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  1. #11
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    Predefinito Re: Flash mob in chiesa. La girl band anti-Putin finisce sotto processo



    Russia, Amnesty lancia l’appello per scarcerare le Pussy Riot

    di Riccardo Noury


    Amnesty International ha lanciato sul proprio sito un appello al capo della Procura di Mosca per chiedere la scarcerazione immediata di Maria Alekhina, Ekaterina Samutsevich e Nadezhda Tolokonnikova, le tre componenti del gruppo punk Pussy Riot sotto processo a Mosca per il reato di “vandalismo per motivi di odio religioso o di ostilità verso un gruppo sociale, pianificato da un gruppo organizzato”, per il quale rischiano fino a 7 anni di carcere, come previsto dall’art. 213.2 del codice penale.

    La loro storia ha già fatto il giro del mondo. Dopo aver fatto estemporanee esibizioni nella metropolitana, sui tetti degli autobus e nella piazza Rossa, il 21 febbraio le Pussy Riot sono entrate nella Chiesa del Cristo redentore col volto coperto da passamontagna intonando il brano “Vergine Maria liberaci da Putin“. Il testo critica il sostegno dato da alcuni esponenti della Chiesa ortodossa al primo ministro Vladimir Putin e invitava la Vergine Maria a diventare femminista e a cacciare il leader russo.

    Maria Alekhina e Nadezhda Tolokonnikova erano state arrestate il 4 marzo, Ekaterina Samutsevich il 15 marzo. Nadezhda Tolokonnikova ha ammesso di aver fatto parte del gruppo delle Pussy Riot che aveva svolto la protesta, mentre le altre due negano di essere state presenti.

    Il processo non avrebbe dovuto mai iniziare. Le tre ragazze imputate hanno esercitato il loro diritto alla libertà di espressione. Possono averlo fatto in un modo scomposto e, per alcuni, anche blasfemo od offensivo (peraltro, ai fedeli è stato chiesto scusa). Tuttavia, numerose interpretazioni e sentenze di organi di giustizia internazionali hanno detto con chiarezza che la tutela del diritto alla libertà d’espressione si estende anche a contenuti ritenute sgradevoli o impopolari.

    Invece, il processo si è aperto il 30 luglio, in un clima di profondo pregiudizio nei confronti delle imputate, alimentato nei mesi precedenti da dichiarazioni di esponenti della politica e della Chiesa ortodossa riprese in modo massiccio dai mezzi d’informazione. Persino l’acquisizione dei materiali d’accusa (3000 pagine e 10 ore di filmati) è stato ostacolato: a disposizione per un massimo di quattro ore al giorno, senza fotocopiatrici a disposizione.

    Del resto, le Pussy Riot hanno osato sfidare i due pilastri del potere russo: la Chiesa ortodossa e il Cremlino. Il patriarca Cirillo ci è andato giù duro, accusando la banda punk di sacrilegio. L’addetto stampa di Putin, subito dopo la performance del 21 febbraio, annunciò che la vicenda sarebbe stata seguita “con tutte le conseguenze necessarie”.

    La magistratura ha costantemente negato la concessione della libertà provvisoria, poiché a suo dire il “reato” è così grave che, se scarcerate, le tre donne potrebbero entrare in latitanza. Difficile, considerando anche il fatto che due delle tre ragazze sono madri di bambini piccoli.

    Non si era mai vista, nella storia della Russia, una vicenda giudiziaria spaccare così tanto il paese ed è paradossale che a ottenere questo risultato sia stata una punk band. A fronte dell’accanimento politico-giudiziario-religioso contro le tre detenute, gli arrestati di solidarietà e gli appelli per la scarcerazione sono numerosi.

    Sul fronte istituzionale, il ministro della Giustizia, il presidente della Camera alta del parlamento e quello del Consiglio presidenziale per i diritti umani hanno espresso critiche alla decisione di imprigionare e processare le tre ragazze.

    Il 20 giugno, oltre 100 fedeli ortodossi hanno scritto al patriarca Cirillo invocando la sua clemenza. Il rappresentante ufficiale del patriarca ha fatto sapere che non poteva rispondere in quanto la lettera non era stata inviata direttamente a lui ma pubblicata sui media.

