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Risultati da 21 a 30 di 144

Discussione: Letture consigliate

  1. #21
    Ghibellino
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    Predefinito Re: Letture consigliate

    Per che cosa combattiamo?

    Collana: Percorsi della Weltanschauung



    pagine: 232, immagini: 55, formato: A5

    Anno: 2010

    ISBN: 9-7888-902-781-5-0

    Introduzione di Maurizio Rossi

    “Pubblicato nel gennaio 1944, Wofür Kämpfen Wir? ebbe subito una rapida e capillare diffusione tra i ranghi della Wehrmacht, rivelandosi come un efficace ed interessante pubblicazione di discussione e di propaganda e ricevendo l’unanime apprezzamento da parte dei soldati impegnati al fronte. Wofür Kämpfen Wir? è un agile manuale di pedagogia politica e di analisi militante sulla natura delle forze coinvolte nel conflitto in corso. Un ricco compendio di esegesi dottrinaria nazionalsocialista rivolto ai combattenti della Wehrmacht affinché maturassero una superiore coscienza spirituale ed ideologica della loro funzione di soldati-politici della Weltanschauung nazionalsocialista. Il soldato della Wehrmacht, si legge nelle pagine del testo, combatteva per la difesa dell’integrità politica del Reich germanico, per salvaguardare la natura dell’ordinamento popolare nazionalsocialista, le conquiste del socialismo tedesco e il perpetuarsi del destino culturale e razziale della Stirpe. Combatteva per garantire un futuro di dignità e di progresso all’Europa trasformata in un campo di battaglia dalla guerra imposta dalla barbarie capitalista e comunista. A fronte delle pretese imperialistiche e guerrafondaie degli USA, dell’URSS e dell’Inghilterra, la Germania Nazionalsocialista si era orgogliosamente eretta come lo scudo difensivo dell’Europa.”
    Se guardi troppo a lungo nell'abisso, poi l'abisso vorrà guardare dentro di te. (F. Nietzsche)

  2. #22
    Ghibellino
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    Predefinito Re: Letture consigliate

    Il Terzo Reich per l’Europa. La rivoluzione socialista europea



    Collana: Percorsi della Weltanschauung

    pagine: 160, formato: A5

    ISBN 978 – 88 – 9769 – 10 – 1 -3

    Introduzione di Maurizio Rossi


    Dalla quarta di copertina del curatore della collana Maurizio Rossi: ….«Gli interessanti ed istruttivi saggi contenuti ne “Il Terzo Reich per l’Europa” hanno il merito di restituire alla Verità un importante pezzo della nostra Storia volutamente occultato dai vincitori del 1945, cioè quello che ha riguardato l’impegno generosamente profuso da parte del Nazionalsocialismo affinché si giungesse, con il concorso dei popoli europei, all’unificazione politica dell’Europa e al rinvigorimento della sua cultura millenaria.
    Affinché questo si avverasse, nel corso della seconda guerra mondiale, centinaia di migliaia di europei combatterono, a fianco della Germania nazionalsocialista e contro le plutocrazie capitalistiche alleate alla satrapia bolscevica, per dare all’Europa la forma di un Ordine Nuovo.
    Le vittorie del Terzo Reich dei primi anni del conflitto, travolgendo le frontiere interne delle nazioni e abbattendone le istituzioni politiche ed economiche, crearono le condizioni ottimali affinché l’Europa, guidata dalla Germania, potesse diventare la nuova Europa dei popoli e delle etnie.
    Questo capovolgimento epocale impressionò favorevolmente milioni di europei, che furono certi di vedere nel patrimonio ideale del Nazionalsocialismo e nella forza dell’esercito tedesco gli strumenti per una salubre rigenerazione delle loro nazioni e di tutto il continente europeo.
    Nonostante quanto possa ancora proclamare la propaganda dei vincitori, fu più che evidente che milioni di europei accolsero con simpatia l’ingresso delle truppe tedesche nelle loro terre, perché in quella dimostrazione di sconvolgente potenza militare e di entusiastico idealismo che l’esercito tedesco esprimeva, videro la possibilità della realizzazione di un nuovo ordine europeo, di una nuova Europa che sarebbe stata edificata e plasmata dagli ideali nazionalsocialisti.
    Un Nazionalsocialismo rivoluzionario in versione europea, ecco cosa si aspettavano dalla Germania le centinaia di migliaia di giovani idealisti europei che accorsero nei ranghi della Waffen SS.
    La Germania nazionalsocialista dimostrò di avere le possibilità, le capacità e soprattutto la volontà di andare incontro a tali aspirazioni, proclamando il diritto all’autodeterminazione politica dei popoli europei e la rinascita socialista ed etno-razziale dell’Europa e garantendo la sua difesa ad oltranza dall’aggressione imperialistica americano-sovietica».
    Ultima modifica di Gianky; 02-09-12 alle 08:56
    Se guardi troppo a lungo nell'abisso, poi l'abisso vorrà guardare dentro di te. (F. Nietzsche)

  3. #23
    Ghibellino
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    Predefinito Re: Letture consigliate

    I LEONI MORTI - SAINT-PAULIEN



    Berlino 1945

    I superstiti della Pomerania raggruppati a Neustelitz dal 24 marzo, entrarono a far parte della 3∧ Armata blindata comandata da Von Manteuffel. Ufficialmente ribattezzata Reggimento Chalemagne, questa unità rappresentava un piccolo battaglione con 800 uomini, stanchi e con il morale a pezzi. Krukenberg, dopo la sparizione di Paud, divenne il diretto responsabile dei volontari francesi. Approfittando di una parata nei pressi di Carpin, per la consegna delle decorazioni ai più meritevoli, Krukenberg invitò tutti coloro che non desideravano più battersi a lasciare l'unità. Egli sperava di riorganizzare l'unità e colmare i vuoti con il migliaio di francesi radunati a Wildflecken, che invece finirono in Baviera catturati dagli americani.

