Boom di laureati disoccupati.

[Avanguardia]

Crisi, boom di disoccupati con laurea Sono 304 mila i dottori a caccia di lavoro - Economia - L'Unione Sarda
E' boom di disoccupati 'dottori': sono 304 mila le persone con un titolo di laurea e post laurea in cerca di lavoro.

E' quanto emerge da dati Istat sul primo trimestre 2012. E' il livello più alto almeno dal 2004, periodo fino al quale sono disponibili i dati. Su base annua il rialzo è del 41,4%. La maggior parte sono donne (185 mila). Insomma tra i 2,8 milioni di disoccupati dei primi tre mesi dell'anno non mancano coloro che hanno studiato per anni e anni, anzi. Naturalmente il numero dei laureati è in crescita e ha raggiunto quasi i 6 milioni. Infatti sono in rialzo anche gli occupati con i massimi titoli di studio, pari a 4 milioni 187 mila, ma il loro incremento annuo (+3,5%) è nettamente più esiguo rispetto all'allargamento della disoccupazione. Un'altra buona parte di laureati, fatta di 1 milione 444 mila persone (+2,8% su base tendenziale), rientra nella zona grigia dell'inattività, coloro che né hanno né cercano un lavoro. Un fenomeno su cui pesa anche lo scoraggiamento.

Sabato 11 agosto 2012 13:44

[MaIn]

eppure, nonostante tutto, secondo me un diciotenne oggi dovrebbe iscriversi all'università perchè con la crisi che c'è e l'alta disoccupazione giovanile
prendere un titolo (e si spera una formazione) nel frattempo la crisi si attenua conviene.

[italicum]

questi dati mettono veramente tristezza.

e contraddicono palesemente e violentemente tutte le stron...e che il sistema ci ha propinato per tutto il decennio dei '90: ve li ricordate? ....in futuro ci saranno solo posti di lavoro per chi ha la laurea, solo posti di alto livello, la società dei servizi e blablabla.
tutte balle! tutta propaganda globalista!
bisognerebbe recuperare gli articoli vari pubblicati ai tempi....

di recente ho letto invece un articolo (azzo, non l'ho tenuto!) dove si diceva esattamente il contrario (era riferito agli Usa, ma vale perfettamente anche per noi): in futuro i posti di lavoro saranno solo più quelli a basso valore aggiunto!
lavori da MacDonald e cessi simili!

[Avanguardia]

eppure, nonostante tutto, secondo me un diciotenne oggi dovrebbe iscriversi all'università perchè con la crisi che c'è e l'alta disoccupazione giovanile
prendere un titolo (e si spera una formazione) nel frattempo la crisi si attenua conviene.

Questa crisi è qualcosa si molto grosso, che non si attenuerà o meglio non si attenuerà nella maniera intesa dalla vulgata comune.
Uno dovrebbe iscriversi all' università se ha le idee chiare ed è motivato, non per moda o per fare contenti i genitori. Così come adesso si creano molti laureati a calci nel sedere senza che siano veramente portati per quello che hanno dovuto studiare, i quali se non hanno accozzi è naturale che restino fuori mercarto (quando hanno l' accozzo rubano il posto a chi si è laureato con motivazione).
Può essere, la laurea, un titolo in più, però se non sei molto motivato allo studio, meglio visto che sei molto giovane provare a lavorare e fare corsi professionali.

[MaIn]

mah! mi rifiuto di credere che in italia vi sia meno gente che vuole studiare rispetto ai Paesi europei.
i nostri dati mostrano che l'Italia è ancora sottodimensionata sul numero di laureato rispetto ai Paesi stranieri.

che da questa crisi si esca diversamente da come si è entrati e mai più ben messi come nella seconda metà del 900 sono d'accordo.

io consiglio questo: se si ha un minimo di volontà di studiare e di possibilità economica, studiare in questo periodo. magari dandosi un tempo massimo.
buttarsi nel mercato del lavoro a 22-23 anni e a 18 anni non cambia molto.

