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Discussione: L'altare del Passato

  1. #11
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    Predefinito Re: L'altare del Passato

    Citazione Originariamente Scritto da Florian Visualizza Messaggio
    Ti ringrazio molto.



    Infatti io ho scritto:

    Senza scomodare Marx, ma solo i suoi più recenti discepoli, notiamo invece che un “certo” comunismo si è nei fatti realizzato e gode di ottima salute, non solo in Cina, ma soprattutto in Occidente.

    Ho scritto: un "certo" comunismo, con tanto di virgolette, per intendere la New Left, che comunque era almeno in parte marxista.

    In tal senso mi sento di condividere la tua replica, a cui aggiungerò una piccola riflessione.

    Recentemente mi è capitato di vedere un film tedesco intitolato "Goodbye Lenin". Tale film ha dato il via alla famosa "Ostalgie", ovvero quell'affettuoso rimpianto, non privo di elementi critici, dei tedesco-orientali per il loro passato comunista. Ebbene, noi italiani siamo talmente abituati ad un certo tipo di "comunismo" (linea Rossanda-Negri-Bertinotti-Vendola, per capirci) che essere messi a contatto con spezzoni di vita della DDR di Honecker procura un certo imbarazzo. E' comunismo, quello, o piuttosto... "conservatorismo"? Ecco ciò che scrissi tempo fa al riguardo:


    L'utopia socialista dei cetrioli dello Spreewald


    di Florian


    Goodbye Lenin è la pellicola simbolo dell'Ostalgie, quel fenomeno tipico della Germania contemporanea che induce tanti ex-tedesco orientali ad interrogarsi sul processo di riunificazione con un velo di nostalgia. Nostalgia non tanto di ciò che è stato, la DDR realizzatasi nella storia, ma di ciò che poteva essere ed è stato tradito, ovvero il mito di un "socialismo umano" che la libertà occidentale ai loro occhi sembrava poter realizzare.

    E' questo un film che induce anche chi ha parteggiato per gli USA nello scontro epocale tra capitalismo e comunismo a riflettere sui risultati concreti d'una vittoria ottenuta a caro prezzo. Le immagini che ripercorrono gli eventi del '90 ci mostrano una Germania dell'Est alle prese con un balzo in avanti della civilizzazione. "Civilizzazione" agrodolce, coi colori e i loghi della globalizzazione - Coca Cola, Ikea, Burger King - che distruggono gli amati prodotti locali - come i "mitici" "cetrioli dello Spreewald" alla cui caccia muove per tutto il film il nostro protagonista. Dietro le bandiere nero-rosso-oro di Kohl e Beckenbauer ad incalzare dunque prepotente è l'internazionalismo senza patria del mercato. La Germania che vince sul campo di gioco è quella che politicamente scompare, mimetizzandosi in un McWorld anonimo e volgare.

    Godbye Lenin oltre che essere una metafora del socialismo impossibile è anche il rimpianto di una Germania perduta, che si sentiva tedesca anche dietro la soffocante propaganda sovietica. Una Germania che dietro alle storture intollerabili del muro "antifascista", del partito unico e delle menzogne grazie alle quali la burocrazia soggiogava il suo popolo, celava tuttavia il prezioso sogno di una società ancorata ai valori dell'umanesimo contro il carrierismo e la competizione assoluta. L'utopia socialista di Alex e di quei tanti comunisti dell'Est che guardarono favorevolmente alla libertà dell'Ovest sentendosene presto traditi. Forse perchè era una libertà che promuoveva un materialismo ed un isolamento sociale ignoti ad una nazione che pur si voleva ideologicamente atea e materialista. Forse perchè in quel contesto spartano vibrava più calore umano che non nello squallore nichilista dell'Occidente post-cristiano.

    Personalmente nel vedere questo film, commovente ed ironico al tempo stesso, ho provato una sensazione strana, ovvero quella di rivedere me bambino, con mia madre e i miei parenti, durante gli anni Settanta i cui colori ci riconsegna affettuosamente alla memoria questo film. Come se quell'epoca si fosse "conservata" all'Est durante il ventennio successivo, un arco di tempo in cui la marcia inarrestabile del progresso ha sembrato interessare unicamente l'Ovest, salvaguardando l'Est. Cosicchè alla mia vista, dagli interni modesti ma ben curati, alle pesanti tappezzerie, al vestiario pudico e ordinato, tutto aveva un che di familiare e di casa. Qualcosa di sano, preservatosi da un mondo esterno peccaminoso ed ostile. Anche i volti dei protagonisti risplendevano di un che di dignitoso e di onesto, qualità che non si possono comprare e che l'Occidente si era vendute per il famoso piatto di lenticchie.

    Per questi motivi non ho difficoltà a riconoscere nell'utopia socialista di Alex e di mamma Katrin anche la mia piccola utopia conservatrice, sempre più insofferente verso quanto si tende a far passar oggi sotto codesto nome. La sensazione è che dietro emblemi della propaganda comunista (il compagno, il collettivo, il partito, l'icona del Che) ci fosse una comune identità di fondo che negava al mercato, e dunque all'economia, la primazia sulle nostre vite. Comunisti e conservatori, fieri avversari durante l'epoca del Muro, condividevano tuttavia una visione che affidava alla politica la ricerca del Bene e in cui il Buono ed il Vero invece d'essere relativizzati rappresentavano le fondamenta di un sentire comunitaro.

