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    Predefinito Re: Il vero sale della democrazia: il voto di scambio

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2012...saputa/380320/

    Campania, indagine su 38 assunti all’Astir “a loro insaputa”

    L’inchiesta della Procura di Napoli sulle assunzioni compiute dalla spa pubblica che si occupa di bonifiche due giorni prima delle elezioni regionali del 2010. Contratti biennali, rescissi in anticipo dalla giunta Caldoro. Dai verbali storie di colloqui mai avvenuti. Indagato ex assessore della giunta Bassolino


    di Vincenzo Iurillo | 12 ottobre 2012


    Assunti a loro insaputa. Senza aver sostenuto un colloquio. Senza ricordare di aver presentato domanda. Un paio di indagati hanno farfugliato risposte di questo tenore alle domande degli inquirenti. Il posto di lavoro come la vincita di una lotteria senza nemmeno procurarsi il biglietto. Inverosimile? E’ agli atti di un’inchiesta sulle assunzioni a chiamata diretta in un carrozzone nato con la giunta di Antonio Bassolino, l’Astir spa, società a capitale interamente pubblico della Regione Campania che si occupa di bonifiche ambientali. La segue il pm di Napoli Giancarlo Novelli, il magistrato che sta facendo le pulci alle spese senza rendiconto del consiglio regionale della Campania.

    Le indagini si focalizzano su 38 contratti a tempo determinato biennale (la giunta Caldoro li interromperà nel luglio 2011, con un anno di anticipo). Contratti deliberati violando il patto di stabilità della Regione e avviati due giorni prima delle elezioni del 2010. Circostanza che non appare una coincidenza, se associata al fatto che l’assessore regionale che coprì politicamente l’operazione, Corrado Gabriele, è risultato tra i primi eletti in consiglio nel Pd, partito in cui era appena confluito dopo una decennale militanza in Rifondazione Comunista. Non sono formalizzate accuse di voto di scambio, ma Gabriele è indagato per abuso d’ufficio insieme ai beneficiari delle assunzioni e all’ex amministratore unico della spa, Domenico Semplice, per cinque anni sindaco Ds di Caivano (Napoli), per una vicenda che è uno spaccato illuminante di come si dispensano posti di lavoro nelle aziende controllate dalla politica e foraggiate coi soldi nostri.

    Appunto. Come si arrivava a lavorare per l’Astir? Concorso? Procedura ad evidenza pubblica? Nulla di tutto questo, secondo le indagini della Procura che ha contestato un reato grave, la violazione del principio costituzionale di imparzialità e trasparenza dell’attività della Pubblica amministrazione. Indovinare il momento in cui l’Astir aveva bisogno di personale era un segreto accessibile – pare – solo agli smanettoni del computer o a qualche fortunato di cui parleremo in seguito. Convocati nel settembre 2011 davanti a un ufficiale dei carabinieri per spiegare in che modo avevano appreso che l’azienda pubblica assumeva, gli assunti dell’infornata pre-elettorale hanno detto quasi tutti la stessa cosa: avrebbero letto un annuncio sul sito Internet dell’Astir (cosa ben diversa da un bando pubblico) e inviato un curriculum. Poi hanno ricevuto il telegramma di convocazione, hanno fatto un corso di formazione in un palazzone del quartiere di Poggioreale, e alla fine si sono infilati una tuta blu e sono andati in giro per cantieri e strade statali per effettuare lavori di ripulitura e di bonifica. Qualcuno ha fatto un colloquio, qualcun altro no. Sono persone dalle storie più disparate: operai edili, cuochi, idraulici, un geometra che ha appena chiuso lo studio “perché le cose non andavano bene”, bidelli, segretari di scuole private in difficoltà. Quasi tutti senza competenze specifiche nel settore ambientale, ma che hanno bisogno di uno stipendio e si industriano per ottenere un posto qualsiasi per arrivare a fine mese. Uno di loro dice di aver saputo che l’Astir cercava personale perché glielo avevano detto alcuni dipendenti che si erano fermati a bere un caffè al bar che frequentava. Un altro ha sul groppone una condanna di quattro mesi: faceva parte di una lista di disoccupati organizzati che per protesta aveva occupato gli uffici dell’assessore Gabriele, titolare della delega al Lavoro. Viene assunto anche lui nonostante l’Astir richiedesse tra la documentazione necessaria il certificato penale e dei carichi pendenti.

