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    Predefinito Perché un accordo fiscale con la Svizzera non conviene all’Italia

    di Andrea Manzitti

    Andrea Manzitti, su lavoce.info, ha spiegato mesi fa perché l’accordo anti-evasori con la Svizzera, reclamato di nuovo oggi da più parti politiche e di cui si torna ora a parlare, sarebbe dannoso per il nostro Paese e invece molto conveniente per le banche elvetiche. Come dimostra il precedente accordo raggiunto tra le Federazione e la Germania. Ripubblichiamo la sua analisi .


    1 maggio 2012 - 14:04

    L’affannosa ricerca di nuove risorse per alleviare il rigore della manovra Monti ha curiosamente portato parlamentari di forze politiche assai diverse a invocare a gran voce che l’Italia concluda un accordo con la Svizzera come quelli recentemente firmati dalla Germania e dal Regno Unito. Il ministro Giarda ha spiegato al Parlamento che quegli accordi sono contrari all’acquis comunitario e alla direttiva Risparmio e che non intende seguire la via aperta da tedeschi e inglesi.
    La posizione del governo italiano è in perfetta continuità con quelli di tutti i governi che, in Europa e all’interno dell’Ocse, hanno sostenuto gli sforzi della comunità internazionale - Svizzera esclusa - verso l’abolizione del segreto bancario.

    Al di là di considerazioni politiche, proporre alla Svizzera un patto come quello tedesco o inglese non è solo inopportuno, ma è anche controproducente.

    I due accordi sono sostanzialmente identici. Qui faccio riferimento a quello tedesco, ipotizzando che entri in vigore nel termine più breve possibile, cioè il 1° gennaio 2013.

    L’accordo prevede che nel 2013 le banche svizzere dovranno richiedere alle persone fisiche residenti in Germania che hanno conti presso una banca svizzera di pagare alla banca svizzera una “somma” parametrata ai loro capitali che saranno ancora depositati in Svizzera il 31 maggio 2013. La somma da pagare è variabile in relazione all’anzianità del deposito e verrà girata in modo anonimo al fisco tedesco. In caso contrario, le banche gli forniranno –tramite le “autorità competenti” – nome e numero del conto.

    A chi deciderà di pagare, la banca consegnerà un certificato con tutti i dati dell’operazione. In caso di un successivo controllo fiscale in Germania su redditi e capitali svizzeri basterà esibire il certificato per evitare imposte, sanzioni e interessi. Le banche verseranno le somme così raccolte a una società svizzera di nuova costituzione che consegnerà il denaro al fisco tedesco per il tramite delle competenti autorità svizzere.

    Lo si chiami come si vuole: un italiano mediamente istruito da decenni di sanatorie di ogni genere troverà tutte le caratteristiche del nostro “condono tombale” e del nostro “scudo fiscale”. Le aliquote negoziate tra Germania e Svizzera appaiono (almeno nominalmente) più elevate di quelle del nostro scudo fiscale, ma la sostanza è la stessa. L’unica vera differenza è che la Germania non avrà alcun modo di controllare se le banche svizzere si sono comportate secondo gli accordi.

    La “fregatura” però è un’altra: se un residente tedesco non vuole pagare nulla e vuole continuare a restare anonimo può tranquillamente mandare i suoi soldi in un’altra banca fuori dalla Svizzera. Anche presso una filiale estera della sua banca svizzera preferita. Basta che lo faccia prima del 31 maggio 2013. Passata la buriana, i capitali potranno tornare alla banca svizzera. In questo caso, il puntiglioso accordo tedesco prevede che, con grande sforzo di trasparenza, la Svizzera comunicherà alla Germania il numero dei tedeschi che hanno lasciato le banche svizzere e il nome dei primi dieci Paesi esteri beneficiari del flusso di denaro in uscita. Nomi dei clienti? Nessuno.

    Si noti bene che il regime si applica solo ai capitali tedeschi che (a) erano in Svizzera almeno dal 10 ottobre 2011 e (b) continuano a essere custoditi in quel paese il 31 maggio 2013. Per i capitali tedeschi che arriveranno dopo quella data, come per quelli pre-esistenti e decurtati dal pagamento straordinario, l’accordo prevede che le banche svizzere non avranno alcun obbligo di prelievo sul capitale, ma dovranno solo applicare una sorta di imposta pari a poco più del 25 per cento sui rendimenti. Anche questi soldi saranno periodicamente consegnati dalla Svizzera alla Germania in modo anonimo e aggregato. Nomi? Ancora una volta nessuno.