    E così circa 300 francesi con un solo ufficiale formarono un battaglione di lavoratori che andò ad accantonarsi nei dintorni di Derwin. I 500 che restarono furono divisi in tre mini-battaglioni: il 57° agli ordini del Capitano Fernay, che si posizionò a Furtensee; il 58° agli ordini del tedesco Jauss a Wokuhl e l'unità pesante di Boudegueux a Goldenbaum. La compagnia d'onore ricostituita e posta agli ordini del Tenente Weber si accompagnò a Georgenhof.

    I russi erano ormai a pochi chilometri da Berlino e Krukenberg ricevette l'ordine di assumere il comando dei resti della II∧ divisione S.S. Nordland a Berlino, e fu autorizzato a portare con sè anche i francesi. Il 24 aprile il reggimento Charlemagne si avviò verso la capitale del Reich su otto autocarri, mentre l'artiglieria russa stava già colpendo da tre giorni la sua periferia, mentre i carri armati russi di Koniev erano già a Potsdam e quelli di Zukov a Oranienburg. A sud di Furstenburg due autocarri si persero. Quando ritrovarono la strada non avevano più abbastanza carburante e ritornarono a Carpin. Gli altri arrivarono a 20 Km. da Berlin, dovettero proseguire a piedi. Erano rimasti in 300 con un armamento adatto ai combattimenti per le strade: Panzerfaust e Sturmgewehr (il nuovo fucile da assalto tedesco). Raggiunsero i sobborghi della città durante la notte. All'alba del 25 aprile l'accerchiamento di Berlino era totale. I francesi, aggregati ai 1500 della Nordland, vennero inviati nel quartiere di Neukolnn, nel settore sud-est, dove maggiore era la pressione russa. Bisognava attraversare la capitale da ovest ad est, a bordo di camion. I volontari francesi avevano ancora la forza di cantare.

    Da molto tempo a Berlino non si erano visti dei soldati andare a combattere con tanto entusiasmo. L'attacco finale contro Berlino iniziò all'alba del 16 aprile. Lungo il fronte dell Oder (400 Chilometri) i russi avevano ammassato una gran quantità di uomini e mezzi: tre armate, 150 divisioni, due milioni e mezzo di soldati, 41.600 cannoni e lanciarrazzi, 6.300 carri armati e 8.400 aerei. Al nord c'era la II Armata bielorussa del generale Zukov e al sud la I Armata ucraina di Konev.

    L'offensiva sovietica aveva come obbiettivo immediato Kustrin, la cui conquista avrebbe aperto le porte verso Berlino. Il comando germanico e lo stesso Hitler furono colti di sorpresa, avendo pensato invece ad un'offensiva in direzione di Dresda e il Danubio; infatti erano state inviate truppe di rinforzo in Cecoslovacchia. Ristabilita la situazione, venne predisposto in extremis un piano per la difesa della Capitale, articolato su tre linee circolari concentriche: una prima linea di 180 Km, lungo il perimetro vero e proprio della città e l'ultima, comprendente la Zitadelle, ossia il quartiere governativo con i ministeri, il Reichstag e la Cancelleria.

    All'interno dell'area difensiva c'erano però ben poche truppe, male addesatrate e male equipaggiate. Il comandante militare della città (nominato il 24 aprile 1945), il Generale Helmut Weidling, poteva cotntare su degli improvvisati reggimenti della Marina e dell'Aereonautica, i vecchi del Wolkstrum, i giovani della HitlerJugend, qualche pompiere, i resti della 15∧ divisione SS Lettone, della 32∧ 30 Jaunar, i due reggimenti ridotti della Nordland ed i francesi.

    A difesa della Zitadelle c'era una brigata mista SS (denominata per l'occasione Adolf Hitler), circa 2.000 uomini agli ordini del generale Wi lhelm Monhek, che includeva anche grupi di ragazze addestrate all'uso dei Panzerfaust. Il 24 aprile a Ketzin, 15 Km a nord di Potsdam, i reparti avanzati di Konev si collegarono con quelli di Zukov, stringendo la morsa intorno alla capitale: agli assediati restava una sola via di fuga verso nord-ovest.

    Hitler iniziò ad inviare ordini a tutti i comandanti delle forze armate tedesche disponibili sia ad est sia ad ovest, affinchè si portassero su Berlino: al generale Walter Wenck, che si trovava ad ovest, al generale Theodor Busse all'est e al generale SS Felix Steiner, che si trovava a nord-est della capitale. Wenck con la sua XII Armata si sarebbe dovuto sganciare dal fronte occidentale, puntare su Berlino e congiungersi a sud della capitale con la IX Armata di Busse che a sua volta si sarebbe dovuta sganciare dal fronte dell'Oder. La XII Armata di Wenck era però ridotta male, in uomini e mezzi: delle sue nove divisioni nell'organico ne esistevano appena tre con pochissimi carri a disposizione. la IX Armata non poteva sganciarsi dal fronte dell'Oder, perchè stava combattendo duramente contro i sovietici nei pressi di Furstenwalde, nel vano tentativo di contenere l 'avanzata.

    Infine il III corpo corazzato di Steiner, a corto di carri, di munizioni e di carburante, avrebbe dovuto contenere il nemico nei pressi di Oranieburg, con l'obiettivo di fermare Rokossovski.