    La musica cambia negli interrogatori dell’ottobre successivo. Per i quali si fanno vivi i pm titolari di alcune inchieste parallele confluite poi nel fascicolo di Novelli. Viene sentito il figlio di un ex consigliere provinciale. Dice di non ricordarsi in che modo ha saputo che l’Astir assumeva. Ha dimenticato di aver sottoscritto la scheda-colloquio, rinvenuta dagli inquirenti in una precedente perquisizione degli uffici della società, che dovrebbe essere l’unica traccia di una presunta ‘selezione’. In sostanza l’uomo non sa spiegare il percorso tramite il quale si è ritrovato a lavorare con una busta paga di circa 1500 euro al mese. Una canzone simile a quella cantata dal cugino di un importante sindacalista. Tutto il contrario dell’intraprendenza rivelata a verbale da una signora abbastanza famosa negli ambienti politici napoletani per avere sconfitto in una tornata elettorale interna al Pd Bassolino in persona.

    La signora dice subito di essere una militante democratica e di aver chiesto in giro ad amici e compagni di partito di segnalarle opportunità di impiego. Quando ha saputo che l’Astir stava avviando procedure di stabilizzazione degli ex lsu, si è fatta avanti: “In questi casi c’è bisogno anche di personale amministrativo, ho pensato”. Ma mette le mani avanti, giura che nessuno l’ha raccomandata, e che anzi Semplice, pur conoscendola da anni e presenziando al colloquio, l’aveva invitata a cercare un posto altrove. In ogni caso, viene assunta anche lei. Per modo di dire, perché i contratti dovevano durare due anni e invece verranno interrotti a metà per iniziativa del Governatore Caldoro, preoccupato per lo sforamento dei conti, stroncando sul nascere le speranze dei 38 dipendenti che speravano di entrare nel circuito dei rinnovi che è il preludio della stabilizzazione a tempo indeterminato.

    Era accaduto in passato e poteva accadere in futuro. La delibera di Caldoro fu accompagnata da numerose polemiche e spaccò il Pd tra favorevoli e contrari. Il capogruppo Peppe Russo, schierato coi primi, ha denunciato di aver ricevuto minacce. E’ stato sentito come testimone nell’ambito dell’inchiesta di Novelli. Nel fascicolo c’è una sua intervista a Il Mattino in cui reputa giusti i tagli. C’è pure un comunicato del maggio 2010 di un assessore regionale del nuovo corso, Marcello Taglialatela. L’esponente del Pdl parla espressamente di “clientele”: “Tali assunzioni, perfezionate nei giorni immediatamente successivi alle elezioni regionali alle quali concorreva lo stesso assessore Gabriele, ma il cui iter era stato certamente avviato in data antecedente alla tornata elettorale, appaiono potenzialmente ispirate dalla volontà dello stesso assessore di conseguire un vantaggio in termini elettorali”. Gabriele lo ha querelato. Ma sotto inchiesta è finito lui
    Ultima modifica di Avanguardia; 12-10-12 alle 13:43

  2. #12
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    Predefinito Re: Il vero sale della democrazia: il voto di scambio

    Regioni, un dipendente su tre è di troppo - Corriere.it
    LA LOTTA AGLI SPRECHI

