1986 benedisse il nostro Istituto che sostenne fino alla morte avvenuta il 27 febbraio 1988.

    Don Louis Coache. Nato nel 1920 a Ressons-sur-Matz, diocesi di Beauvais, in Francia, studiò nel seminario francese di Roma e il diritto canonico all’Institut Catholique di Parigi; fu ordinato sacerdote nel 1943. Nel 1958 fu nominato parroco di Montjavoult. Fu uno dei primi ad opporsi al Concilio fin dagli anni sessanta, scrivendo articoli contro la “nuova religione” e restaurando nel suo villaggio le antiche processioni del Corpus Domini, alle quali partecipavano migliaia di fedeli, ma che il suo vescovo vietava e condannò arrivando a sospenderlo ab Officio nel 1969. Don Coache restò nel suo villaggio fino al 1975 continuando a celebrare la Messa di s. Pio V finché si ritirò alla Maison Lacordaire, a Flavigny, che aveva acquistato nel 1971 per fondarvi un seminario minore. Nel 1968 fondò la rivista Le Combat de la foi, e diffuse il Vademecum del cattolico fedele che raccolse la sottoscrizione prima di 150 sacerdoti, poi del Cardinal Bacci, di due Vescovi e 400 sacerdoti. Insieme a Padre Barbara organizzò i “pellegrinaggi romani” nei primi anni ’70 per la difesa della Liturgia tradizionale della Chiesa; nel 1977 fu tra gli organizzatori dell’occupazione della chiesa di St Nicolas du Chardonnet a Parigi. Pur celebrando “non una cum”, scelse purtroppo di seguire Mons. Lefebvre: tutte le sue iniziative furono così assorbite e spente dalla FSSPX. Morì il 21 agosto 1994.

    Padre Noël Barbara. Di origine pied-noir, nacque il 25 dicembre 1910. Fu ordinato sacerdote il 26 giugno 1938 in Algeria per la diocesi di Constantine. Di carattere combattivo e franco, dopo la guerra entrò nei padri CPCR a Chabeuil (i Cooperatori Parrocchiali di Cristo-Re fondati da Padre Vallet) per dedicarsi interamente alla predicazione degli Esercizi di s. Ignazio. Dopo il Concilio Vaticano II fondò l’associazione Forts dans la foi che pubblicava l’omonima rivista di catechesi. Nel 1971, pubblicò un articolo: Assister à la Messe di Padre Guérard des Lauriers nel quale si dichiarava pubblicamente che non era lecito assistere alla “nuova messa”. Organizzò con don Coache, Padre Saenz e l’associazione Civiltà Cristiana i « pellegrinaggi romani » di Pentecoste nel 1970, 1971 et 1973, durante i quali fece fare ai pellegrini un giuramento di fedeltà alla Messa di s. Pio V. In quelle stesse occasioni organizzò, sempre con don Coache, delle veglie di preghiera in Piazza San Pietro. Nel 1980 si consumò la rottura con la Fraternità S. Pio X di Mons. Lefebvre, a causa delle sue posizioni sedevacantiste, che davano fastidio all’ala liberale della Fraternità, e la sua rivista fu vietata a Ecône. Dopo averla a lungo osteggiata nel 1991 aderì alla Tesi di Cassiciacum di Padre Guérard des Lauriers e cominciò una stretta collaborazione con l’Istituto Mater Boni Consilii, che portò anche la presenza di nostri sacerdoti a Tours dal 1996 al 2001. P. Barbarà morì a Tours il 10 ottobre 2002.