    Il 25 aprile 1945, la 58∧ divisione sovietica di fanteria della V Armata si congiunse sulla Mulde, un affluente dell'Elba, con il 69° reggimento di fanteria della I Armata Usa, tagliando così in due il territorio tedesco. Il 26 aprile le forze di Zukov da nord e quelle di Konev da sud mossero insieme contro il perimetro difensivo della città. Due giorni di combattimenti portarono le armate di Zukov sulle rive della Sprea nella zona di Moabit, mentre dal sud i russi di Konev erano avanzati fin quasi al Tiegarten: i due schieramenti minacciavano ormai di tagliare la città in due, dividendo il settore orientale da quello occidentale.

    Tra di essi si trovava il Reichstag ed il bunker nei giardini della Cancelleria: intorno i combattenti europei delle Waffen SS. il Generale Weidling, vista la difficile situazione, invitò il Fuhrer ad una sortita verso sud-ovest per raggiungere le forze di Wenck ed evitare così una lotta distruttiva all'interno della capitale: Hitler si rifiutò di abbandonare Berlino, continuando a sperare che almeno Steiner e il 49° Corpo d'assalto della IX Armata del generale Rudolf Holste venissero in suo aiuto.

    I volontari francesi riuscirono a ricongiungersi con i loro camerati scandinavi della Nordland, e protetti da un carro Tigre, attaccarono subito gli avamposti sovietici, con qualche risultato, ma con gravissime perdite. I russi erano avanzati a cinquanta metri dal palazzo municipale di Neukolln, dove si era insediato il comando della Charlemagne. Nella stazione sotterranea della metropolitana, il capitano Fernay organizzava le unità in piccoli gruppi di cacciatori di carri.

    All'alba di sabato 28 aprile, i russi iniziarono a bombardare con le artiglierie Potsdamer Platz e la Cancelleria. Quel che restava del battaglione Charlemagne si ritrovò a difendere la Piazza Belle-Alliance, per impedire ai russi l'accesso alla Cancelleria. Con un unico carro Tigre e sprovvisti di armi pesanti ad eccezzione di un mortaio, i francesi si difesero strenuamente riuscendo a distruggere diversi carri sovietici. Ma la valanga russa era ormai inarrestabile; arrivarono altri carri e la fanteria si mosse all'attacco mentre l'artiglieria iniziò a martellare incessantemente le posizioni dei francesi, che alla fine furono costretti ad appiccare un incendio per riuscire a disimpegnarsi dai combattimenti. Da quando erano giunti a Berlino, i volontari non avevano avuto nè il tempo nè la possibiltà di lavarsi. Avevano esaurito le scorte di viveri e non avevano nulla da bere, a parte qualche bottiglia di vino raccimolata dai camerati della Nordland.

    Sempre il 28 aprile, il comandante della V armata sovietica da assalto, Generale Bersarin, emanava la sua prima ordinanza in qualità di " Capo del presidio della città di Berlino ", all'interno della quale vi erano anche raccomandazioni rivolte alle sue truppe affinchè rispettassero la proprietà privata e la popolazione Berlinese. Gli stupri e le violenze dei soldati dell'Armata rossa contro le inermi popolazioni civili incominciavano ad infastidire gli stessi comandanti sovietici.

    Hitler dal suo bunker, ormai fuori dal tempo e dalla realtà, continuava ad interessarsi delle superstiti unità tedesche ancora sparse in Europa ed impegnate in duri combattimenti, mentre le truppe sovietiche di Rokossovski avevano invece raggiunto il centro di Berlino. Alle 18 dello stesso giorno, Hitler tenne un'ennesima riunione durante la quale venne tracciata l'amara realtà: Busse non riusciva a superare gli ultimi 30 chilometri che lo separavano da Wenck, che a sua volta era rimasto con pochi uomini e pochi mezzi; Holste era stato circondato dalle truppe di Zukov, mentre Steiner si era fermato sul canale Ruppin. A completare il dramma arrivò nel bunker la notizia del " tradimento " di Himmler: all'insaputa di tuuti il comandante delle S.S. si era incontrato a Lubecca con il conte Folke Bernadotte della croce rossa svedese per concludere un armistizio con gli alleati, ma la sua proposta non venne accettata.

    Il 29 aprile i sovietici agli ordini di Zukov, sferrarono l'assalto finale. Ma prima di attaccare con la fanteria e i carri, ricorsero ancora all'artiglieria: 25.000 cannoni rovesciarono su Berlino 25.000 tonnellate di proiettili. La stessa quantità di bombe che l'aviazione americana aveva sganciato su Berlino dall'inizio della guerra. Malgrado tutto, i difensori di Berlino combatterono ancora una settiamna, con un'impresa epica, mai eguagliata nella storia militare di tutti i tempi.

    All'alba del 30 aprile i francesi si battevano a qualche centinaio di metri dal bunker dove Hitler viveva il suo ultimo giorno; poche ore dopo il Fuhrer si sarebbe suicidato, dopo avere nominato suo successore l'Ammiraglio Doenitz. I francesi e gli altri volontari stranieri continuarono a combattere, ignorando anche la notizia della morte del loro capo. Gli ultimi quattro soldati delle Waffen SS decorati furono francesi; avevano distrutto decine di carri sovietici usando i Panzerfaust. Solo il 2 maggio, dopo aspri combattimenti, i due eserciti sovietici di Zukov e Konev si incontrarono sulla Charlottenburg Chausèe: la battaglia di Berlino era terminata. I pochi superstiti francesi sfuggirono ai russi attraverso i sotterranei della metropolitana. Gli altri furono catturati e fucilati.