Questa crisi è qualcosa si molto grosso, che non si attenuerà o meglio non si attenuerà nella maniera intesa dalla vulgata comune.
Uno dovrebbe iscriversi all' università se ha le idee chiare ed è motivato, non per moda o per fare contenti i genitori. Così come adesso si creano molti laureati a calci nel sedere senza che siano veramente portati per quello che hanno dovuto studiare, i quali se non hanno accozzi è naturale che restino fuori mercarto (quando hanno l' accozzo rubano il posto a chi si è laureato con motivazione).
Può essere, la laurea, un titolo in più, però se non sei molto motivato allo studio, meglio visto che sei molto giovane provare a lavorare e fare corsi professionali.

[Avanguardia]

questi dati mettono veramente tristezza.

e contraddicono palesemente e violentemente tutte le stron...e che il sistema ci ha propinato per tutto il decennio dei '90: ve li ricordate? ....in futuro ci saranno solo posti di lavoro per chi ha la laurea, solo posti di alto livello, la società dei servizi e blablabla.
tutte balle! tutta propaganda globalista!
bisognerebbe recuperare gli articoli vari pubblicati ai tempi....

di recente ho letto invece un articolo (azzo, non l'ho tenuto!) dove si diceva esattamente il contrario (era riferito agli Usa, ma vale perfettamente anche per noi): in futuro i posti di lavoro saranno solo più quelli a basso valore aggiunto!
lavori da MacDonald e cessi simili!

Sì, mi ricordo benissimo quelle prediche sullo studio degli anni novanta. Con la delocalizzazione e l' automazione dei processi industriali, si finì per domandarsi come calmierare la conseguente disoccupazione, come impegnare i ragazzi; si decise di tenerli controvoglia a scuola e università, spingendoli a prendere diplomi, lauree, specializzazioni, master, di cui avrebbero fatto volentieri a meno se il lavoro si trovasse facilmente come negli anni 60-70. Per costringere a studiare, o a dar parvenza di studiare, si fece si che molti lavori che un tempo facevano persone con o senza licenza media tranquillamente, fosse richiesto il diploma, che per molti lavori per i quali un tempo bastava il diploma, tra cui quello di maestro elementare, fosse richiesta la laurea, e che per i mestieri per i quali ci voleva la laurea, bisognasse proseguire il percorso di studi con specialistiche, dottorati, master. Secondo, si rese la scuola meno severa, più facile, così pure l' università. Arrivati qua, cosa vediamo? Tanti laureati a spasso o a casa, e soprattutto laureati che fanno lavori del cazzo estranei agli studi fatti, come quello di operatore telefonico per chiamare nelle case a rompere i coglioni, o che magari fanno mestieri attinenti ma precari e sfruttati. Ecco il risultato. logico che molti giovani di università e scuola non vogliano sentirne più parlare.
Ultimamente stanno rimettendo in discussione questa spinta allo studio, a partire appunto dagli USA, dove si è capito che impegnarsi negli studi universitari in un' età in cui si è al massimo della creatività e delle capacità è uno spreco di energie, e impedisce in molti mestieri di essere produttivi al massimo, specie perchè una volta che inizi a diciotto anni a lavorare in un settore se studi studi solo cose
che servono a lavorare e non pipponi teorici, non fai le trafile per dare gli esami, e quindi diventi più bravo di chi si laurea.
Che poi i posti di lavoro di alto livello non sarebbero stati mai molti, è nella natura di un sistema: non ci sarà mai la necessità di ingegneri (che devono fare gli ingegneri!) o di avvocato che può esserci di operai, camerieri e magazzinieri.

Io vorrei un economia dove si tornasse piùttosto alla terra, senza ne i cosiddetti posti di alto rango, ne i lavori di merda nei Mac Donald e nei call center.

[Avanguardia]

mah! mi rifiuto di credere che in italia vi sia meno gente che vuole studiare rispetto ai Paesi europei.
i nostri dati mostrano che l'Italia è ancora sottodimensionata sul numero di laureato rispetto ai Paesi stranieri.

che da questa crisi si esca diversamente da come si è entrati e mai più ben messi come nella seconda metà del 900 sono d'accordo.

io consiglio questo: se si ha un minimo di volontà di studiare e di possibilità economica, studiare in questo periodo. magari dandosi un tempo massimo.
buttarsi nel mercato del lavoro a 22-23 anni e a 18 anni non cambia molto.

