User Tag List

Pagina 3 di 4 PrimaPrima ... 234 UltimaUltima
Risultati da 21 a 30 di 33
  1. #21
    Moderatore
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Località
    Cermenate (CO)
    Messaggi
    23,266
     Likes dati
    134
     Like avuti
    264
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: VIDEO: "Concilio vaticano II: l'8 settembre del Cattolicesimo" (Como 18 ottobre 2


  2. #22
    Moderatore
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Località
    Cermenate (CO)
    Messaggi
    23,266
     Likes dati
    134
     Like avuti
    264
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: VIDEO: "Concilio vaticano II: l'8 settembre del Cattolicesimo" (Como 18 ottobre 2


  3. #23
    Moderatore
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Località
    Cermenate (CO)
    Messaggi
    23,266
     Likes dati
    134
     Like avuti
    264
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: VIDEO: "Concilio vaticano II: l'8 settembre del Cattolicesimo" (Como 18 ottobre 2

    Nota di Radio Spada: grazie all’aiuto del nostro amico e lettore Remo Fantozzi pubblichiamo in tre puntate il resoconto stenografico (con alcune interessanti postille del trascrittore) della conferenza tenuta a Como il 18 ottobre 2012 da Luca Fumagalli e da Piergiorgio Seveso, voci di Radio Spada, presso la sede dell’Associazione Quattrocentodieci. La conferenza non perde affatto di attualità, pur in questi mesi tragici del carnevale bergogliesco.

    Introduzione : parla Piergiorgio Seveso.Negli anni ‘60/’70 del secolo scorso tra gli slogan che andavano per la maggiore negli ambienti della sinistra “radical chic” (salottiera e nullafacente) c’era anche quello che affermava che “tutto è politica”. In realtà, questo slogan andrebbe capovolto poiché alla fine, a ben vedere, “tutto è religione”.Il titolo di questa conferenza è stato scelto per creare un’ analogia con la nostra storia recente, per far capire meglio cos’ è stato per la Chiesa Cattolica il Concilio Vaticano secondo (che per comodità indicheremo con la sigla CV II) : qualcosa di paragonabile all’otto settembre 1943 per la vita politica e sociale italiana, che provocò la rottura della continuità statuale e l’inizio di un conflitto fratricida che divise la comunità italiana in due fazioni, la scomparsa della fiducia reciproca tra gli appartenenti ad una stessa comunità, il ribaltamento di un mondo, per cui si può ragionevolmente affermare che tutto quello che c’era stato prima sia stato messo in discussione dopo l’otto settembre, con la conseguente necessità di ricostruire la politica e la legittimità dell’agire umano.Per questo l’otto settembre della Chiesa Cattolica è un titolo veramente azzeccato; ovviamente è anche un titolo che va spiegato: il paragone è usato in senso analogico, per far capire cosa è veramente successo in quell’assise, senza con ciò voler schiacciare l’aspetto religioso su quello politico.Il CV II ha cambiato radicalmente la Chiesa Cattolica, ma purtroppo molti lo ignorano, perché hanno dimenticato quello che era la Chiesa prima di questa rivoluzione, oppure non hanno mai conosciuto quella Chiesa (come le generazioni nate dopo il 1960). Ma il disagio è palpabile, per cui a volte si sente dire che le cose non vanno bene per colpa del CV II.Ma che osa è stato veramente questo Concilio ? il parlarne serve a capire cos’è veramente accaduto in quell’assise, e serve anche a spiegare molte delle cose che stanno accadendo oggi all’interno della Chiesa. Il CV II è stata la radice, la fonte primaria dei mali attuali della Chiesa. Soltanto se si ha una percezione chiara di quella che è stata la storia religiosa del ‘900 si può affrontare con maggior chiarezza l’azione politica (dati gli strettissimi legami tra pensiero politico e religioso, specialmente nel secolo scorso ed in questo inizio di millennio)

    Prima parte : parla Luca Fumagalli.Vediamo di delineare una breve storia del CV II e di fare alcune riflessioni in proposito.Per comprendere quello che veramente è stato il CV II si rende necessario fare alcune premesse perché, se esso è stato l’8 settembre della Chiesa, non è che sia nato così, improvvisamente. In effetti esso ha dietro di sé delle cause ben precise, che traggono origine dai primi anni del ‘900. In particolare, San Pio X, con l’’enciclica Pascendi (del 1908), condannò una serie di errori che stavano facendosi strada all’interno della Chiesa Cattolica, errori accomunati da una progressiva laicizzazione del pensiero cattolico, da un tentativo di aggiornamento, di fare i conti con un mondo che stava cambiando. In quest’opera di aggiornamento, questi modernisti (appellativo riservato ai novatori della prima ora, poiché quelli dell’epoca del CV II vengono comunemente definiti neomodernisti, o progressisti) assumevano come criterio di giudizio la vitalità del mondo. Condannando la secolarizzazione del pensiero cristiano dell’epoca, S. Pio X pose in allarme la Chiesa. Denunciando infiltrazioni di pensiero eterodosso che non arrivavano solamente da fonti esterne, ms che ormai stavano caratterizzando molti teologi e pensatori cattolici.Un simile discorso si ritrova in un altro grande papa del ‘900, Pio XII che, a metà del secolo passato, con la sua enciclica Humani Gneris (del 1950) ripete più o meno la medesima condanna, affermando che gli errori già denunciati da papa Sarto sono nuovamente presenti pressoché in tutti i campi della teologia. Quindi gli errori dottrinali prodotti dal modernismo tra la fine dell’800 ed i primi del ‘900 a metà del novecento trovano una ferma condanna anche da parte del papa dell’epoca, Eugenio Pacelli.Gli errori dei teologi neomodernisti traggono origine da un radicale mutamento nell’approccio al pensiero cattolico, e precisamente dall’ esigenza di aggiornare la teologia ed il pensiero cattolico in generale, ritenuta troppo vecchia per un mondo in veloce cambiamento; ricordo in proposito la famosa frase del “Cardinale” Martini “la Chiesa Cattolica è indietro di 200 anni”. I teologi neomodernisti soffrono di un complesso di inferiorità rispetto ad un mondo in rapida evoluzione (siamo vecchi, pensano, il mondo procede velocemente e noi rimaniamo arroccati sulle nostre posizioni) e pensano quindi di dover seguire l’evoluzione del mondo, della società civile (per convertirla e salvarla, si suppone). Da qui nascono i paradossi che porteranno poi alla rivoluzione del CV II. Ma anche un semplice cattolico “piccolo piccolo”, umile ed ingenuo, capisce subito che qualcosa non sta andando per il verso giusto. La verità è per sua definizione perenne, immutabile, eterna; può sì essere aggiornata, con nuovi strumenti atti a renderla più efficace, comprensibile ed assimilabile, ad esempio con le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione ( computer, telefonici, ecc.), ma non può mai essere stravolta, ribaltata nella sua sostanza e nel suo significato, che debbono rimanere inevitabilmente immutabili. Un semplice esempio : un vescovo statunitense, in abito ecclesiastico, è ricorso alla televisione per spiegare le verità di fede ai cittadini degli USA; scriveva su di una lavagna, spiegando in tal modo la teologia di S. Tommaso d’Aquino (come succede per i corsi universitari impartiti anch’essi talvolta in tal modo). Una cosa, però, è usare i mezzi della modernità, i suoi ritrovati tecnologici, ed un’altra è adeguarsi alla mentalità del mondo (il cui principe è il diavolo, come ci insegna Nostro Signore) che, come dice S. Pio X, ha preso una direzione completamente opposta a quella della Chiesa Cattolica.Se nella prima metà del novecento c’era già questa mentalità secolarizzata, nel periodo successivo al CV II questa cosa prese una piega ancora peggiore Il concilio, infatti, contribuì ad allontanare ancor di più il mondo dalla Chiesa.Ma veniamo adesso ad analizzare gli ambiti del mondo cattolico nei quali si riscontrano con maggior evidenza questi cambiamenti rivoluzionari. Si possono individuare sostanzialmente tre grandi ambiti: l’ambito biblico, l’ambito ecumenico e l’ambito teologico in senso stretto. Vediamo di esaminarli separatamente.
    1. a) Nell’ambito biblico possiamo citare un esegeta biblico tedesco, Rudolph Bultmann fu uno dei primi ad introdurre per lo studio della sacra scrittura il metodo della “storia delle forme”, cioè dei generi letterari. Bultmann cercava di adattare lo studio dei generi letterari all’interpretazione della Bibbia. Il risultato fu che tutti gli elementi biblici che appaiono lontani dall’immediata concretezza della realtà attuale vennero considerati come falsi, simbolici, allegorici (stesso parere venne espresso anche da Kasper in una sua opera giovanile, “Gesù, il Cristo”, pubblicata dalla Queriniana Editrice). Basti un solo esempio: la genesi, descritta come immagine simbolica della creazione del mondo, poiché cozzava in modo innegabile con la teoria evoluzionista di Darwin (fatta propria dai modernisti), mentre la Chiesa Cattolica, con la sua esegesi storica della Bibbia, la classificava come fatto storico realmente accaduto, una realtà storica inconfutabile.