    Il 27 giugno i media russi hanno pubblicato una lettera aperta firmata da oltre 200 rappresentanti di spicco della cultura nazionale. La Corte suprema, uno dei due destinatari della richiesta di scarcerazione delle Pussy Riot, l’ha rimandata indietro col pretesto che solo due dei firmatari avevano apposto la loro firma olografa.

    La mobilitazione è allora andata online sul sito dell’Eco di Mosca. A metà luglio aveva raggiunto oltre 40.000 adesioni.

    La storia delle Pussy Riot rischia fare paradossalmente più danni a Putin (come del resto la vicenda degli orsacchiotti di peluche in Bielorussia) degli attacchi ai giornalisti, del giro di vite contro le manifestazioni e delle leggi persecutorie ai danni delle Organizzazioni non governative.

    Russia, Amnesty lancia l
    Se vuoi farti buono, pratica queste tre cose e tutto andrà bene: allegria, studio, pietà. (San Giovanni Bosco)

  2. #12
    paracadute zen
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    Predefinito Re: Flash mob in chiesa. La girl band anti-Putin finisce sotto processo

    puttanelle.
    Trollhunter delle 2 Sicilie.

  3. #13
    Rossobruno cattivone
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    Predefinito Re: Flash mob in chiesa. La girl band anti-Putin finisce sotto processo

    Amnesty è peggio della camorra.

  4. #14
    Lavarsi Il Giusto
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    Predefinito Re: Flash mob in chiesa. La girl band anti-Putin finisce sotto processo

    un governo che ha paura di 4 stupidelle e le mette in carcere per "beatificarle" agli occhi dei mass media e' ridicolo

  5. #15
    email non funzionante
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    Predefinito Re: Flash mob in chiesa. La girl band anti-Putin finisce sotto processo

    Citazione Originariamente Scritto da abbaraccato Visualizza Messaggio
    un governo che ha paura di 4 stupidelle e le mette in carcere per "beatificarle" agli occhi dei mass media e' ridicolo

    a metà hai ragione, si rischia di fargli pubblicità

    però attenzione la pubblicità alla fine potrebbe essere positiva:
    mettiamo che queste passano un bel po di tempo in carcere, ne escono provate, smagrite ed energicamente rieducate


    il messaggio è chiaro:

    signori c'è una potenza armata di bombe atomiche che non transige rispetto a certe operazioni di marketing (marchetting???) occidentalista

    attenzione signori che organizzate le primavere colorate in una superpotenza armata di bombe atomiche
    attenzione puttanelle che per quattro sterline o dollari profanate una chiesa ortodossa...


    in effetti si fa pubblicità alle puttanelle
    ma questa pubblicità in fin dei conti potrebbe essere educativa per tutti/tutte.

  6. #16
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    Predefinito Re: Flash mob in chiesa. La girl band anti-Putin finisce sotto processo

    Citazione Originariamente Scritto da abbaraccato Visualizza Messaggio
    un governo che ha paura di 4 stupidelle e le mette in carcere per "beatificarle" agli occhi dei mass media e' ridicolo
    Sono d'accordo sarebbe stato decisamente meglio obbligarle ai servizi sociali ma la cosa peggiore è che queste ragazze sono in galera da Febbraio e rischiano di farsi altri 7 anni solo per l'esibizione in Chiesa, non per quello che hanno detto a Putin

    Non hanno fatto neanche nulla di così eclatante
    QUELLE VECCHIE STORIE ... ,ABBIAMO PROVE CERTE, SON FALSE E NON REALTÀ

  7. #17
    .
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    Predefinito Re: Flash mob in chiesa. La girl band anti-Putin finisce sotto processo

    Amnesty International è la cose più figa che sia mai stata inventata. Assorbe quel surplus di odio che producono le mie ghiandole dell'odio, se non esistesse non saprei a chi vendere tutta questa rabbia e probabilmente commetterei una strage in un supermercato.
    Ultima modifica di Orco Bisorco; 03-08-12 alle 02:46

