Elezioni Lazio, il governo stringe i tempi Zingaretti: il 16 dicembre. Alemanno: perchè no? - Roma - Repubblica.it

Elezioni Lazio, il governo stringe i tempi
Zingaretti: il 16 dicembre. Alemanno: perchè no?

Il presidente della Provincia e candidato Pd alle prossime regionali: "Credo che l'interpretazione del governo sia chiarissima nell'indicare 90 giorni di tempo". Appello alla governatrice dimessa: "Usciamo dall'impasse". Ma lo staff della Polverini diffonde una nota contro "i maldestri tentativi di anticipare il voto". Il sindaco di Roma: "Alle urne subito? Sì, ma allora si fa l'election day"

Mentre la presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, va al Viminale per approfondire la questione con il ministero dell'Interno, Nicola Zingaretti, presidente della Provincia e candidato alle prossime regionali, durante l'assemblea annuale dell'Acer all'Auditorium, le ha rivolto un appello: "Aiutare la nostra regione a uscire dall'impasse. Non c'è alcun motivo regolamentare che impedisca, volendo, di votare il 16 dicembre. Questo permetterebbe di chiudere una delle pagine più buie della nostra istituzione e di voltare pagina e di rimettersi in cammino. Credo che l'interpretazione del governo sia chiarissima nell'indicare 90 giorni di tempo per poter svolgere le elezioni. L'esecutivo ha chiarito che la scelta definitiva compete alla Polverini per questo mi rivolgo a lei. Non sono alcuni partiti ad avere questa urgenza ma associazioni degli imprenditori, degli artigiani, i sindacati e il mondo del commercio. E' tutta quella società che non so schiera politicamente ma chiede il diritto di voto".

E ora corregge il tiro anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno. Dopo aver duettato con la Polverini sul posticipare il voto il prossimo anno, adesso vuole subito andare alle urne. "Bisogna votare il prima possibile, ma insieme a questo sarebbe opportuno avere un unico turno elettorale perché votare a distanza
di uno o due mesi per elezioni altrettanto importanti è sbagliato e costa troppo". D'accordo quindi ad un election day a dicembre. "Si può fare anticipando le primarie del centrodestra - ha aggiunto Alemanno - ovviamente sarebbe necessario un decreto del governo perché bisognerebbe sciogliere il Parlamento".

Intanto il governo ha tracciato la rotta: il Lazio deve andare a votare prima di Natale. La norma è contenuta nel decreto legge numero 174 licenziato la scorsa notte dall'esecutivo dopo una turbolenta seduta che ha visto il Lazio protagonista della discussione. Nell'articolo 2 del decreto viene chiarito che nelle Regioni dove il presidente si sia dimesso bisogna svolgere le consultazioni entro 90 giorni dalla data delle dimissioni. Non solo: il comma 3 prevede anche che "le elezioni sono indette per il numero massimo di consiglieri regionali previsto dal decreto legge 138 del 2011". In poche righe, insomma, cade una delle principali motivazioni che Renata Polverini aveva posto come ostacolo al voto: il Lazio deve andare alle urne non più per 70 consiglieri ma per 50.

L'ufficio stampa della Regione Lazio diffonde però una nota divergente: l'interpretazione del decreto 174 sui tempi del voto nel Lazio anticipati a prima di Natale "è un tentativo maldestro, attraverso il noto avvocato del Pd, Pellegrino, di dare una veste giuridica a una interpretazione meramente ideologica della norma. Il ministro degli Interni, Anna Maria Cancellieri si è espressa in modo chiaro e inequivocabile, ieri in Parlamento, nella risposta all'interrogazione sulla questione delle elezioni nel Lazio. D'altra parte la fantasia del noto giurista dovrebbe spiegare per quale motivo la 'grave violazione' attuale sarebbe diversa da quella del 2010''.

Replica l'avvocato Gianluigi Pellegrino: ''Ringrazio la presidente della Regione Lazio che attribuisce a me una statuizione della Corte costituzionale. E' la Consulta infatti (oltre al minimo buon senso) che ha stabilito che quando una legge regionale prevede l'indizione delle elezioni entro tre mesi ciò vuol dire che in quel lasso di tempo le elezioni devono effettivamente svolgersi. Il decreto del governo è semplicemente conforme a questa regola elementare. Sarebbe singolare del resto un legislatore che immagina la Polverini piegata su un tavolo con la testa tra le mani per ben tre mesi solo per individuare un data magari con un pendolino in mano, e non già per fare le elezioni come impongono elementari principi costituzionali''. Per l'avvocato,''una illegittimità al passato non ne giustifica la sua ancor più grave reiterazione. Ma nel Lazio sembra questa la regola, visto che la presidente vuole impedire il voto e mantenere aperto il fiume dei soldi a consiglieri che peraltro per legge sono ora anche senza alcun minimo impegno istituzionale. Ma non aveva detto che mandava tutti a casa? Il diritto costituzionale è in fondo semplice buon senso e coerenza politica e amministrativa''.