    Si iniziava a mettere in discussione molto d quello che è narrato nell’Antico Testamento; negli anni successivi al CV II, poi, se ne sarebbero viste delle belle. Anche recentemente, in una discussione tra lo scienziato ateo Richard Dawkins ed il “cardinale” Pell, quest’ultimo ha affermato che Adamo, il primo uomo, era solo una leggenda, al che Dawkins ha ribattuto: “se Adamo e Eva sono solo mitologia, da dove viene il peccato originale? “ A quest’ultima osservazione il cardinale non ha saputo cosa ribattere, ed è rimasto in silenzio. Da qui si vede a cosa conduce il modernismo, alla negazione di tutta la storia della salvezza, così come ci è stata narrata ed insegnata per quasi due millenni.Anche i miracoli di Gesù vengono considerati falsi dai neomodernisti, ed è messa in discussione la stessa storia della Resurrezione di Cristo (ipotesi, queste ultime, presenti anche nel già citato libro di Kasper). E il bello è che a mettere in dubbio queste verità tramandateci per secoli dalla Chiesa Cattolica non siano stati gli anticlericali, gli atei, ma persone all’interno della Chiesa stessa. Anche a proposito dei dogmi mariani, come quello della verginità perpetua di Maria SS.ma, i neomodernisti si ponevano domande simili “ma com’è possibile che Maria abbia avuto un bambino, rimanendo vergine, prima, durante e dopo il parto?, ma via, si tratta di una bufala”.Questo è quello che si intende per rinnovamento dell’esegesi biblica (sarebbe meglio ribattezzarlo perdita della fede ed incredulità). Ciò che contribuì poi anche alla diffusione di queste cattive idee (di questa pervicace incredulità) fu la debolezza dottrinale del Pontificio Istituto Biblico , in particolare del cardinal Bea, che resse l’Istituto dal 1930 al 1949. Augustin Bea, di origini tedesche, fu uno dei principali fautori del CV II e dell’enciclica Nostra Aetate, entrambe volute per la riconciliazione della Chiesa Cattolica con il popolo ebraico ed in riparazione (in certo qual modo) delle persecuzioni subite dagli ebrei ad opera dei tedeschi. Quindi la forza delle idee dei novatori non trovò un degno avversario nelle fila del cattolicesimo militante, anzi il Cattolicesimo mostrò qui tutta la sua debolezza.
    1. b) Nell’ambito ecumenico possiamo citare il movimento ecumenico, con cui la Chiesa Cattolica, prima del CV II, non aveva avuto mai niente a che fare. Il movimento ecumenico, espressione che oggi indica il dialogo interreligioso, è una delle novità che emergono prepotentemente solo col CV II, e che vengono imposte a tutta la cattolicità da un manipolo di rivoluzionari, con le buone o con le cattive. Prima del concilio il movimento ecumenico esisteva, ma era ad esclusivo appannaggio dei protestanti che, dalla Riforma in poi, si erano divisi in una miriade di chiese e di sette. Quindi, al fine di recuperare l’efficacia pastorale andata perduta con l’eccessivo frazionamento, i protestanti si resero conto che era necessario cercare l’unità tra di loro e iniziarono una serie di incontri tra le loro comunità per trovare dei punti d’incontro, qualcosa da mettere in comune e che potesse attribuire loro una maggiore efficacia pastorale. Ebbene, la Chiesa Cattolica con questo tipo di movimento ecumenico non ha mai avuto niente a che fare; essa aveva una sola pretesa: quella di essere riconosciuta come l’unica, vera Chiesa di Cristo, verità, questa, che nei documenti del CV II viene messa più o meno palesemente in discussione (il famoso “subsistit in”, posto dopo l’indicazione della Chiesa Cattolica).

    I papi cattolici dicevano più o meno così “noi bastiamo da soli (alla salvezza delle anime), se qualcuno vuol davvero far parte dell’unica vera Chiesa di Cristo non deve far altro che unirsi a noi, che l’accoglieremo a braccia aperte. Oggi invece, anche a causa di alcuni cambiamenti conciliari, la Chiesa Cattolica è entrata “a pie’ pari” nell’ecumenismo, nel dialogo interreligioso; basti pensare ai famosi incontri interreligiosi di Assisi, sotto Wojtyla (1986) e Ratzinger (2011), di cui si è fatta promotrice la stessa Chiesa Cattolica. Sembra quasi, pertanto, che l’adesione al Cattolicesimo non sia più sufficiente a raggiungere la verità tutta intera. L’ultimo incontro di Assisi aveva come slogan “pellegrini nella fede”, ma il bello è che tra questi pellegrini c’era anche la Chiesa Cattolica: capite quindi che c’è qualcosa che non quadra, che non torna, in questa impostazione del discorso. Si lascia passare, tra le righe, il messaggio (subliminale) che la Chiesa Cattolica è uguale a tutte le altre, che come le altre è in cerca della verità, che quindi ammette di non possedere. Ma così rinnega implicitamente Gesù Cristo, che le ha lasciato come ”depositum fidei”, da conservare e diffondere fino ai confini della terra, le sue famose parole “Io sono la via, la verità e la vita; chiunque crede in me, anche se morto, vivrà, e chi vive e crede in me non morirà in eterno”. Con quale faccia il papa, i cardinali, i vescovi, si presentano agli esponenti delle altre religioni senza annunciare il Vangelo, la Verità fatta carne? Hanno dimenticato (o rifiutato) l’incarico affidato loro da NSGC all’atto della sua Ascensione?, incarico espresso nelle parole “andate ed annunciate la buona novella a tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo: chi crederà e sarà battezzato, si salverà, chi non crederà sarà condannato”. Un simile comportamento puzza molto di apostasia, abiura, ribellione: sembra quasi di risentire il “non serviam” di Lucifero; anche se non esplicito, il messaggio che trapela da un simile comportamento è né più né meno quello.Il movimento ecumenico ebbe anche delle ripercussioni sul movimento liturgico. Vi era infatti chi proponeva un cambiamento della messa e degli altri riti religiosi della Chiesa Cattolica, tanto che, già negli anni venti del secolo scorso, in Germania si facevano strane commistioni a livello liturgico tra Cattolici e protestanti, chiamandoli messe comunitarie.Il Concilio Vaticano II, tra gli altri argomenti, trattò della liturgia. I padri richiesero una revisione del messale e ne tracciarono i principi generali nella costituzione Sacrosanctum Concilium. Terminato il Concilio, venne formata una commissione per modificare la liturgia della messa. La commissione, diretta da Mons. Annibale Bugnini,con la collaborazione di sei pastori protestanti in qualità di consiglieri, produsse un primo nuovo messale edito nel 1965, in parte modificato nel 1967. Si giunse poi alla stesura definitiva del nuovo messale (Novum Ordo Missae, in sigla NOM, per distinguerlo dal Vetus Ordo Missae, VOM), che entrò in vigore il 30 novembre 1969.La nuova messa, fortemente voluta da Paolo VI, fu però anche frutto del CV II, come abbiamo visto. Il pontefice concesse l’uso dell’antico rito ai sacerdoti che, in là con gli anni, avrebbero trovato difficoltà ad imparare una nuova forma di liturgia: tra questi, Josemaría Escrivá de Balaguer, fondatore dell’Opus Dei e Padre Pio da Pietrelcina. Eravamo negli anni della contestazione generale, dell’autunno caldo del ’68, che aveva investito in pieno anche l’intellighenzia cattolica (molti giovani contestatori, come Mario Capanna, provenivano infatti dall’Università Cattolica). La parola d’ordine era “vietato vietare” e quegli scalmanati si arrogavano il diritto di ribaltare lo status quo, incluso quello cattolico. I frutti furono però avvelenati: ne seguì una grande fuga dal sacerdozio (preti spretati, sposati, operai, guerriglieri, ecc.). In pochi anni ben 70.000 sacerdoti gettarono alle ortiche la talare (pardon, il clergyman).L’abbandono della lingua latina, unitamente all’abbandono della musica sacra e del canto gregoriano (sostituiti da chitarre elettriche, bonghi e cori più o meno stonati fece perdere molta della sacralità del rito antico e, secondo il parere di autorevoli esperti, anche del potere esorcistico proprio del rito VO; se a ciò si somma anche la notevole riduzione del numero complessivo delle messe celebrate dall’intero “corpus sacerdotale” della Chiesa Cattolica per effetto del diffondersi della pratica della concelebrazione (prima limitatissima), si comprende il grido di allarme del decano degli esorcisti italiani, Padre Gabriele Amorth, in tema di perdita di efficacia esorcistica della Santa Messa. Quest’ultimo, inquietante aspetto (in un tempo in cui “satana è sciolto dalle catene”, come ci ha ricordato più volte a Madonna nelle sue recenti apparizioni) è aggravato anche dall’abbandono, ad opera del CV II e di Paolo VI in particolare, di altri tre baluardi antisatanici prima esistenti nel VOM, e precisamente: la lettura del prologo del Vangelo di S. Giovanni, al termine della messa, presente sin dal XIII secolo come formula di benedizione (e introdotto poi formalmente da S. Pio V nel suo messale), abolito con l’introduzione del NOM di Montini-Bugnini; l’abolizione della preghiera a S. Michele Arcangelo, introdotta nel 1884 da Papa Leone XIII dopo la visione di satana che chiedeva a Cristo il permesso di cercare di distruggere la Chiesa nell’ arco di un secolo, soppressa da Paolo VI nel 1964; il giuramento antimodernista, introdotto il 10 settembre 1910 da S. Pio X ed abolito da Paolo VI nel 1966. Completa il quadro l’abbandono del rito antico dell’esorcismo, risalente al 1614: il nuovo rito, in italiano, è stato introdotto nel 1998 e reso obbligatorio nel 2002; anch’esso, a detta di Padre Amorth, risulterebbe meno efficace del precedente.Come appena visto, quindi, il più grande e devastante cambiamento propugnato dal CV II è stato, indubbiamente, quello della messa, quella stessa messa che dal Concilio di Trento al CV II era rimasta immutata, e che dopo il CV II cambiò radicalmente, in senso apertamente filoprotestante (cambiata la messa, cambiata la religione, soleva dire Martin Lutero). Non fu solo una questione di linguaggio, cioè di passaggio dal latino alle lingue nazionali, perché c’era dietro anche un grosso, grave mutamento teologico. Il Concilio di Trento (1545-1569) aveva stabilito il canone della messa proprio per opporsi alla riforma protestante; dal CV II, e dalla successiva commissione istituita da Paolo VI, uscì invece una messa di riavvicinamento al protestantesimo: l’Offertorio venne molto ridotto, a favore delle letture bibliche (specialmente dell’Antico Testamento), ponendo l’enfasi sulla Parola (tipica impostazione dei protestanti, che non hanno la consacrazione, la transustansazione e la comunione); da ripetizione incruenta del sacrificio della Croce la messa diventò una semplice commemorazione, una cena comunitaria, dove si fa semplicemente memoria del sacrificio di Cristo; tutti i fedeli (l’assemblea) divennero da spettatori attivi partecipanti, ed il sacerdote retrocesse a semplice presidente (colui che presiede) dell’assemblea; fu abbandonato l’altar maggiore ed il prete voltò le spalle a Cristo, al tabernacolo (che sparì anche dall’altar maggiore, relegato in qualche anfratto laterale delle chiese) per rivolgersi direttamente al popolo (da “coram Deo” a “coram populo”), celebrando adesso su di un semplice tavolo; scomparvero le balaustre (che dividevano la parte riservata ai fedeli da quella riservata al clero), dove ci si inginocchiava per ricevere la comunione, rigorosamente in bocca e solo dalle mani del sacerdote; scomparvero le panche con gli inginocchiatoi (sostituite da semplici sedie da assemblea condominiale); i chierichetti vennero spesso sostituiti da chierichette; le confessioni non si tennero più nei confessionali tradizionali (adesso ci si confessava “faccia a faccia”); la comunione veniva ora distribuita anche dai laici, uomini e donne (i c.d. “ministranti”) ed era data sulla mano, salvo che il fedele preferisse riceverla in bocca. Dulcis in fundo, le nuove chiese, i nuovi edifici di culto, abbandonarono la tradizionale forma “a croce latina” (che era già un piccolo compendio di catechismo), per cedere il posto ad assurdi capannoni, delle specie di palasport, di parcheggi coperti, dove si perde completamente il senso del sacro, e si è assaliti da un senso di smarrimento (lo smarrimento della fede di coloro che le hanno commissionate e di coloro che le hanno costruite).
    1. c) Nell’ambito teologico, infine (terzo ed ultimo aspetto qui reso in considerazione) possiamo citare il movimento che va sotto il nome di “nouvelle teologie”; gli esponenti di questa corrente portavano severe critiche al pensiero teologico della Chiesa Cattolica, imperniato su San Tommaso d’Aquino, proponendo un aggiornamento della teologia, basato sul mondo moderno, in particolare sulle nuove scienze (sociologia, psicologia). La Nouvelle Teologie, prima di essere dogmatica e speculativa, vuole essere una teologia della prassi (si noti la vicinanza con il marxismo teorico, che ha nella “praxis” uno dei suoi punti di riferimento), una teologia, cioè, che si forma nell’incontro con la realtà, con il quotidiano. Un aspetto molto pericoloso, questo, , poiché segna il passaggio dalla teologia come punto di riferimento, “summa” di valori da seguire, ai quali aggrapparsi, da difendere a costo della stessa vita ad una teologia molto liquida,, che si può cambiare e adattare in base ai mutamenti della società (siamo in pieno relativismo, a cui inevitabilmente conduce la “praxis” tanto amata da questi teologi, evidentemente incapaci di pensare ed organizzare il pensiero, oppure nemici dell’uso dell’intelligenza).