    Regioni, un dipendente su tre è di troppo

    Ci sarebbero 24 mila esuberi di personale. Lombardia esclusa


    ROMA - Inefficienze, sprechi, clientelismo. C'è un po' di tutto in questa cifra incredibile: 24.396. Secondo l'ufficio studi della Confartigianato questo numero rappresenta l'eccesso di personale delle nostre Regioni. Ma ciò che fa davvero impressione ancor più del numero in sé è il rapporto fra i dipendenti inutili e quelli utili. Su tre persone impiegate nelle amministrazioni regionali ce n'è una di troppo. Anziché le attuali 78.679, ne sarebbero quindi sufficienti 54.283. Con un risparmio enorme: due miliardi, 468 milioni e 300 mila euro l'anno. Cifra che equivale al 28 per cento dell'addizionare regionale dell'Irpef. Tagliando il personale in eccesso nelle Regioni, insomma, ogni cittadino italiano potrebbe risparmiare 41 euro l'anno di tasse, ma con differenze enormi: dagli 8 euro del Veneto agli 82 della Basilicata, fino ai 705 (settecentocinque) della Valle D'Aosta.
    Come hanno fatto questo conto? Le Regioni sono state per prima cosa suddivise in raggruppamenti omogenei per dimensione e categoria. All'interno dei quali si sono poi individuati i relativi benchmark: la Sardegna per le Regioni a statuto speciale grandi, la provincia di Bolzano per quelle piccole, la Lombardia per le Regioni ordinarie grandi e la Liguria per quelle piccole. Il calcolo è venuto di conseguenza: con risultati in qualche caso sorprendente. Il Molise, per esempio. Secondo la Confartigianato per assimilarsi al modello più virtuoso delle piccole Regioni ordinarie dovrebbe perdere oltre i tre quarti del personale attualmente in servizio: 680 dipendenti su 902.


    E poi la Campania, dove ben 4.746 impiegati su 7.501 risultano di troppo. Ma lo studio non risparmia neppure alcuni degli enti considerati più virtuosi, come l'Emilia Romagna, la Toscana e il Veneto, che potrebbero fare a meno rispettivamente del 31,9, del 34,4 e del 20,7 per cento del personale. In queste sole tre Regioni, seguendo il criterio adottato dall'ufficio studi dell'organizzazione degli artigiani, ci sarebbero circa 2.500 esuberi. Per non parlare di situazioni come quella dell'Umbria, dove risulterebbe in eccesso addirittura il 54,8 per cento del personale: dieci punti più rispetto alla Calabria.
    E la Sicilia, nella quale il numero astronomico dei dipendenti è sempre stato assunto a paradigma dello spreco? Per la Confartigianato ha il 35,4 per cento di esuberi teorici: 6.780 persone. Lo studio ricorda che la Regione siciliana spende per retribuire il proprio personale una cifra di poco inferiore all'esborso di tutte le quindici Regioni a statuto ordinario. Si tratta (dati 2011) di un miliardo 853 milioni contro 2 miliardi 92 milioni. Una cifra enorme, pur considerando che è comprensiva della spesa per le pensioni degli ex dipendenti, in questo caso a carico dell'amministrazione regionale.


    E non c'è dubbio che il caso siciliano indichi come il problema sia particolarmente grave al Sud. Non a caso la stessa Corte dei conti, in un recentissimo rapporto, cita come significativa anche la situazione della Campania " che fa registrare, nel 2008 una consistenza più che doppia rispetto alla Regione Lombardia, dato che persiste nel 2010 nonostante la riscontrata flessione del 7,73 per cento". Lo studio della Confartigianato rimarca che la Regione Campania, con il 59 per cento degli abitanti della Lombardia, ha il 126 per cento dei suoi dipendenti. Ma la Corte dei conti sottolinea anche gli esempi "rappresentati dalle altre Regioni del Sud (Puglia, Calabria, Basilicata), le quali presentano una consistenza di personale sproporzionata alla dimensioni territoriali e alla popolazione in età lavorativa degli stessi enti".
    C'è poi la questione dei dirigenti, che in alcune Regioni sono decisamente più numerosi. E qui non parliamo soltanto del Sud. In Valle D'Aosta ce ne sono 143. Mentre le Province autonome di Bolzano e Trento ne hanno rispettivamente 403 e 256, contro i 251 della Lombardia. Vero è che in questa Regione il numero dei dipendenti è tale da dare luogo a un rapporto fra dirigenti e non dirigenti particolarmente elevato. In Lombardia c'è un ufficiale ogni 12,2 soldati semplici. Ma è pur vero che ci sono Regioni dove questo rapporto è ancora più basso: in Molise c'è un dirigente ogni 10,7 impiegati. E lo studio non dispone del dato siciliano, che per memoria risulta ancora più piccolo, dato che i dirigenti sono circa 2.000 a fronte di un numero di "non dirigenti" che nel 2011 si aggirava intorno ai 17 mila.
    Con queste differenze è chiaro che il costo procapite sia fortemente squilibrato. Nel Molise si tocca il massimo per le Regioni ordinarie, con 178 euro per far fronte alle retribuzioni del personale regionale a carico di ogni cittadino, contro una media di 45 euro e un minimo, riscontrato sempre in Lombardia, di 23 euro. In Sicilia gli stipendi dei dipendenti regionali per 346 euro su ciascun abitante dell'isola: più del doppio rispetto ai 162 euro della Sardegna.


