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  1. #1
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    Predefinito Apartheid: Forma di Governo dello Sviluppo Separato

    Visto l'interesse che suscita la tematica sudafricana su DR, propongo un contributo interessante in merito alla presenza bianca in Africa Australe.

    (Nella foto: Pretoria 1991 scontri tra militanti del AWB e polizia da poco passata sotto il controllo del capitale transnazionale)






    1)

    A partire dal secondo dopoguerra il Sudafrica iniziò a detenere un peso sempre maggiore all’interno dei disegni egemonici delle plutocrazie, venendo ad assumere un ruolo geo-strategico cruciale per l'affermazione del nuovo ordine globalizzato.

    Le ragioni di tale importanza furono sostanzialmente due. Innanzitutto, l’impatto simbolico sull'opinione pubblica della fine dell’apartheid, in quanto agli occhi del mondo il governo nazionalista di Pretoria rappresentava un vulnus intollerabile: il permanere di uno stato caratterizzato da una rigida applicazione dei principi della differenziazione verticale (detto apartheid) costituiva a livello iconico/simbolico nell’immaginario collettivo una negazione circa l’irriversibilità del processo di mondializzazione.

    In secondo luogo il governo nazionalista amministrava un paese ricchissimo di materie prime se si pensa che il Sudafrica disponeva di grandissimi giacimenti d’oro e di diamante, essendo inoltre il maggior produttore mondiale di andalusite, cromo, vanedio e platino, il secondo nella produzione di manganese e il terzo in quella di diamanti, nonché uno dei maggiori produttori mondiali di carbone, ferro, uranio.

    A tal fine convergevano non solo gli interessi dei grandi imprenditori americani ed europei che avevano investito in numerosi settori dell’economia sudafricana ma anche il grande capitale sudafricano, il quale fin a partire dal 1950 aveva iniziato a percepire la diminuita funzionalità del sistema politico dell’apartheid rispetto alle logiche dell’accumulo capitalista, finendo col percepirlo come una sorta di ostacolo verso un’ulteriore espansione dei profitti. In particolare, per i grandi imprenditori locali legati a filo doppio al capitalismo internazionale (tra cui spiccava la figura di Harry Oppenheimer, presidente della De Beer e della Anglo American) lo scardinamento del regime nazionalista, avrebbe permesso di ottenere la totale mobilità della forza lavoro nera, eliminando contestualmente ogni minaccia di embargo internazionale, con la conseguente espulsione dai mercati africani e mondiali. Le dichiarazioni del magnate Herry Oppenheimer, strenuo difensore e sostenitore dell’opposizione antinazionalista, sono assai emblematiche: “l’attuale condanna del sistema sudafricano da parte del governo degli Stati Uniti è del tutto giustificata….. chi voglia dedicarsi con successo agli affari deve poter lavorare in un’atmosfera pacifica e il solo modo per averla è di rimettere ai neri di svolgere funzioni migliori e di sentirsi parte del sistema economico”.

    Fu così che intorno alla metà degli anni settanta l’offensiva mondialista iniziò a manifestarsi in senso disgregatore contro le istituzioni dello Sviluppo Separato. Inizialmente i governi corrotti delle grandi potenze adottarono una politica d’isolamento politico/diplomatico ai danni del Sudafrica, aumentando di pari passo le pressioni per indurre il crollo dell'intero sistema. A tal fine il governo venne ripetutamente minacciato di sanzioni economiche proprio nei momenti più critici per l’economia, proprio in virtù della natura fortemente esportativa dell'intero sistema sudafricano, soprattutto per i settori delle banche, delle industrie elettroniche e del comparto automobilistico. Successivamente, i governi delle grandi potenze decretarono l’embargo circa la totale vendita d’armi da e per il Sudafrica.