    I propugnatori di questa nuova teologia (che sarebbe meglio, però, chiamare “rifiuto della teologia”) erano belgi (Chenu, Congar) e francesi (De Lubac), e rivestirono un ruolo importante nello svolgimento del CV II.Per capire come già Giovanni XXIII avesse avviato il processo di riabilitazione dei teologi neomodernisti puniti da Pio XII basta accennare alla vicenda di Henri De Lubac.Henri de Lubac durante la seconda guerra mondiale fu costretto a vivere nascosto per la sua partecipazione alla resistenza francese; nel 1942 fondò con Jean Daniélou (altro nome di spicco nel panorama neomodernista francese) la collana di testi cristiani “Sources Chrétiennes”. Risalgono al 1946 i suoi “Surnaturel. Études historiques” (Soprannaturale. Studi storici), che fecero scandalo. Venne accusato di modernismo. L’enciclica Humani generis del 1950 sembrò accusarlo direttamente, cosicché il generale dei gesuiti gli tolse l’insegnamento e i suoi libri vennero ritirati dalle scuole e dagli istituti di formazione. Nel 1958, però, dopo il “giro di boa” attuato dal nuovo pontefice, venne ripristinato nell’insegnamento. Nel 1960 Roncalli lo nominò consultore della Commissione Teologica preparatoria al Concilio Vaticano II e, successivamente, esperto del Concilio.Da quel momento in poi divenne un teologo ascoltato e rispettato, finché nel 1983 Giovanni Paolo II lo creò “cardinale”.Vale la pena di spendere qualche parola anche sul cardinal Suenens, senza dubbio una delle personalità di spicco del concilio.Sin dal principio del concilio Suenens fu un sostenitore del “concilio pastorale”, più “aperto”, meno dogmatico, meno “categorico” di quelli passati, divenne poi uno dei quattro moderatori dell’assemblea. Il contributo suo e di altri teologi belgi a lui vicini fu fondamentale per imprimere al concilio l’indirizzo neomodernista; si distinse per le sue posizioni grandemente innovative, sottolineò l’urgenza di adattare la Chiesa al mondo moderno e la necessità di una collaborazione con le Chiese protestanti ed ortodosse A lui si devono alcune pagine della “Lumen Gentium”. fu uno degli arbitri occulti degli schemi sulla «libertà religiosa» e la «Chiesa nel mondo moderno», sulla Liturgia, sulla Collegialità…, patrocinò, a Bruxelles, il Congresso Internazionale dell’Alta Massoneria ebraica dei B’nai B’rith; ricevette il «Premio Templeton» (Fondazione massonica metodista americana) con la seguente motivazione: «Per il suo contributo alla trasformazione delle strutture ecclesiastiche». Una delle sue «trasformazioni», da lui auspicata, fu: «Nulla si oppone, sul piano teologico, all’accesso delle donne al sacerdozio». impose la Comunione sulle mani; fece costruire chiese nuove senza alcuna possibilità di inginocchiarsi, parificandosi, così, ai protestanti che negano la Presenza Reale… Suenens fu insomma, durante il Concilio, il campione del progressismo cattolico.Premesso tutto questo, non destò sorpresa trovare il suo nell’elenco dei 121 nomi di alti prelati della famosa «Lista Pecorelli.Suenens disse che il Vaticano II era stato “la rivoluzione del 1789 nella Chiesa.” E il domenicano Yves Congar, spingendosi più avanti, scrisse, a proposito del voto del 30 ottobre 1963 sulla collegialità: “La Chiesa ha fatto pacificamente la sua rivoluzione d’ottobre” Infine, Ratzinger, affermò testualmente “Il problema del Concilio, è stato quello di assimilare i valori di due secoli di cultura liberale” …Sentite cosa diceva Joseph de Maistre nel 1821 a proposito della rivoluzione francese, così cara al cardinal Suenens: “Chiedo il permesso di ripeterlo: la rivoluzione francese non somiglia a niente di ciò che si è visto nelle epoche passate. Essa è satanica nella sua essenza. Essa non sarà mai completamente vinta se non dal principio contrario e mai i francesi riprenderanno il loro posto fino a che non abbiano riconosciuto questa verità”Oggi i frutti dell’opera di Suenens sono evidenti: i seminari belgi si sono svuotati, proprio a partire dagli anni del suo magistero; l’ università di Lovanio, di cui Suenens fu anche rettore, rifiuta di definirsi ancora “cattolica”; il Belgio è un paese secolarizzato ed anticristiano come pochi al mondo, con un altissimo tasso di disgregazione familiare.Sul versante sociopolitico, ma strettamente legato al mondo della teologia, ebbe un grande influsso l’umanesimo di Jacques Maritain, che per semplicità potremmo chiamare il teologo della democrazia cristiana in senso moderno.Tutto questo era la Chiesa Cattolica prima del CV II, non a tutti i livelli, però molti ambienti ecclesiastici erano pieni di questa mentalità. C’era un modernismo di ritorno, un modernismo che si credeva ormai morto e sepolto, ma che in realtà era ancora vivo e vegeto , come un fuoco che cova sotto la cenere, in attesa di poter riemergere in tutta la sua virulenza. Una riflessione di mons. Borromeo, presa dal suo diario sotto la data del 3 dicembre 1962, all’epoca della prima sessione del CV II, rende molto bene l’idea del clima che si respirava in quell’importante assise: “”siamo in pieno modernismo, non quello ingenuo, aperto, aggressivo e battagliero dei tempi di Pio X, no, il modernismo di oggi è più sottile, più camuffato, più penetrante e più ipocrita. Non vuol sollevare un’altra tempesta, no, vuole che tutta la Chiesa si ritrovi modernista, senza accorgersene”. [continua...]
    Ultima modifica di Guelfo Nero; 14-11-14 alle 21:06