    Sono sempre stato convinto che l'antico e nobile spirito europeo sia rimasto stritolato lungo la Guerra Fredda da due materialismi di segno diverso, l'uno agente sotto il segno del dollaro, l'altro sotto l'egida della scienza. Ma il cuore dell'Europa, che è la Germania segreta, sta altrove da questo modernismo senz'anima e sembra essere adesso compito degli sconfitti, i poveri e vituperati fratelli dell'Est, riportarlo alla luce dei più ricchi e civilizzati fratelli dell'Ovest, la cui perdita di sensibilità sociale ha finito purtroppo col rendere ciechi.


    Florian
    ho studiato per due mesi in Germania est quando il muro c'era ancora e quest'anno trascorrero' una settimana in piena ex DDR, non puoi immaginare anch'ui la nostrtalgia di quel mondo ingiusto ma molto umano

  2. #12
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    Predefinito Re: L'altare del Passato

    Sicuramente in quanto scritto da Florian vi si sono dei punti in cui mi posso ritrovare. In primo luogo, penso alla necessità "destrodivina" di "difendere, conservare e pregare": difendere e conservare quel (poco, a mio avviso) che di buono è rimasto nella nostra epoca e che ci è stato trasmesso nei secoli; pregare non un "dio" qualsiasi - vago e generico - ma il solo ed unico Dio, così come ci ha insegnato in duemila anni Santa Romana Chiesa. In secondo luogo, mi ritrovo nella critica - finalmente impietosa - di quel conservatorismo liberale che io definirei tranquillamente come "plutocratico" e vilmente legato all'idolatria del denaro, del profitto, del guadagno, della materia nuda e cruda.
    Un conservatorismo che meriterebbe e merita di esser spazzato via e che rappresenta un nemico non meno pericoloso del progressismo, di cui in realtà è solamente il volto "moderato".
    Che cosa resta però da conservare oggi? Purtroppo, signori, ben poco. Per questo l'essere conservatori oggi, senza aggettivi, senza precisazioni, è rischioso ed induce, inevitabilmente, a fraintendimenti di non poco conto, forse persino più gravi ed esiziali - nei loro effetti - di quelli che si possono creare nel definirsi, come faccio io, di "Destra Radicale" e nel riconoscersi nel perimetro di un'area tanto vasta ed eterogenea.
    Quindi, detto questo, faccio un richiamo che ricalca un noto aforisma di Nicolas Gomez Davila: il conservatorismo, se inteso come mero ritorno o nostalgia del passato, è caricatura della reazione; è caricatura della reazione perché la reazione guarda all'eterno e quindi al divino, al trascendente, all'oltremondano. Ha un afflato mistico. Il conservatorismo, o meglio, questo tipo di conservatorismo (non dimentico che di conservatorismo, così come di altri termini ed etichette, esistono più definizioni, alcune negative, altre positive) anziché guardare all'eterno guarda (arbitrariamente) al passato. Per questo inviterei, bonariamente, a non rivolgersi all'altare del passato, ma all'altare dell'Eterno: "Introibo ad altare Dei".
    Non si guardi al vecchio orpello di un'aristocrazia nobiliare decaduta del passato con nostalgia, ma si pensi a costruire l'aristocrazia dell'avvenire tenendo conto di conservare non tanto vecchie forme esteriori superate ma quelli che furono i contenuti precipui e particolari dell'etica aristocratica. Principi che, secondo me, si sono talmente persi nel tempo che, in realtà, piuttosto che venir "conservati" vanno piuttosto "restaurati". Ecco perché forse c'è una certa incomunicabilità tra il "conservatore" ed il "tradizionalista" o il "fascista" di Destra: perché nel primo caso non si vede la necessità di un'ulteriore rivoluzione che andrebbe ad aggiungersi inutilmente ad altre che già hanno fatto troppi danni, i quali, se mai, vanno oggi limitati con un sapiente e prudente lavoro di contenimento silenzioso ma non meno efficace i cui evangelici "buoni frutti" si coglieranno nel lungo periodo; mentre nel secondo e nel terzo caso si sente e si vive una tensione ideale tale da ritenere che ci voglia un cambiamento forte e radicale per ribaltare la situazione, che si debba prendere di petto la sovversione e scontrarsi a viso aperto con essa, nell'attesa che dallo scontro, dalla lotta, escano vittoriose le forze della rivoluzione restauratrice.
    Ultima modifica di Giò; 25-07-12 alle 01:06
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  3. #13
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    Predefinito Re: L'altare del Passato