    Anche il più sprovveduto dei tedeschi manderà i suoi soldi alla filiale estera della sua banca svizzera, per poi – se lo ritiene – farli rientrare nella Confederazione a fine 2013. Non pagherà dazio sul capitale, presente e futuro, e pagherà sui prossimi rendimenti più o meno quello che pagherebbe a casa sua. Non solo: i tedeschi e gli inglesi che hanno capitali esteri non dichiarati detenuti in altri paesi saranno invogliati a trasferirli in Svizzera. Non pagheranno imposte straordinarie e, se accetteranno di pagare il 25 per cento sui rendimenti, potranno godere della protezione del segreto bancario svizzero. Se si pensa che la Svizzera è impegnata dal 2005 con tutta Europa (Germania e Regno Unito inclusi) a prelevare una imposta del 35 per cento sugli interessi (non su dividendi e capital gains) di pertinenza di residenti comunitari si capisce perché l’accordo non sia piaciuto affatto a Bruxelles.

    Meno male che l’accordo prevede che la Svizzera fornirà, su richiesta della Germania, informazioni bancarie riferite a persone fisiche residenti in Germania sospettate di infedeltà dichiarativa. Uno sforzo non banale da parte svizzera verso una maggiore collaborazione fiscale internazionale quindi è stato fatto. Non tutte le domande saranno tuttavia accoglibili. Saranno prese in considerazione soltanto quelle fondate su “fatti plausibili”. Nel biennio 2013-2014 il i tedeschi non potranno inviare più di 999 richieste, mentre le risposte svizzere possono essere anche meno. È poi previsto un meccanismo di variazione del numero massimo di richieste annue che dipende dalla percentuale di “successo” delle domande presentate nel biennio precedente. Se almeno due terzi delle domande tedesche hanno consentito di identificare un evasore e il suo patrimonio, il numero del successivo biennio aumenta del 15 per cento. Se la percentuale di successo è tra un terzo e due terzi, il numero rimane invariato, se è meno di un terzo, le domande massime sono automaticamente ridotte del 15 per cento.

    Quindi, più sarà efficiente e scaltra l’amministrazione fiscale tedesca nello scoprire evasori fiscali che sulla base di “fatti plausibili” hanno soldi non dichiarati in Svizzera, maggiori saranno le richieste che potrà inviare a Berna.

    E come farà la Germania a scoprire gli evasori fiscali tedeschi? Dopo la firma dell’accordo sarà ancor più difficile che in passato, dato che la Germania si è impegnata a “non cercare attivamente di entrare in possesso di informazioni bancarie rubate a banche svizzere e relative ai loro clienti”. Niente più “liste Falciani” e simili. Basta con la volgarità dei “nomi”. Le informazioni bancarie ottenute sulla base di rogatorie penali sono coperte dal principio di specialità e non sono utilizzabili a fini fiscali. Il compito degli accertatori si farà sempre più difficile.

    Il testo dell’accordo è pieno di altri trappoloni più o meno visibili. Ma bastano quelli indicati per concludere che un accordo simile conviene molto di più alla Svizzera e alle sue banche che all’Italia e ai suoi contribuenti onesti. Se accordi di questo genere sono addirittura dannosi, cosa si può fare? Occorre innanzitutto stimolare la Commissione ad accertare senza indugio la conformità all’acquis comunitario degli accordi appena firmati da Germania e Regno Unito e, se del caso, a iniziare una procedura di infrazione.

    L’Unione Europea e l’Ocse dovranno poi proseguire gli sforzi – in atto da oltre un decennio - per convincere gli Stati contrari allo scambio di informazioni bancarie a fini fiscali a cambiare rotta entro orizzonti temporali determinati. Ma è evidente che l’accettazione del segreto bancario svizzero implicita negli accordi con Germania e Regno Unito rischia di rendere ancor più lungo un percorso già tormentato.

    (tratto da Lavoce.info)

    Perché un accordo fiscale con la Svizzera non conviene all

  2. #2
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    Predefinito Re: Perché un accordo fiscale con la Svizzera non conviene all’Italia

    L'articolo è datato il 1.o maggio, mentre pare che la fonte sia addirittura di gennaio. Nel frattempo ne è passata di acqua sotto i ponti; tra l'altro gli accordi sono stati modificati per renderli compatibili con "l'acquis comunitario", ed un accordo Rubik è stato anche firmato dall'Austria.

    Nei commenti dell'articolo sta peraltro scritto:
    « Quegli accordi sono stati rinegoziati in base a specifiche richieste della Commissione europea e il 17 aprile il Commissario europeo per la fiscalità e la lotta alla frode fiscale, Algirdas Semeta, ha confermato che gli accordi conclusi dalla Germania e dall'Inghilterra (e l'Austria) con la Svizzera sono "completamente conformi alla legislazione europea".
    [...] »

  3. #3
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    Predefinito Re: Perché un accordo fiscale con la Svizzera non conviene all’Italia

    I soldini degli italiani sono già emigrati altrove e tutte le banche e fiduciarie svizzere li stanno dirottando verso "corrispondenti" in luoghi meno giudiziariamente raggiungibili (Singapore, Hong Kong...) ma se avessero letto questo libercolo non avrebbero dato ulteriore fiducia agli svizzerotti.

