Da Togliatti a Benedetto XVI
Partigiano dell'infinito. Giovanni Lindo Ferretti e la resistenza alla modernità
Intervista a Luca Negri di Roberto Santoro
20 Giugno 2010
"Dalle pere a Pera", questo irriverente slogan vergato su un muro da un anonimo writer racchiude il percorso esistenziale di Giovanni Lindo Ferretti, cantautore colto e fascinoso che negli ultimi trent'anni è passato dal togliattismo a Papa Ratzinger, divenuto suo "maestro di vita". In realtà, Ferretti le pere non se l’è mai fatte né ha conosciuto il senatore Pera di persona ma è comunque transitato dalla sinistra movimentista a posizioni del tutto opposte e inconciliabili.
Nel paesello appenninico dov’è tornato a vivere, in casa della nonna che non c'è più, Ferretti oggi conserva gelosamente il ritratto della Madonna e la bandiera di Israele. Di questo artista provocatorio parliamo con Luca Negri, che con Vallecchi ha appena pubblicato Giovanni Lindo Ferretti. Partigiano dell'infinito. Anche Negri, romano, 38 anni, viene fuori dall'autonomia operaia ma vota a destra ormai da dieci anni. E' stato tra i fondatori del collettivo SparJurijLab e ha pubblicato i suoi racconti nell'antologia .noibimbiatomici curata da Aldo Nove.
Negri, perché ha deciso di raccontare la vita e le imprese di Giovanni Lindo Ferretti?
In realtà la mia non è una vera e propria biografia ma una disamina del suo pensiero. Volevo seguire l'evoluzione di Ferretti in un mondo che è cambiato velocemente. La vita, quindi, ma anche la politica, la militanza e poi la fine del comunismo, la fede e il ritorno alle nostre radici cristiane.
Che cos'è "un partigiano dell'infinito"?
E' un uomo che non riduce la realtà a un'ideologia e che ha saputo fare una critica delle peggiori distorsioni della modernità, non ultimo lo scientismo.
Negli anni Ottanta però i CCCP non si accorsero che il Comunismo stava per crollare
Forse non conscientemente ma lo subdoravano. Il loro "filosovietismo" è sempre stato dettato da un interesse antimoderno, da una critica della modernità, e in questo vedo una continuità fra il Ferretti punkettone delle origini e quello di oggi.
Da Togliatti a Benedetto XVI?
Il senso del sacro, attribuito una volta all'Unione Sovietica, trapassa prima nella ricerca simbolica condotta da Ferretti in altri luoghi e religioni, il buddismo, l'Islam esoterico, il viaggio in Mongolia, per poi tornare alle proprie origini, alle proprie radici, in una parola tornare a casa.
Qual è il rapporto di Ferretti con il Cattolicesimo?
Ferretti non è mai stato ateo ma ritengo che per lui sia stata decisiva l'elezione di Benedetto XVI. Il suo è un cattolicesimo "magico", fortemente legato alle tradizioni e alla dimensione della trascendenza.
I suoi ex compagna di strada ne sono rimasti traumatizzati
Basta farsi un giro sui blog e su Internet per capire come l'hanno presa a sinistra. Lo accusano di tradimento, di pensare ai soldi, di essere caduto nello Strapaese, di essere un clerico-fascista. Qualcuno scrive addirittura che è impazzito...
Il motivo di queste reazioni?
La sinistra soffre del complesso dell'orfano. Nel momento in cui qualcuno rimette in discussione le sue idee scatta l'accusa di tradimento... eppure sarebbe sufficiente andare a rileggersi una dichiarazione rilasciata da Ferretti al settimanale Famiglia Cristiana nel 1989, in cui parlava della importanza del Cristianesimo per la civiltà occidentale.
A sinistra si fa fatica a parlare di identità, se non per decretarne la fine, la scomposizione, la pluralità. Ferretti ragiona all'opposto
Basta ricordare l'identità emiliana e l'attenzione che i CCCP mettevano nel tema delle radici
In ogni caso parliamo di un artista che ha saputo destreggiarsi con ambizione e talento nel mercato culurale
Non sono totalmente d'accordo. Si critica l'opportunismo di Ferretti ma perché non proviamo a chiederci chi è che domina le classifiche di vendita dei libri italiani?
Un grande narratore italiano, Pier Vittorio Tondelli, vent'anni fa scriveva che Ferretti era una delle anime del "movimento". C'è qualche possibilità che "torni a casa" anche in questo senso?
La vedo difficile. Forse da parte sua c'è ancora un comune sentire per quanto riguarda questioni come quella ambientale, ma la sinistra, e il movimento, finché continueranno a rinchiudersi nella riserva dell'antiberlusconismo non hanno chance, né progettualità.
L'ultima uscita di Ferretti: voto Lega Nord. Un'altra provocazione
A lui provocare è sempre piaciuto. L'intervista al Resto del Carlino è trapelata senza che Ferretti lo volesse e in seguito ci sono state tutta una serie di precisazioni. Ma questo avvicinamento alla Lega ci sta tutto, penso al concetto di "piccola patria", al desiderio di smarcarsi dal Berlusconismo...
Perché Ferretti ha detto addio al Cavaliere?
Per la posizione troppo tiepida del premier verso Israele. E' vero, nell'89 i CCCP cantavano per l'Intifada, rispecchiando quegli automatismi della sinistra di oggi che tollera Hamas così come ieri benediceva Arafat... "Reduce" però ha segnato un cambiamento decisivo.
Cos'è accaduto?
Ferretti è partito in viaggio verso Israele. Ha visto con i suoi occhi cosa sta accadendo da quelle parti, come vivono i palestinesi in Israele. Il suo è stato un "bagno di realtà", lontano dagli slogan che purtroppo conosciamo bene.
Dal punk al recupero della canzone popolare con Teresa de Sio e Ambrogio Sparagna
Di questo recupero della canzone popolare ci sono delle tracce nella discografia dei CCCP, penso al loro ultimo album, Epica Etica Pathos, ai pezzi della tradizione popolare calabrese, al canto dei sanfedisti... Credo che Ferretti sia sincero anche in questo caso e comunque in linea con la sua svolta conservatrice.
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