    Un discorso simile, spiega l'ufficio studio della Confartigianato, si potrebbe fare anche con le burocrazie comunali. Per cui ci sono, eccome, disparità territoriali non trascurabili. Anche se il risparmio che si potrebbe ottenere dagli oltre 8 mila Comuni è decisamente inferiore a quello calcolato per le Regioni: un miliardo 451 milioni contro quasi due miliardi e mezzo.


    Sergio Rizzo23 ottobre 2012 | 100
    Ultima modifica di Avanguardia; 23-10-12 alle 11:36

  3. #13
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    Predefinito Re: Il vero sale della democrazia: il voto di scambio

    http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/...0-euro/209448/
    Elezioni Sicilia, Belcastro accusa: “Voti pagati 300 euro”
    http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/...0-euro/209448/

    L’avvocato dei boss della ‘ndrangheta lancia in Parlamento l’accusa di voti comprati alle elezioni regionali siciliane di domenica scorsa. E pur non indicando casi specifici, suscita la riposta stizzita dell’Udc, partito uscito vincitore dalle urne in quanto sostenitore del candidato Pd – e icona dell’antimafia – Rosario Crocetta. “Mi si dice che anche nelle ultime elezioni siciliane c’è stata una compravendita di voti. Un voto è stato pagato addirittura 300 euro“, afferema nel suo intervento in aula il deputato di Noi Sud, Elio Belcastro, durante l’approvazione del Ddl anticorruzione. “I prezzi sono fortemente lievitati”, aggiunge il parlamentare calabrese, il cui studio legale assiste i principali boss della ‘ndrangheta della Piana di Gioia Tauro: i Piromalli, i Molè, i Bellocco, i Pesce, i Crea. “In Calabria alle scorse elezioni al massimo si era arrivati a 70 euro per un voto“. La rivelazione del parlamentare è contestata da Roberto Rao, deputato dell’Udc, che controbatte: “Se il mio collega o altri fossero davvero a conoscenza di fatti gravissimi come questi, dovrebbero recarsi alla Procura della Repubblica e raccontare tutto quello che sanno. Altrimenti” – prosegue – ” il loro comportamento omissivo e omertoso e le loro insinuazioni striscianti non faranno altro che generare una sensazione di complicità di questo Parlamento con comportamenti gravissimi e deliquenziali come è la compravendita dei voti”. La controreplica di Belcastro non si fa attendere e definisce “intimidazione” l’intervento di Rao. “Sono un uomo libero che denuncia dei fatti gravi” – si difende l’onorevole – “e non credo che Rao voglia tapparmi la bocca. Di ciò che sono a conoscenza sarei anche pronto a riferire”. E continua polemicamente: “Mi sarei aspettato non una denuncia contro chi denuncia, ma una richiesta di approfondimenti ulteriori, uno stimolare le Procure”. Lapidaria la dichiarazione conclusiva del Vicepresidente della Camera, Rocco Buttiglione, che così commenta: “Il deputato Belcastro denuncia politicamente in quest’Aula gli episodi di malcostume, assumendosi la piena responsabilità politica di quello che dice. Ma il cittadino che ha notizie di reato ha il dovere morale di portarle a conoscenza della magistratura”

    31 ottobre 2012
    Ultima modifica di Avanguardia; 01-11-12 alle 10:28

  4. #14
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    Predefinito Re: Il vero sale della democrazia: il voto di scambio

    Il vizio della raccomandazione che non ci fa indignare più - Corriere.it
    Il vizio della raccomandazione
    che non ci fa indignare più

    La «spintarella» provoca disuguaglianza
    Un malcostume che inizia con la nascita














    La causa maggiore della raccomandazione, in Italia, è proprio quella che ha messo in risalto il direttore generale dell'Aler: funziona. Nella pratica, non c'è un giudizio diffuso che sia di sincera condanna. Anzi, a molti sembra un sistema di vita che ha una sua efficienza.