    Padre Georges Vinson. Nato nel 1915 entrò in seminario nel 1931. Conobbe Padre Vallet, e nel 1938 entrò nei CPCR; durante la guerra fu prigioniero dei Tedeschi come seminarista insieme a Padre Barbara. Fu ordinato a Pasqua del 1946. Fu nominato superiore in Uruguay, poi nel 1954 fu in Argentina dove fondò la casa “Nostra Signora di Fatima” a Rosario per la predicazione degli Esercizi spirituali. Ritornò in Europa nel ‘59. A causa del clima difficile e dell’opposizione dei vescovi francesi ai CPCR, nel 1963 lasciò la congregazione. Nel 1969 fu tra i primi ad opporsi al Novus Ordo Missæ con gli scritti e con le opere celebrando la Messa dappertutto e collaborando alla fondazione di scuole cattoliche, e prese posizione con l’opuscolo La nouvelle Messe et la conscience catholique (28/11/1971), pubblicato con una prefazione di P. Guérard. Fondò il bimestrale Simple Lettre, la congregazione delle Suore di Cristo-Re e la scuola per le ragazze alla Maison Saint-Joseph. Negli ultimi anni della sua vita, cambiò posizione nei confronti delle Consacrazioni episcopali senza mandato e si avvicino all’Istituto Mater Boni Consilii. Morì l’8 luglio 1999 attorniato dalle sue religiose alla Maison Saint-Joseph.

    In Piemonte: Mons. Attilio Vaudagnotti. Nato nel 1889 e morto nel 1982. Laureato in Teologia nel 1912 insegnò a lungo alla facoltà teologica presso il seminario di Torino, fu Canonico del Capitolo metropolitano e apprezzato pubblicista e polemista scrivendo pregevoli articoli, e anche poesie, su Il nostro tempo e diresse in seguito L’amanuense della ss. Trinità. Dopo il Concilio fu lui che tenne alta la fiamma della Messa di s. Pio V a Torino, celebrando sempre nella chiesa della Confraternita della ss. Trinità in via Garibaldi fino alla sua morte avvenuta dopo oltre sessant’anni di sacerdozio. Il suo ricordo è sempre vivo nel cuore dei cattolici torinesi che grazie a lui sono rimasti fedeli alla s. Messa di sempre. Oltre a Mons. Vaudagnotti, a Torino rimasero fedeli Padre Oddone, oratoriano, e tre salesiani: don Camillo Verri e don Franco Amerio a Valsalice, e don Giuseppe Pace a Valdocco († 2000) che scrisse anche su Vigilia romana, La Quercia, Notizie, Chiesa viva e, nei suoi primi anni, su Sodalitium; a Revigliasco d’Asti, il parroco don Luigi Siccardi; a Pourrieres in diocesi di Pinerolo don Giuseppe Pons, parroco dal 1959 al 1983.

    In Veneto la Messa cattolica fu conservata da due coraggiosi sacerdoti, coadiuvati da un gruppo di laici fedeli di Padre Pio. Don Clemente Bellucco nacque a Palù di Conselve il 2 febbraio 1909, e fu ordinato nel 1931. Fu cooperatore parrocchiale e vicario economo fino al 1951, quando si ritirò a San Pietro di Strà. Fu anche insegnante, latinista, storico dell’arte. Opponendosi al Vaticano II (definito eretico) e al nuovo messale (ritenuto invalido) prese a celebrare pubblicamente la Messa nella chiesa di san Clemente a Padova, fino a che il Vescovo, approfittando di una sua malattia, lo fece internare fino alla morte, avvenuta nel marzo del 1981. Fu così che i suoi fedeli organizzarono la Messa a Venezia, celebrata da don Siro Cisilino. Nato nel 1903 a Pantianicco (Udine), don Siro fu sacerdote cattolico e insigne musicologo. Dopo aver servito come cappellano, vicario e come parroco in diverse località del Friuli, si trasferì a Venezia per lavorare per la Fondazione Cini allo studio e alla trascrizione di manoscritti musicali. Fedele alla sua prima Messa, non volle mai celebrare la Messa in italiano. Don Siro dal 1977 e fino al 1984 celebrò la Messa di s. Pio V a Venezia nella chiesa di S. Simon Piccolo, riaprendola al culto tradizionale. Per questa fedeltà alla liturgia antica dovette subire la persecuzione del card. Albino Luciani (futuro Giovanni Paolo I) che con una lettera del 20/02/1978 proibì “a qualsiasi titolo la celebrazione della messa more antiquo nella chiesa di S. Simeone Piccolo, come in tutto il territorio della diocesi” e lasciava a don Siro “la facoltà di celebrare la santa Messa more antiquo solo in casa propria”. Morì nel 1987 nel suo paese di origine dove si era ritirato.