  4. #24
    Forumista esperto
    Data Registrazione
    19 Sep 2005
    Località
    Oggiono (LC)
    Messaggi
    19,372
     Likes dati
    212
     Like avuti
    137
    Mentioned
    26 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: VIDEO: "Concilio vaticano II: l'8 settembre del Cattolicesimo" (Como 18 ottobre 2

    Parla Luca Fumagalli

    L’ 8 ottobre 1962 Roncalli aprì il Concilio, e l’8 dicembre 1965 Montini lo chiuse.Già durante il pontificato di Eugenio Pacelli, Pio XII, si era ipotizzata la possibilità di convocare un nuovo concilio ( il CV I, infatti, era stato bruscamente interrotto dalla breccia di Porta Pia il 20 settembre 1870, e non era stato più ripreso e completato), ma Pacelli era contrario, poiché temeva che convocandolo vi fosse il rischio che le idee della nuova teologia potessero penetrare nella Chiesa e venire così ufficializzate, non solo in seno al concilio, ma anche nei media e nel pensiero comune della gente (cosa che poi regolarmente avvenne). Così, prudentemente, Pio XII non ascoltò i consigli di coloro che, nella curia, spingevano per l’indizione del concilio, e preferì rimandare.La palla fu raccolta da Giovanni XXIII, al secolo Angelo Roncalli, che in gioventù era stato accusato di modernismo (a causa della sua amicizia con Ernesto Buonaiuti) e per tale motivo sospeso dall’insegnamento. Giovanni XXIII, ammaliato dalle teorie moderniste che si stavano diffondendo nella Chiesa e delle quali era simpatizzante convocò quindi il concilio.Ma per comprendere bene come fu possibile il repentino passaggio da un papa apertamente contrario ad un altro invece favorevole a indire il concilio ecumenico (che avrebbe irrimediabilmente cambiato i connotati della Chiesa Cattolica) è utile fare un breve accenno al conclave del 1958.Se Pio XII si rifiutava di indire il concilio, invece i progressisti scalpitavano nel richiederlo; vista l’inamovibilità di papa Pacelli, però, essi dovettero ben presto rendersi conto che la cosa avrebbe potuto realizzarsi solamente con il suo successore, sempre che fosse stato un papa di più larghe vedute (più tardi si seppe che, in quegli anni, mons. Montini pregava per la morte di Pacelli), maggiormente disponibile ad accogliere le idee dei novatori. Alla testa del partito progressista stava un personaggio di grande intraprendenza ed ostinazione, Giovan Battista Montini, di famiglia filocomunista (nel periodo della guerra civile ospitavano i partigiani comunisti), amico di Palmiro Togliatti, segretamente in contatto col Kremlino negli anni in cui era alla Segreteria di Stato come uomo di fiducia di Papa Pacelli. Assieme ad un suo prete fidato, Montini passava ai russi i nomi dei sacerdoti che Pacelli infiltrava in Urss per aiutare la chiesa del silenzio, condannandoli così a morte certa nei gulag. Scoperto in flagrante, Pacelli lo allontanò subito dalla Segreteria di Stato, inviandolo nella prima diocesi libera (purtroppo era Milano, covo di modernisti) e rifiutandosi di promuoverlo cardinale. Nonostante ciò, Montini fece sapere ai russi che dopo la morte di Pio XII l’atteggiamento della Chiesa Cattolica nei confronti dell’URSS sarebbe cambiato radicalmente. Ebbene, un simile personaggio (recentemente “beatificato) riuscì, tramite l’ala progressista presente nel conclave del 1958, ad imporre alla Chiesa un papa di transizione di simpatie moderniste (tra l’altro suo amico). Un’elezione anomala, quindi, come lasciava anche supporre lo stesso nome adottato da Roncalli, Giovanni XXIII, lo stesso nome dell’ultimo antipapa. Coincidenza? Segnale occulto di rottura con il passato della Chiesa e del papato? Non lo sapremo mai, il Vaticano custodisce bene i suoi segreti. Fatto sta che voci attendibili riferivano di un patto imposto come condizione a Roncalli per la sua elezione: nominare subito Montini cardinale e prepararlo per la successione, patto che Roncalli avrebbe accettato di buon grado (data anche l’amicizia esistente tra i due). Una volta nominato Montini cardinale, Giovanni XXIII cominciò a mandarlo spesso in giro in sua vece, al che qualcuno gli chiese “santità, ma come mai mandate sempre in giro Montini al posto vostro?”, ottenendo per risposta “perché deve abituarsi a fare il papa”.Alla morte di Pacelli, quindi, il partito dei novatori vinse la sua prima e forse più importante battaglia, dalla quale dipendeva la possibilità di indire il concilio e di rivoluzionare completamente la Chiesa dal suo interno (come osservava mons. Borromeo nel suo diario). Una volta posto Roncalli sulla cattedra di Pietro, il resto venne come naturale conseguenza di un piano meticoloso preparato in precedenza: la strada verso il concilio , con conseguente imposizione a tutta la Chiesa (clero e laici) del pensiero neomodernista era ormai aperta, larga e scorrevole, ed era tutta in discesa. Iniziava così il declino, apparentemente inarrestabile, della bimillenaria Chiesa Cattolica.Ritornando al punto in cui Giovanni XXIII convoca il CV II, vediamo che con esso trovarono paternità e legittimità molti degli errori che erano stati condannati dai papi precedenti. I padri conciliari erano circa 3000 tra cardinali, vescovi e superiori generali di congregazioni religiose. Assieme a loro ebbero un ruolo importante nel concilio i cosiddetti periti, teologi, studiosi, esperti che accompagnavano cardinali e vescovi. Spesso gli interventi dei padri conciliari erano scritti dal perito di fiducia, oppure concordati con lui (Ratzinger, ad esempio, era il perito di Martini). In ambito modernista queste figure furono determinanti, poiché impressero al concilio la direzione voluta dai progressisti. Molti di essi ebbero un ruolo di primo piano: Chenu, Congar, De Lubac, Rahner, gesuita famosissimo, quest’ultimo, capo della fazione progressista mittleeuropea (una foto dell’epoca lo ritrae a fianco di Ratzinger). Altro famoso progressista del concilio era Hans Kung, noto per le sue apparizioni televisive, dalle idee alquanto eterodosse (sincretismo religioso, codice etico mondiale). Stranamente non venne invitato, unico fra i grandi teologi mitteleuropei, Hans Urs Von Balthasar, considerato uno dei precursori del Concilio Vaticano II. Henri-Marie de Lubac, uno dei più influenti teologi del secolo XX, (i cui scritti hanno giocato un ruolo chiave nello sviluppo della dottrina del Concilio Vaticano II), fu nominato da Giovanni XXIII consultore della Commissione Teologica preparatoria al Concilio Vaticano II e poi nominato anche “esperto” del Concilio.Il CV II, il 21°della serie, si è svolto in quattro sessioni,, tutte svoltesi nel secondo semestre di ogni anno: la prima da ottobre a dicembre del 1962, mentre le altre tre da settembre a dicembre di ciascun anno, fino al 1965. Durante gli ultimi mesi dell’anno i padri conciliari si ritrovavano a Roma per le discussioni e le votazioni dei vari documenti, mentre nel resto dell’anno stavano nelle loro diocesi a svolgere la loro normale attività.Dalla seconda sessione il concilio fu organizzato e gestito da quattro moderatori, nomi importanti nel panorama dei padri conciliari, tre dei quali ebbero un ruolo molto importante nella diffusione delle idee progressiste emerse durante l’assise conciliare. Si tratta precisamente di Dopfner, arcivescovo di Tubinga (dove gli sarebbe succeduto Ratzinger), Suenens, primate del Belgio ed esponente di punta dell’ala progressista, e Lercaro, arcivescovo di Bologna, anch’egli emerito progressista ed amico di Giuseppe Dossetti. Il quarto membro era Agagianian, un moderato rispetto ai suoi colleghi, grande antagonista di Roncalli nel conclave del 1958. Quindi tre moderatori su quattro erano apertamente progressisti, il che lasciava presagire dove si sarebbe andati a parare.Per capire il funzionamento del concilio pensiamo al parlamento italiano: ci sono commissioni ristrette che elaborano i documenti conciliari, votati poi in assemblea dai tremila padri conciliari. Sono possibili tre tipi di voto: placet, non placet, placet juxta modum, cioè va bene, però con alcuni emendamenti. Se il testo andava bene veniva subito approvato, ma molto spesso vi si apportavano delle modifiche, dopo di che veniva nuovamente messo ai voti ed approvato definitivamente. Vi era però nel concilio un’ambiguità di origine: fu lo stesso Roncalli a introdurla per la prima volta nella storia dei concili; infatti egli non volle che il Vaticano secondo fosse come il Vaticano primo o come il concilio di Trento, cioè un concilio dogmatico, che stabilisce delle verità inoppugnabili e condanna gli errori del mondo. Pensando a quanto stava succedendo nella Chiesa e nella società