    Ma questo era solo l’inizio, perchè a livello di opinione pubblica venne scatenata una delle più spregevoli campagne di colpevolizzazione collettiva mai ricordate nella storia. Non a caso, vent’anni dopo, un’esperta di problemi sudafricani come l’israeliana Tania Reinhart docente all’università olandese di Utrecht avrebbe affermato: “ nel 1993 il mondo ha festeggiato la fine dell’Aparteheid in Sudafrica. Questo risultato è stato raggiunto grazie a un fortissimo boicottaggio culturale e a un isolamento sociale senza precedenti”.

    L’offensiva raggiunse il culmine quando si passò ad erodere il consenso del governo nazionalista. A tal fine venne sostenuta e finanziata la stampa antinazionalista, nonché venne supportata la nascita di numerosi centri culturali e associazioni antisegregazioniste come il Sair, che ben presto divenne un influentissimo centro di studi di natura storica e politica. Il capitale multinazionale si mosse anche per sostenere le fortune delle forze politiche tradizionali d’opposizione prevalentemente di natura anglofona, come il multiculturale “Congress of democrats”, o il Progressive Federal Parthy, ed altre associazioni politiche analoghe.

    In secondo luogo la mano del grande capitale s’intravide dietro le prime rivolte popolari e dietro la nascita dell’opposizone nera. In primo luogo la crescita dell’ANC fu sostenuta sottobanco con generosi aiuti; secondariamente la compiacente stampa internazionale ne garantì l’appoggio mediatico. Il tutto al fine di trasformare degli sporadici conati di rivolta ( iniziati con i fatti di Sharpville (1960) e Soweto (1967)) in una vera e propria rivolta generalizzata dei ghetti, come di fatto avvenne a partire dagli anni 80, fino a sfociare nella rivolta operaia del 1984.

    Tuttavia, il colpo di grazia fu portato direttamente al partito nazionalista. In tal senso industriali ed emissari americani si mossero nell’ombra per dividerne il granitico blocco sociale che ne costituiva la base elettorale. In particolare la divisione dell’elettorato nazionalista fu realizzata favorendo lo spostamento ideologico dell’ala “liberal” del partito su estreme posizioni riformiste, fino ad abbandonare i presupposti ideologici del nazionalismo etnico. Capostipite di questo spostamento del baricentro del potere interno e quindi dell’ascesa dell’ala verlighte (moderata) fu Botha, ex ministro della difesa, nonché ex generale e capo dell’esercito Sudafricano.

    E’ bene notare che Botha era espressione della minoranza afrikaner di città del Capo che da sempre era stata su posizioni liberal, inoltre aveva avuto una serie strettissima di contatti con gli ambienti del grande capitale sudafricano e internazionale, nonché con gli ambienti dell’esercito, il quale gravitando nell’orbita anglofona fin da inizio novecento era arrivato ad abbracciare posizioni sempre più filoamericane. In particolare, la convergenza dell’esercito verso svolte riformistiche del grande capitale, divenne l’ultimo atto di una vera e propria alleanza operativa tra l’ambiente degli affari internazionali, il grande capitale minerario e industriale inglese e la grande borghesia afrikaneer di città del capo di cui Botha era uno dei massimi esponenti.

    Lo strappo con cui avvenne lo spostamento del baricentro del potere interno, e quindi l’ascesa al potere di Botha è ancora oscuro e rimane avvolto nel mistero. Nel 1978 infatti, Connie Mulder delfino dell’allora capo dei nazionalisti Vorster, nonché capofila dell’ala degli irriducibili, nonchè ministro dell’informazione, venne trascinato in uno scandalo montato ad arte dai giornali di opposizione; una campagna di stampa che obbligò il governo intero alle dimissioni, portando così a un cambio al vertice, e alla conseguente spaccatura dell’organizzazione con la fuoriscita di Mulder e dell’ala più intransigente.