    Nel resto d’Italia ci furono tanti sacerdoti e religiosi difensori della s. Messa romana; possiamo ricordarne solo alcuni. A Roma furono numerosi i sacerdoti fedeli, tra i quali il teologo francescano Padre Antonio Coccia ofm che celebrava a s. Gerolamo della Carità, i Padri domenicani Domenico Cinelli, Giuseppe Maria Mastrocola e Antonino Silli a Santa Maria Sopra Minerva, Mons. Renato Pozzi, Mons. Domenico Celada che scriveva su Lo Specchio, Mons. Alfonso Tejada a Sant’Eustachio, Mons. D’Amato, Mons. Francesco Spadafora, Don Francesco Putti fondatore della rivista Sì Sì No No. In Toscana, Padre Berni, francescano, che celebrava in Santa Croce, e il parroco di Strada di Vinci, don Primo Lenzini. In Lombardia Padre Pietro Locati missionario del PIME a Lecco deceduto nel 2009 e don Giacomo Falconi parroco di Gaverina, in Sicilia, a Caltanisetta, don Gaetano Cimino. In Sudtirolo ricordiamo don Josef von Zieglauer (1925-2018) parroco di Spinga vicino a Bressanone che mantenne sempre la Messa della sua ordinazione, e che la celebrava “non una cum”, ed il suo predecessore don Engelbert Pedevilla (1912-2001). E quanti altri che abbiamo dimenticato… Nel laicato fedele ricordiamo a noi vicinissime Liliana Balotta di Una Voce Firenze, e Adriana Senni Buratti di Una Voce Modena, e poi altri, seppur alcuni con luci e ombre, come lo scrittore toscano Tito Casini, a Roma Cristina Campo, Elisabeth Gerstner, Gabriella di Momtemayor e Franco Antico, a Padova Giuseppe Pagnossin.