"No, a dicembre non si può" ha insistito il vice presidente della Regione Lazio Luciano Ciocchetti, contestato da un gruppetto in platea all'Acer con fischi e urla "Andate a casa". "La legge regionale è chiarissima e Polverini si atterrà a quella - ha aggiunto l'esponente Udc - tra l'altro ci sono problemi tecnici. Le Prefetture hanno bisogno di 80 giorni per organizzare le elezioni. Ma il 24 ottobre il governo deve approvare il decreto per l'accorpamento delle Province e probabilmente nel Lazio quelle di Rieti e Latina. Poi c'è il tanto decantato decreto del governo sul numero dei consiglieri che non è stato ancora pubblicato in gazzetta ufficiale. In più attendiamo i dati dell'Istat perché pare che il Lazio pare abbia superato i 6 milioni di abitanti e questo influisce sul Consiglio. A metà novembre, infine, c'è la sentenza della Corte Costituzionale sul decreto del governo per l'accorpamento delle Province"."Questi - ha concluso - sono i motivi tecnici, giuridici e non politici per dire che il 16 dicembre non si può votare. Un'altra data possibile? Metà febbraio".

E ancora Zingaretti: "Il problema non è rassicurare il sottoscritto sulla data delle elezioni ma superare lo stallo con concordia e unità. Ci deve essere un punto di incontro, è una questione di decenza. Se non abbiamo forza di fare di questo resteremo in una diatriba esasperata che non produrrà nulla".

Parlando davanti ai costruttori romani, Nicola Zingaretti ha prospettato un assaggio di programma della sua candidatura. "Nei primi cento giorni bisogna fare cose semplici, chiare, e superare i nodi strutturali". Ad esempio, "serve una totale devoluzione verso il basso, verso i Comuni, di tutti i poteri possibili. Questa è la madre di tutte le riforme, perché la Regione è un ente di programmazione che è diventato un enorme baraccone che distribuisce soldi". Poi, "il taglio della spesa corrente, la semplificazione amministrativa e la necessita di rendere il Lazio una regione più europea. Dobbiamo capire da un lato come rompere la crisi democratica legata allo scollamento tra le esigenze della città e del territorio e le istituzioni dovuta al malaffare e da un altro come superare la crisi economica che non si può risolvere con i metodi tradizionali usati dal dopoguerra. Serve un nuovo patto di sviluppo, non si possono continuare ad affastellare provvedimenti. Bisogna mettere da parte le ambizioni personali, prendere il toro per le corna al di là del campo di appartenenza. C'è urgenza di voltare pagina - ha detto raccogliendo l'applauso della sala - che riguarda tutte le persone di buona volontà del territorio". Questo si può fare "assumendoci la responsabilità degli errori e dei limiti di quanto avvenuto, senza rimuovere le responsabilità che la politica ha".

"Oggi è il momento della rabbia - ha detto il presidente dell'Acer, Eugenio Batelli, nel suo intervento all'assemblea annuale dell'Acer davanti al sindaco di Roma, Gianni Alemanno, al presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, e al vicepresidente della Regione Lazio, Luciano Ciocchetti - Siamo di fronte all'annientamento di migliaia di aziende, alla morte fisica di uomini che hanno dedicato la loro vita a creare lavoro e ricchezza e che hanno dovuto soccombere per inadempienze di altri. Quello che le ha portate o le sta portando sull'orlo dell'estinzione non è solo la crisi ma anche una cattiva gestione delle risorse pubbliche. Nulla è stato fatto per aggredire la spesa corrente. La cosa più grave è che non si potranno garantire ai cittadini dei servizi essenziali per la sicurezza, quali la manutenzione delle strade e delle scuole. E' questa la vera responsabilità che deve assumersi oggi una classe politica che vuole governare".

Un rabbia "giustificata" quella espressa dall'Acer, per Zingaretti. "E' fondata e accomuna una parte larga del Paese, fatta di imprenditori, ma anche di bambini disabili che oggi non possono andare a scuola perché c'è un sistema di welfare che non funziona. Quindi occorre indicare via di uscita credibile, percorribile, concreta".

E' intervenuto anche il segretario romano del Pd, Marco Miccoli: ''C'è un decreto chiaro del governo che dice che i presidenti dimissionari devono proclamare le elezioni entro 90 giorni. Non c'è alcun dubbio che nel Lazio si debba andare al voto a dicembre. Se Polverini indirà le elezioni nessuno impugnerà il suo decreto. Noi le diciamo che deve avere un grande senso di responsabilità e guardare agli interessi generali dei cittadini del Lazio. Ora ha in mano un decreto che le consente di indire subito le elezioni, posso garantire che noi non impugneremo il suo''.




(11 ottobre 2012)