    E’ bene notare che molti elettori nazionalisti inizialmente accolsero con favore questa evoluzione nel gruppo di potere bianco, ritenendo, in buona fede, che nel quadro di boicottaggio internazionale cui era sottoposto il Sudafrica, altra via non vi sarebbe stata per continuare a garantire all’elemento bianco il ruolo di guida nella repubblica sudafricana. In altri termini, la mole di risorse e di coraggio per mantenere in piedi uno stato fondato sul presupposto etnico non era più sostenibile, mentre lo smantellamento del regime dello sviluppo separato avrebbe permesso di allentare la morsa internazionale, pur mantenendo di fatto ai bianchi la leadership all’interno del paese. Tuttavia il miraggio durò ben poco e molto presto la classe operaia bianca, la burocrazia statale, i piccoli imprenditori, i nuovi immigrati europei provenienti da Angola e Rhodesia, i piccoli e medi agricoltori boeri capirono che dietro le sirene riformiste di Botha non vi era altro che la piovra mondialista. Il piano fu completamente smascherato nel 1988 quando Botha si dichiarò pronto a organizzare una coalizione con la sinistra liberale inglese per avviare lo smantellamento dello stato etnico e fare del Sudafrica un paradiso del capitale multinazionale, nonché un formidabile vettore culturale della triade globalizzazione, mescolazionismo, omologazione culturale di stampo americanoide.

    (G.R.E.C.E ITALIA)
    Ultima modifica di Pensiero Nazionale; 30-08-12 alle 20:51

  2. #2
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    Predefinito Re: Apartheid: Forma di Governo dello Sviluppo Separato


  3. #3
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    Predefinito Re: Apartheid: Forma di Governo dello Sviluppo Separato



    Un Doppiaggio , ma anche solo i sottotitoli in ITALIANO sarebbero molto utili
    Ultima modifica di EURIDICE; 03-09-12 alle 13:59

  4. #4
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    Predefinito Re: Apartheid: Forma di Governo dello Sviluppo Separato

    2) SULLA LEGITTIMITA' DELLA PRESENZA BIANCA IN AFRICA AUSTRALE

    Hanno diritto i bianchi a continuare a vivere in SudAfrica? La domanda posta a un europeo medio troverebbe per lo più indifferenza o risposte negative frutto di una duplice propaganda: nell'area anglossasone quella delle forze mondialiste, in Europa Continentale quella della sinistra terzomondista. Quest'ultima non ha mai fatto mistero di aver elevato Nelson Mandela a Padre Spirituale, così come L'ANC non ha mai smesso di fare parte dell'internazionale comunista. Ovviamente per queste persone vale il principio di autoderminazione per i popoli africani, mentre il principio non si applicherebbe per quelli europei.

    Eppure, sia da un punto di vista filosofico che di diritto naturale (ius soli) nessuno potrebbe contestare la presenza dell'elemento bianco nell'Africa Australe. Esiste una verità storica sottaciuta, nascosta dalla propaganda mondialista che vorrebbe presentare i neri sudafricani come vittime dell’invasione europea. In realtà i bianchi hanno vissuto in Sudafrica molto più a lungo dei negri: i primi insediamenti bianchi in Sudafrica contano oltre 300 anni, circa lo stesso periodo in cui l'Europa s'insediò in nord America.
    Quando i Boeri iniziarono a stabilirsi in Sudafrica (seconda metà del 600) le popolazioni native (boscimani e ottentotti) erano scarsissime e localizzate nella parte nord del paese. Basti pensare che all’inizio del 1800, ovvero 150 anni dopo i primi insediamenti europei intorno a Cape Town non c’erano ancora negri entro le 500 miglia; e non poteva essere diversamente in quanto le popolazioni di colore giunsero nel settentrione solo a partire dal ‘700, in fuga dal commercio di schiavi praticato massiciamente dagli stati americani.

