«Sposo il mio Giorgio (Freda)
Non è l’uomo nero della strage»
La scrittrice: «Non c’entra con la macelleria di Piazza Fontana». Nozze tra l’ex ideologo di Ordine Nuovo, 71 anni, e l’autrice 33enne Anna Valerio. «Ho sempre voluto una persona forte al mio fianco»
PADOVA — «Solo i criminali sanno fare l’amore». La frase è di una ricca signora ginevrina, ripresa qualche anno fa da Anna K. Valerio per ribadire un principio caro a tante donne: «Se ne trovassi una disposta a giurarmi che concepisce desiderio per un pacifista non esiterei a prendere i voti». Insomma, alla scrittrice padovana (d’adozione, visto che è nata a Gemona, in Friuli) gli uomini che incarnano «la pappardella retorico-sentimentale del buon cuore, dei buoni sentimenti, della pietà, della solidarietà», proprio non piacciono. E ora che sta per sposarsi, giura che il suo futuro marito «è un uomo vero». Lui è il padovano Franco «Giorgio» Freda, l’ideologo dell’estrema destra condannato per la strage di Piazza Fontana, poi assolto e infine tirato di nuovo in ballo da una sentenza della Cassazione per una sorta di responsabilità morale di quelle morti. Lei ha 33 anni (38 meno di lui), è autrice anche di libri erotici («Ma quello è solo un divertimento, sono prima di tutto una linguista e una studiosa di Nietzsche», precisa) e da molti anni è l’assistente personale dell’ex esponente di Ordine Nuovo.
Quando vi sposerete? «Entro la fine dell’anno, ad Avellino dove lui vive e lavora. La data non la dirò neanche sotto tortura: le nozze dovevano rimanere segrete, ma purtroppo la notizia si è sparsa in fretta…».
Se desiderava un uomo lontano dalla «retorica sentimentale», l’ha trovato… «Volevo un uomo forte, e Freda lo è. Ma è anche la persona più generosa che abbia mai conosciuto in questo mondo dove infuriano l’egoismo e la superficialità. È capace di magnifici slanci verso chi ne è meritevole».
Sua sorella Silvia, anche lei scrittrice, disse che voleva offrire la sua verginità ad Ahmadinejad. Lei sposa un uomo come Freda, ammantato da quell’ombra nera che sembra cucitagli addosso. In famiglia avete la passione per i cattivi? «Quella di mia sorella era una provocazione. E per quanto riguarda Freda, la cattiveria non gli appartiene. Silvia e io siamo attratte da persone coraggiose, che hanno la forza di dire sempre ciò che pensano, senza ipocrisia».
Chi ha fatto la proposta? «Lui, ovvio: è un cavaliere».
Difficile credere che Freda sia un romantico... «Infatti non lo è: ho solo detto che è un cavaliere. Ma non si è messo in ginocchio, se è questo che vuole sapere».
Non è un po’ troppo «borghese» l’istituzione del matrimonio, per uno che professa la «disintegrazione del sistema»? «Per molto tempo non ne abbiamo sentito la necessità. Poi è emerso questo bisogno "formale". Una parola che non ha nulla a che fare con lo stile borghese, ma va intesa come perfezione della forma, capace di regalare ulteriore bellezza al nostro rapporto».
Chi le piacerebbe invitare? «Probabilmente avrei invitato Giovanni (Ventura, morto nel 2010 a lungo considerato il complice di Freda nell’attentato di Piazza Fontana, ndr). Lui era una persona profonda e intelligente. Mica quella stupida macchietta in cui l’ha trasformato Giordana nel suo film Romanzo di una strage».
Lei è di destra? «Vengo da una famiglia profondamente antifascista, mio nonno era partigiano nella brigata Garibaldi. Ma con Freda ho una totale identità nella visione del mondo. La politica non mi interessa ma se nascesse un partito in grado di rappresentarmi sarebbe di destra. Attualmente quello più "reazionario" che esiste, per come la vedo, è ancora troppo di sinistra».
Come ha conosciuto il suo futuro marito? «Sapevo poco della sua vicenda giudiziaria. Nel 2001, avevo 22 anni, lessi un libro che riportava alcune sue frasi e rimasi folgorata dallo stile, dalla sua capacità di dare il giusto peso a ogni singola parola. Così decisi di conoscerlo».
Era molto giovane. Non la spaventava la fama di Freda? «Sono sempre stata scettica di fronte ai "si dice"».
E ora che lo conosce, non ha mai avuto il dubbio che sia colpevole? «La convinzione della sua innocenza mi è entrata nel sangue, altrimenti non lo sposerei. L’attuale situazione di degenerazione e corruzione politica è il frutto proprio di quel sistema contro il quale si è sempre opposto con tutte le sue energie. Quella di Freda è stata una lotta dura, ma non ha nulla a che fare con la macelleria di Piazza Fontana».
(P.S.: L’intervista è finita, ma resta un ultimo dubbio: perché si riferisce a lui chiamandolo per cognome? Anna Valerio si lascia andare, scoppiando in una grossa risata. «Ma no, giuro che lo faccio solo con voi giornalisti. Io lo chiamo Giorgio, come fanno tutti i suoi familiari e le persone che gli vogliono bene davvero
«Sposo il mio Giorgio (Freda) Non è l’uomo nero della strage» - Corriere del Veneto