A. Galante Garrone, “Salvemini e Mazzini”, D’Anna, Messina-Firenze 1981
Questo non è un vero e compiuto libro su Salvemini, e neanche su Mazzini: due libri che a tutt’oggi mancano. È piuttosto un lavoro che vorrebbe presentare, sulla scorta di documenti inediti, il disegno – sia pure approssimativo e frammentario – di un libro che per tanti anni Salvemini sognò di scrivere: la vita di Mazzini, e specialmente la sua giovinezza. Se non giunse mai a tanto (“i versi che pensai e che non scrissi, le parole d’amor che non ti dissi”, come una volta ebbe a scrivermi, tra scherzoso e malinconico), fu solo per l’appassionato impegno politico che sempre più lo travolse, sviandolo non poco dagli studi. Di questo suo continuo tornare col pensiero a Mazzini, ci resta una traccia: gli appunti per le sue lezioni universitarie, in Italia e in America, e per qualche conferenza. Nell’ordinarli e inquadrarli, ho cercato di mettere in luce l’atmosfera in cui nacquero, i problemi dell’ora che li sollecitarono, e anche le nuove interpretazioni storiche che, di volta in volta, essi sembravano suggerire.
Che cosa è stato Mazzini per Salvemini? Questo, per dirla breve, è l’oggetto della prima e maggior parte di questo mio lavoro. Sarei felice, se ciò servisse a far conoscere un po’ meglio, su qualche punto particolare, sia Mazzini sia il suo storico. Nella seconda parte, Salveminiana, ho voluto ricordare alcuni aspetti dell’uomo: il suo mestiere di storico, la visione del Risorgimento e dell’unità, la fede illuministica, gli ultimi anni.
Ringrazio tutti gli amici che mi hanno aiutato.
Dedico il libro a Ada Rossi, nel ricordo di Ernesto.
Torino, febbraio 1981
Alessandro Galante Garrone