    In Francia. Padre Gustave Delmasure.
    Originario del nord della Francia, tuttavi, esercitò per molti anni il ministero sacerdotale in Algeria. Ritornato in Francia, divenne pastore di Théoule-sur-Mer, conservando, dopo il Concilio Vaticano II, la Messa della sua ordinazione e fedeltà alla dottrina della Chiesa. Dal 1982, dopo aver lasciato la sua parrocchia, fu a capo della cappella di Notre-Dame-des-Victoires a Cannes e, con grande zelo apostolico, celebrò la Messa anche in altri luoghi della Francia, e aiutò Padre Barbara nel suo ministero a Tours, nell’Unione per la fedeltà, che riuniva diversi sacerdoti “sedevacantisti”. Anche quando era parroco, ha sempre testimoniato apertamente la fede cattolica, respingendo le eresie neo-moderniste rifiutando di essere in comunione con Paolo VI e Giovanni Paolo II. Negli ultimi anni della sua vita, si è avvicinato all’Istituto Mater Boni Consilii, affidando ai suoi sacerdoti la continuazione del suo ministero nella cappella di Cannes. Morì a Cannes l’11 settembre 1996.
    Tra gli altri sacerdoti francesi fedeli alla Messa di San Pio V, ricordiamo Padre Jean Siegel, sacerdote di Thal-Drulingen in Alsazia, morto il 20/03/2018. Padre Raymond Hubert Petit, nato nel 1909 in Lorena, divenne un fratello dei Sacerdoti del Sacro Cuore (Dehoniani), frequentò la facoltà di Lille dove conobbe Padre Guerard des Lauriers, che insegnava. Dopo il Concilio, avvertì la crisi anche nel suo ordine religioso ed fu ordinato sacerdote dal vescovo Guérard nel 1984 e celebrò la Santa Messa in Commercy e Bar-le-Duc fino al 1999, anno della sua morte. Anche Padre Jean Saffré fu tra i primi a difendere la Santa Messa e la buona dottrina, restituì al culto la chiesa di St-Maurice a Montauban in Bretagna, fu amico del nostro Istituto e morì il 18 marzo 2001. Sempre in Bretagna, padre Joseph Vérité (1919-2010). A Faverney, padre Pierre Verrier (13 ottobre 1922-7 giugno 2011), fondatore della comunità benedettina N.-D. da Betlemme. In Argentina, tutti ricordano il Padre Hervé Le Lay, nato a Concarneau, in Bretagna, il 25 ottobre 1913, ordinato negli Spiritani nel 1946 e morto il 18 aprile 1982 in Argentina, dove è stato parroco di Tala, diocesi di Salta , dal 1957 al 1974, quando fu espulso dai modernisti e iniziò la celebrazione della Messa a Cordoba e a Alta Gracia. In Belgio, ricordiamo padre Valery Stuy ver (1916-1995), prroco di Vlassenbroek fino al 1983 e zio del vescovo Stuy ver che lo ha diretto verso la vocazione sacerdotale. Nella seconda metà degli anni ’70, spaccò il tavolo nella chiesa per celebrare la messa di San Pio V all’altare. Pubblicò studi sul “N.O.M.” che chiamò “De breukmis”, che significa “il N.O.M è in rottura con la Messa”. Dopo le sue dimissioni, ha celebrato ad Anversa, Dendermonde e Zele. Sempre in Belgio ricordiamo padre Paul Schoonbroodt, parroco di Steffeshausen, che rifiutatò il nuovo rito e costruì nel suo paese con l’aiuto dei suoi fedeli, una chiesa dove celebro il rito tridentino “non una cum”. Partigiano del sedevacantismo, su consiglio di padre Barbara, predicò più volte gli Esercizi ai sacerdoti di Verrua. Morì nel 2012 per un incidente d’auto.
    http://www.centrostudifederici.org/w...20_o-copia.jpg







    Calendario 2019: 50 anni di resistenza alla nuova messa - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/calendario...a-nuova-messa/


    Calendario Sodalitium 2019: 50 anni di resistenza alla nuova messa - Centro Studi Giuseppe Federici
    http://www.centrostudifederici.org/c...a-nuova-messa/
    «Calendario Sodalitium 2019: 50 anni di resistenza alla nuova messa
    3 dicembre 2018
    Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenzao
    Comunicato n. 92/18 del3 dicembre 2018, San Francesco Saverio
    Calendario Sodalitium 2019: 50 anni di resistenza alla nuova messa»



    Per la Messa romana, contro il Novus ordo - Centro Studi Giuseppe Federici
    http://www.centrostudifederici.org/l...na-novus-ordo/
    «Per la Messa romana, contro il Novus ordo
    6 maggio 2019
    Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
    Comunicato n. 36/19 del 6 maggio 2019, San Giovanni a Porta Latina
    Per la Messa romana, contro il Novus ordo

    “Chi si accontenta del M.P. Summorum Pontificum, che dichiara al contrario che il messale riformato da Paolo VI è il rito ordinario della Chiesa cattolica, e che ne difende a priori l’ortodossia dottrinale, ha già disertato la battaglia iniziata, 40 anni fa, dal Breve esame critico del Novus Ordo Missæ”.