    In un libro di qualche anno fa, intitolato La raccomandazione , l'antropologa americana Dorothy Louise Zinn diceva che il sistema comincia dalla nascita. Quando un italiano è pronto per venire al mondo, le probabilità che sua madre, appena arrivata in ospedale, abbia chiesto, tramite vari gradi di conoscenza, una stanza singola per starsene in pace, sono molto alte; ed esercita tramite terzi pressioni sulle infermiere, esprimendo la volontà di avere il proprio figlio tra le braccia, qualche minuto in più del consentito. Cioè, nella sostanza: qualche minuto in più degli altri.

    Il sistema si alimenta fino alla fine dell'esistenza. Subito dopo, i congiunti si muovono tra conoscenze varie per ottenere un funerale migliore e una posizione favorevole al cimitero. In mezzo ai due punti estremi, ci sono le scuole, i concorsi, il lavoro; ci sono i posti al teatro, le file da saltare, i passaporti, i posti auto, un tavolo in giardino al ristorante, il pesce più fresco in pescheria, e via con un elenco lunghissimo di eventi minuscoli o sostanziosi nei quali la differenza la fa il tuo pacchetto di conoscenze, il minor grado possibile di separazione dal potente di turno.

    La vita di un italiano, a prescindere dalle grandi corruzioni che sono in atto da tempo e che in queste settimane esplodono alla vista di tutti, è legata alla raccomandazione come a uno statuto naturale. Le tangenti, le minacce, le pressioni, gli imbrogli e le corruzioni sono conseguenza (quasi) naturale di un sistema di vita basato sul concetto di disuguaglianza. Perché in fondo la raccomandazione non serve ad altro che a creare una differenza tra me e tutti gli altri. Io voglio ottenere tramite una rete di amicizie cose, posizioni e rendite migliori; agli altri, lascio il resto. Non voglio accettare le regole condivise con la mia comunità: voglio qualcosa in più. Cioè: voglio vivere meglio degli altri.

    Una comunità dovrebbe basarsi sul concetto contrario. Cercare cioè di ottenere il meglio per tutti. La raccomandazione invece distribuisce disparità, e come conseguenza crea sfiducia nella neutralità. Se vado al ristorante, in fondo ho paura che mi rifilino cibo meno buono, perché non mi conoscono. E il cibo buono lo riservino per coloro che hanno ottenuto la raccomandazione. Ma non mi rendo conto che tale pratica l'ho messa in moto io tutte le altre volte. La vita italiana, nella sostanza, è modellata sull'ossessione che si ha in provincia: lì, non conta cosa vuoi fare, ma quante persone conosci.
    Ora, non tutti gli italiani che praticano la raccomandazione quotidiana sono abili a farne una pratica di corruzione ad alto livello. Però è come se qui la vita fosse un continuo allenamento, una lunghissima preparazione atletica, minuziosa e quotidiana, al malcostume, alla disuguaglianza dei diritti, alla propensione al privilegio. E quindi, chiunque abbia il talento di approfittarne, arriva con il massimo della preparazione.

    Il problema, però, non è se ogni italiano sia propenso a diventare il protagonista delle ruberie della scena italiana. No: quello che riguarda tutti noi, è se abbiamo la forza di riconoscere, indignarci e reagire, quando qualcuno procede per vie traverse - noi che siamo abituati fin dalla nascita a vivere in un mondo così. E ci sembra anche che, un mondo così, bene o male, abbia funzionato.


    Francesco Piccolo2 novembre 2012 | 8:10© RIPRODUZIONE RISERVATA
    Ultima modifica di Avanguardia; 02-11-12 alle 09:33

  5. #15
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    Predefinito Re: Il vero sale della democrazia: il voto di scambio

    La demoKrazia sembra tirare fuori il lato peggiore di un popolo .
    Il Silenzio per sua natura è perfetto , ogni discorso, per sua natura , è perfettibile .