  8. #18
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    Predefinito Re: Flash mob in chiesa. La girl band anti-Putin finisce sotto processo

    planando sopra Boschi di braccia tese

  9. #19
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    Predefinito Re: Flash mob in chiesa. La girl band anti-Putin finisce sotto processo

    Putinne è un vero sgammerata peccato sia uno dei tanti leccazampe di Israele e dell'ebraismo in generale... onore alle Pussy riot

    Sulla visita di Putin in Israele
    By Lorenzo Declich– 27 giugno 2012
    Posted in: Fuori misura, In fiamme
    Putin nega di aver incontrato segretamente Netanyahu, ma un incontro ufficiale c’è stato, il 25 giugno: Putin è andato in Israele, e i commentatori si sono messi a fare analisi.

    In particolare si sono chiesti quali interessi i due leader avessero in comune, essendo chiaro su cosa, invece, non siano d’accordo (l’Iran e il nucleare iraniano).

    George Friedman, capo di Stratfor, mi è sembrato questa volta abbastanza franco, sebbene di parte.

    Nel suo “Putin’s Visit and Israeli-Russian Relations” ci spiega che sebbene Israele e Russia sembrino avere “agende diverse” i loro interessi non sono sempre opposti.

    Esempio Azero. La Russia è il maggiore fornitore di armi all’Azerbaijan ma Israele in questo momento sta vendendo molte armi agli azeri e sembra voler usare l’Azerbaijan come base da cui osservare e, eventualmente, attaccare l’Iran.

    La Russia, che supporta l’Armenia, un paese con cui l’Azerbaijan è tecnicamente ancora in guerra, dovrebbe opporsi all’azione israeliana perché questa minaccia l’Iran. Ma la Russia, dice Friedman, non si sente minacciata dal coinvolgimento israeliano in Azerbaijan, laddove Israele non si cura più di tanto dell’Armenia. Dunque: entrambi i paesi operano in Azerbaijan per motivi diversi e con obiettivi diversi, ma ciò non genera un conflitto, anche se dovrebbe/potrebbe.

    I russi, secondo Friedman, vedono gli Stati Uniti come il primo nemico nell’area: supporta i movimenti di protesta per creare governi pro-Stati Uniti allo scopo di circondare e contenere la Russia.

    Secondo lui Putin pensa di non dover dominare i paesi in questione ma di dover fare in modo che gli Stati Uniti non li dominino. Intanto, però, si gode la tranquillità dovuta al fatto che l’impegno degli americani in Medio oriente ha messo in secondo piano il “rischio” russo: passando in secondo piano nelle priorità americane la Russia può tranquillamente svolgere i propri interessi nell’area. Allo stesso tempo la Russia ha interesse a “mantenere caldo” il fronte mediorientale e più generalmente “islamico” perché in una situazione di tensione ci guadagna.

    E arriviamo a Israele e alla questione siriana. Per la Russia la Siria è strategicamente importante (ricordiamo il porto russo nel Mediterraneo). Israele la vede invece così: quando c’era l’Unione Sovietica l’alleato siriano era considerato un grave pericolo, una volta finita la guerra fredda la Siria ha rappresentato un pericolo minore.

    La Siria di al-Asad, sempre nella visione di Friedman, ha avuto per Israele due virtù:

    era prevedibile e non aveva interesse reale in un conflitto con Israele;
    non era pericolosa come un regime sunnita radicale.
    Su un eventuale esito che porti a un regime “sunnita radicale” in Siria ci sarebbe molto da discutere (secondo me più passa il tempo più la cosa è probabile).

    E a mio modo di vedere è vero, come scrive Robert Baer, che un nemico “disciplinato” come dimostra essere il “fronte sciita” (Iran, Siria, Hezbollah) può essere, alla fin fine, considerato “migliore” di un nemico portatore di caos e instabilità (il radicalismo sunnita) e che Israele, forse, non ha cambiato idea al riguardo.