dell’epoca, un concilio dogmatico, di aperta condanna degli errori dell’umanità (basti pensare al comunismo ateo ed omicida, autore di centinaia di milioni di morti nel mondo) appariva come l’ipotesi più naturale per un osservatore od un padre conciliare non prevenuto o in mala fede (come lo erano i neomodernisti). Ci si aspettava, quindi, che il concilio condannasse gli errori del mondo e quelli già penetrati all’interno della Chiesa, sull’esempio di Pio IX e San Pio X. Invece no, Roncalli adottò una formula molto ambigua, che sarà fatta propria anche da Montini e da molti padri conciliari progressisti, la formula del “concilio pastorale”, cioè un concilio non di condanna ma di dialogo con il mondo. Questo perché i progressisti pensavano che non si potesse cambiare la mentalità del mondo condannando, ma che lo si sarebbe potuto fare dialogando (Montini, ad esempio, fece più volte sapere a don Luigi Villa che doveva smetter di pubblicare scritti contro i comunisti, perché tanto avrebbero vinto su tutta la linea e la Chiesa sarebbe dovuta venire a patti con loro).Si suol dire che dai frutti si può giudicare l’albero, così, vedendo quello che è successo dopo il concilio, si direbbe che questa formula non abbia funzionato; è soprattutto l’idea del concilio pastorale ad essere usata spesso da storici e teologi per mettere in discussione l’infallibilità dei pronunciamenti conciliari.Nel dibattito conciliare sin dall’inizio si formarono tre posizioni, tre gruppi contrapposti. Il gruppo più organizzato, che fin dall’inizio si mobilitò con documenti, studi specifici, manovre di tipo politico per includere nelle varie commissioni più loro membri possibile, era quello della c.d. “alleanza europea”, più tardi ribattezzata “alleanza mondiale” poiché si estese a tutto il pianeta; erano i progressisti, che al loro interno avevano cardinali, teologi e periti provenienti da Germania, Francia, Belgio e Olanda (nazioni di riferimento dell’alleanza),oltre ai tre moderatori prima citati. La destra conservatrice era formata da un gruppo molto debole e sfrangiato, che si organizzò troppo tardi, quando ormai le cose avevano preso una brutta piega; si tratta del c.d. “coetus internationalis patris”, un gruppo di padri conciliari appartenenti a diverse nazioni, che purtroppo si costituì solamente nella terza sessione del concilio (cioè nel 1964), troppo tardi per imprimere il proprio punto di vista all’assise conciliare, come pure per bloccare l’arrembaggio dei progressisti. Il gruppo comprendeva i padri conservatori, o tradizionalisti,; tra loro vi era anche mons. Léfébvre, il cardinali Ottaviani (capo del S. Uffizio), Siri, Palermo, Ruffini (uno dei più tenaci oppositori dei progressisti) e il brasiliano Castro Mayer (che cercava di creare un argine, un’opposizione al progressismo dilagante). Ma purtroppo il loro intervento fu tardivo e inefficace. La magna pars, cioè la parte più cospicua dei padri conciliari, dal punto di vista numerico, potremmo definirla come terza posizione oppure come palude, poiché se in realtà l’assemblea conciliare era molto divisa, e gli interventi di progressisti e conservatori si equivalevano, poi durante le votazioni la maggior parte dei padri votava a favore dei progressisti. Questo fatto sorprende molto, qualcosa non quadra, perciò alcuni astorici, come il professor Roberto de Mattia (autore dell’interessante volume “Il Concilio Vaticano II, una storia mai scritta”), che fa una bella ricostruzione del dibattito conciliare, individuano due motivi che spiegano questo paradosso: da un lato il fatto che molti padri conciliari si lasciavano ingannare dall’ambiguità dei documenti conciliari (come faceva notare mons. Borromeo nel suo diario, più volte citato); in effetti gran parte dei documenti conciliari erano talmente ambigui che, nell’epoca del post concilio, vennero usati sia dai conservatori che dai progressisti per avvalorare le loro idee ed il loro comportamento. Molti padri, poi, peccarono di eccessiva fiducia nei confronti di Paolo VI: più di Montini che di Roncalli, però, cosicché, di fronte a certi interventi di Paolo VI, che aveva tutto l’interesse a che certe discussioni venissero fermate (basti pensare alla richiesta di condanna del comunismo ateo e omicida, presentata da più di 500 padri conciliari e imboscata da Montini, che la tirò fuori in zona cesarini, quando ormai era troppo tardi per discuterla) e che certi documenti venissero approvati molto in fretta, di fronte a certi suoi pronunciamenti, dicevamo, questi padri conciliari, sicuramente la maggioranza numerica dell’assemblea, votarono secondo la volontà del pontefice, avallando quindi le sue idee progressiste (filo protestanti, filo comuniste, ecumeniste e massoniche, in una parola, neomoderniste) e rimanendo a volte ingannati. Come non parlare quindi, come fatto da certi studiosi del concilio, di una vera e propria rivoluzione, anche se non fisicamente violenta,, ma certamente subdola i ingannatrice. In tal modo il “coetus” subì un grave contraccolpo da questo comportamento del terzo settore.I documenti conciliari furono molto numerosi (rispecchiando, oltre che l’ambiguità, anche la prolissicità tipica dei neomodernisti), e molti di essi riuscirono a cambiare profondamente l’aspetto della Chiesa Cattolica e ne tradirono la bimillenariia Tradizione, essendo palesemente in aperta contraddizione con tutto quello che la Chiesa aveva sostenuto nei secoli precedenti (alla faccia della tanto declamata “ermeneutica della continuità” dai “papi” del post concilio). Tra i più importanti e problematici possiamo citare la ”Dignitatis humanae”, relativa alla libertà religiosa, la “Gaudium et spes”, sul rapporto tra Chiesa e mondo moderno, la ”Nostra Aetate”, sulla questione ebraica e, più in generale, sul rapporto tra la Chiesa Cattolica e le altre religioni e, infine, la “Lumen gentium” sulla nuova idea di Chiesa prodotta dal CV II.Per capire veramente cosa significhi affermare che il CV II è stato l’8 settembre della Chiesa Cattolica, facciamo un semplice esempio, parlando del dibattito sul tema della libertà religiosa. In realtà questo è un concetto che nella Chiesa Cattolica non è mai esistito; l’unico concetto esistente su questo tema era quello di tolleranza; la Chiesa, cioè, riteneva di non poter permettere, all’interno di uno stato in cui essa era la religione predominante, la diffusione di idee ad essa contrarie, di idee eretiche; al più, per la buona convivenza civile, poteva accettare la coesistenza dell’errore con un atteggiamento tollerante. Le minoranze religiose, cioè, potevano essere tollerate per pura bontà e per mantenere l’ordine pubblico, non certo per incentivare la diffusione di idee contrarie al Cattolicesimo o di idee eretiche. Ecco che, invece, nell’aula conciliare, propugnato dai padri progressisti, si insinua, e viene poi fatto proprio dal concilio stesso, il concetto di libertà religiosa, che significa che lo Stato, di fronte alle questioni religiose rimane sostanzialmente indifferente, diventando così quello che oggi si chiama Stato laico (ma in effetti questo tipo di Stato è pervaso da un’intenso sentimento anticattolico ed antireligioso). Quindi lo Stato consente a qualunque religione di diffondere all’interno dei suoi confini, e di propugnare apertamente in pubblico, la propria dottrina. Questa cosa nella Chiesa, prima del CV II, non era mai esistita. La libertà religiosa esisteva, sì, ma solamente per l’individuo, il singolo, che poteva aderire a qualsiasi religione gli piacesse, ma non esisteva però in ambito pubblico; per uno Stato cattolico era impossibile lasciar diffondere pubblicamente le eresie al proprio interno. Nel Concilio,invece, la questione viene completamente ribaltata, e nasce così questo nuovo concetto che ha fatto sì che Benedetto XVI, in un discorso rivolto al presidente francese Sarkosy, facesse un pubblico elogio della laicità positiva, quella, per intenderci, adottata dagli USA, contrapposta alla laicità negativa, quella della rivoluzione francese, che i cattolici li uccideva. Questa idea, per un cattolico preconciliare, sarebbe stata pura follia In proposito, il cardinal Ottaviani osservò che lo Stato ha il compito di incentivare apertamente il bene della collettività, e quindi non può rimanere indifferente di fronte al bene supremo che è quello della Verità, da cui dipende la salvezza eterna dei suoi cittadini. Lo Stato ideale dei cattolici preconciliari, pertanto, era lo stato cattolico, quello Stato che faceva di tutto per incentivare lo sviluppo e la diffusione della Chiesa Cattolica. Non per niente nel concordato del 