  6. #16
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    Predefinito Re: Il vero sale della democrazia: il voto di scambio

    Citazione Originariamente Scritto da Freezer Visualizza Messaggio
    La demoKrazia sembra tirare fuori il lato peggiore di un popolo .
    Sicuramente.

  7. #17
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    Predefinito Re: Il vero sale della democrazia: il voto di scambio

    FASCISMO MESSIANICO E DISTRUTTORE. PER UN MONDIALISMO FASCISTA.

    "NELLA MIA TOMBA NON OCCORRE SCRIVERE ALCUN NOME! SE DOVRO' MORIRE, LO FARO' NEL DESERTO, IN MEZZO ALLE BATTAGLIE." Ken il Guerriero, cap. 27. fumetto.

  8. #18
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    Predefinito Re: Il vero sale della democrazia: il voto di scambio

    Il popolino da sé non sa governarsi come giustamente dimostra la realtà, la sua libertà significa solo la legge del più forte e chi opera dietro le quinte lo sa.
    Ultima modifica di Freezer; 05-06-13 alle 20:26
    Il Silenzio per sua natura è perfetto , ogni discorso, per sua natura , è perfettibile .

  9. #19
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    Predefinito Re: Il vero sale della democrazia: il voto di scambio

    Cagliari, blitz della Finanza in Provincia Si indaga su assunzioni e stanziamenti - Cronache dalla Sardegna - L'Unione Sarda
    Blitz della Guardia di Finanza negli uffici dell'assessorato ai Lavori pubblici in Provincia. Le Fiamme gialle hanno acquisito documenti e atti sulla Proservice, controllata dell'amministrazione dal 2006.
    Le indagini sarebbero scattate dopo la relazione della Corte dei Conti sul comportamento della Provincia nei confronti delle "partecipate" tra il 2007 e il 2011.
    Poche indiscrezioni filtrate: gli uomini delle fiamme gialle coordinati dal colonnello Nicola De Benedictis, avrebbero portato via documenti e atti per far chiarezza sull'attività di controllo, sugli stanziamenti e sulle assunzioni fatte dalla Provincia nelle società controllate. Ancora riserbo su quale ipotesi di reato stiano lavorando gli inquirenti e se ci siano persone iscritte nel registro degli indagati. Quel che è certo, sotto la lente della Procura c'è il faldone relativo alla Proservice.
    Punti interrogativi in particolare sui ricavi, come già nel 2012 aveva fatto notare la Corte dei Conti: senza i contributi regionali per l'impiego dei lavoratori socialmente utili, "il bilancio della società avrebbe chiuso in perdita". Ci sono dati in peggioramento nel corso degli anni: crediti verso dipendenti, debiti in aumento, disponibilità liquide in diminuzione. Eppure l'organico della Proservice è passato da 38 dipendenti nel 2005 a 187 nel 2010: i costi sono cresciuti dai 798 mila euro del 2005 ai 4 milioni e mezzo del 2010. Sono stati assorbiti anche i dipendenti di una ditta privata (25 persone) e balzano agli occhi i professionisti a convenzione: un ingegnere, un geometra, un geologo, un consulente di gestione aziendale e un ex dipendente. Per questo, sempre secondo la magistratura contabile, "circostanziati gravi fatti si può fondatamente presumere che siano stati arrecati consistenti danni al patrimonio sociale". Ora la questione è nelle mani della Procura.
    Dettagli nell'articolo di Matteo Vercelli a pag 18 sull'Unione Sarda oggi in edicola.
    Giovedì 27 giugno 2013 07:18
    Ultima modifica di Avanguardia; 27-06-13 alle 19:22
    FASCISMO MESSIANICO E DISTRUTTORE. PER UN MONDIALISMO FASCISTA.

    "NELLA MIA TOMBA NON OCCORRE SCRIVERE ALCUN NOME! SE DOVRO' MORIRE, LO FARO' NEL DESERTO, IN MEZZO ALLE BATTAGLIE." Ken il Guerriero, cap. 27. fumetto.