    Edizione 2005
    Il libro è distribuito nell'Edizione 2005.
    Se guardi troppo a lungo nell'abisso, poi l'abisso vorrà guardare dentro di te. (F. Nietzsche)

  4. #24
    Ghibellino
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    Predefinito Re: Letture consigliate

    IL GOLPE INGLESE

    AZIONE A SOSTEGNO DI UN COLPO DI STATO O DI UNA DIVERSA AZIONE SOVVERSIVA ... SI RACCOMANDA DI TENERNE CONTO SIA A LONDRA SIA NEL CORSO DEGLI INCONTRI CON GLI AMERICANI, I TEDESCHI E I FRANCESI."

    autore:


    Mario José Cereghino
    Giovanni Fasanella

    collana:

    dettagli:

    368 pagine

    Memorandum segreto del Foreign Office (6 maggio 1976)

    per impedire l'ingresso del PCI nel governo italiano


    Una guerra devastante, mai interrotta. Questo libro apre uno squarcio importante nella storia del nostro paese e risponde a quesiti altrimenti indecifrabili che nemmeno le inchieste giudiziarie sono riuscite a chiarire del tutto. A cominciare dal delitto Matteotti (1924) per arrivare alla morte di Mattei (1962) e di Moro (1978). Ogni volta che gli italiani hanno provato a decidere del proprio destino, gli inglesi sono intervenuti. Ora i DOCUMENTI DESECRETATI, che i due autori hanno consultato negli archivi londinesi di Kew Gardens, lo dimostrano. Da quelle carte emerge con chiarezza che non è Washington a ordire piani eversivi per l'Italia, come si è sempre creduto, ma soprattutto Londra, che non vuol perdere il controllo delle rotte petrolifere e contrasta la politica filoaraba e terzomondista di Mattei, Gronchi, Moro e Fanfani. Il petrolio però non è il solo problema. Per gli inglesi anche i comunisti sono un'ossessione. Tanto da contrastarli con ogni mezzo. Persino arruolando schiere di GIORNALISTI, INTELLETTUALI E POLITICI per orientare l'opinione pubblica e il voto degli italiani. Un apposito dipartimento del Foreign Office lavora a questo obiettivo, affiancato da vecchi amici dei servizi britannici come l'ex partigiano monarchico Edgardo SOGNO e l'ex comandante repubblichino della Decima Mas Junio Valerio BORGHESE. Finché si arriva al 1976, l'anno che apre al Pci le porte del governo. A Londra progettano un GOLPE. Ma l'ipotesi viene alla fine scartata a favore di un'altra "azione sovversiva". Si scatena così un'ondata terroristica che culmina nell'assassinio di Aldo Moro.

    Mario José Cereghino si occupa di archivi statunitensi e britannici. Ha pubblicato: CHE GUEVARA TOP SECRET (con V. Vasile, Bompiani 2006), LA FINE (con G. Cavalleri e F. Giannantoni, Garzanti 2009), LUPARA NERA (con G. Casarrubea, Bompiani 2009).

    Giovanni Fasanella è autore di molti libri sulla storia invisibile italiana, tra i quali ricordiamo: SEGRETO DI STATO (con G. Pellegrino e C. Sestieri, Einaudi 2000), CHE COSA SONO LE BR (con A. Franceschini, Bur 2004), LA GUERRA CIVILE (con G. Pellegrino, Bur 2005), I SILENZI DEGLI INNOCENTI (con A. Grippo, Bur 2006), 1861 (conA. Grippo, Sperling & Kupfer 2010). Per Chiarelettere ha pubblicato il Dvd+libro IL SOL DELL'AVVENIRE (con G. Pannone, 2009) e INTRIGO INTERNAZIONALE (con R. Priore, 2010).
    Ultima modifica di Gianky; 02-09-12 alle 11:01
    Se guardi troppo a lungo nell'abisso, poi l'abisso vorrà guardare dentro di te. (F. Nietzsche)

  5. #25
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    Predefinito Re: Letture consigliate

    RECENSIONE di MICHAEL



    È il 1929 quando la Franz Eher Verlag pubblica Michael – Diario di un destino tedesco (titolo originale: Michael – Ein deutsches Schicksal in Tagebuchblättern), il romanzo scritto da Joseph Goebbels. In quell’anno, il futuro ministro del Reich è già responsabile della propaganda del Partito, è deputato al Reichstag (dove è stato eletto nel 1928), è Gauleiter della “rossa” Berlino (carica che detiene dal 1926) ed è considerato uno dei più brillanti ed efficaci oratori dello NSDAP.

    Unico romanzo di Goebbels – all’interno di una ricca produzione letteraria, fatta di diari, discorsi politici, articoli di giornale e persino una pièce teatrale come Der Wanderer (Il viaggiatore) – Michael ha avuto una genesi alquanto lunga, che abbraccia un lasso di tempo di una decina di anni. Prima di giungere alla versione definitiva del 1929, infatti, il romanzo ha conosciuto due altre stesure, rimaste però solo sotto forma di manoscritto: Michael Voormanns Jugendjahre (“Gli anni della gioventù di Michael Voormann”), scritto nel 1919, quando il futuro ministro della Propaganda è ancora uno studente universitario, e Michael Voormann. Ein Menschenschicksal in Tagebuchblättern (“Michael Voormann. Il diario del destino di un uomo”), del 1923, l’anno successivo alla laurea, conseguita ad Heidelberg.

