Istruzione e religione: il legame c’è, eccome!
Aveva suscitato l’ira di un commentatore un’affermazione volutamente politically uncorrect di Indagine Gallup: nel mondo arretra la religione, Italia anomalia europea. L’affermazione incriminata è che dai dati di quell’indagine vi sarebbe l’evidenza empirica di una correlazione fra ignoranza e religione. Il che, ovviamente, ha irritato un lettore che ha iniziato a postare lo stesso commento ripetutamente.
Precisiamo che ovviamente parlare di ignoranza era una piccola provocazione che ha colto nel segno e che è più corretto parlare di livello di istruzione. Precisiamo anche che più che di correlazione, qui parliamo di associazione (che, per un profano, può anche essere la stessa cosa – nel senso che la sostanza è la stessa, al di là dei tecnicismi).
Il commento ripetuto ben 4 volte e piccato del commentatore, sordo a qualsiasi replica, era: se ci fosse associazione fra istruzione e ateismo non ci sarebbero stati credenti che hanno ottenuti grandi risultati in diversi campi del sapere! Inutile spiegare e ripetere a questo commentatore imbufalito che la correlazione e la dipendenza tra due fenomeni non significa quello che pensa lui, era una battaglia persa.
E se è vero che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, val comunque la pena di approfondire la questione e chiarirla, a beneficio quantomeno di qualche lettore con meno paraocchi.
Dire ad esempio che il valore di una macchina è correlato positivamente con il reddito del proprietario è dire una cosa lapalissiana, ma questo non significa che tutte le persone con un buon reddito hanno macchine costose e, se ci pensate, nemmeno che chi ha un reddito medio-basso ha per forza una macchina da pochi soldi (ad esempio, si può pensare all’appassionato di automobili che investe i suoi risparmi in auto anziché in vacanze o quant’altro).
Dire che c’è correlazione/associazione significa dire un’altra cosa: che al crescere del reddito di un automobilista si osserva generalmente un aumento del valore della sua auto. Allo stesso modo si può quindi ribadire quanto già osservato rispondendo al commentatore: dire che tra chi ha un diploma di scuola media inferiore o titoli inferiori a esso la religione è più diffusa che fra chi ha una laurea non significa dire che non ci sono credenti con la laurea, semplicemente significa dire che i credenti sono generalmente meno istruiti e gli atei lo sono di più.
Sulle cause e sulle conseguenze, ovviamente, io e il commentatore la pensiamo e continueremo a pensarla diversamente, per cui qui (e se vi va anche nella zona commenti) cerchiamo di non fare della filosofia sulle ragioni del fatto e cerchiamo invece di mostrare il fatto stesso.
I dati incriminati nascono da questo grafico, riferito alla popolazione mondiale (o, meglio, riferite complessivamente a 57 nazioni di tutti i continenti):
Ora, tenuto conto delle polemiche descritte sopra, facciamo un passo in più. Affidiamoci cioè a una procedura statistica che fa proprio al caso nostro: che ci consenta cioè di capire se quello che sembra evidente dal grafico è una tesi campata per aria oppure è ragionevole e empiricamente supportata.
Ci serviamo quindi della teoria dei test statistici e impieghiamo in particolare il test chi-quadrato per l’indipendenza tra due variabili casuali. Non ci perdiamo nella descrizione teorica, che per molti lettori risulterebbe noiosa e che di cui i lettori curiosi troveranno invece ampio materiale in rete (in alternativa, un buon riferimento bibliografico è Sidney Siegel, Statistica non parametrica).
Diciamo invece cosa facciamo: ovvero prendiamo i dati dell’indagine (riportati in appendice al documento qui linkato) e ci chiediamo: avendo osservato quei dati, possiamo aspettarci che nell’intera popolazione mondiale ci sia associazione fra istruzione e religione/ateismo, ovvero che al crescere del livello di istruzione diminuiscono i credenti e aumentano gli atei?
Si calcola insomma un test statistico, che restituisce un numerino detto p-value. Cioè un numero che sta tra 0 e 1 ed è una probabilità: la probabilità, detta brutalmente a chi non è del mestiere, di osservare un campione come quello che abbiamo osservato se tra istruzione e religione non ci fosse indipendenza.
Il risultato è chiarissimo: p-value=0,00000000000000 e così via fino a 271 zeri dopo la virgola. Traduzione al popolo, se istruzione e religione non fossero associati ma indipendenti, sarebbe impossibile osservare ciò che abbiamo osservato.
Insomma, la tesi di indipendenza tanto cara al commentatore non sta proprio in piedi. I credenti sono meno istruiti degli atei, indipendentemente dal fatto che la notizia possa piacere o meno agli opinionisti da bar…
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