  10. #20
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    Predefinito Re: Il vero sale della democrazia: il voto di scambio

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2013...icilia/654408/
    Buoni benzina, soldi e posti di lavoro: “Così si comprano i voti in Sicilia”

    Dall'inchiesta sulle intimidazioni all'ex senatore Pd Papania emergono i particolari delle amministrative 2012 ad Alcamo. La procura di Trapani ha chiuso le indagini per 4 persone, all'epoca vicine al politico escluso dalle liste. In corso anche un'altra inchiesta sui posti di lavoro all'Aimeri Ambiente, la società vicina a Dell'Utri


    di Giuseppe Pipitone | 13 luglio 2013

    Voti comprati in cambio di denaro e generi alimentari, sezioni e schede elettorali segnate, promesse di lavoro fatte e poi quasi mai mantenute. È cosi che si fa politica in Sicilia? A leggere gli atti dell’inchiesta della procura di Trapani, sembra proprio di si. Siamo ad Alcamo, centro di 50 mila abitanti in provincia di Trapani, dove appena dodici mesi fa si è tornato alle urne per eleggere il sindaco. Un turno elettorale all’ultimo sangue, dato che dopo vent’anni di strapotere locale il centro sinistra (che amministra la cittadina siciliana dal 1993, mentre nel resto dell’isola ha spopolato per anni il centro destra) sembrava ormai ridotto in crisi. Il deus della politica locale, ad Alcamo, si chiama Antonino Papania, ed è un senatore del Partito Democratico. O meglio era, perché alle ultime politiche il suo nome, già inserito al numero 2 della lista per il Senato, è stato cancellato dal comitato dei garanti del Pd, che aveva di fatto raccolto l’appello di Franca Rame contro i cosiddetti “impresentabili”.
    Ed è proprio da una disavventura capitata all’ex senatore che prendono spunto le indagini della procura guidata da Marcello Viola. Nel febbraio del 2012, infatti, era esplosa una bomba carta proprio all’entrata della segreteria di Papania. Le indagini di polizia e carabinieri portarono poi all’arresto di tre pregiudicati, Antonino Mistretta, Enzo Amato e Francesco Domingo, individuati come gli autori dell’intimidazione. Nell’inchiesta della procura di Trapani c’è però, oltre all’episodio della bomba, anche molto altro. E le oltre cinquemila pagine di cui sono composti i faldoni dell’inchiesta offrono un quadro desolante della vita politica locale. Durante le indagini gli inquirenti intercettano infatti anche alcuni personaggi che si muovono intorno all’entourage di Papania. E documentano in quale clima si svolgono le amministrative dello maggio 2012.
    Dopo l’intimidazione subita, deponendo davanti agli inquirenti, “Papania ricollegava all’azione di sconosciuti facinorosi appartenenti all’opposta fazione politica e giammai alle dinamiche riconducibili alla logica del voto di scambio che la sua stessa base elettorale – come poi le indagini riveleranno – vera e propria patologia della competizione elettorale che invelenisce il clima e ne altera la democrazia” è quello che scrive il sostituto procuratore Rosanna Penna nella richiesta di custodia cautelare. A narrare (a loro insaputa) agli investigatori i metodi di raccolta delle preferenze sono quattro soggetti, Leonardo e Giuseppe De Blasi, Leonardo Vicari e Giovanni Renda, tutti indagati per tentata estorsione, intercettati proprio durante la campagna elettorale. I quattro si adoperano per raccogliere voti in favore di Sebastiano Bonventre, il candidato sostenuto dall’ex senatore del Pd. “Papania – scrive sempre il pm – era tutt’altro che estraneo alla competizione avendone preso parte attiva nel sostenere l’elezione del candidato sindaco Sebastiano Bonventre e, soprattutto, avvalendosi durante la campagna elettorale di soggetti i cui metodi nella raccolta delle adesioni di voto presso la base elettorale, stando sempre al tenore delle conversazioni registrate, si sono rivelati essere improntati proprio alla alterazione delle regole del gioco, atteso che gli stessi in ambientale parlavano di somme di denaro consegnate o da consegnare ad elettori non meglio individuati e a numerose promesse di assunzione, asseritamente fatte dal senatore Papania e dai candidati alla carica di consigliere comunale della lista Bonventre”.
