“Ti distruggo il villaggio perché mi devo esercitare”
23/07/2012 - I residenti di otto cittadine palestinesi devono "sloggiare" per le necessità dei soldati israeliani
Sono 8 i villaggi palestinesi da demolire perché abusivi, secondo gli israeliani, anche se parte di questi risale all’800.
L’OLTRAGGIO - Il ministro della difesa Ehud Barak ha ordinato la demolizione di otto villaggi palestinesi nelle colline meridionali di Hebron perché la terra serve per le esercitazioni dell’esercito israeliano. Si tratta dei più vasti della zona secondo Haaretz, che cita Majaz, Tabban, Sfai, Fakheit, Halaweh, Mirkez, Jinba e Kharuba come casa di 1.500 palestinesi. La mossa, oltre ad essere criminale, è uno schiaffo ad Unione Europea e USA, che da sempre “garantiscono” per Israele e che da tempo devono condividere la responsabilità indesiderata delle iniziative di governi israeliani sempre più nazionalisti e sprezzanti nei confronti del diritto internazionale e di quelli umani e civili dei palestinesi.
LA PULIZIA ETNICA - L’area è ben lontana dal confine con Israele e del tutto interna alla West Bank e prima di avventurarsi nei cavilli proposti da Israele è bene ricordare che Israele non ha certo bisogno di quella terra per farci un poligono, visto che a disposizione ha le vaste zone disabitate del Negev, proprio quelle dove secondo alcune proposte dovrebbero andare a vivere buona parte dei palestinesi, che in cambio di un bel pezzo di deserto lascerebbero le loro terre, dove abitano da sempre, ad Israele.
CHI E’ ABUSIVO? - La questione non è nuova e si trascina da decenni, già le corti israeliani avevano bloccato l’operazione, che si trascina ormai da 12 anni e che già nel 1999 ha visto 700 palestinesi sloggiati e le loro case distrutte, ma ora Barak sembra aver deciso di poter cavalcare la questione per mostrarsi aggressivo con i palestinesi come piace all’elettorato. Secondo Barak sono “residenti illegali in un poligono”
ISRAELE FA QUEL CHE VUOLE - Secondo la Civil Administration israeliana nel 2000 “non c’erano residenti permanenti nell’area” (i criteri per qualificarsi come residenti sono ovviamente stringenti e decisi da Israele), ma solo abitanti stagionali. Per venire incontro ai quali Barak oggi offre loro generosamente l’accesso all’aerea per un mese all’anno e durante le festività ebraiche, ché i soldati non lavorano. Interessante è la sovrastruttura legale costruita da Israele per legittimare crimini del genere, con l’amministrazione civile israeliana, l’esercito israeliano e le corti israeliane che decidono della proprietà delle terre dei palestinesi e sui loro diritti su territori che Israele occupa illegalmente ormai da decenni e sui quali dal 2001 in poi ha scatenato una frenetica e violenta espansione coloniale, presentata al mondo come una “difesa” contro i palestinesi, che però da allora sono stati oggetto di ogni genere d’aggressione, pur avendo rinunciato al terrorismo. Pratiche del genere sono generalmente considerate dall’ONU crimini di guerra e Israele da tempo è nella lista dei denunciati per queste pratiche. Israele però non può essere giudicato perché protetto dal veto di Washington e perché la Palestina non è ancora uno stato e quindi Israele rifiuta la possibilità che sia sottoposta alla giurisdizione del Tribunale Penale Internazionale e tanto basta al TPI per occuparsi d’altro.
“Ti distruggo il villaggio perché mi devo esercitare”