    Michael narra la storia di un giovane soldato tedesco che torna in patria alla fine del Primo conflitto mondiale, e si ritrova a fare i conti con la Germania sconfitta e umiliata di Weimar. Inizialmente s’iscrive all’università, dove incontra l’amore per la studentessa Hertha Holk, e dove comincia a sviluppare il suo pensiero, che si alterna tra lo strazio di vedere la devastazione fisica e morale della sua terra e il travolgente desiderio di aiutare il Paese e il popolo a risollevarsi. Un desiderio che è permeato di ideali socialisti e che lo spingerà ad abbandonare gli studi per trasformarsi in lavoratore. Michael decide quindi di andare in miniera, per dedicare tutto se stesso al sogno di risvegliare il popolo, poiché soltato un lavoratore può parlare in maniera credibile ad altri lavoratori. Qui il suo destino si compirà. Inesorabilmente. Non prima però di avere incontrato – a Monaco, durante un comizio – l’uomo destinato a cambiargli la vita e che vedrà come faro e guida della nuova Germania e dell’Uomo nuovo: Adolf Hitler.

    Pieno di fervore e d’idealismo, ma anche costellato di momenti di travolgente romanticismo, questo romanzo è inusuale rispetto al Goebbels dei diari e dei discorsi politici. E forse qualcuno rimarrà stupito, iniziando la lettura di Michael, sentendosi avvolto dal pathos e dagli slanci romantici del protagonista. Un clima che rimanda agli studi universitari di Goebbels, che nel 1922 si laureò con una tesi su Wilhelm von Schütz (Wilhelm, von Schütz. En Beitrag zur Geschichte des Dramas der Romantischen Schule, università di Heidelberg, 1922, ndr), un drammaturgo del Romanticismo tedesco. Ma poi, addentrandosi nella lettura – e leggendo di questo giovane idealista disposto a morire per il proprio Paese, della sua lotta per risvegliare il popolo e vederlo felice e unito; questo giovane studente romantico pieno di ardente passione, convinto dell’importanza di diventare prima soldato e poi lavoratore per servire una causa più grande – ecco apparire la reale natura di Michael: davanti a noi si staglia sempre più preciso e netto un romanzo politico. Che si dipana seguendo una sorta di percorso iniziatico, che porta il protagonista da soldato a studente, da studente a lavoratore. Come l’autore scrive efficacemente: «Sono i soldati, gli studenti e i lavoratori che costruiranno il nuovo Reich. Io sono stato soldato, ora sono uno studente e voglio diventare lavoratore. È necessario che attraversi tutti e tre questi stadi per mostrare la via da seguire. Mi è stato negato il diritto alla parola, ora per me è venuto il momento di agire. Ognuno al proprio posto».

    L’apogeo di questa scelta è raggiunto con la decisione di diventare minatore. Una discesa agli inferi che, se da un lato ricorda il viaggio di Dante nella Divina Commedia – dall’Inferno su su verso il Paradiso –, dall’altro rammenta la discesa del Cristo dai cieli sulla terra per redimere l’umanità. Ecco allora Michael che scende nelle viscere della terra – umile tra i più umili, diseredato tra i diseredati – e si fa “apostolo” tra quegli umili e diseredati per mostrar loro la Germania del futuro. Con l’obiettivo di risalire poi con tutti loro verso la luce, lasciando quella tenebra. Che non è solo materiale ma è anche spirituale. Senza esitare neppure davanti all’estremo atto eroico: arrivare – come una sorta di Cristo socialista – al totale sacrificio di sé per il risveglio del popolo, anche a costo della vita. Un «percorso iniziato» al termine del quale sta la costruzione del nuovo Tedesco, dell’Uomo nuovo: «La Guerra mi ha svegliato da un sonno profondo. Mi ha riportato alla coscienza. Lo Spirito mi tormentava e mi spingeva verso la catastrofe, mi ha mostrato le vette e gli abissi. Il Lavoro mi ha liberato. Mi ha reso orgoglioso e libero. E ora, a partire da questi tre elementi, mi sono dato una nuova forma. Un nuovo uomo. L’Uomo tedesco, consapevole, fiero e libero, al quale appartiene il domani! (…) Un giovane Tedesco! Un combattente che attende pazientemente la propria ora! Tutti noi Tedeschi dobbiamo fonderci insieme! Attorno agli ultimi valori che ci restano! Se riusciremo a proporre agli altri popoli il prototipo di un nuovo Tedesco cui potersi ispirare, allora avremo dato forma al prossimo millennio».

    Romanzo politico, dunque, ma anche romanzo in gran parte autobiografico, in cui ritroviamo non solo alcuni capisaldi ideologici di Joseph Goebbels, ma anche avvenimenti e protagonisti della sua vita. C’è il suo primo grande amore: Anka Stalherm, la studentessa appartenente a una famiglia alto-borghese della Renania che il futuro ministro conobbe sui banchi dell’università di Friburgo e che nel romanzo diventa la bella Hertha Holk di cui s’innamora Michael-Goebbels. E c’è Richard Flisges, il grande amico di Goebbels fin dai tempi dell’adoloscenza, colui che – diventato anarchico al ritorno dal fronte – lo avvicinò ai testi di Marx e di Engels, e allo spirito antiborghese. Flisges diventa nel romanzo lo studente russo Ivan Wienurovskij, prima amico e poi antagonista di Michael, che avrà con lui vari incontri-scontri parlando di Russia e socialismo. E Flisges rappresenta anche una parte dello stesso Michael, quella parte in cui non c’è corrispondenza autobiografica tra Goebbels e il protagonista del suo romanzo. Michael, infatti, è stato al fronte ed è stato ferito, come Flisges ma non come Goebbels. E Michael diventerà minatore e per un incidente in miniera perderà la vita, come accadde a Flisges. Che il 19 luglio del 1923 morì nella miniera bavarese di Schliersee. Tant’è che Goebbels scelse di dedicare il romanzo proprio al suo grande amico: «Questo libro è dedicato alla memoria del mio amico Richard Flisges, che il 19 luglio 1923, in una miniera vicino a Schliersee, andò incontro alla dura morte da valoroso soldato».

