Caso Sallusti, Napolitano e Severino: ok modifiche su diffamazione
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano ha ricevuto questa mattina al Quirinale il ministro della Giustizia, Paola Severino. Entrambi "hanno convenuto sulla esigenza di modifiche normative in materia di diffamazione a mezzo stampa, tenendo conto delle indicazioni della Corte europea di Strasburgo, non escludendo possibili ricadute concrete sul caso Sallusti".
La solidarietà della redazione: "Siamo tutti Sallusti".
GIUSTIZIA MALATA: La solidarietà del mondo dei media
Dopo la conferma in Cassazione della condanna a 14 mesi di carcere nei confronti del direttore de il Giornale, Alessandro Sallusti, qualcosa pare muoversi.
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricevuto questa mattina al Quirinale il ministro della Giustizia, Paola Severino. Il Capo dello Stato e il Guardasigilli "hanno convenuto sulla esigenza di modifiche normative in materia di diffamazione a mezzo stampa, tenendo conto delle indicazioni della Corte europea di Strasburgo, non escludendo possibili ricadute concrete sul caso Sallusti", ha reso noto il Quirinale.
"In ogni caso la pena detentiva deve essere sempre l’extrema ratio, se ci sono possibilità alternative vanno percorse", ha detto il ministro della Giustizia Paola Severino rispondendo ai cronisti sul caso Sallusti. Secondo il Guardasigilli "esiste la possibilità di intervenire sul tema della responsabilità del direttore, su cui anche la Corte di Strasburgo è intervenuta".
Nel frattempo, nel coro unanime di protesta nei confronti della condanna a Sallusti si inserisce anche un magistrato.
Si tratta del primo presidente della Corte di Cassazione, Ernesto Lupo che, interpellato dai cronisti a margine di un’audizione alla Camera, ha dichiarato: "Probabilmente è una pena eccessiva.Non voglio dare giudizi politici, ma va trovata una pena adeguata, certe scelte, però le deve fare il legislatore. È una tipica scelta politica".
Ha però precisato che la condanna di Sallusti "non è legata a un reato di opinione, ma è una diffamazione. Sono due cose diverse. Se dico il falso, come è accaduto in questo caso, dove sta l’opinione?", ha sottolineato il presidente della Cassazione. Posta questa distinzione resta il "problema della sanzione".
Sulla possibilità di un intervento normativo in materia, Lupo non si è addentrato: "faccio il giudice, non attività politica, certe scelte deve farle la politica, altrimenti andrei oltre i miei compiti". Allo stesso tempo il presidente della Cassazione ha rilevato che la legge del 1948 applicata in questo caso è "più restrittiva» di quella prevista dal "codice del 1930, che era più intelligente.
Quest’ultima infatti prevedeva per la diffamazione o il carcere o l’ammenda.
Mentre quella del ’48 - ha spiegato Lupo - prevede il carcere e l’ammenda.
Tanto è che nelle motivazioni della sentenza di primo grado per il caso Sallusti il giudice ammette di aver erroneamente omesso l’applicazione della pena detentiva unitamente e non alternativamente all’ammenda".
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BANDIERA ROSSA LA TRIONFERA', BANDIERA ROSSA LA TRIONFERA' EVVIVA IL MIGLIORE E LA LIBERTA'...(...delle altre democrazie...)
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