complimenti, il forum è risultato adeguato al regolamento vigente
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da "nemico" monarchico () mi permetto di consigliarvi l'ottimo "Gli uomini che fecero l'Italia" dello Spadolone,ottimo libro,moderato e di enorme fascino. Quando lo lessi,da giovane,mi affascinò enormemente (e mi lasciò anche un enorme ammirazione per Spadolini).
Senatore Imperiale,Patrizio dell’Impero,Duca Duce di Parmula,Placentula et Guastallula,Sovrintendente agli ‘Mperial vitigni di Sangiovese,Vicecomandante del FICA.
la voce repubblicana dedica un articolo al libro di lucio villari, bella e perduta l'Italia del Risorgimento
Di Riccardo Bruno
Quando si tratta di Risorgimento bisogna stare molto attenti non solo alle inclinazioni revisioniste, alla Angela Pellicciari, ma anche ad una ricostruzione enfatica che ha solo l’effetto di aumentare la delusione. E se fa sempre piacere che a fronte di tentativi farseschi, quelli in cui si è esercitata la Padania, di discriminarne i protagonisti – “Mameli, il primo ladro d’Italia” era stato scritto – i toni apologetici, sfidano un terreno accidentato. Certo capiamo i sentimenti di Lucio Villari che con il suo “Bella e perduta, l’Italia del Risorgimento”, edito da Laterza si cerchino dei fasti esemplari. Ma non possiamo dimenticarci le zone d’ombra, altrimenti la realtà dell’Italia di oggi non la si comprende e il suo profilo sembra quasi antitetico a tante nobili premesse. Ad esempio Villari dedica meravigliose pagine ad un mazziniano come Rosolino Pilo, che ebbe un ruolo fondamentale nei moti siciliani. Senza l’azione di Pilo non ci sarebbe mai stata una spedizione dei mille. Parliamoci chiaro: Garibaldi era uno con la testa sul collo che prima di cimentarsi in un’impresa voleva evitare al massimo i rischi di disfatta. Senza un moto rivoluzionario autoctono in Sicilia, Garbibaldi non sarebbe piombato sull’Isola perché non aveva voglia di fare la fine di Carlo Pisacane e dei suoi trecento. Senza Pilo, non ci sarebbe stata l’impresa dei mille e Garibaldi avrebbe sperimentato altrove il suo cimento rivoluzionario. Piero Pieri nella sua “Storia militare del Risorgimento”, ha documentato a sufficienza tutti questi aspetti. Ma accanto all’eroismo di un Pilo ed al realismo di un Garibaldi c’è anche l’opportunismo di Crispi. E dei tre personaggi citati, Crispi è colui che ha avuto di tutti più successo. Non lo dimentichiamo. Ardente mazziniano, impegnato in prima linea con Pilo nella rivolta siciliana, una volta eletto alla Camera, Crispi acquistò la fama di essere uno dei membri più combattivi e irruenti del partito repubblicano. Ma durò poco. Nel 1864, Crispi si convertì alla monarchia, e ad un Mazzini esterefatto scrisse lapidario una frase che fece epoca: «la monarchia ci unisce, la repubblica ci divide».
Fu Crispi che nel 1867 si adoperò per impedire l'invasione dello Stato Pontificio ad opera dei garibaldini, prevedendo la conseguente reazione francese. Poi evitò di guastarsi le relazioni con “l’Eroe dei due mondi” e lo prese in consegna alla stazione di Monterotondo scortandolo
fuori dello Stato Pontificio dove i ribelli, per carità cristiana, venivano decapitati. Noi festeggiamo il 1861, ma dovremmo piangere il 1867 quando Garibaldi volle dare il colpo di grazia alla “baracca pontificia” e si salvò a stento. Crispi se la godeva. Prima presidente della Camera, poi presidente del Consiglio, nel 1889 Crispi approvò il nuovo codice penale di Giuseppe Zanardelli, che introduceva importanti elementi di progresso, la libertà di associazione e per la prima volta in Europa la libertà di sciopero ed anche l'abolizione della pena di morte. In campo economico, Crispi adottò però una politica protezionistica, imponendo dazi doganali sui prodotti commerciali. Quando tornò in sella dopo lo scandalo della Banca Romana, il suo governo assunse un carattere conservatore e autoritario, tanto che il regime fascista lo considererà un precursore. Non ebbe scrupolo di reprimere con mano ferma i disordini operai, fra cui i Fasci siciliani, fino ad arrivare allo scioglimento del Partito Socialista. Alla ribalta della politica con i moti siciliani, uscì di scena con la sconfitta della politica coloniale italiana ad Adua. Era il 1896 e fra l’impresa dei Mille ed Adua che portano entrambe la firma di Crispi, si consuma la parabola del Risorgimento italiano. Crispi del resto fu ministro di De Pretis di cui seppe interpretare al meglio la politica trasformista, che venne interpretata nella storia repubblicana con la formula del “tirare a campare”. Gli eroi del Risorgimento senza macchia erano invece quasi tutti morti in combattimento, oppure in esilio o in galera. L’Unità d’Italia, come ci ricorda Crispi, la fece casa Savoia, con l’aiuto delle armi francesi, non Mazzini, non Garibaldi, non il popolo, che nella sua maggioranza aveva istinti conservatori che andavano blanditi se si voleva sopravvivere. Il fascismo lo comprese benissimo. E lo comprese anche un comunista, come Gramsci che condivideva comunque con Mazzini la passione rivoluzionaria e dal carcere descrisse il Risorgimento proprio come una “rivoluzione incompiuta”.