    In Michael ritroviamo il rapporto di Goebbels con la religione, con quel Cristo che per lui non è l’uomo della croce e dei deserti ma è il combattente che scaccia i mercanti dal tempio; e per il quale nel romanzo scrive il dramma in cinque atti Gesù Cristo – Fantasia poetica (richiamando il Judas Iscariot, la tragedia in cinque atti d’ispirazione religiosa sulla Giuda Iscariota che Goebbels scrisse, durante il periodo universitario, nel 1918).

    E c’è il socialismo. Un socialismo ferocemente antiborghese, antiebraico e antimarxista, che si scaglia contro le tre “forze” che hanno portato la Germania alla rovina di Weimar. A quello strazio in cui la gioventù non ha un futuro e il Paese è stato consegnato ai vincitori. («Borghese: è un terribile insulto. Ciò che sta cadendo, deve essere demolito. Siamo tutti soldati della rivoluzione del lavoro. Vogliamo la vittoria del lavoratore sul denaro»…. «Il denaro governa il mondo! Un’espressione terribile che si è concretizzata. Oggi stiamo andando in rovina proprio perché è diventata realtà. Il denaro – l’Ebreo: la cosa e la persona che formano un tutt’uno»… «Distribuisci i tuoi beni ai poveri: Cristo. La proprietà è furto, a mano che non si tratti della mia: Marx»). Un socialismo in cui c’è però anche tanto amore per la patria, per l’adorata Germania. E per quei lavoratori, per quel popolo tedesco, cui Michael sceglie di votarsi e sacrificarsi.

    E, ovviamente, c’è Adolf Hitler, che nel libro non è mai citato per nome, ma permea di sé tutta la terza ed ultima parte del volume. L’incontro romanzesco rimanda a quello reale, avvenuto nel giugno del 1922, quando Joseph Goebbels, immerso tra il pubblico al circo Krone di Monaco, vide parlare per la prima volta Hitler. Per Michael-Goebbels, il Führer è «il profeta», colui che porterà alla salvezza la Germania. E che farà risvegliare il popolo, ridandogli forza e coesione, facendolo diventare una vera comunità popolare. È una vera folgorazione. Indimenticabile, la descrizione dell’incontro Michael-Hitler, che si chiude con queste parole: «Resto lì a lungo, gli occhi fissi sul volto di quell’uomo unico. Non è un oratore. È un profeta! Il sudore gli scorre a rivoli sulla fronte. Sul suo pallido volto, ardono due occhi che lanciano saette. I suoi pugni si chiudono. Come nel giudizio universale, ogni parola, ogni frase risuona come fosse un fragoroso tuono. Non so più ciò che faccio. È come se fossi impazzito. Grido “Hurrà!”! Nessuno se ne stupisce. Dal palco, l’uomo mi guarda per un istante. I suoi occhi blu come stelle mi colpiscono come una fiamma. Ecco l’ordine! In quel preciso momento, rinasco».

    Fin dalla sua prima pubblicazione, Michael fu un libro controverso. Talvolta forse eccessivamente lodato, fu più spesso criticato eccessivamente, subendo attacchi feroci dalla stampa che sosteneva la coalizione di Weimar. «Alla prima lettura viene da ridere, alla seconda fa vomitare», scrisse per esempio il critico ebreo Heinz Pol sulla Weltbühne del 27 gennaio 1931. Ma la sua lettura resta oggi fondamentale per cogliere appieno quell’atmosfera del primo dopoguerra tedesco in cui nacque e si sviluppò il nazionalsocialismo, e per afferrare il pensiero, i sentimenti e le capacità di coinvolgimento delle masse di quegli uomini che furono i fautori e gli artefici di quel movimento – profondamente socialista e nazionalista – che ha portato alla nascita del Terzo Reich.

    Dopo la prima uscita, Michael venne rieditato ripetutamente fino al 1942 e fu proposto anche per il Premio Kleist, il più prestigioso premio letterario della Repubblica di Weimar. La consacrazione definitiva giunse allorché, nel 1937, venne realizzato un compendio del romanzo, intitolato Michaels Weg zum Volk (“La via di Michael verso il popolo”), che fu introdotto come libro di testo nelle scuole secondarie tedesche.

    Monica Mainardi
    Michael di Goebbels: la recensione | Thule Italia
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    Gli umori corrodono il marmo

  6. #26
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    Predefinito Re: Letture consigliate

    Acca Larentia
    Quello che non è stato mai detto

    Editore: Edizioni Trecento
    Anno: 2011
    Sezione: Politica e attualità
    Argomento: Neofascismo
    Codice: TRECENTO0003LB

    Prezzo:15,00 € (I.I.)



    Roma, 7 Gennaio 1978. Alle 18 e 23, un commando sbucato dal nulla apre il fuoco contro cinque ragazzi appena usciti da una sezione del MSI. Perdono la vita due studenti, Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta. Gli altri tre giovani si salvano solo per miracolo. La sera stessa, a pochi metri dal luogo dell’agguato, scoppiano gravi disordini tra neofascisti romani e forze dell’ordine. Viene ucciso un terzo ragazzo, Stefano Recchioni. L’attentato è rivendicato dai Nuclei Armati per il Contropotere Territoriale, una sigla enigmatica che avrà vita effimera. Ha inizio una lunga scia di morte, disegnata nel tempo da vendette alla cieca e suicidi senza fine. Dopo più di trent’anni, l’eccidio del Tuscolano rimane senza colpevoli. Ancora oggi i fatti di quella tragica sera di Gennaio sembrano avvolti in un alone di mistero che non accenna a diradarsi. Così come appaiono impenetrabili i segreti della mitraglietta utilizzata dagli assassini di Franco e Francesco.Ma è davvero impossibile fare luce sulla strage di via Acca Larentia? E’ stata raccontata sino in fondo la storia della “Skorpion” assassina? E’ stato detto davvero tutto su quanto accadde quella notte di Gennaio? Esiste un filo rosso che lega questi fatti agli altri omicidi commessi a Roma negli anni settanta contro militanti di destra? Rispondono a questi interrogativi Valerio Cutonilli e Luca Valentinotti che hanno studiato il caso per più di quattro anni, consultando una vasta mole di documenti rimasti inediti sino ad oggi. La ricerca degli autori, ampia e rigorosa, ha aperto squarci di luce su una delle pagine più buie della storia italiana. Per saldare un debito di verità rimasto insoluto per troppo tempo.