1929 si afferma che la religione del Regno d’Italia è quella cattolica, apostolica, romana.Ciò comportava anche alcune facilitazioni, concesse agli appartenenti alla religione ufficiale dello Stato, come esenzioni fiscali, esonero dal servizio militare per i chierici, ecc. Ecco, in proposito, l’intervento del cardinal Ruffini al momento della presentazione in Assemblea del testo sulla liberà religiosa: “Con il testo firmato il 12 febbraio 1929 tra la Santa Sede e il Regno d’Italia si sancisce che la religione cattolica è la religione di Stato, e per di più unica; inoltre, molti diritti speciali vengono riservati a uomini ecclesiastici e cattolici. Tutti questi aspetti, se la nostra dichiarazione sulla libertà religiosa venisse approvata come ci viene presentata oggi, sarebbero facilmente impugnabili dai nostri nemici con una facile speranza di vittoria; se lo Stato è laico, il Concordato è una contraddizione in termini, dire che la religione cattolica è la religione dello Stato va contro il concetto di libertà religiosa”. Tra l’altro, il concetto di laicità dello Stato non era propugnato dalla Chiesa Cattolica ma dalla massoneria, il che la dice lunga su di un aspetto del modernismo talvolta trascurato o sottovalutato, cioè l’aperta simpatia per la massoneria e l’appartenenza di numerosi ecclesiastici a questa setta segreta. I padri fondatori degli Stati Uniti d’America, a partire da George Washington, erano tutti massoni, ad esempio. Interessante anche l’intervento del cardinal Siri: “Lo Stato vuole difendere la libertà, e in genere la libertà deve essere difesa in ogni modo, ma per noi che siamo i successori degli apostoli è più importante difendere l’ordine divino, la legge divina, perché se per difendere la libertà noi disprezziamo la legge di Dio, si verificheranno sicuramente delle disgrazie, sia teologiche che pratiche; se noi amiamo la libertà a discapito della verità, ecco che la contraddizione è palesata”. (Un discorso, questo di Siri, che si adatta benissimo anche alla situazione odierna, in cui Bergoglio ed i suoi accoliti vogliono ad ogni costo far passare una pastorale che, in nome dell’accoglienza da parte della Chiesa di tutte le voglie egoistiche della società, nega e rifiuta l’immutabile legge divina).L’ultimo intervento prima della votazione della “Dignitatis humane” fu quello del cardinal Arribay Castro, spagnolo, ed è forse il più significativo e divertente; ecco le sue parole “A quel che sembra, tutte le religioni sono uguali, e manca poco che concludiamo che nessuna è veramente importante”. Questo è il concetto di libertà religiosa spinto al massimo grado, quale emerge dalle parole di un principe della Chiesa!A chi si chiedesse come sia stato possibile che un concilio pastorale abbia portato una simile rivoluzione nella Chiesa Cattolica, potremmo rispondere che, probabilmente, i novatori già fa tempo erano pronti a sferrare l’attacco decisivo alla barca di Pietro, aspettando solamente un cambio alla guida della Chiesa, e questo avvenne con l’ascesa di Roncalli al soglio pontificio. Come abbiamo visto, Roncalli riabilitò coloro che erano stati puniti e messi in disparte da Pacelli, a partire dallo stesso Montini, poi convocò il concilio, come si aspettavano i neomodernisti (Bea in primis), mettendovi alla guida un drappello di risoluti novatori. I conservatori, o tradizionalisti, furono presi alla sprovvista, in contropiede, e non riuscirono ad organizzarsi per tempo e, in particolare, a trascinare dalla loro parte gli indecisi, i moderati, che vennero ingannati dall’ambiguità dei testi predisposti dai modernisti e mesi in soggezione dal comportamento di Paolo VI, apertamente schierato dalla parte dei novatori. Tanto bastò per cambiare radicalmente i connotati alla Chiesa Cattolica e portarla su strade sulle quali mai avrebbe pensato di incamminarsi (si ricordi il tormentone dei vaticansecondisti “il popolo in cammino”, sì, ma verso quale destinazione?).Vediamo adesso di spendere qualche parola a proposito del post-concilio. Se prima del concilio la Chiesa aveva il desiderio di dialogare con il mondo, di aprirsi ad esso, di venire a patti con il mondo ricorrendo ad un approccio pastorale e non più dogmatico, di condanna degli errori, di ammonimento, di invito al ravvedimento, alla conversione, al cambiamento di vita ( indicando agli erranti la retta via per raggiungere la salvezza eterna), una volta concluso il CV II si sarebbe dovuti rimanere soddisfatti: ora basta , avrebbero dovuto dire, finalmente ci siamo liberati di quel vecchiume, del latino, del tomismo, della messa VO, ci siamo aggiornati, adesso il mondo si convertirà al cattolicesimo nella sua totalità. Questo avrebbe dovuto essere il pensiero di un progressista in buona fede. Ma purtroppo, come dicevamo prima, dai frutti si riconosce l’albero, e quali sono stati i frutti del concilio? eccoli: laicizzazione,, scristianizzazione, “nuova messa”, svuotamento dei seminari, scomparsa delle vocazioni, ecc. A questo punto potremmo chiederci, però, “ma come si fa a imputare tutte le colpe al concilio? forse tutto ciò sarebbe successo anche senza il concilio, a causa della smania di novità e di apostasia del mondo moderno, pur in costanza della messa antica, della pastorale tradizionale. Si potrebbe quindi sostenere che la colpa non èp del concilio, ma della laicizzazione dello Stato, che ha origini remote(nella rivoluzione francese, se non ancor prima). In effetti in molti testi si afferma come sia abbastanza evidente che il CV II possa essere considerato il padre della rivoluzione della modernità, in primis della rivoluzione del 1968 (la c.d. contestazione generale). Sentiamo in proposito cosa ne dice il professor Roberto de Mattei, già citato “Il ’68 trae origine nell’università Cattolica. La rivoluzione del ’68 ebbe un forte impatto nella Chiesa e nella società, ma la svolta del concilio ne aveva favorito l’esplosione. Lo slogan del ’68 “proibito proibire” aveva le sue radici nell’avversione conciliare ad ogni forma di proibizione dottrinale. Le richieste del movimento del maggio ’68 coincidevano in larga misura con le idee del concilio, in particolare con la costituzione sulla Chiesa nel mondo. Parrocchie, gruppi cattolici e protestanti, tenevano riunioni e assemblee su temi quali “da Che Guevara a Gesù Cristo””.Questo il cattolicesimo che caratterizza il ’68. Del resto, già il CV II, come afferma l’Abbé Laurentin, in una certa misura fu la contestazione di un gruppo di vescovi contro la Curia, che tentava di mettere in piedi un concilio prefabbricato. Quindi, se anziché intitolare questa conferenza “Il CV II, l’8 settembre della Chiesa”, l’avessimo intitolata “Il CV II, il ’68 della Chiesa”, il titolo avrebbe calzato a pennello. Una minoranza progressista impose le sue idee all’assise conciliare e, conseguentemente, all’intera Chiesa. Bisogna aggiungere però, per capirsi meglio, che la minoranza era apertamente e decisamente appoggiata da Montini, che era riuscito a piazzare sul soglio di Pietro (con manovre poco chiare e poco pulite); da lì, con il timone della barca di Pietro in mano, Montini appoggiò i ribelli e fece di tutto per assicurare loro il predominio sul concilio. Concludendo: alcuni dei principali esponenti del movimento del maggio ’68, come Mario Capanna, provenivano dal movimento cattolico. Capanna era iscritto all’università cattolica e, riferendosi a quell’epoca, ha più tardi affermato “passavamo intere nottate a studiare e discutere gli scritti dei teologi all’epoca ritenuti di frontiera, Rahner, Schillebeeckx, Bultmann, assieme ai documenti del concilio”. Rahner e Schillebeeckx, infatti, sono due perfetti prototipi dei progressisti presenti al concilio.Quindi, se dai frutti si riconosce l’albero, i frutti del CV II (che ancor oggi sono sotto gli occhi di tutti) furono, e sono tutt’oggi, frutti avvelenati. La sola cosa che noi pochi, amanti della Tradizione Cattolica e della Chiesa preconciliare, possiamo fare è resistere al mondo moderno. Se il concilio è caduto nel voler dialogare con una realtà impazzita che si allontana sempre di più da Dio, il nostro obiettivo deve essere esattamente l’opposto, cioè essere orgogliosi del nostro rifiuto della modernità, memori non solo delle promesse di Gesù Cristo, ma anche delle certezze che ci garantisce la Chiesa Cattolica preconciliare, con la teologia tomista che l’ha caratterizzata nei secoli passati. Questa è l’unica arma a nostra disposizione, l’unica vera nostra certezza. L’obiettivo nostro, quindi, è quello di “instaurare omnia in Cristo” come affermava San Pio X. (applausi). [continua...]