    All’arrivo degli europei esisteva quindi un immenso Veld disabitato, abitato esclusivamente nella parte settentrionale da piccoli villaggi di cacciatori/raccoglitori appartenenti al gruppo etnico boscimano-ottentotta. Le ultime ricerche antropologiche hanno confermato che fin dai tempi più remoti questa razza occupava l’estensione di terra situata intorno al Lago Vittoria. Successivamente, da questa zona periferica i Boscimani vennero spiazzati in tempi storici non solo dalla migrazione europea, ma soprattutto dall’arrivo delle popolazioni Zulu e Xosa (ibridi ottentotti/bantu), le quali varcando il Limpopo a nord-ovest spinsero i Boscimani verso il deserto del kalahari e la Namibia dove vivono ancora oggi in numero ridotto.

    Ecco allora che in virtù delle dinamiche migratorie che videro le etnie Zulu e Xosa (le quali costituiscono oggi la quasi totalità della popolazione nera) entrare in Sudafrica ben 50 anni dopo gli europei, quest’ultimi siano da considerarsi a tutti gli effetti più autoctoni dei negri Bantu.

    Infatti, nella regione meridionale la competizione per la spartizione del veld non avvenne tra bianchi e le inesistenti popolazioni indigene, bensì tra europei stessi. In particolare, tra coloni olandesi e britannici si manifestò una lotta metro per metro per la conquista della terra che finì per degenerare nella prima metà dell’Ottocento, quando le autorità britanniche spinsero i Boeri a migrare verso l’interno (grande Trek), portandoli a fondare prima lo stato libero del Natal (poi conquistato dagli inglesi); lo stato di Orange (1836); e infine la repubblica del Transvaal (1853). Tuttavia, nello stesso periodo una competizione ancora più cruenta avveniva a nord tra le popolazioni negre immigrate, tanto che il re zulu Shaka tra carestie provocate e massacri di massa portò alla morte un milione di Xosa durante il suo regno (1816-1828).

    Successivamente la scoperta dei ricchissimi giacimenti d’oro e diamanti del Transvaal, (stato privo di accesso al mare e in precedenza basato sull’allevamento e sulla coltura estensiva) attirarono un gran numero di immigrati inglesi e capitali britannici dal sud. A quel punto dopo la conquista della Rhodesia, le mire espansioniste di Cecil Rhodes, fondatore della Compagnia Sudafricana e primo ministro dal 1890 della Colonia del Capo, s’indirizzarono verso le repubbliche boere. In tal senso, i britannici contavano sulla crescente presenza dei loro immigrati per provocare un’insurrezione che rovesciasse il governo boero di Oom Paul Kruger, il quale però, percependo la minaccia inglese isolò ed escluse dai diritti politici e civili gli immigrati britannici. Fu questo il pretesto dell’unica guerra combattuta tra bianchi in Africa (1899-1902) che si concluse con la perdita dell’indipendenza da parte delle repubbliche boere e con la nascita dell’Unione Sudafricana. Tuttavia, sebbene i boeri fossero usciti sconfitti dal conflitto, riuscirono comunque a prenderne il controllo degli organismi politici della neonata repubblica (tranne quello dell’esercitò che restò monopolio esclusivo dei britannici).

    Nel frattempo i fronti dell’espansione bianca da sud e quella nera da nord finirono per lambirsi e intrecciarsi tanto che proprio in questo periodo vennero poste le basi giuridiche della forma di governo dello sviluppo separato. In particolare, ciò avvenne con la promulgazione del South Africa Act, (1909); Native Land Act (1913); Apprendiceship Act (1922); Il Native Urban Areas Act (1923); L’industrial Conciliation Act (1924):, il Mines and Work Amendement Act (1926); il Representation of Natives Act (1936).


