La politica sociale nel Terzo Reich
Heinrich Schulz - Ludwig Heyde
Thule Italia Editrice
Euro 18
Il libro raccoglie 2 scritti originali dell' epoca del Terzo Reich; gli autori avevano sicuramente qualche carica nello Stato Nazionalsocialista o nel partito. Non è dato sapere quale carica; da alcune frasi del contenuto deduciamo che gli scritti siano dei primi anni della seconda guerra mondiale, presumo il 1940.
Gli autori illustrano il funzionamento del mondo del lavoro nella Germania nazionalsocialista, dunque le strutture ad esso dedicate come il Fronte Tedesco del Lavoro o DAF, che era, diciamo, un organo che fungeva al tempo stesso da ente previdenziale e da sindacato, inglobante tutti i lavoratori dipendenti e i datori di lavoro. C'è tutta una descrizione puntigliosa degli organi e della pratiche legate al mondo del lavoro. Emerge, nel quadro generale di un' economia controllata, un sistema di cogestione tra lavoro dipendente, datori di lavoro e Stato. Nell' azienda, denominata "comunità d' impresa", abbiamo la cogestione tra datore di lavoro e lavoro dipendente, attraverso il consiglio dei fiduciari, dotato di significativi poteri, che sono delegati dai lavoratori a rappresentarli in azienda.
Gli autori ci illustrano una politica socialista diretta al benessere del lavoratore, che mantiene quanto di buono fu fatto in passato e lo potenzia: negli anni di governo nazionalsocialista viene potenziata la previdenza sociale, estesa la giornata lavorativa di 8 ore a tutti i lavoratori, vengono curate la sicurezza e la salubrità dei luoghi di lavoro, abbelliti esteticamente tra l' altro per far sentire a suo agio il lavoratore, c'è tutta l' opera dell' organizzazione "Forza Attraverso la Gioia" che cura il tempo libero dei lavoratori e le pause aziendali, viene creata la piena occupazione partendo da una situazione tragica, i prezzi e gli stipendi sono controllati in modo da garantire un buon potere d' acquisto, si vieta di licenziare il dipendente se non per motivi davvero gravi. Il piatto più forte è la legislazione che amplia di molto il numero delle ferie pagate per tutti i tipi di lavoro, ponendo la Germania Nazionalsocialista ben più avanti rispetto agli altri paesi. Particolare attenzione è riservata alle condizioni lavorative di donne, ragazzi e deboli. L' aspetto che più mi ha incuriosito sono state le gare per l' azienda che offrisse la migliore politica sociale per i lavoratori, stimolando le imprese a creare le migliori condizioni di lavoro, il miglior stato sociale, nella consapevolezza che migliori condizioni di lavoro si traducono in miglior rendimento pure.
Gli scritti sono totalmente assorbiti dalla ricerca della tutela dei deboli, dall' offerta di migliori condizioni lavorative, dall' impegno per il migliore rendimento a favore della comunità di popolo socialista, nella massima per cui il bene comune prevale sull' interesse di individuo o di classe. Non ho trovato mai le parole "razza" ed "ebreo", per dire! Traspare anche una certa umiltà in quanto gli autori sanno bene che il cammino non è terminato, altre cose restano da fare per esprimere pienamente il socialismo, in un futuro in cui a dominare sarà il lavoro, i beni reali utili, non il denaro.
Gli autori usano il termine "socialismo" fino alla nausea, ma questo impegno verso il socialismo, ci fa notare Maurizio Rossi nella sua prefazione, è ben presente in Adolph Hitler, di cui il prefatore riporta varie frasi di discorsi in cui c'è la parola "socialismo".
Ciò che più vogliono far capire gli autori, sia chiaro, è che più che le leggi, le procedure, conta di più l' educazione al socialismo svolta dal DAF e da altre strutture, in modo che il socialismo solidale venisse interiorizzato, divenendo una cosa naturale.
Da "Avanguardia"