    Prefazione alla ristampa del Breve esame critico del Novus ordo Missæ (...) Don Francesco Ricossa

    M. L. Guérard de Lauriers o.p., “Breve esame critico del Novus Ordo Missæ, dei cardinali Ottaviani e Bacci”, Centro Librario Sodalitium, pagg. 32, euro 5,00
    https://www.sodalitiumshop.it/epages...4/Products/024 »
    http://www.centrostudifederici.org/w...875-copia.jpeg








    http://www.oratoriosantambrogiombc.it
    NOM paolo VI ? Oratorio Sant'Ambrogio ? Milano
    Omelia della 18 dopo Pentecoste (sul NOM 1° parte) ? Oratorio Sant'Ambrogio ? Milano
    “Omelia della 18 dopo Pentecoste (sul NOM 1° parte)

    L’omelia della domenica 13 ottobre 2019, 18 dopo Pentecoste, tenuta da don Ugolino Giugni, è disponibile per l’ascolto >
    Nella quale si parla della Messa Nuova, nelle sue origini, il movimento liturgico, le riforme che l’hanno preceduta, i princìpi dei novatori modernisti che l’hanno voluta a 50 anni dalla sua istituzione. L’abominazione della desolazione nel luogo santo”.
    Omelia della 21 dopo Pentecoste (sul NOM 02) ? Oratorio Sant'Ambrogio ? Milano
    “Omelia della 21 dopo Pentecoste (sul NOM 02)

    L'Omelia tenuta da don Ugolino Giugni, domenica 3 novembre 2019 - 21 dopo la Pentecoste - è disponibile per l'ascolto ->
    Nella quale si commenta si parla della Messa Nuova di Paolo VI. In particolare della questione del latino e della definizione della messa come memoriale”







    https://www.sursumcorda.cloud/
    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/
    «Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Al 18° convegno di studi albertariani di sabato 23/11/2019 a Milano sarà presentato il libro di don Anthony Cekada "Frutto del lavoro dell'uomo" (CLS).--->>>>
    Frutto del lavoro dell’uomo. Una critica teologica alla messa di Paolo VI. Da Il Roma | Cronache Lucane | con il Mattino delle Puglie e della Lucania | oggi, 28 ottobre 2019 ---->>> Testo: https://bit.ly/2MUbF37 ---> Scansione: https://ibb.co/whm1bjh »
    https://www.sursumcorda.cloud/artico...-paolo-vi.html





    «Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    La messa di Caino. Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza. Comunicato n. 77/19 del 23 ottobre 2019, San Teodoro ---> In occasione del 50° anniversario dell’introduzione del Novus ordo Missae, il "Centro Librario Sodalitium" ha tradotto e pubblicato il libro di don Anthony Cekada "Frutto del lavoro dell’uomo"
    (pagg. 418, euro 19,50).
    https://www.sodalitiumshop.it/epages...Products%2F071
    Si tratta di un importante studio, accessibile a tutti, sulla nuova messa, rito inconciliabile con la dottrina cattolica. Pubblichiamo la prefazione dell’Autore all’opera originale e all’edizione italiana. --->»
    La messa di Caino - Centro Studi Giuseppe Federici

    XVIII Convegno di Studi Albertariani - Centro Studi Giuseppe Federici


    «Carlo Di Pietro - Sursum Corda

    Il 20 Novembre 1947 Papa Pio XII promulga la Mediator Dei, il più importante documento sulla Santa Messa dell'epoca recente. Nella Mediator Dei il Pontefice enuncia vari dogmi, spiega ed esalta la disciplina liturgica, condanna numerosi errori "contro il debito culto al vero Dio" (cit.).
    Al contrario di Pio XII e di tutta la Chiesa prima di lui, Montini (Paolo VI) con la sua pretesa riforma liturgica approverà nel 1969 il "Messale riformato" nel tentativo di distruggere la Santa Messa. Il "Messale riformato", partorito dall'ala sinistra del modernismo in combutta con alcuni supervisori protestanti, fa propri - ossia approva - tutti gli errori condannati nella Mediator Dei e ne aggiunge di nuovi.
    Approfondimenti: L'eresia antiliturgica, dom Prosper Guéranger; Frutto del lavoro dell'uomo, don Anthony Cekada».