  5. #25
    Forumista esperto
    Data Registrazione
    19 Sep 2005
    Località
    Oggiono (LC)
    Messaggi
    19,372
     Likes dati
    212
     Like avuti
    137
    Mentioned
    26 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: VIDEO: "Concilio vaticano II: l'8 settembre del Cattolicesimo" (Como 18 ottobre 2


  6. #26
    Moderatore
    Data Registrazione
    31 Mar 2009
    Località
    Cermenate (CO)
    Messaggi
    23,266
     Likes dati
    134
     Like avuti
    264
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: VIDEO: "Concilio vaticano II: l'8 settembre del Cattolicesimo" (Como 18 ottobre 2

    Parla Piergiorgio Seveso.Prima di tutto vi ringrazio perché avete dimostrato una grande pazienza; parlare di questi temi, come potete capire, non è facile. La maggior parte della gente, infatti, ignora del tutto cosa è veramente accaduto in quell’assise conciliare degli anni 1962-’65, una rivoluzione tra le più solenni e al contempo efficaci, perché ha stravolto completamente il volto della Chiesa Cattolica degli ultimi 50 anni. Io penso che se ci fosse la macchina del tempo e una persona degli anni Cinquanta venisse portata a vedere come è ridotta la Chiesa Cattolica al giorno d’oggi, non la riconoscerebbe più; forse riconoscerebbe qualche statua, qualche affresco, ma per il resto sicuramente penserebbe ad una chiesa protestante, magari avventista; vi potrebbe riconoscere qualcosa di cristiano, ma molto poco. La forma esprime la sostanza, e ne abbiamo la prova nei nuovi edifici religiosi, nelle chiese postconciliari (ovviamente mi riferisco agli edifici di culto): sembrano più anfiteatri, cinematografi, stadi, silos, che chiese tradizionali; la forma a croce latina è scomparsa e il centro della chiesa antica, l’altar maggiore con il tabernacolo, che era il posto della presenza reale di Cristo, è stato sostituito da un tavolo. Il sacerdote è divenuto presidente dell’assemblea liturgica e guarda in faccia il popolo, volgendo le spalle a Cristo Signore. Perché tutto questo? Perché la riforma è stata la manomissione della Santa Messa (cambiata la messa, cambiata la religione, diceva Martin Lutero). Se oggi noi potessimo assistere ad una messa antica, stenteremmo a capire cosa stia avvenendo, sembrerebbe qualcosa di completamente avulso dal cattolicesimo attuale; un signore di spalle con uno strano vestito che in latino prega, rivolto al tabernacolo, con tanta gente in ginocchio, le donne con il velo in testa, tutti protesi verso il centro della chiesa (dove si trovano il crocifisso ed il tabernacolo). Un rito che non era un banchetto, un simposio, una cena comunitaria, ma era il tremendo e misterioso Santo Sacrificio della croce, rinnovato ogni volta dall’alter Christus, che era il sacerdote (il rinnovamento incruento della crocifissione). La messa dopo il concilio diventa un’assemblea, non c’è più attenzione al rito della comunione, all’ostia. Un tempo il sacerdote teneva chiuse le dita per evitare che anche il più piccolo frammento dell’ostia potesse cadere per terra, adesso c’è un vero e proprio andirivieni sull’altare: suore, donne, bambini, un po’ come in una stazione ferroviaria, è come una cena, ed in una cena mica si presta attenzione a che non cadano briciole? C’è la perdita del senso del sacro, c’è una grande bagarre, l’importante è stare assieme, l’abisso tra il prima e il dopo è enorme, incolmabile, e chiunque affermi che l’abisso non è così grande, mente a sé stesso, deforma la realtà; contra factum non est argumentum, i fatti sono fatti e non bastano le parole per smentirli. E’ accaduta una rivoluzione, e la Chiesa Cattolica, da organismo preposto per custodire il depositum fide, da salus animarum, è diventata un organismo filantropico, una variabile della Caritas, della Croce rossa, una specie di grande Rotary, dove ci si mette assieme per fare qualcosa, senza però capire bene il perché, una babele di voci. La Chiesa non è più la “società perfetta” che non aveva bisogno di nient’altro oltre quello che era al suo interno, poiché tutto in lei bastava e avanzava. Se oggi i cardinali seguissero l’esempio dei loro predecessori non inviterebbero il presidente della repubblica a parlare nel cortile della basilica di Assisi. Quando l’eresia impera i cattolici finiscono in galera, o nelle catacombe, come pure quando il mondo va dalla parte opposta a quella indicata da Cristo e dalla sua Chiesa. Siccome oggigiorno tutto va in direzione del tradimento, del delitto contro la fede (divorzio, aborto, matrimonio sodomitico, ecc.), e la società che si basa sull’assassinio dell’innocente, e che stabilisce per legge che è lecito farlo, voi capite che abisso vi sia tra questa società e la Chiesa Cattolica, tra questa società e la Verità tutta intera rivelataci da NSGC. Se oggi la Chiesa non è solo accettata, ma anche vezzeggiata e le sono stati lasciati solamente i valori irrinunciabili (i cd valori non negoziabili): è come uno che fosse rimasto in mutande e dicesse agli altri “per favore, non toglietemi anche queste, lasciatemi almeno le mutande”, Quando la Chiesa arriva a difendere questi valori, significa che ha già rinunciato a tutto il resto, allo Stato cattolico (con il documento sulla libertà di religione), al concordato (con la revisione del 1984). Questa situazione è il frutto del CV II, che ha voluto fare della Chiesa una società privata, una setta qualunque (come Scientology, ad esempio), si è auto diminuita, riducendosi ad un nulla, ad un’associazione come qualunque altra.Prima del “concilio” non solo il singolo individuo aveva dei doveri verso la verità, verso la religione (per la sua salvezza eterna), ma anche lo Stato ne aveva, doveva riconoscere che esiste una sola verità, una sola Chiesa (non mille), un solo salvatore, Gesù Cristo; tutto ciò prendeva il nome di “Regalità sociale di Cristo”, Cristo re dei cuori e della società, per cui su uno voleva aprire una chiesa sua non poteva farlo, lo Stato gli diceva di no.I culti non cattolici erano ammessi, tollerati, ma non potevano fare proselitismo, propaganda, non avevano nessun tipo di rapporti con lo Stato, perché quest’ultimo era “sposato” con la Chiesa Cattolica (grazie al Concordato del 1929, perché prima la Chiesa ha vissuto molto male il rapporto con il Regno d’Italia, sorto, come noto, da un moto risorgimentale massonico ed anticattolico).La perdita del potere temporale ha molto indebolito la Chiesa. Il modernismo ha potuto avere facilmente il sopravvento perché, appunto, la Chiesa non aveva più il potere temporale. Oggi si sente dire sempre più spesso (anche dallo stesso “sommo pontefice”) che la verità non si impone se non in forza di sè stessa; in un certo senso ciò è vero, però essa ha bisogno anche di spade, di lance, di alabarde, perché gli uomini sono malvagi e la verità spesso necessita della croce, ma anche di essere difesa, perché c’è un sacco di gente a cui la verità fa schifo, per il fatto che è scomoda, che ci dice in faccia quello che siamo veramente (poveri peccatori), e la gente non vuol sentirsi dire in faccia quello che è, vuole credere alle favole, a una specie di fitness spirituale che insegni a star bene con sé stessi e con gli altri. I modernisti, come gli illuministi, credono ancora alla favola dell’arcadia, dell’uomo buono per sua natura, ma corrotto dalla società (come pensava Rousseau). La verità è dolorosa, fastidiosa, tragicamente vera, ed allora le persone si arrabbiano e desiderano inventarsi qualcosa di più comodo, una verità creata a proprio uso e consumo (la misericordia senza verità né giustizia, tanto cara a Bergoglio), ma ciò non è possibile, poiché la verità è un qualcosa di esterno a noi, che ci arriva dal di fuori, che noi riceviamo dall’alto, per divina Rivelazione (cosa che i modernisti negano, considerando la religione, e quindi la verità, come semplice prodotto delle aspirazioni umane, e pertanto mutevole nel tempo e nello spazio). Di fronte ad un simile modo di pensare degli uomini il CV II ha detto: cerchiamo di trovare un punto d’incontro. Quando Paolo VI è andato all’ONU soiè presentato come “esperto di umanità” (ricordate le sue parole “anche Noi abbiamo il culto dell’uomo”?). Eh no, tu non sei un esperto di umanità, tu sei il Vicario di Cristo, tutore e custode di tutta la verità che c’è nella storia umana, e non devi andare all’ONU a dialogare come esperto di umanità; è come se prendessimo un uomo e volessimo farlo camminare sulle mani anziché sui piedi; l’umanità si realizza solamente nella verità, così come la libertà. Tutti noi desideriamo realizzare noi stessi, ma ci vogliamo realizzare ponendo noi stessi come metro di giudizio, come misura, e questo ci fa diventare degli idoli. Come quando, nell’ottocento, dicevano che Dio è morto, ma poi sono morti loro, spesso in manicomio, oppure suicidi (si trattava di letterati, filosofi, poeti, artisti, esponenti di correnti di pensiero passate alla storia con il nome di nichilismo, decadentismo, crepuscolarismo). Se vogliamo accettare la nostra condizione umana, noi dobbiamo riconoscerci come persone bisognose di ricevere l’aiuto, il sostegno, di una verità che viene dall’alto, dobbiamo riconoscerci come creature deboli, bisognose di aiuto, e allora potremo dire come diceva San Paolo “è quando sono debole che sono forte”; infatti, se ci riconosciamo deboli, allora siamo pronti a combattere. Spesso, quando abbiamo a che fare con parroci, o