    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    Sicuramente in quanto scritto da Florian vi si sono dei punti in cui mi posso ritrovare. In primo luogo, penso alla necessità "destrodivina" di "difendere, conservare e pregare": difendere e conservare quel (poco, a mio avviso) che di buono è rimasto nella nostra epoca e che ci è stato trasmesso nei secoli; pregare non un "dio" qualsiasi - vago e generico - ma il solo ed unico Dio, così come ci ha insegnato in duemila anni Santa Romana Chiesa. In secondo luogo, mi ritrovo nella critica - finalmente impietosa - di quel conservatorismo liberale che io definirei tranquillamente come "plutocratico" e vilmente legato all'idolatria del denaro, del profitto, del guadagno, della materia nuda e cruda.
    Un conservatorismo che meriterebbe e merita di esser spazzato via e che rappresenta un nemico non meno pericoloso del progressismo, di cui in realtà è solamente il volto "moderato".
    Che cosa resta però da conservare oggi? Purtroppo, signori, ben poco. Per questo l'essere conservatori oggi, senza aggettivi, senza precisazioni, è rischioso ed induce, inevitabilmente, a fraintendimenti di non poco conto, forse persino più gravi ed esiziali - nei loro effetti - di quelli che si possono creare nel definirsi, come faccio io, di "Destra Radicale" e nel riconoscersi nel perimetro di un'area tanto vasta ed eterogenea.
    Quindi, detto questo, faccio un richiamo che ricalca un noto aforisma di Nicolas Gomez Davila: il conservatorismo, se inteso come mero ritorno o nostalgia del passato, è caricatura della reazione; è caricatura della reazione perché la reazione guarda all'eterno e quindi al divino, al trascendente, all'oltremondano. Ha un afflato mistico. Il conservatorismo, o meglio, questo tipo di conservatorismo (non dimentico che di conservatorismo, così come di altri termini ed etichette, esistono più definizioni, alcune negative, altre positive) anziché guardare all'eterno guarda (arbitrariamente) al passato. Per questo inviterei, bonariamente, a non rivolgersi all'altare del passato, ma all'altare dell'Eterno: "Introibo ad altare Dei".
    Non si guardi al vecchio orpello di un'aristocrazia nobiliare decaduta del passato con nostalgia, ma si pensi a costruire l'aristocrazia dell'avvenire tenendo conto di conservare non tanto vecchie forme esteriori superate ma quelli che furono i contenuti precipui e particolari dell'etica aristocratica. Principi che, secondo me, si sono talmente persi nel tempo che, in realtà, piuttosto che venir "conservati" vanno piuttosto "restaurati". Ecco perché forse c'è una certa incomunicabilità tra il "conservatore" ed il "tradizionalista" o il "fascista" di Destra: perché nel primo caso non si vede la necessità di un'ulteriore rivoluzione che andrebbe ad aggiungersi inutilmente ad altre che già hanno fatto troppi danni, i quali, se mai, vanno oggi limitati con un sapiente e prudente lavoro di contenimento silenzioso ma non meno efficace i cui evangelici "buoni frutti" si coglieranno nel lungo periodo; mentre nel secondo e nel terzo caso si sente e si vive una tensione ideale tale da ritenere che ci voglia un cambiamento forte e radicale per ribaltare la situazione, che si debba prendere di petto la sovversione e scontrarsi a viso aperto con essa, nell'attesa che dallo scontro, dalla lotta, escano vittoriose le forze della rivoluzione restauratrice.
    Concordo. Tuttavia è anche vero che spesso queste c.d. battaglie reazionarie hanno portato (per un effetto pendolo) ad un ulteriore aggravarsi della sovversione piuttosto che ad una (seppur parziale) restaurazione. Quindi il discorso è molto complesso e molto delicato da affrontare, sia "in grande" (società) che "in piccolo" (singoli, famiglia, piccole comunità etc...).

    In questo senso - credo - De Maistre parlava della necessità non "di una rivoluzione al contrario" quanto piuttosto "del contrario di una rivoluzione".

  4. #14
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    Predefinito Re: L'altare del Passato

    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    Sicuramente in quanto scritto da Florian vi si sono dei punti in cui mi posso ritrovare. In primo luogo, penso alla necessità "destrodivina" di "difendere, conservare e pregare": difendere e conservare quel (poco, a mio avviso) che di buono è rimasto nella nostra epoca e che ci è stato trasmesso nei secoli; pregare non un "dio" qualsiasi - vago e generico - ma il solo ed unico Dio, così come ci ha insegnato in duemila anni Santa Romana Chiesa. In secondo luogo, mi ritrovo nella critica - finalmente impietosa - di quel conservatorismo liberale che io definirei tranquillamente come "plutocratico" e vilmente legato all'idolatria del denaro, del profitto, del guadagno, della materia nuda e cruda.
    Un conservatorismo che meriterebbe e merita di esser spazzato via e che rappresenta un nemico non meno pericoloso del progressismo, di cui in realtà è solamente il volto "moderato".
    Un tempo un "moderato" come Adenauer improntava la sua campagna elettorale sul tema: "Keine Experimente". Nessun esperimento. La Sinistra desiderava cambiare, andare avanti, il Centro (che surrogava la Destra) si attestava sul passo prudente, sulla "conservazione". Ma oggi? Oggi i discendenti di Adenauer rivaleggiano coi loro oppositori nel "riformare", e non mi riferisco solo al piano economico, ma sociale, culturale. Nonostante ciò, a mio modo di vedere, lo stato della Mitteleuropa, comunque lo si giudichi, è da preferirsi a quello dell'Europa mediterranea, Paesi in cui non si è saputo nè conservare nè riformare e perciò stanno fallendo.