    «21 novembre 1851. Pregare per le intenzioni del sommo Pontefice significa pregare "per l’esaltazione e la prosperità della Santa Madre Chiesa e della Sede Apostolica, per l’estirpazione delle eresie e per la pace e concordia tra i Principi Cristiani, e per la pace e unità di tutto il popolo cristiano".
    Da SS Pio IX Ex aliis nostris»





    CHRISTUS VINCIT, CHRISTUS REGNAT, CHRISTUS IMPERAT!!!
    Luca, SURSUM CORDA – HABEMUS AD DOMINUM!!!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

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    Lightbulb Re: Lista delle Messe NON UNA CUM

    Presentazione libraria dell’I.M.B.C. a Roma, a pochi passi da piazza San Pietro...
    Per la cronaca, segnalo a chiunque fosse interessato, cattolici e no, la presentazione libraria epocale della traduzione italiana del libro di Don Anthony Cekada (sacerdote cattolico integrale “sedevacantista” di Milwaukee che vive a West Chester in Ohio, da parte materna è di origine toscana) contro la "nuova messa" da parte degli stimati Sacerdoti dell’I.M.B.C. ("ISTITUTO MATER BONI CONSILII") a ROMA, a pochi passi da PIAZZA SAN PIETRO…






    Presentazione del libro di don Cekada a Roma e Pescara - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/presentazi...-roma-pescara/
    «ROMA – Sabato 18 gennaio 2020 alle ore 17,00 alla Sala Adriana in c.so Vittorio Emanuele II n. 326 a Roma presentazione del libro di don Anthony Cekada “FRUTTO DEL LAVORO DELL’UOMO. Una critica teologica alla messa di Paolo VI” (Centro Librario Sodalitium).
    Introduzione di don Ugo Carandino, relazione di don Ugolino Giugni.
    La sala si trova nel palazzo prima del ponte Vittorio Emanuele, a 700 metri da piazza san Pietro.






    PESCARA – Sabato 25 gennaio 2020 alle ore 18,00 presso la sala “Riserva dannunziana” dell’Aurum di Pescara, largo Gardone Riviera, presentazione del libro di don Anthony Cekada “FRUTTO DEL LAVORO DELL’UOMO. Una critica teologica alla messa di Paolo VI” (Centro Librario Sodalitium). Introduzione di Marco Solfanelli, presentazione di don Ugo Carandino.

    Per richiedere il libro: https://www.sodalitiumshop.it/epages...4/Products/071 »

    http://www.sodalitium.biz/wp-content...cop-cekada.jpg





    Presentazioni del libro di don Cekada - Centro Studi Giuseppe Federici
    http://www.centrostudifederici.org/p...ro-don-cekada/
    «Presentazioni del libro di don Cekada
    2 gennaio 2020
    Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
    Presentazioni del libro di don Cekada
    ROMA – Sabato 18 gennaio 2020 alle ore 17,00 alla Sala Adriana in c.so Vittorio Emanuele II n. 326 a Roma presentazione del libro di don Anthony Cekada “FRUTTO DEL LAVORO DELL’UOMO. Una critica teologica alla messa di Paolo VI” (Centro Librario Sodalitium).
    Introduzione di don Ugo Carandino, relazione di don Ugolino Giugni.
    La sala si trova nel palazzo prima del ponte Vittorio Emanuele, a 700 metri da piazza san Pietro.
    https://www.sodalitium.biz/sante-messe/roma/

    PESCARA – Sabato 25 gennaio 2020 alle ore 18,00 presso la sala “Riserva dannunziana” dell’Aurum di Pescara, largo Gardone Riviera, presentazione del libro di don Anthony Cekada “FRUTTO DEL LAVORO DELL’UOMO. Una critica teologica alla messa di Paolo VI” (Centro Librario Sodalitium).
    Introduzione di Marco Solfanelli, presentazione di don Ugo Carandino.
    https://www.sodalitium.biz/sante-messe/pescara/

    Per richiedere il libro:
    https://www.sodalitiumshop.it/epages...4/Products/071 »

    http://www.centrostudifederici.org/w...ibro-roma.jpeg









    CHRISTUS VINCIT, CHRISTUS REGNAT, CHRISTUS IMPERAT!!!
    Luca, SURSUM CORDA – HABEMUS AD DOMINUM!!!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

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