    G.R.E.C.E ITALIA
    (Gruppo Studio e Ricerca sulla Civilizzazione Europea)
    Ultima modifica di Pensiero Nazionale; 06-09-12 alle 09:58

  5. #5
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    Predefinito Re: Apartheid: Forma di Governo dello Sviluppo Separato

    3) PRINCIPI DI NAZIONALISMO ETNICO IN SUDAFRICA: LA DIFFERENZIAZIONE VERTICALE (1948-1990)


    La criminale falsificazione della storia sudafricana in particolare con gli ultimi agghiaccianti lavori della Megevand o di Lefort per “Le Monde Diplomatique”; nonchè col filone italiano di R. Rainero e Valsecchi, è avvenuta cancellando, decontestualizzando, snaturando la reale dinamica che portò nel corso dei secoli alla lenta edificazione della forma di governo dello sviluppo separato.
    Si è in altri termini giunti ad un giudizio di bocciatura privando l' analisi storiografica dei più elementari metodi di oggettivazione, rifacendosi ad astratti principi universalitici e assumendo un punto di vista unilaterale: quello terzomondista.
    In realtà non si può negare alla base del sistema nazionalista oltre a 70 anni di buon governo (andati ben oltre alla semplice e ordinaria amministrazione) anche dei presupposti etici e morali che non possono essere sottaciuti.
    Viene sempre infatti nascosto qualsiasi riferimento al diritto del popolo boero alla propria sopravvivenza fisica e culturale, all’autodifesa, all’autodeterminazione; perché le ragioni che portarono alla creazione dello sviluppo separato non vennero da un’inesistente volontà imperialista/egemonica della classe afrikaner, bensì dalla necessità di garantire la propria sopravvivenza etno-culturale una volta venuti a contatto con una popolazione almeno 5 volte più numerosa, dai riti e dalle credenze infinitamente distanti.
    E se i bianchi all’interno di questa nuova forma di governo vennero ad assumere il controllo delle leve di comando della politica e dell’economia ciò dipese da un inevitabile processo di gerarchizzazione che si venne a sviluppare tra popoli aventi differenti capacità di sviluppo. Perché nel periodo in cui in Sudafrica l' espansione bianca e quella negra si trovarono ancora isolate, tali distinte civiltà poterono svilupparsi secondo criteri propri, è anche vero che in una situazione di interdipendenza tra ex-civiltà come quella che si venne a creare dopo il contatto demografico, cioè in una nuova fase di convivenza intercontinentale tra più gruppi umani, era irrealizzabile una qualunque federazione paritaria tra popoli europei e popoli negri. Si instaurò invece una commistione gerarchica di tipi umani, (vero che a soffiare sul fuoco ci si mise anche un certo vizio civilizzazionista (definizione di Frithjof Schuon) della religione dell’occidente) ma la gerarchizzazione sarebbe comunque avvenuta anche qualora il mondo negro fosse venuto a contatto con gli europei anche già in epoca romana. In altri termini il coinvolgimento nelle gestione della politica e dell’economia dell’elemento nero così culturalmente distante da quello bianco avrebbe impedito l’edificazione di uno moderno stato nel senso europeo del termine.
    Inoltre, a dimostrazione che la costruzione dello stato separato derivasse dalla volontà di preservare le specifiche identità etno razziali, non può essere sottaciuta la politica di creazione dei black states attuata dal governo di Pretoria. Una visione d’illuminato realismo che animava le elites afrikanner così immensamente distante dal gretto bigottismo reazionario che invece i marxisti vorrebbero imputare loro.
    In particolare, dopo essersi assicurati la propria sopravvivenza etno culturale i boeri si mossero per garantire pari diritti di sopravvivenza alle popolazioni negre. Ecco allora che autodeterminazione, sviluppo autonomo, nazionalismo nero ed etnicità divennero punti cardine della politica del governo nazionalista (ben diverso l’approccio razziale nello Zimbawe di Mobutu,che però tanto seguito raccolse presso l’intellighenzia radical chich europea…. Un governo quello di Mobutu che perseguì una politica di annientamento dell’elemento avverso, alimentando una continua conflittualità razziale con massacri continui di bianchi, fomentando lo stupro di massa e massacri orrendi in un’ottica di vera e propria epurazione etnica).
    Vennero così create le Homelands per rafforzare le aspirazioni politiche delle popolazioni Xosa e bantu, affinché potessero diventare stati pienamente sovrani, con completa e assoluta libertà di stampa, e possibilità di accedere alla cittadinanza. In particolare la prime delimitazioni delle Homelands, dette poi black states vennero votate nel 1913 con il native act (con il 67% della popolazione negra coinvolta). Più tardi nel 1957 i poteri di questi primi abbozzi di stati neri vennero ampliati col “ promotion of Bantu self government act” (pietra miliare della creazione dei black states) ponendo la base per l’indipendenza economica e la completa indipendenza politica. Nel il 1961 il “ Bantu authorities act” affidava il governo delle zone nere alle autorità tribali del luogo, cui venivano delegati ampi poteri amministrativi e giuridici. Nel 1970 il “Bantu Homelands citizenship act” portò alla creazione di dieci nazioni nere indipendenti, omogenee dal punto di vista etnico e linguistico (transkei, boputa tswana, venda, ciskei, kwandebele, kwa zulu, lebowa, qwa qwa, ganzankulu, kangwani) Nel 1971 il “bantu homelands constitution act” istituzionalizzò e diede una veste giuridica all’indipendenza di queste nazioni nere dando quindi la totale libertà a una parte sostanziale della popolazione nera (10 milioni di uomini e donne) spostando a tal fine dalle homelands decine di migliaia di bianchi, per lo più farmers, con un’operazione costata al governo di Pretoria 4 miliardi e mezzo di rand. Dei dieci stati neri così creati i primi cinque accettarono l’indipendenza loro offertagli nel 1976, 1978, 1979, 1981, 1983.
    Eppure la politica degli stati neri e quindi la politica di affermazione di un sistema basato sul completo sviluppo delle varie componenti razziali venne ferocemente osteggiato e boicottato dal contesto internazionale. Nessuna richiesta di riconoscimento avanzata dagli stati neri indipendenti venne infatti accolta da alcun governo, sia che facesse riferimento al blocco sovietico che a quello americano. Di contro da parte internazionale vennero accelerate le pressioni per portare a un’implosione dello stato nazionalista reo di perseguire strade politiche troppo rivoluzionarie e pericolose. Infatti, l’affermazione in Africa australe di un assetto sociale fondato sui presupposti ideologici dello sviluppo separato avrebbe significato un pericoloso rallentamento del processo di affermazione del paradigma cosmopolita.

