I Cavalieri Templari e lo smeraldo magico della Dogana di Avellino racconto breve di Anthony Iannaccone.

Ogni fatto, riferimento, cose o persone del racconto, NON è puramente casuale.


La sala dei Maestri del capitolo era illuminata da un enorme candeliere di trentatré candele sospese su di un impianto reticolare agganciato al soffitto da una semplice catena di ferro.

Lo spazio del capitolo mostrava un’architettura austera fedele alla regola voluta da San Bernardo Di Chiaravalle.

La sala era adiacente alla cappella palatina del Castello di Avellino che ricadeva completamente sotto la giurisdizione Templare.

Il Gran Maestro volle chiamare i suoi dodici migliori cavalieri per una missione che si prevedeva insidiosa e difficile.

L’Ordine voleva un lavoro PULITO.

Nessun conflitto con la Guardia dei Caracciolo e nessuno spargimento di sangue.

Lo smeraldo magico ritrovato nelle terre d’oriente dall’aristocrazia europea e consegnata ai Caracciolo doveva rientrare nelle tesorerie dell’Ordine Templare.

Lo smeraldo aveva il potere di aprire dei varchi temporali nella curvatura dello spazio e del tempo, in pratica, lo smeraldo, era una macchina del tempo e per questo motivo solo i Templari e i Fedeli Massoni da sempre alleati con i Cavalieri Del Tempio, potevano custodire un TESORO così pericoloso, pericoloso se fosse caduto nelle mani sbagliate.

I cavalieri allo scoccare della mezzanotte mossero dal Castello risalendo Via Dei Principati, la pattuglia era composta da tredici cavalieri poiché a capo della missione aveva voluto partecipare anche il Gran Maestro.

A un cenno della mano del Gran Maestro i cavalieri quasi come se fossero fantasmi con un gesto perfettamente sincronizzato scesero da cavallo all’altezza della fontana dei Tre Cannoli e legarono i loro cavalli agli apposti maniglioni che si trovavano nei pressi della fontana.

Mentre furono quasi all’altezza di piazza della Dogana, il Gran Maestro intravide il drappello delle guardie reali dei Caracciolo, a quella vista, sguainò la spada e volgendola verso l’alto pronunciò un antichissimo incantesimo, con parole ferme e decise esclamò: “ NUSQUAM APPAREO AL MONDO. “
Immediatamente la pattuglia dei tredici templari divenne invisibile e continuo a salire mentre il Gran Maestro roteando le mani compiendo strani e indecifrabili gesti fece addormentare tutte le guardie dei Caracciolo.

Davanti al portone della dogana comparvero come balzati dal nulla tre Massoni dai quali paramenti si vedevano luccicare dei mazzi di chiave. Uno di questi fu usato per aprire la porta della Dogana.

In un attimo il Gran Maestro e quattro cavalieri entrarono negli antri della Dogana e trafugarono lo smeraldo magico.

I tre Massoni salutando il Gran maestro e i dodici cavalieri si dileguarono nella notte mentre le guardie reali dei Caracciolo rinvenivano dal loro stato catatonico indotto dai sortilegi dei Templari, gli stessi Templari rientrarono al castello depositando lo smeraldo in uno dei tanti sotterranei che si trovavano sotto la superficie di Avellino.

L’umanità era salva e la missione svolta con merito.

La Luna Piena illuminava placidamente la dolce Avellino mentre il Gran Maestro accendendosi la sua pipa preferita riempita con tabacco aromatizzato alla ciliegia e alla vaniglia fece alcuni tiri disegnando cinque cerchi di fumo nell'aria.

Com’è bella Avellino, pensò tra se il Gran Maestro soddisfatto di quella missione così impegnativa svolta con impeccabile precisione dai suoi Cavalieri e dai suoi amici Massoni.

Avellino, Anno Del Signore 1540.
Epifanio da Bellizzi Irpino della Città di Avellino Gran Maestro Dei Cavalieri Templari Del Castello Di Avellino.