Quando io leggo annunci di lavoro su internet, io vedo che l' età e l' esperienza sono requisiti fondamentali, poi sono decisive le "conoscenze", intendo dire conoscere chi dirige un azienda, qualche funzionario eccettera.
In Italia ci sono meno laureati e diplomati che altrova perchè in Italia la scuola e l' università sono più difficili, più severe. Ci sono paesi europei dove a scuola non si può più bocciare, per esempio, e poi altrove si fa meno teoria e più pratica, certo che si sono più laureati e diplomati, lo credo bene.

[MaIn]

Io vorrei un economia dove si tornasse piùttosto alla terra, senza ne i cosiddetti posti di alto rango, ne i lavori di merda nei Mac Donald e nei call center.

questo puoi farlo benissimo.
compra un pezzo di terra e fai il coltivatore diretto.
oppure che sia tuo figlio a farlo.

ma a nessuno viene il sospetto che le pressione per non far studiare da parte dell'elite sia proprio il successo dello studio?
che si sono resi conto di non poter difendere i propri privilegi come prima
e che appena il numero di laureati diventerà minore e all'univ si iscriverà solo il figlio del ricco, la laurea diverrà necessaria per tutti i posti ? in modo da escludere chi non appartiene all'elite.
già oggi avviene qualcosa di simile quando si chiede di creare una gerarchie tra le università in modo da favorire alcune università(che guardacaso costano spesso anche molto).
se i laureati di queste università sono migliori, vinceranno i concorsi per loro bravura e non avrebbero bisogno di avere maggiorazioni in punteggio. invece si vede che non è così e l'elite cerca di autotutelarsi.

credete davvero che Sacconi, uno dei primi a spingere contro l'università di massa, pensi ai suoi figli come diplomati?

attenti, giovani, vi stanno fottendo di nuovo.

[MaIn]

oggi tutti chiedono innanzitutto l'esperienza e non l'età (e questo è il collo di bottiglia perchè per fare esperienza o devi essere veramente bravo agli studi oppure avere "conoscenze" )

personalmente non ho mai visto tutta questa discriminazione tra ventiduenni-ventetreenni e diciottenni nella richiesta di lavoro.
la discriminazione comincia intorno ai 28 anni.

è vero, la scuola italiana è più difficile.
ma a questo punto non chiedere che vi siano meno persone a frequentare l'università
bensì che l'università diventi più facile(ma non lo era già diventata negli anni 70 secondo te?)
anche perchè "università difficile" non significa "università buona"
ti possono rompere le scatole su programmi molto teorici e che studiano tecnologie superate
mentre altrove ti fanno sviluppare un progettino pratico che ti insegna a misurarti con qualcosa di reale.

il bersaglio è sbagliato: non deve essere il giovane che punta a laurearsi ma il barone universitario che non sa fare il suo mestiere
o il politico/industriale che vuole consegnare i posti di prestigio ai propri figli (non facendo studiare gli altri).

attenti a chiedere regole dure sempre.

la campana potrebbe suonare anche per te.

Quando io leggo annunci di lavoro su internet, io vedo che l' età e l' esperienza sono requisiti fondamentali, poi sono decisive le "conoscenze", intendo dire conoscere chi dirige un azienda, qualche funzionario eccettera.
In Italia ci sono meno laureati e diplomati che altrova perchè in Italia la scuola e l' università sono più difficili, più severe. Ci sono paesi europei dove a scuola non si può più bocciare, per esempio, e poi altrove si fa meno teoria e più pratica, certo che si sono più laureati e diplomati, lo credo bene.

[italicum]

Questa crisi è qualcosa si molto grosso, che non si attenuerà o meglio non si attenuerà nella maniera intesa dalla vulgata comune.
Uno dovrebbe iscriversi all' università se ha le idee chiare ed è motivato, non per moda o per fare contenti i genitori. Così come adesso si creano molti laureati a calci nel sedere senza che siano veramente portati per quello che hanno dovuto studiare, i quali se non hanno accozzi è naturale che restino fuori mercarto (quando hanno l' accozzo rubano il posto a chi si è laureato con motivazione).
Può essere, la laurea, un titolo in più, però se non sei molto motivato allo studio, meglio visto che sei molto giovane provare a lavorare e fare corsi professionali.

infatti il termine 'crisi' è ad uso e consumo del sistema.
quello che stiamo vivendo, e che sicuramente peggiorerà, è la nuova realtà strutturale in cui vivremo per moooolto tempo.

più tempo perdiamo a piangerci addosso, meno possibilità avremo per cambiare le cose!