    G.R.E.C.E ITALIA
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  6. #6
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    Predefinito Re: Apartheid: Forma di Governo dello Sviluppo Separato


  7. #7
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    Predefinito Re: Apartheid: Forma di Governo dello Sviluppo Separato

    ogni riferimento alla scomparsa di Nelson Mandela è puramente casuale


  8. #8
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    Predefinito Re: Apartheid: Forma di Governo dello Sviluppo Separato

    Complimenti, un ottimo thread, con argomentazioni ben motivate

  9. #9
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    Predefinito Re: Apartheid: Forma di Governo dello Sviluppo Separato

    Buon contributo del buon Pensiero Nazionale.

  10. #10
    .
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    Predefinito Re: Apartheid: Forma di Governo dello Sviluppo Separato

    "la gerarchizzazione sarebbe comunque avvenuta anche qualora il mondo negro fosse venuto a contatto con gli europei anche già in epoca romana"
    Anzi, sarebbe stata più duratura.

    Comunque è interessante vedere come il capitalismo apolide abbia fatto proprie tutte le mitologie comunistoidi, ma non c'è da stupirsi, è come se i nodi venissero al pettine, ogni giorno in modo più limpido.
    Ultima modifica di Orco Bisorco; 07-12-13 alle 17:37

 

 
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