    Che cosa resta però da conservare oggi? Purtroppo, signori, ben poco. Per questo l'essere conservatori oggi, senza aggettivi, senza precisazioni, è rischioso ed induce, inevitabilmente, a fraintendimenti di non poco conto, forse persino più gravi ed esiziali - nei loro effetti - di quelli che si possono creare nel definirsi, come faccio io, di "Destra Radicale" e nel riconoscersi nel perimetro di un'area tanto vasta ed eterogenea.
    Sono d'accordo. Anche se lo stesso termine "Destra radicale" non significa più nulla. Per questo motivo sarei dell'idea di un "reset" completo di tutto ciò che ci portiamo dietro dal passato e che si è ridotto ormai a semplice spettro. Bisognerebbe rifare la Destra, intendendo per essa il luogo di esigenze spiritualistiche, comunitarie, antiegualitarie, antiutilitaristiche.

    Quindi, detto questo, faccio un richiamo che ricalca un noto aforisma di Nicolas Gomez Davila: il conservatorismo, se inteso come mero ritorno o nostalgia del passato, è caricatura della reazione; è caricatura della reazione perché la reazione guarda all'eterno e quindi al divino, al trascendente, all'oltremondano. Ha un afflato mistico. Il conservatorismo, o meglio, questo tipo di conservatorismo (non dimentico che di conservatorismo, così come di altri termini ed etichette, esistono più definizioni, alcune negative, altre positive) anziché guardare all'eterno guarda (arbitrariamente) al passato. Per questo inviterei, bonariamente, a non rivolgersi all'altare del passato, ma all'altare dell'Eterno: "Introibo ad altare Dei".
    Alcuni sarebbero pronti a sottolineare che la stessa "reazione" è una caricatura della controrivoluzione. sinceramente non mi appassiona questo gioco delle caricature, penso che ognuno abbia la propria indole e il proprio ruolo. C'è chi è più portato all'azione e chi più al ricordo. Chi ama la lotta e chi è soggetto ad una malinconica inazione. Chi si fa guidare dalla passione e dall'immaginazione e chi ripiega nella nostalgia e nella poesia. Chi tende a realizzare e chi a fare il computo di quanto si è perduto. Queste due facce dovrebbero appartenere alla stessa medaglia, contando sugli stessi presupposti.

    Non si guardi al vecchio orpello di un'aristocrazia nobiliare decaduta del passato con nostalgia, ma si pensi a costruire l'aristocrazia dell'avvenire tenendo conto di conservare non tanto vecchie forme esteriori superate ma quelli che furono i contenuti precipui e particolari dell'etica aristocratica. Principi che, secondo me, si sono talmente persi nel tempo che, in realtà, piuttosto che venir "conservati" vanno piuttosto "restaurati". Ecco perché forse c'è una certa incomunicabilità tra il "conservatore" ed il "tradizionalista" o il "fascista" di Destra: perché nel primo caso non si vede la necessità di un'ulteriore rivoluzione che andrebbe ad aggiungersi inutilmente ad altre che già hanno fatto troppi danni, i quali, se mai, vanno oggi limitati con un sapiente e prudente lavoro di contenimento silenzioso ma non meno efficace i cui evangelici "buoni frutti" si coglieranno nel lungo periodo; mentre nel secondo e nel terzo caso si sente e si vive una tensione ideale tale da ritenere che ci voglia un cambiamento forte e radicale per ribaltare la situazione, che si debba prendere di petto la sovversione e scontrarsi a viso aperto con essa, nell'attesa che dallo scontro, dalla lotta, escano vittoriose le forze della rivoluzione restauratrice.
    Penso che le destre per superare l'impasse che le frena e le riduce all'insignificanza dovrebbero fare i conti con se stesse, trattenendo ciò che buono ed espellendo ciò che è cattivo. I conservatori, ammesso che esistano ancora, dovrebbero fare i conti con il "tradimento delle élites (liberali)" e rivoluzionare il proprio campo affinchè nuove élites possano sorgere da un contesto nuovo, che privilegi la comunità all'individuo, i costumi locali ad un modo di vivere globalizzato, il recupero del mito e del sacro alla secolarizzazione e al culto del denaro. Come disse Scruton, il conservatore dovrebbe porsi il problema del "reincanto del mondo".

