Bastardi assassini!
Omicidio colposo e falso in atto pubblico. Sono questi i reati ipotizzati dal pubblico ministero Renato Martuscelli a carico dei medici e degli infermieri del reparto Psichiatrico dell’ospedale “San Luca” di Vallo della Lucania che nella notte tra il 3 e il 4 agosto 2009 si sono resi responsabili della morte di Francesco Mastrogiovanni. Nella requisitoria, durata circa due ore, il Pm però fa decadere il reato di sequestro di persona. In particolare Martuscelli ha chiesto per falso in atto pubblico: un anno e quattro mesi di reclusione per Michele Di Genio; un anno e due mesi di reclusione, con attenuanti, per Rocco Barone, Raffaele Basso, Americo Mazza, Michele Della Pepa e Anna Angela Ruperto. Per omicidio colposo: 3 anni di reclusione per Michele Di Genio; 2 anni e 6 mesi di reclusione per Rocco Barone e Americo Mazza; 2 anni e 7 mesi di reclusione per Anna Angela Ruperto; 2 anni di reclusione per Antonio De Vita, Antonio Tardio, Alfredo Gaudio, Antonio Luongo, Nicola Oricchio, Raffaele Russo; assoluzione per non aver commesso il fatto per Maria Cirillo D’Agostino, Massimo Minghetti, Juan Josè Casaburi, Maria Carmela Cortazzo, Giuseppe Forino e Marco Scarano. Assoluzione per tutti gli imputati per il reato di sequestro di persona. Il ragionamento che ha spinto il pubblico ministero a chiedere queste condanne per il reato di omicidio colposo è stato basato sul fatto che il primario, Michele Di Genio, è il maggiore responsabile poiché colui che aveva la conduzione del reparto e quindi “…doveva vigilare attentamente sull’operato dei sanitari e tra l’altro si era reso conto di persona delle gravi condizioni in cui versava Mastrogiovanni”. Inoltre Martuscelli ha sottolineato come “…gli operatori sanitari hanno commesso marchiani errori di procedura medica visto che il maestro già dalla mattina del 3 agosto 2009 si lamentava per dolori che poi lo hanno portato alla morte per un problema cardiaco da equiparare a un infarto”. Relativamente al reato di atto in falso pubblico: “Si ha un’omessa indicazione nella cartella clinica delle attività di contenzione che poi sono state ammesse dagli imputati e si procede alla relativa di richiesta di condanna perché, da vari pronunciamenti, il diario ospedaliero è equiparato a un atto pubblico” argomenta il Pubblico Ministero. Nel merito della contenzione Martuscelli ha ravvisato come non sussiste il reato di sequestro di persona, quindi ha chiesto l’assoluzione per gli imputati, poiché “…gli atti messi in essere sono stati conseguenziali alla necessità e gravità che sta alla base dell’attuazione di tale pratica”. Le requisitorie ora proseguono il 16 e 17 ottobre con quelle delle parti civili.
“E’ una vergogna”. All’uscita dal tribunale di Vallo della Lucania è questo il commento più ricorrente tra gli aderenti al Comitato Verità e Giustizia per Franco Mastrogiovanni. “La requisitoria presentata dal Pm – dice Giuseppe Tarallo – è stata fatta più per difendere gli imputati che per accusarli. Franco è stato così una seconda volta condannato”. Sulla stessa lunghezza d’onda la sorella del “maestro più alto del mondo” Caterina: “Franco è stato vigliaccamente legato al letto mentre era sedato e dormiva. Inoltre gli operatori sanitari non hanno mostrato quella sensibilità e pietà che deve essere alla base del loro mestiere per cui non si capisce come chi si è accanito con tanta malvagità nei confronti di mio fratello possa subire solo brevi richieste di condanna. Noi non abbiamo mai cercato vendetta, ma solo una giustizia giusta che evidentemente non c’è al tribunale di Vallo della Lucania”. Sempre per il Comitato ha parlato Giuseppe Galzerano che invece si è soffermato su come “…almeno si è accertato che ci sono responsabilità specifiche dei sanitari relativamente alla morte di Franco”. L’avvocato Gioacchino Di Palma di “Telefono Viola” ha commentato: “Sono perplesso perché il Pm non ha riportato nella ricostruzione, facendo così decadere il reato di sequestro di persona, il fatto che non è stato concesso alla nipote di Mastrogiovanni, Grazia, la mattina del 3 agosto 2009 di visitare lo zio. Ma allo stesso tempo non sono soddisfatto della ricostruzione della prima fase in cui in fase istruttoria erano emersi elementi diversi da quelli che Martuscelli ha poi elencato. Ora siamo pronti alla nostra requisitoria dove cercheremo di ristabilire la verità che è emersa nel corso della fase dibattimentale”.
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