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  7. #27
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    Predefinito Re: Letture consigliate

    Editore: Ritter
    Autore: Walther Darré
    Anno: 2010
    Pagine: 148
    Sezione: Politica e attualità
    Argomento: Fascismo
    Codice: RITTER0037LB

    Prezzo:18,00 € (I.I.)



    Il pensiero di Walther Darré, Ministro dell’Agricoltura della Germania nazionalsocialista è purtroppo poco conosciuto, anche da parte degli operatori del settore. Ancora oggi i suoi scritti si presentano quanto mai di pressante attualità. Il pensiero politico di Darré ci parla di critica alla dimensione cittadina “distruttrice dell’anima del popolo”; dell’indissolubile comunione organica fra la stirpe, la cultura popolare, il Sangue e il Suolo (Blut und Boden); della prospettiva di un’economia autarchica volta al benessere del popolo e della comunità. Darré formula un programma agricolo socialista volto alla rinascita del ceto contadino, architrave bio-politica della comunità. Frequentò anche gli ambienti völkisch e della Bund Artman (Lega degli Artamani). Nella concezione nazionalsocialista l’agricoltura non doveva più essere concepita come un comparto produttivo scollegato ed avulso dal resto della società, ma come una superiore sintesi costruttiva integralmente partecipe del destino storico, culturale, sociale e razziale dell’intera “Comunità Popolare”, concetto da perpetuarsi nelle generazioni a venire.

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  8. #28
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    Predefinito Re: Letture consigliate

    Autore: Ingravalle Francesco
    Titolo: Weltanschauung. Una parola per una idea.
    Collana: Gli Inattuali
    Prezzo: 7,00€

    Da KANT a HITLER

    Il titolo di questo saggio, “W. Una parola per una idea”, è il frutto di un compromesso tra l’autore e l’editore. Il primo riteneva adeguato al suo temperamento (di mediatore della cultura): “W. Voce per un lessico”; il secondo sentiva conforme al proprio gusto ferino: “W. Grido per una guerra”. Entrambi però convenivano su una intitolazione latente, più intima, del testo che, in questo preambolo editoriale, va comunicata al lettore per la sua paradossale signifìcanza: “W.: per una moderna antimodernità”. In queste pagine l’autore ripercorre sinteticamente la formazione della nozione di Weltanschauung, la storia di una parola ‘demoniaca’ che, coniata dalla cultura tedesca nella seconda metà del XVIII secolo, fu la ‘corda grave’ del XX secolo: penetrando con i suoi suoni le rivoluzioni nazionali e le rivoluzioni sociali dell’epoca, essa servì loro da parola d’ordine, riassuntiva dell’essenza militare-miliziana delle sodalìtà che le animavano. Un avviso di riconoscimento, il suo, un annuncio di mobilitazione che percosse il tempo, obbligandolo a rendere quei suoni lunghi e cupi che permangono vitali pure oggi, se le stesse anime belle della modernità hanno perso ogni speranza di una pratica politico-sociale gestita dalla ragione.

    Per l’autore, sulla Weltanschauung si impernia una antropologia antiumanistica, contro-individualistica, a-dialettica, a-razionale — istintiva. Principio costruttivo della realtà, della identità, sia individuale che sociale, la Weltanschauung è di per sé evidente: destinata a mostrare senza bisogno di dimostrare, viene vissuta non discussa. Essa è visione, innata, della totalità spaziotemporale, mirando a occupare quest’ultima secondo uno ‘stile’ esemplare. Il suo scopo: di vivere nella realtà per trasformarla. Se la razionalità-mediazione ideologica (o tecnologica o giuridica o economica: questi aggettivi sono transitivi equivalenti), che viene in fondo agita dalla Weltanschauung, richiede una dimostrazione e tenta di rispondere alla domanda del ‘come’, la Weltanschauung, con la sua immediatezza meta-razionale (o semplicemente irrazionale), sa rispondere (al pari della fede) alla domanda del ‘perché’.

    Da Kant a Hitler, attraverso Fichte, Schelling, Dilthey, Nietzsche, la Weltanschauung assume progressivamente la fisionomia di una costellazione di elementi non-dialettici, il significato di una prospettiva radicale che, quando non la castiga per la sua insolenza servile, prescrive alla ragione di stare al proprio posto: quello, giusto, di ancella. Un pre-giudizio secondo natura, della stessa natura del maraviglioso e del tremendo, la Weltanschauung, che libera l’insurrezione dell’istinto signorile per una volontà di potenza.
    http://www.edizionidiar.it/image/ina...ingravalle.jpg
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  9. #29
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    Predefinito Re: Letture consigliate

    Autore: Friedrich Nietzsche
    Titolo: Queste le parole di Zarathustra. Un libro per Tutti e Nessuno.
    Collana: Alter ego
    Prezzo: 60,00€