    Da parso la Destra cosiddetta estrema, che in mancanza di una Destra "moderata" (come si è detto, surrogata dal Centro) francamente non avrebbe ragione di esistere, essa dovrebbe scrollarsi di dosso alcuni atavici vizi: il ricorso all'"uomo forte", con conseguente inclinamento verso la demagogia populista, e il razzismo biologico, che il nostro Evola cercò di superare in un più intelligente razzismo "spirituale". Un razzismo biologico che produce mostri a la Breivik o buffonate come gli attuali membri del Klan. Infine, un nazionalismo superato che impedisce il formarsi di un'"internazionale conservatrice" o un'"internazionale di destre".

    Se il nostro ambiente non riuscirà a superare questi blocchi ideologici dovremo rassegnarci al fatto che un superamento dello status quo venga inevitabilmente da sinistra. E agli eventuali problemi che questo comporterà.
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  5. #15
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    Predefinito Re: L'altare del Passato

    Citazione Originariamente Scritto da blaupunkt Visualizza Messaggio
    Concordo. Tuttavia è anche vero che spesso queste c.d. battaglie reazionarie hanno portato (per un effetto pendolo) ad un ulteriore aggravarsi della sovversione piuttosto che ad una (seppur parziale) restaurazione. Quindi il discorso è molto complesso e molto delicato da affrontare, sia "in grande" (società) che "in piccolo" (singoli, famiglia, piccole comunità etc...).
    La reazione per lo meno ha cercato di cambiare le cose e per un certo periodo, forse, c'era pure riuscita...la conservazione invece?

    Citazione Originariamente Scritto da blaupunkt Visualizza Messaggio
    In questo senso - credo - De Maistre parlava della necessità non "di una rivoluzione al contrario" quanto piuttosto "del contrario di una rivoluzione".
    Ma De Maistre per rivoluzione intendeva appunto la sovversione, non la rivoluzione restauratrice/conservatrice.
    Ultima modifica di Giò; 25-07-12 alle 12:44
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  6. #16
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    Predefinito Re: L'altare del Passato

    Citazione Originariamente Scritto da Florian Visualizza Messaggio
    Un tempo un "moderato" come Adenauer improntava la sua campagna elettorale sul tema: "Keine Experimente". Nessun esperimento. La Sinistra desiderava cambiare, andare avanti, il Centro (che surrogava la Destra) si attestava sul passo prudente, sulla "conservazione". Ma oggi? Oggi i discendenti di Adenauer rivaleggiano coi loro oppositori nel "riformare", e non mi riferisco solo al piano economico, ma sociale, culturale. Nonostante ciò, a mio modo di vedere, lo stato della Mitteleuropa, comunque lo si giudichi, è da preferirsi a quello dell'Europa mediterranea, Paesi in cui non si è saputo nè conservare nè riformare e perciò stanno fallendo.
    Si potrebbe obiettare che invece è proprio l'Europa "mediterranea" a destare lo sconcerto e il rimprovero dei paesi d'Oltralpe perché ancora troppo 'arcaica' per i loro gusti (progressisti).

    Citazione Originariamente Scritto da Florian Visualizza Messaggio
    Sono d'accordo. Anche se lo stesso termine "Destra radicale" non significa più nulla. Per questo motivo sarei dell'idea di un "reset" completo di tutto ciò che ci portiamo dietro dal passato e che si è ridotto ormai a semplice spettro. Bisognerebbe rifare la Destra, intendendo per essa il luogo di esigenze spiritualistiche, comunitarie, antiegualitarie, antiutilitaristiche.
    In linea teorica potrei anche essere d'accordo, il problema è che nel concreto ciò è molto difficile da fare: in primo luogo, dovrebbero farsi definitivamente da parte tutti coloro che hanno FALLITO, sia sul piano intellettuale che politico-partitico; in secondo luogo, va notato che manca il materiale umano adatto ad attuare questo 'reset' e soprattutto mancano i capi. Infine, non butterei nemmeno del tutto via esperienze passate della cosiddetta DR che hanno saputo esprimere, pur con i loro inevitabili difetti, delle istanze meritevoli di approvazione o quanto meno di interesse.

    Citazione Originariamente Scritto da Florian Visualizza Messaggio
    Alcuni sarebbero pronti a sottolineare che la stessa "reazione" è una caricatura della controrivoluzione. sinceramente non mi appassiona questo gioco delle caricature, penso che ognuno abbia la propria indole e il proprio ruolo.
    Io includevo la "controrivoluzione" nella categoria "reazione". Comunque, quello che dici è vero e si può arrivare a dire - come fa Vassallo - che sotto certi aspetti è la modernità ad essere 'reazionaria' e 'codina'. Giochi lessicali e linguistici interessanti, ma fine a se stessi. Se stiamo qui a discutere se la destra o, addirittura, la Destra sia guelfa o ghibellina non se ne esce più fuori, anche perché si dovrebbero definire contenutisticamente i due aggettivi "guelfo" e "ghibellino", cosa tutt'altro che facile.