Lo "scherzo" giocato da Crispo a Garibaldi della inesatta decriptizzazione del telegramma arrivato dalla Sicilia , al di là del risultato al fine raggiunto, dimostra come Crispi fosse un cinico da ben prima della conversione alla causa monarchica; la sua conversione a casa savoia fu semmai una conseguenza del suo cinismo.
"E' decretato che ogni uomo il quale s'accosta alla setta dei moderati debba smarrire a un tratto senso morale e dignità di coscienza?" G. Mazzini
http://www.novefebbraio.it/
Lo scopo era quello di unificare l'Italia e farne una nazione.
Sul resto,ben prima dei fascisti o del comunista Gramsci,fu D'Azeglio a preconizzare che il Risorgimento sarebbe rimasto incompiuto quando disse che "l'Italia era fatta ma restavano da fare gli Italiani".
Ultima modifica di lincoln; 10-11-09 alle 16:46
Un colloquio molto bello di Viroli e Bobbio sul concetto di dovere
I DOVERI NELLA CULTURA LAICA | novefebbraio.it
le considerazioni di Dahl sul come la democrazia rimanga il sistema preferito dai cittadini anche quando viene diminuendo la fiducia nei confronti di partiti, leader e parlamenti, fa sperare che vi sia comunque un limite oltre il quale l'agire di governanti scriteriati non possa andare senza venir sanzionato dai cittadini e questo limite sembrerebbe essere l'attentato al sistema democratico. Un po' pochino per la verità, ma visto i tempi che corrono...
Rimane semmai da chiederci se questa analisi che è principalmente volta agli Usa vale anche per un paese nel quale l'informazione è sempre più concentrata in poche mani; in altri termini i cittadini italiani sono probabimente, al pari degli statunitensi, ben sicuri che il sistema democratico non debba essere toccato, ma qual'è oggi l'idea dei confini del sistema democratico che i media stanno contribuendo a determinare nell'immaginario del cittadino italiano medio ?
Ultima modifica di edera rossa; 15-04-10 alle 01:25
"E' decretato che ogni uomo il quale s'accosta alla setta dei moderati debba smarrire a un tratto senso morale e dignità di coscienza?" G. Mazzini
http://www.novefebbraio.it/
Se consideriamo una biblioteca multimediale ecco qui il video di Roberto saviamo sul risorgimento e contro la secessione concluso con la lettura del giuramento della Giovane Italia
Con l' occasione anche due video su mazzini
Saviano legge "il giuramento della Giovane Italia" | novefebbraio.it
Salve ragazzi, sto cercando un libro oppure un opuscolo oppure una breve dissertazione nel quale si argomentano i motivi per i quali la forma repubblicana è superiore alla forma ereditaria-monarchica.
potete linkarmi/darmi qualcosa? mi serve per inserire alcuni riferimenti bibliografici in un testo scritto da me a favore della repubblica.
tempo lessi fa I doveri dell'uomo ma non ricordo se in quell'opera Mazzini si metteva ad argomentare spiegando perché la repubblica è meglio della monarchia.
Ultima modifica di TEBELARUS; 26-02-11 alle 16:39
► PROPOSTE POLITICHE
► STATI UNITI D'EUROPA, SUBITO! Tutti gli Stati a Ovest della Russia!
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a dire il vero non mi sovviene alcun saggio specifico nè di Mazzini, nè di Cattaneo nel qule sia stato affrontato sistematicamente il tema delle differenze tra monarchia e repubblica. Certamentegl i scritti di Mazzini sono stati così numerosi che può essermi sfuggito qualcosa di importante; ma credo che se vi fosse stato un testo specifico il partito repubblicno e gli amici dell ASSOCIAZIONE MAZZINANA non avrebbero mancato di pubblicarlo in qualche opuscolo d'occasione. In realtà la necessità della repubblica si trova disseminata qua e là nell'opera dei pensatori di scuola repubblicana. Del resto è da tener conto di come la Repubblica sia condizione necessaria , ma non esaustiva per il raggiungimento di uno stato conforme a quanto uspicato dal pensiero repubblicano. Mi permetto comunque di consigliarti : Repubblicanesimo di Maurizio Viroli Ed. Laterza 1999 e Philip Pettit "Il repubblicanesimo"Campi del sapere-Feltrinelli n 2000 ( questi due testi possono servire per avere una visione del repubblicanesimo , il che non risponde direttamente alla tu esigenza ma può , nell'estrinsecare i presupposti del pensierro repubblicano rispetto al pensiero liberale e da quello socialista,a nche far capire il perchè dell'nevitabilità della scelta istituzionale; in modo particolare ti consiglierei il testo del Viroli sia perchè di più velocel ettura sia perchè più calibrato rispetto alla storia italiana) %%%
Ultima modifica di edera rossa; 28-02-11 alle 02:12
"E' decretato che ogni uomo il quale s'accosta alla setta dei moderati debba smarrire a un tratto senso morale e dignità di coscienza?" G. Mazzini
http://www.novefebbraio.it/