    In epigrafe il lettore troverà due versi tratti da un poema persiano che il Curatore dell’opera ha tradotto in endecasillabi latini: “Mille tuum speculis consistens cernere vultum/ Das, aliusque alio iam redderis, et simul idem” (“In mille specchi hai fatto scorgere il tuo volto riflesso/ E in ognuno di essi ti sei svelato eguale e diverso.”) Più che un testo speculativo, lo Zarathustra è uno specchio: ognuno vi si può riconoscere, ognuno, leggendolo, parlerà di sé. Ci si può scoprire nani o funamboli, danzatori o banditi, o fragili eremiti. E’ come un arabesco interminabile in cui scorre il filo dell’umano. Una metamorfosi continua, dove le forme si rivelano incerte e sotto il contegno serioso dei dòtti si può intravedere il ghigno spregevole di un Tersite, dietro un profeta della virtù un untore, dentro un monaco una fiamma di distruzione e nel nulla — il “nulla bianco di Lao-Tze” — un mondo più vero di quello reale. Eppure, anche questa dell’infinità è solo una interpretazione.

    Perché noi, invece, vediamo il vario arabesco rapprendersi in confini netti, certi, ineludibili; questa fretta di muoversi, quest’ansia, tendere a una meta unica, esprimere un solo assillo: la “grande passione”, che si può leggere anche, zarathustrianamente, al contrario: passione della grandezza. L’umanità è mutevole, incerta, pallida e capricciosa, incline alla danza e al massacro, malata e studiosa. Perciò Nietzsche sostiene che vada superata, come va superato l’affronto della materia per scoprire le linee di un Partenone. Il “grande stile” è la grande certezza nietzscheana, il grande superamento del naufragio nel possibile, marmo su cui vanno a infrangersi le aporie degli scettici, dei deboli, dei falsi. E tutto il movimento intorno, le metamorfosi, le linee che si sfaldano, non è che meraviglia agli occhi dell’artista, tragedia nel cuore del poeta. Ma il filosofo vuole “un sì unico, un no unico”, come si legge ne L’anticristiano. Certo, per avere la sicurezza di aver agguantato proprio la verità giusta, il giusto sì e il giusto no, “occorre vedere centinaia e centinaia di convinzioni sotto di sé, dietro di sé… La grande passione usa e disusa convinzioni, non si assoggetta a loro – si sa sovrana.” Ed è sangue, la grande passione, assillo di sangue.

    Anna K. Valerio
    Queste le parole di Zarathustra | Nietzsche Friedrich - Edizioni di Ar
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  10. #30
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    Predefinito Re: Letture consigliate




    Autore: Cartier Raymond

    Titolo: Hitler: il Napoleone del Terzo Reich

    Collana: Fuori collana

    Prezzo: 23,00€




    Preambolo Editoriale

    Ideologicamente ostile al nazionalsocialismo e a qualsiasi prospettiva favorevole all’egemonia tedesca in Europa, Raymond Cartier (1904-1975) fu “osservatore delle forze armate francesi in Germania” al Tribunale Militare Internazionale di Norimberga – assistendo a quel processo ai ventuno criminali tedeschi che, secondo lo stesso Autore, pur necessario come strumento di vendetta, come fattore di giustizia rimase soltanto una parodia di processo.
    Dalla prima all’ultima, le pagine di questo libro – apparso in I edizione nel 1946 in Francia, con il titolo Les secrets de la guerre dévoilés par Nuremberg, e in II edizione nel 1962, con il titolo Hitler et ses généraux – sono dominate da un unico argomento (e ispirate da un unico riconoscimento): “il genio militare di Hitler”.

    “Io sostengo – afferma l’Autore – ch’egli aveva un dono strategico unito a forti nozioni acquisite e ad audaci concezioni in materia di tattica e armamenti. In molte circostanze egli ha maltrattato i suoi generali, ma specialmente per costringerli a costruire un’armata corazzata molto più potente di quanto non la desiderasse la maggior parte di costoro.” E “una delle più folgoranti vittorie della storia delle guerre, lo sfondamento di Sedan”, nella campagna di Francia, è frutto della grande passione di Hitler, della sua grandiosa intuizione strategica. “In seguito, Hider perdette il senso del possibile, credette alla potenza irresistibile della sua volontà, negò le circostanze di clima e terreno, negò lo sfinimento degli uomini, l’usura delle unità e l’usura della nazione [...]” Generati dalla sorprendente affinità tra i loro temperamenti, gli errori del Führer furono simili a quelli commessi da Napoleone. Anche questi “perdette il senso del possibile, credendo di trovare nel suo Impero risorse illimitate e nel suo genio riserve infinite; intraprese guerre assurde, condusse battaglie come macelli, con un ostentato disprezzo della vita umana [...].”

    Per il fatto di essere stato il vero Feldherrn, comandando gli eserciti germanici dall’inizio alla fine della guerra, il Führer va considerato per Cartier “l’artefice delle vittorie come il responsabile delle sconfitte e delle catastrofi. La passione del comando, l’aspirazione al genio militare che distinsero Hitler gli riuscirono fatali in Russia [...]. Ma tutte le campagne precedenti, Polonia, Norvegia, Francia, Balcani dimostrarono la fecondità della sua fantasia, la sua varietà di risorse, la sua intuizione dell’avversario, le sue conoscenze molto realistiche sugli uomini e sulle armi. Se si tiene conto delle sue vittorie iniziali nella campagna di Russia e della lunga difensiva del III Reich contro forze enormemente superiori, si può concludere che Adolfo Hitler fu di gran lunga l’uomo di guerra più notevole, il generalissimo più dotato che la seconda guerra mondiale abbia rivelato.”

    Hitler: il Napoleone del Terzo Reich | Cartier Raymond - Edizioni di Ar
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