    Citazione Originariamente Scritto da Florian Visualizza Messaggio
    C'è chi è più portato all'azione e chi più al ricordo. Chi ama la lotta e chi è soggetto ad una malinconica inazione. Chi si fa guidare dalla passione e dall'immaginazione e chi ripiega nella nostalgia e nella poesia. Chi tende a realizzare e chi a fare il computo di quanto si è perduto. Queste due facce dovrebbero appartenere alla stessa medaglia, contando sugli stessi presupposti.
    Comprendo quel che vuoi dire, ma una sintesi è veramente possibile - mi chiedo? Non è che forse c'è una incompatibilità in primis di temperamenti, oltre che (o più che) di idee? Senza voler scadere nel banale o persino nella polemica personale, non è significativo che a me della Cristianità piaccia lo spirito guerriero e crociato del Medioevo o la santa intransigenza controriformistica, mentre a te venga spontaneo sentir come maggiormente affine la tranquilla famiglia cattolica degli anni '50 che magari è iscritta all'Azione Cattolica di Luigi Gedda, vede in Pio XII il proprio punto di riferimento non solo morale e spirituale ma anche 'politico' e vota DC perché teme il comunismo? Non è indicativo che a me una pagina di storia come lo squadrismo, piuttosto che spaventarmi per la sua violenza, esalti (pur condannandone gli eccessi)? Pongo delle domande, cerco delle risposte, ma ovviamente non pretendo di avere la parola risolutrice della 'quaestio'.

    Citazione Originariamente Scritto da Florian Visualizza Messaggio
    Penso che le destre per superare l'impasse che le frena e le riduce all'insignificanza dovrebbero fare i conti con se stesse, trattenendo ciò che buono ed espellendo ciò che è cattivo. I conservatori, ammesso che esistano ancora, dovrebbero fare i conti con il "tradimento delle élites (liberali)" e rivoluzionare il proprio campo affinchè nuove élites possano sorgere da un contesto nuovo, che privilegi la comunità all'individuo, i costumi locali ad un modo di vivere globalizzato, il recupero del mito e del sacro alla secolarizzazione e al culto del denaro. Come disse Scruton, il conservatore dovrebbe porsi il problema del "reincanto del mondo".

    Da parso la Destra cosiddetta estrema, che in mancanza di una Destra "moderata" (come si è detto, surrogata dal Centro) francamente non avrebbe ragione di esistere, essa dovrebbe scrollarsi di dosso alcuni atavici vizi: il ricorso all'"uomo forte", con conseguente inclinamento verso la demagogia populista, e il razzismo biologico, che il nostro Evola cercò di superare in un più intelligente razzismo "spirituale". Un razzismo biologico che produce mostri a la Breivik o buffonate come gli attuali membri del Klan. Infine, un nazionalismo superato che impedisce il formarsi di un'"internazionale conservatrice" o un'"internazionale di destre".

    Se il nostro ambiente non riuscirà a superare questi blocchi ideologici dovremo rassegnarci al fatto che un superamento dello status quo venga inevitabilmente da sinistra. E agli eventuali problemi che questo comporterà.
    Per quel che riguarda l'Italia, trovo che il razzismo biologico 'stricto sensu' nell'area sia assai poco diffuso. Anzi, talvolta si sono visti eccessi di connotazioni spiritualistiche del cosiddetto 'razzismo', trascurandone troppo il lato, o meglio, il presupposto inevitabilmente biologico. Quello magari è un discorso che riguarda di più i paesi scandinavi ed anglosassoni, fermo restando che uno come Breivik è un sionista più vicino ad Oriana Fallaci che a Benito Mussolini o ad Adolf Hitler.
    La "tentazione populista" credo che in quest'epoca sia inevitabile a causa del disagio delle classi subalterne verso fenomeni come la globalizzazione, l'immigrazione selvaggia e la "dittatura delle banche e dell'alta finanza", in quanto tali problematiche pongono, piaccia o meno, sullo stesso fronte il controrivoluzionario aristocratico assieme al medio-borghese o al sottoproletario, minacciati dagli ulteriori sviluppi della modernità.
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  7. #17
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    Predefinito Re: L'altare del Passato

    Citazione Originariamente Scritto da Giò Visualizza Messaggio
    Non è che forse c'è una incompatibilità in primis di temperamenti, oltre che (o più che) di idee? Senza voler scadere nel banale o persino nella polemica personale, non è significativo che a me della Cristianità piaccia lo spirito guerriero e crociato del Medioevo o la santa intransigenza controriformistica, mentre a te venga spontaneo sentir come maggiormente affine la tranquilla famiglia cattolica degli anni '50 che magari è iscritta all'Azione Cattolica di Luigi Gedda, vede in Pio XII il proprio punto di riferimento non solo morale e spirituale ma anche 'politico' e vota DC perché teme il comunismo? Non è indicativo che a me una pagina di storia come lo squadrismo, piuttosto che spaventarmi per la sua violenza, esalti (pur condannandone gli eccessi)? Pongo delle domande, cerco delle risposte, ma ovviamente non pretendo di avere la parola risolutrice della 'quaestio'.

    Fatte le debitissime distanze, mi pare la polemica Evola-Guenon sulla preminenza degli kshatriya o dei brahmani...