    Ma quanto costa oggi un voto in Sicilia? “Ogni voto che prende, come dici tu, ci sono 50 euro. Quanti ne ha quello quattro, cinque, e gli dici: dopo le elezioni sono 250 euro” ragionano i quattro indagati mentre la loro voce rimane impressa nelle bobine dei carabinieri. “Questi quaranta voti chi li ha portati? Noi scritti qua li abbiamo: Nino Papania, Nino Papania, Nino Papania, controlla le schede, controlla le sezioni” è invece il metodo standard di controllo del voto. Poi ci sono i buoni benzina. “Ci ha dato solo buoni benzina – continuano – cinquanta euro di benzina, accomodate con questo”. Quindi il posto al sole: il lavoro. In cambio dell’operato durante la campagna elettorale, il senatore avrebbe promesso assunzioni di massa all’Aimeri Ambiente, la società di smaltimento rifiuti che opera nella zona e che fa capi ai fratelli Pizzimbone, molto vicini ad un altro ex senatore, il pidiellino Marcello Dell’Utri, condannato in appello a sette anni per concorso esterno a Cosa Nostra. Il posto di lavoro all’Aimeri è il vero chiodo fisso per i “raccoglitori di voti” di Papania. Prima però ci sono da vincere le elezioni. “Campagna elettorale: se non vince Bonventre siamo morti” è il testo di un sms che l’esponente del Pd manda a Giuseppe De Blasi. “Si spaventa per quel nuddu (nessuno, persona senza valore) Nino Papania, Io ci vado a sparare. Lo sappiamo quello che dobbiamo fare, fuoco gli dobbiamo dare” si lascia andare in un’altra occasione Vicari. Il “nuddu” in questione è Niclo Solina, candidato sindaco di una lista civica, Abc, che avrebbe sfidato alballottaggio il candidato di Papania. “Siamo sotto di 30 – 40 voti” avrebbe detto l’ex senatore ai tre indagati, un paio di giorni prima del secondo turno. Ironia della sorte, il suo candidato vincerà poi le elezioni per appena 37 voti. “Noi il nostro dovere l’abbiamo fatto” commentano i quattro, che però rimarranno poi delusi dalla mancata realizzazione della promessa di un posto di lavoro all’Aimeri Ambiente. Per questo motivo finiranno indagati per estorsione.
    L’indagine della procura di Trapani è ormai formalmente chiusa. Papania è considerato parte lesa, dato che oltre all’intimidazione del febbraio 2012, avrebbe poi ricevuto le intimidazioni dei suoi “raccoglitori di voti” delusi. “Papania rovinato è, Papania per fare eleggere Bonventre chissà che cosa ha combinato” è il commento degli indagati alcune settimane dopo le elezioni. L’inchiesta sulle intimidazioni però, affianca anche altri filoni d’indagine attualmente in corso. Uno in particolare riguarda proprio l’Aimeri Ambiente e la gestione delle assunzioni per scopi politici. Già nell’inchiesta condotta dalla dottoressa Penna era emerso come nella società di smaltimento rifiuti fosse stato assunto il figlio di Filippo Di Maria, considerato il factotum dell’ex senatore, e poi condannato a undici anni per associazione mafiosa ed estorsione. Già in passato era emerso come Di Maria si fosse adoperato in favore di Ferdinando Latteri, candidato sostenuto da Papania alle primarie del centro sinistra per scegliere il candidato alla presidenza della regione alle elezioni del 2006. Mentre raggranellava voti per lo sfidante di Rita Borsellino, sostenuto da Papania, Di Maria era di fatto alle dirette dipendenze della cosca mafiosa di Alcamo.
    @pipitone87

    Ultima modifica di Avanguardia; 13-07-13 alle 09:43
    FASCISMO MESSIANICO E DISTRUTTORE. PER UN MONDIALISMO FASCISTA.

    "NELLA MIA TOMBA NON OCCORRE SCRIVERE ALCUN NOME! SE DOVRO' MORIRE, LO FARO' NEL DESERTO, IN MEZZO ALLE BATTAGLIE." Ken il Guerriero, cap. 27. fumetto.

 

 
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