di Mario M. Merlino






La sera del 1 agosto del 1996, con una spontaneità dubbia maldestra e programmata, alcune decine di giovanotti, molti dei quali con la kippah in testa, assaltano la sede del tribunale militare di Roma. Pochi minuti prima il presidente della corte Agostino Quistelli ha riconosciuto il capitano Erich Priebke responsabile del concorso nella strage delle Fosse Ardeatine, ma, applicando le attenuanti, l’ha dichiarato ‘libero’. Una offesa imperdonabile alla menzognera icona costruita a partire dall’attentato di via Rasella dove ci sono i buoni, ad esempio Rosario Bentivegna che accese la miccia della bomba nascosta nel carretto della spazzatura. Morto recentemente, il sindaco di Roma sta cercando una strada, un luogo (in)decente ove collocare una targa, dare il suo nome a lustro della città e ad imperitura memoria per i posteri… ci sono i cattivi, i tedeschi (sempre loro!) anche se si erano fatti carico, tramite manifesti, di invitare gli attentatori a presentarsi per evitare l’inevitabile rappresaglia secondo le leggi di guerra… ci sono i dimenticati, come Piero Zuccheretti, adolescente di anni 13, il cui corpo straziato è stato inquadrato in una foto di cui, subito, s’è detto essere un ignobile fotomontaggio per offendere i nobili valori della resistenza…


Il ministro di Grazia e Giustizia Flick, sgradevole nell’aspetto e di fatto arbitro d’iniquità, si precipita in tribunale. Ci si aspetta che, con l’autorità conferitagli dal presidente della repubblica, nelle cui mani ha giurato, riaffermi l’autonomia della magistratura e l’imperio della legge, di cui le sentenze sono espressione. Infatti avoca a sé la decisione presa dal presidente della corte, lo scavalca come se fosse uno scolaretto sbadato e incompetente, revoca la libertà appena concessa a Priebke e lo fa ri-arrestare.




Mi raccontava lo stesso capitano, in uno dei pomeriggi in cui mi recavo a trovarlo, che, ancora in Argentina, aveva telefonato ad un suo commilitone per comunicargli l’intenzione di consegnarsi e venire nel nostro paese. Costui aveva tentato di dissuaderlo, paventandogli tutti i rischi di simile gesto. Al che egli aveva tagliato corto, ricordandogli che l’Italia è la patria del diritto. Appunto… sono da quella data sedici anni che egli vive in un appartamento messo a disposizione dal suo procuratore legale. Ormai quasi centenario, a sfida di chi contando sulla sua età si augurava una prossima morte, liberatoria del problema…, ad esempio, di ultimo prigioniero della seconda guerra mondiale in un paese, l’Italia, che ha conosciuto l’umiliazione dell’8 settembre e, contando ingenua sul prezzo del tradimento, si è vista schifata il 10 febbraio del 1947, firma del Trattato di pace. E, ancora, inesauste si levano le proteste se, una sera, mangia una pizza con degli amici…




Ho una foto con lui seduto davanti ad una piccola torta, la candelina del suo ottantanovesimo compleanno, un amico ed io in piedi alle sue spalle. E l’anno successivo fui fra gli invitati al suo compleanno, avendo ottenuto un particolare permesso, per festeggiarlo in un agriturismo alle porte di Roma. Poi mi è stata revocata l’autorizzazione e me ne dolgo, anche perché comuni amici mi portano i suoi saluti e la nostalgia delle nostre conversazioni sulla scuola, la repubblica di Weimar, su come avesse conosciuto Ezra Pound a Rapallo. Un po’ in italiano, con qualche finestra aperta sullo spagnolo ed espressioni in tedesco… Lui seduto su una sedia con spalliera, rigido nel portamento da ufficiale prussiano (nato a Berlino), io, mediterraneo vecchio beat in ‘on the road’, sul divanetto. E il tavolino con i pasticcini e la bottiglia di vino che, se non si finisce, non mi lascia andare…




Da qualche parte ho letto che gli uomini sono il frutto del tempo e delle circostanze. E di certo ci fu un’età dei Titani e l’attuale simile a quella degli orchetti… Sebbene la fisiognomica non sia una scienza, certi volti che sfilavano nel Campo di Maggio, asciutti come forgiati nel marmo e lo sguardo aquilino, danno la misura di altra razza, razza dello Spirito in primo luogo. Si possono odiare, immagino, non possono però evitare che un brivido corra lungo la spina dorsale. E, segretamente, siano motivo di invidia. ‘Wenn alle untreu werden, so bleiben wir doch treu, dass immer noch auf Erden fùr euch ein Fàhnlein sei’…




Una delle tante discutibili operazioni condotte da Renzo De Felice, pur con i suoi molteplici meriti, è stata quella di scindere, anzi rendere oppositivi, il Fascismo e il Nazionalsocialismo. Moderno e recuperabile il primo, primitivo e inguardabile il secondo. Non è questo lo spazio per stabilire validità o errori di questa sua valutazione, che – va da sé – non condivido. Qui mi preme rilevare il tratto e lo stile del capitano Erich Priebke quando apriva la porta, m’invitava a sedere, raccontava di sé e della Germania. E vi trovavo lo stesso tratto e il medesimo stile di uomini come il s.t. di vascello Mario Sannucci, btg. Lupo-XMAS, che il 6 febbraio del ’45 ha lasciato sul fiume Senio il braccio destro per una Patria che, certo, non lo meritava. Oppure l’ausiliaria della GNR Gina Romeo che, il 2 giugno del 2008, è sfilata in via dei Fori Imperiali, reggendo il labaro dell’ass. Volontari di guerra, con il basco del SAF gettato all’indietro, le maniche della camicia nera arrotolate oltre i gomiti, dritta e fiera. Lei che ha conosciuto, nelle mani dei partigiani, cosa sia il branco che si scaglia sulla preda indifesa. Serena e fedele all’Idea, per cui vale comunque pagare anche il prezzo più alto ed infame…
EreticaMente: A casa del Capitano