    Tornando seri, io non sono portato all'azione quanto alla riflessione, ma sono anche fermamente convinto che a destra alberghi la pace e a sinistra la guerra, nel senso che l'azione, il movimento sono naturali premesse del mutamento e della decadenza che ad esso si accompagna. Tuttavia in determinati momenti storici non nego che una rottura possa avere effetti benefici e contro-rivoluzionari, però si tratta sempre di un altissimo rischio, come si può vedere benissimo nel caso dei fascismi (con l'eccezione di Franco).

    Io non disprezzo l'ethos borghese. C'è un romanzo stupendo, che ti consiglio non l'avessi letto, di Thomas Mann, ovvero I Buddenbrook. Parla della decadenza di una famiglia borghese nella mercantile Lubecca. Naturalmente si tratta di una borghesia diversa da quella di tipo inglese, in cui è fortissimo all'inizio l'elemento protestante del lavoro come redenzione. Ora et labora, insomma. Quei valori "ottocenteschi" che tornarono a galla a mo' di contraltare di una nuova borghesia "stanca" e "farfallona" nella destra immaginifica di Longanesi.

    Io non ho mai votato per la Dc e non sono vissuto negli anni Cinquanta. Il mio è dunque un ragionamento a posteriori. Quando dico che avrei potuto votare De Gasperi ho presente l'esperienza di Berlusconi. Il mio ancoraggio al passato prossimo è conseguente al rifiuto di ciò che mi è contemporaneo.

    Non riesco ad essere fascista, anche se lo volessi, perchè quell'esperienza, oltremodo lontana, non l'ho nemmeno annusata. I miei nonni materni furono fascisti, ma perchè in primo luogo monarchici e conservatori. Vissero durante l'epoca del fascismo ma non ne sposarono l'ideologia. Come la maggioranza degli italiani. Finita la guerra votarono l'Uomo Qualunque, probabilmente Lauro... In casa mia non ci sono cimeli fascisti. Mio nonno però era un ammiratore di D'Annunzio da copiarne lo stile poetico e apprezzava i tedeschi. Per me il fascismo è un periodo storico concluso che ha avuto il merito di tracciare una "terza via" tra capitalismo e comunismo. Una "terza via" che può essere sicuramente ripresa come spunto per andare oltre l'attuale civiltà dell'avere, e questo senza scomodare Pavolini, gli squadristi, il nazionalismo guerrafondaio, l'antisemitismo e la difesa della razza, che si possono comprendere a mio avviso solo storicamente e che riproposti oggi (come vorrebbe fare la DR) finirebbero per risultare grotteschi.

    Allo stesso modo non mi immagino più possibile un ritorno ai costumi sociali del tempo di Gedda e Scelba. Quando metto un'immagine di donna con ventaglio e crinoline lo faccio per vezzo, così come quando manifesto un affettuoso rimpianto per le famigliole felici e le casine immerse nel verde alla "Mulino Bianco"... Se ci credessi veramente sarei un militante di Militia Christi e non lo sono. Ciò non toglie che retrospettivamente quell'universo susciti in me tenerezza e non avversione, come nel caso della sinistra.

    In ciò sta essenzialmente il mio conservatorismo (e una parola migliore per definirlo non mi viene da trovarla): nostalgia di un mondo ordinato e passabilmente felice. Non un un mondo perfetto, non un luogo di santi e men che meno di asceti. Il mondo dei miei genitori, dei miei nonni, della mia famiglia. Il mondo in cui sono nato. Il mio mondo.
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  8. #18
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    Predefinito Re: L'altare del Passato

    Un'altra annotazione.

    Io sono una persona assolutamente poco pratica, incapace di perseguire qualsiasi cosa che gli torni utile, uno che ama perdersi in fantasticherie e progetti di dubbia remunerabilità. Questo mio particolare carattere, così poco equilibrato, fa sì che io guardi con una certa stima e ammirazione chi, invece, ha i piedi ben piantati per terra, la testa sul collo, è dotato di sano pragmatismo, e sa farsi i suoi bravi conti in modo tale da non finire spiantato o in bancarotta. Questo non significa però da parte mia tollerare od esaltare una morale da Scrooge, ovvero da "rabbini". Il bravo commerciante che onestamente apre bottega la mattina e porta un'onesta paga a casa la sera è una figura sociale nei confronti della quale non ho nulla da ridire. E pure questo è "capitalismo". Chi guadagna (il giusto), risparmia (il giusto), e gode i frutti onesti del proprio lavoro riscuote tutta la mia ammirazione, al contrario di chi, magari, dopo essere entrato in un ufficio pubblico grazie ad una raccomandazione o un concorso truccato passa l'orario di servizio svogliatamente e senza costrutto. Una destra "liberale" che intendesse difendere il tipo d'uomo che ho menzionato, ovvero la destra di Longanesi e Montanelli per intenderci, ha sicuramente il mio appoggio contro chi pretende uno stipendio fisso per diritto e nulla fa per guadagnarselo - e per tanto tempo a sinistra si è ragionato così. Il problema odierno è però la crisi di un sistema liberal-capitalistico che avvantaggia i pochissimi (in maniera spropositata) a danno dei moltissimi, riproponendo squilibri che non si vedevano in circolazione da più di un secolo. Con questo intendo dire che il liberalismo di ieri non può intendersi coi parametri di oggi, e che sil turbo-capitalismo ci sta portando sull'orlo della miseria non è detto che arrivare a negare il capitalismo in quanto tale possa essere la giusta soluzione.