    Autopsia del segreto bancario Svizzero de Regina Didone (Couverture souple) 

  4. #4
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    Predefinito Re: Perché un accordo fiscale con la Svizzera non conviene all’Italia

    Certo non conviene perchè,scusate il bisticcio di parole,conviene invece martellare di tasse artigiani,ristoratori,baristi,che la Svizzera la vedono si',ma quando vanno a farsi la gita domenicale sul lago di Lugano!!Monti sei veramente un......bla bla..omissis....
    Ahi serva Italia di dolore ostello,
    nave sanza nocchiero in gran tempesta
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  5. #5
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    Predefinito Re: Perché un accordo fiscale con la Svizzera non conviene all’Italia

    Entro un decennio si aprirà una seria discussione sull'utilità delle tasse e sul come oggi sono strutturate. E' un argomento un pò di là da venire ma per iniziare ad introdursi potrebbe essere utile questo libro che ha un approccio di stampo filosofico:

    La mano che prende e la mano che dà - Sloterdijk Peter - Libro - IBS - Cortina Raffaello - I fili

  6. #6
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    Predefinito Re: Perché un accordo fiscale con la Svizzera non conviene all’Italia

    Citazione Originariamente Scritto da kouros Visualizza Messaggio
    Certo non conviene perchè,scusate il bisticcio di parole,conviene invece martellare di tasse artigiani,ristoratori,baristi,che la Svizzera la vedono si',ma quando vanno a farsi la gita domenicale sul lago di Lugano!!Monti sei veramente un......bla bla..omissis....
    Dimentichi sempre le buste paga italiane, le più tasate e le più scarse d'Europa.

    Ma perchè i destri vedono solo il loro metroquadro?

    m
    "GUARIREMO ANCHE IL CANCRO!" (Silvio Berlusconi - 20 marzo 2010 Piazza del Popolo, Roma) repapelle:

  7. #7
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    Predefinito Re: Perché un accordo fiscale con la Svizzera non conviene all’Italia

    Citazione Originariamente Scritto da Max69 Visualizza Messaggio
    Dimentichi sempre le buste paga italiane, le più tasate e le più scarse d'Europa.

    Ma perchè i destri vedono solo il loro metroquadro?

    m
    Ma se fino al post precedente eri un fiero sostenitore delle tasse bellissime, ora non ti piacciono più?
    I vincenti hanno sempre una soluzione ad ogni problema, i no(n)euro hanno sempre una scusa.

  8. #8
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    Predefinito Re: Perché un accordo fiscale con la Svizzera non conviene all’Italia

    C'è un grosso problema che inquina il dibattito in questione, e riguarda i frotalieri italiani.
    Da quando la svizzera è finita nella lista nera, ha preso delle misure di rappresaglia, ed una delle più devastanti è stato il blocco parziale dei ristorni dei frontalieri, che ha privato molti comuni, specie qui in zona, di una notevole fonte di risorse economiche, spingendo i comuni a chiedere interventi a Roma per sostenere in non pochi casi la propria esistenza.
    Per ora la questione sembra sbloccata, ma il governo elvetico la tiene pronta come una spada di Damocle, ben sapendo che nell'attuale situazione di crisi, non possiamo privarci di tali fondi.

    I negoziati Roma-Berna ripartono dai frontalieri - Il Sole 24 ORE

    Accordo Italia-Svizzera Sbloccati i ristorni dei frontalieri - Cronaca - La Provincia di Como - Notizie di Como e Provincia
    .
    L'ultimo uomo ad essere entrato in Parlamento con intenzioni oneste.

    Non basta negare le idee degli altri per avere il diritto di dire "Io ho un'idea". (G. Guareschi)

  9. #9
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    Predefinito Re: Perché un accordo fiscale con la Svizzera non conviene all’Italia

    Citazione Originariamente Scritto da Max69 Visualizza Messaggio
    Dimentichi sempre le buste paga italiane, le più tasate e le più scarse d'Europa.

    Ma perchè i destri vedono solo il loro metroquadro?

    m
    Ma "amico" mio,non li ho citati perchè quelli son tassati alla fonte,quindi si presuppone non vi sia alcun controllo da attuare su di loro!!
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    non donna di provincia ma bordello!
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  10. #10
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    Predefinito Re: Perché un accordo fiscale con la Svizzera non conviene all’Italia

    Citazione Originariamente Scritto da kouros Visualizza Messaggio
    Ma "amico" mio,non li ho citati perchè quelli son tassati alla fonte,quindi si presuppone non vi sia alcun controllo da attuare su di loro!!
    infatti son oi veri tartsassati, gli altri non pagano mai un cazzo quindi le loro tasse sono bassissime altro hce le piu'alte déuropa

 

 
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