    Fatto che, tuttavia, Frieman non prende in considerazione, ritenendo che Israele, dopo l’uscita degli americani dall’Iraq e la susseguente avanzata degli iraniani in quel paese, preferisca un regime “sunnita”, ma “moderato”, che blocchi le ambizioni iraniane più a nord.

    Motivo per cui conclude che, in questo contesto, gli interessi di Russia e Israele non coincidono: per i motivi esposti sopra la Russia, nel caso di caduta di al-Asad, sarebbe “sul breve periodo” più interessata a una situazione di caos jihadista/qaidista o comunque di “regime sunnita radicale” che impegni gli americani in un’operazione in stile yemenita (droni, finanziamenti, CIA e chi più ne ha più ne metta).

    Qui il pezzo di Friedman si fa un po’ nebuloso, ma continuiamo nell’esamina, affrontando ciò che il suo autore pensa essere il punto di contatto fra russi e israeliani in Siria.

    Mentre gli israeliani non possono fare nulla alla luce del sole per aiutare la fazione che più farebbe loro comodo (li danneggerebbe enormemente dal punto di vista dell’immagine), la Russia può invece fare e fa molto, essendo “dentro” al paese: ad esempio può rifornire di armi al-Asad (e lo fa), o può aggirare l’embargo in Siria e in Iran (e lo fa).

    La Russia, però, “non può imporre una soluzione” sebbene sia in grado di “creare circostanze che impediscano agli Stati Uniti di imporre la propria”.

    L’obiettivo della visita di Putin sarebbe quello di innervosire gli americani stabilendo un certo feeling con Israele sulla questione siriana: Israele non può controllare un cambio di regime in Siria mentre la Russia in qualche modo può ed entrambi, nel caso di un cambio di regime, sarebbero interessati “a lungo termine” a un regime sunnita moderato (la Russia ha un “nemico islamista” in casa, nel Caucaso, e sul lungo periodo non può sopportare una Siria che diventa rifugio qaidista), mentre nel caso che al-Asad rimanga la Russia sarebbe l’unico paese in grado di controbilanciare l’influenza iraniana in Siria.

    Entrambi i paesi non vedrebbero di buon occhio l’intervento NATO: la Russia per ovvi motivi (non avrebbe più la sua base strategica nell’area) e Israele perché in Siria, con l’intervento NATO, si creerebbe quell’instabilità che la Russia accetterebbe per un po’ di tempo (ma non, appunto, a “lungo termine”) ma Israele proprio non vuole.

    Secondo Friedman Israele e Russia potrebbero avere un punto di contatto proprio su questo piano:

    A Israele piacerebbe una Russia che faccia da morbido contrappeso agli Stati Uniti, ma senza rompere i rapporti con gli Stati Uniti. Alla Russia piacerebbe avere più opzioni in Medio Oriente che vadano oltre a Iran e Siria, ma senza alienarsi l’amicizia di questi due stati … c’è poco conflitto fra gli interessi russi e israeliani perché nessuno dei due paesi è abbastanza forte nella regione come vorrebbe. La Russia ha diverse opzioni ma molte di meno rispetto all’epoca della Guerra fredda. Israele ha pochissima influenza sugli esiti siriano ed egiziano. Ma è nell’interesse di entrambi i paesi apparire più influenti di quanto siano in realtà. Una visita di stato può servire proprio a questo.

    Sono realistici i ragionamenti di Friedman? Sono condizionati, come è ovvio, dal fatto che l’analista parla per la sua parte, cioè in difesa degli interessi americani. Tuttavia è vero che alcuni incastri di interessi fra Russia e Israele effettivamente potrebbero esserci, e che la visita di Putin in Israele cade proprio a pennello.
    Bazooka!!!

  10. #20
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    Predefinito Re: Flash mob in chiesa. La girl band anti-Putin finisce sotto processo

    Citazione Originariamente Scritto da Gallarò Visualizza Messaggio
    Putinne è un vero sgammerata peccato sia uno dei tanti leccazampe di Israele e dell'ebraismo in generale... onore alle Pussy riot
    ostridicolo:repapelle:

    Gallarò sei alla frutta...:gluglu:
    "Si vis pacem, para bellum"

 

 
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