    C'è però un'altra questione "culturale" circa il mondo liberal-borghese, ovvero la sua intrinseca estraneità all'arte. Di questo dissidio si occupò in tutta la sua opra Thomas Mann, un dissidio che rifletteva quello tra il Nord e il Sud, il germanesimo e la latinità. Mann era un borghese che si sentiva trasportato dall'amore per l'arte e viveva le chiusure del proprio ambiente verso di questa in maniera drammatica e tentò di immaginare una sintesi di due universi così contrastanti come possibile soluzione. Alla fine del dopoguerra Mann immaginò che occidente borghese e oriente socialista potessero giungere ad una sintesi che tenesse insieme le esigenze di entrambi.
    Ultima modifica di Florian; 25-07-12 alle 15:31
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  9. #19
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    Predefinito Re: L'altare del Passato

    Citazione Originariamente Scritto da Florian Visualizza Messaggio

    Il bravo commerciante che onestamente apre bottega la mattina e porta un'onesta paga a casa la sera è una figura sociale nei confronti della quale non ho nulla da ridire. E pure questo è "capitalismo". Chi guadagna (il giusto), risparmia (il giusto), e gode i frutti onesti del proprio lavoro riscuote tutta la mia ammirazione, al contrario di chi, magari, dopo essere entrato in un ufficio pubblico grazie ad una raccomandazione o un concorso truccato passa l'orario di servizio svogliatamente e senza costrutto. Una destra "liberale" che intendesse difendere il tipo d'uomo che ho menzionato, ovvero la destra di Longanesi e Montanelli per intenderci, ha sicuramente il mio appoggio contro chi pretende uno stipendio fisso per diritto e nulla fa per guadagnarselo - e per tanto tempo a sinistra si è ragionato così. Il problema odierno è però la crisi di un sistema liberal-capitalistico che avvantaggia i pochissimi (in maniera spropositata) a danno dei moltissimi, riproponendo squilibri che non si vedevano in circolazione da più di un secolo. Con questo intendo dire che il liberalismo di ieri non può intendersi coi parametri di oggi, e che sil turbo-capitalismo ci sta portando sull'orlo della miseria non è detto che arrivare a negare il capitalismo in quanto tale possa essere la giusta soluzione.
    Si abbiamo capito, ti sei spiegato bene su questo tuo modo di sentire.
    A questo rispondo che è l'evoluzione del capitalismo, per sua necessità interna, che ha portato alla distruzione di questo spirito conservatore-borghese. Cioè il modello vincente dell'ultimo capitalismo, in campo antropologico, non puo essere l'eredità, il carattere, la dirittura morale, etc. Queste qualità ci volevano, ed erano dominante, nel capitalismo ante-68.
    Thomas Mann, grande conservatore di cui ho una stima che ha resistito alla mia personale rivoluzione nel modo di capire il mondo, parla anche della figura del capitalista dell'inizio del capitalismo industriale, il quale era un personaggio che allora contrastava fortemente con la vecchia nobiltà legata alla tradizione e alla terra.
    Tutti gli impiegati del mondo hanno immaginato queste cose e le hanno sconfessate e adesso sono gli impiegati.
    Pavese

  10. #20
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    Predefinito Re: L'altare del Passato

    Citazione Originariamente Scritto da Tommaso Visualizza Messaggio
    Thomas Mann, grande conservatore di cui ho una stima che ha resistito alla mia personale rivoluzione nel modo di capire il mondo, parla anche della figura del capitalista dell'inizio del capitalismo industriale, il quale era un personaggio che allora contrastava fortemente con la vecchia nobiltà legata alla tradizione e alla terra.
    Ti riferisci a Johann Buddenbrook, padre di Jean, che ironizza sul fatto che il figlio guardi con simpatia alla rivoluzione di luglio?

    Quando dice: "Adesso spuntano come funghi gli istituti industriali e gli istituti tecnici e le scuole commerciali, e all'improvviso il liceo e la cultura classica diventano bêtises e il mondo intero non pensa che alle miniere... e alle industrie... e a guadagnare denaro... Ottimo, tutto questo, davvero ottimo! Ma d'altro canto anche un po' stupido, a lungo andare - non è vero? Non so perchè, mi sembra un affronto... non ho detto niente, Jean... la monarchia di luglio è una buona cosa..."


    Vero. D'altronde, il primo politico a gridare: "Arricchitevi!" mi pare fosse stato Guizot.

    Con ciò io non intendo "salvare" il liberal-capitalismo, fosse anche quello "ottocentesco". Mi pongo solo il problema che il rimedio ad esso possa essere peggiore dei mali che ci sono noti. Tu come pensi che andrebbe superato lo status quo?
    Ultima modifica di Florian; 25-07-12 alle 16:39
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