Camera, il bilancio è più impenetrabile di una jungla | Rassegna stampa | Radicali italiani

Fra pochi giorni l'Aula di Montecitorio sarà chiamata a votare il Bilancio Interno della Camera dei Deputati. A settembre, dunque, se tutto va bene, dovremmo votare anche il Bilancio di “previsione” 2012 (sic!). Cercherò di spiegare l'impenetrabilità del Bilancio di Montecitorio con un esempio.

Lo scorso anno la delegazione radicale presentò un ordine del giorno riguardante il fondo “per esigenze di ufficio” del segretario generale della Camera dei deputati che fino all'esercizio 2010 ammontava a ben 258.228,45 euro all'anno, poi ridotta a 100 mila euro con l'approvazione del nuovo Regolamento di amministrazione a contabilità.

Il questore Albonetti, a nome dei questori, di fronte alle nostre richieste di chiarificazioni, fornì (per la prima volta!) dati sconosciuti molto interessanti che tenteremo quest'anno di approfondire ulteriormente. Nel corso di 12 anni di consecutivi stanziamenti nel bilancio interno della Camera, il fondo in questione era stato dotato, in complesso, di ben 3 milioni 356 mila euro. Di questi, il egretario generale della Camera ne aveva spesi soltanto 225 mila, pari al 6,64%. Un anno fa, il questore Albonetti ebbe lo scrupolo di puntualizzare che negli ultimi cinque anni le “esigenze d'ufficio” del Segretario generale si erano talmente ridotte da ammontare in tutto a circa 2.800 euro, a fronte di una somma stanziata di un milione e 290 mila euro. Da questa “notizia” che a prima vista può sembrare positiva (riduzione di spese) sorgono invece alcune domande:

1) Perché la cospicua entità del fondo inutilizzato per oltre il 90% non è stata ridimensionata nel corso degli anni e quando lo si è fatto, nel 2011, la cifra stanziata ha continuato ad essere sovradimensionata rispetto alle esigenze? Centomila euro, in tempi di spending review, non sono proprio noccioline_

2) Che fine ha fatto il non indifferente “avanzo di bilancio”? Hanno diritto o no i deputati e i cittadini di sapere esattamente come siano stati spesi quei denari cioè a quali capitoli di spesa siano stati “riassegnati”? Con la risposta a queste domande si capirebbero probabilmente le ragioni per le quali il fondo in questione sia stato così lautamente sovrastimato in questi 12 anni di reggenza di un segretario generale, non dimentichiamolo, che è controllore del suo stesso operato funzionale.

Non minori interrogativi suscitano poi le informazioni rese sulla parte del fondo che ha trovato impiego diretto da parte del segretario generale. Si è appreso infatti (e solo grazie alla presentazione dell'ordine del giorno radicale) che il 75 per cento dei 225 mila euro sono stati destinati a “spese legali a difesa della Camera e per l'acquisizione di pareri su questioni specifiche di interesse dell'istituzione parlamentare nel suo complesso”.

Disponendo la Camera di un attrezzato ufficio di avvocatura, dotato di abbondante e qualificato personale, tra i cui compiti ricadono l'assistenza legale e le attività connesse alla rappresentanza dell'Amministrazione nei procedimenti dinanzi agli organi interni di tutela giurisdizionale nonché nelle sedi giurisdizionali esterne, perché si è utilizzato il fondo in questione? Quali ulteriori esigenze di difesa della Camera sono entrate in gioco? Non è che attraverso questo fondo (per il quale non è prevista rendicontazione attraverso le cosiddette “pezze d'appoggio”) si sono fatte passare consulenze che si preferisce non rendere pubbliche?

Tutte queste domande sono contenute in una lettera inviata stamane ai questori della Camera (Albonetti, Colucci e Mazzocchi) e, per conoscenza, al presidente Fini. Ma ce ne è una, di domanda, che è madre di tutte le altre: perché i deputati (e, immagino, i senatori) sono chiamati a discutere e votare un bilancio oscuro e reticente che sfila senza plausibili giustificazioni e controlli un miliardo di euro dalle casse dello Stato e quindi dei cittadini?