religiosi, non riusciamo a capire cosa vogliono dire, quale causa difendono, di che cosa si occupano. C’è in loro una certa fumosità, parole strane, anche con le prediche non si capisce bene dove vogliano andare a parare; ad esempio, durante la messa dei funerali, i preti non parlano mai di inferno e paradiso, ma se sono davanti ad un defunto, di cosa mai vorranno parlare? (i preti modernisti aborriscono i Novissimi, infatti nelle loro omelie non ne parlano più). Oppure prediche nelle quali si afferma che il Vangelo è un messaggio che, se lo facciamo nostro, stiamo bene, siamo più felici; e tutto quello che è verità, croce, sofferenza, dove lo mettiamo? La religione è un mezzo per attraversare il mare tremendo e periglioso della vita, è come se noi fossimo in un mare in tempesta e avessimo bisogno di una zattera per arrivare all’altra riva; questa zattera è fatta a forma di croce (che la Chiesa modernista ha espulso dalla forma dei nuovi edifici sacri). Si potrebbe obiettare: ma tutto questo a noi cosa ci interessa?, invece ci deve interessare, perché siamo tutti uomini, tutti mortali, e un giorno (magari tra 100 anni) saremo tutti morti, e allora? A che sarà valso? Cosa avremo fatto ? allora ci sarà l’eternità, in base a quello che avremo fatto saremo giudicati. Avremo difeso la verità? L’ordine naturale, tradizionale e anche le verità della fede? Le avremo vissute queste verità? Non solo con la bocca, ma anche col cuore e la vita?Il modernismo ha voluto avvicinare troppo il cielo alla terra, quasi a schiacciarci, rendendolo troppo simile alla terra (al mondo, nel senso evangelico del termine). Per questo affermo che il CV II ha prodotto tutto questo scempio. Sarebbe troppo lungo approfondire il tema della conferenza, poiché ci richiederebbe almeno dieci conferenze, una per ogni argomento: libertà religiosa, nuova messa, rapporto con gli ebrei, ecc. Voglio ricordare solamente il documento “Nostra Aetate”, che liberò gli ebrei dall’accusa di aver ucciso Gesù Cristo, quello stesso documento che ha consentito a Wojtyla nel 1986 ed a Ratzinger nel 2005 di recarsi tranquillamente in una sinagoga; prima del concilio non ci potevano andare, mai nessun papa vi era entrato. Allora, prima i 260 papi erano tutti scemi e solo gli ultimi si sono fatti furbi? Qui c’è qualcosa che non torna, è evidente, quasi banale, senza entrare nel merito del Deicidio, è un fatto di una gravità inaudita. La sinagoga è perfida nel senso di infedele (ricordo qui l’espressione “perfidi ebrei”, tolta dalla liturgia dopo il concilio), doveva riconoscere Cristo, invece non lo ha fatto. Fino all’epoca del CV II la Chiesa esprimeva bene il concetto della Sinagoga che aveva tradito Nostro Signore, come Caino, Esaù, Giuda. Si parlava, a quei tempi, di una segregazione amichevole degli ebrei, incruenta, ma che allo stesso tempo evitava che la sinagoga contaminasse il Cristianesimo. Gli ebrei si portavano dietro un marchio d’infamia, volontariamente. Provate oggi ad andare in una qualunque parrocchia a dire quello che si predicava fino a 50/60 anni fa riguardo agli ebrei: la gente non capirebbe nemmeno, penserebbe che siete antisemiti, mentre invece non stareste facendo altro che esporre la teologia cattolica.La Chiesa oggi si è fatta debole, fragile, inetta, e c’è chi dice che questo è bello, è un bene che sia così; abbasso Costantino, gridano certi preti e certi “cattolici adulti” (oppure adulterati dal demonio?), dobbiamo uscire dall’epoca costantiniana, dobbiamo immergerci nell’epoca in cui siamo, piccoli e fragili (così piccola/ e fragile… cantava anni fa il bravo Drupi) in realtà avremmo dovuto essere sempre stati così, proseguono; il grande imperatore cristiano, il regno sociale di Cristo, è stata solo una parentesi (di ben 16 secoli, però), ma la verità è che bisogna essere così. Questi strani cristiani aggiungono poi che finalmente il CV II ci ha fatto entrare in un’epoca post-costantiniana. Il 28 ottobre dell’anno 312 D.C. Costantino sconfisse Massenzio al ponte Milvio, a Roma, e quest’anno, tra pochi giorni, celebriamo il 17° centenario di quell’evento. Dopo quella battaglia Costantino attuò la pax religiosa, con l’editto di Milano del 313, grazie al quale il cristianesimo cessava di essere fuori legge. Dal 33 al 313 D.C. il cristianesimo non era ammesso dalla legge; in quegli anni, se ti prendevano, come minimo dovevi chiedere scusa, dire “non lo faccio più” (probabilmente avverrà così anche con i cattolici tradizionalisti, tra breve, vista l’accelerazione che Bergoglio e soci stanno imprimendo alla campagna denigratoria e di disprezzo nei loro confronti). Circa trecento anni di ludi circensi con i cristiani in pasto ai leoni. Ebbene, se tra qualche tempo un cattolico tradizionalista si dichiarerà apertamente tale rischierà di essere nuovamente gettato nella fossa dei leoni, o nelle prigioni di Guantanamo ad opera dei poteri forti mondialisti. A quel punto si sarà ritornati all’epoca precostantiniana. A quell’epoca i neomodernisti saranno solo dei pupazzi ingrati, manovrati a piacere dai poteri forti del mondo.Ho cercato di spiegare cosa sia la prassi, lo svuotamento di contenuto del cattolicesimo, in una società svuotata dove coloro che dovrebbero custodire la verità non lo fanno (anzi, la rinnegano in nome di un aggiornamento a qualcosa di ambiguo, non dichiarato apertamente, spacciando per misericordia la connivenza con il peccato). Nell’ovile dove non c’è più il pastore a guardia delle pecore, sostituito da un mercenario, entra il lupo e fa scempio delle pecorelle. Annibale non è alle porte, ma è già entrato nella città santa, nella città di Dio, e voi stessi che volete difendere i valori della tradizione della Chiesa Cattolica vi accorgete che, quando i preti modernisti vi vedono, nella migliore delle ipotesi fanno finta di niente, nella peggiore scappano, oppure vi apostrofano dicendovi “maledetti, andatevene!”. Ecco perché, perché c’è stato il CV II, si è giunti a questa situazione tragica. Anche prima c’era il modernismo, anche andando a ritroso nel tempo di 200 anni (i famosi 200 anni di cui la Chiesa Cattolica sarebbe indietro rispetto al mondo moderno, secondo il defunto “cardinal” Martini), c’è sempre stato, ma però solamente un poco, in periferia, qualche vescovo ribelle, qualche vescovo giacobino qualche vescovo liberale; con il CV II, invece, il veleno è arrivato fin nella rocca di San Pietro (per questo è molto importante capire cosa sia realmente successo in quel conclave del 1958). Per spiegare come sia arrivato nel cuore della rocca e per mostrare come anche il centro della Chiesa oggi sia avvelenato dal modernismo servirebbe un’altra conferenza. Oggi siamo di fronte al mistero d’iniquità, al più terribile dei delitti, quello che monsignor Marcel Lefebvre tempo fa chiamava “il colpo da maestro di satana” e che un altro monsignore chiamava il “doppio colpo da maestro di Satana”: anche questo tema ci tema ci porterebbe lontano. Vorrei terminare citando il discorso che il vescovo Bartolomeo D’Avanzo tenne al Concilio Vaticano I nel 1870, il grande concilio interrotto dall’invasione garibaldesca e piemontese (la famosa breccia di Porta Pia) dopo appena sei mesi dal suo inizio. Quel concilio stava facendo cose encomiabili, egregie, ma fu interrotto dai bersaglieri e non riprese più. Si trattava di un concilio che avrebbe potuto fare grandi cose, ma i Savoia ed i garibaldini furono gli strumenti di cui si servì satana nella sua lotta contro la Chiesa Cattolica. Ecco l’intervento del vescovo “Avete udito, eminentissimi e reverendissimi padri, tutto ciò che hanno detto i reverendissimi oratori che hanno parlato contro la definizione della infallibilità pontificia. Gesù Cristo è allontanato dalla società odierna, dalle elezioni, dalla magistratura, dalle istituzioni, dalla legge, dagli stessi istituti di carità e anche dalla famiglia, a causa del matrimonio civile, Questo è ciò che contiene la società che si chiama ufficiale; essa è in mano a satana. Da dove è nata questa calamità, se non dal fatto che satana regna, che è il principe del mondo contemporaneo, della società ufficiale, e da ogni dove noi vediamo i figli di satana che gridano di voler seguire satana, che satana è il loro re, e da servi di satana quali sono si gloriano di voler seguire satana, attraverso un disordinato amore per le cose mondane”Ovviamente qui Mons. D’Avanzo non si riferiva ai satanisti, ma ai legislatori dell’epoca, a coloro che facevano leggi contro la Chiesa, come Cavour; oggi potremmo dire altrettanto dei legislatori di Bruxelles, Washington, Roma. Prosegue poi Mons. D’Avanzo: “Così, ad una spropositata negazione dell’ordine soprannaturale si deve opporre l’affermazione sublimissima della verità. Esca da quest’aula del concilio questa voce forte, e allora voi conoscerete la verità, e la verità vi renderà liberi, e la verità, soprattutto di questi tempi mondani, necessita di essere affermata a voce alta. Si levi quindi da quest’aula la definizione dell’infallibilità pontificia, affinché tutti sappiano che l’ordine sovrannaturale è interpretato dal Papa (Pio IX), è presente e procede dal Papa, e tutti vedano che l’ordine sovrannaturale è Cristo stesso, presente nel Papa, col Papa e attraverso il Papa, e attraverso il Papa Cristo si mostrerà in tutte le cose, Cristo che vince, Cristo che regna, Cristo che impera. Allora tutti diranno: sia lodato Gesù Cristo”. Questo vescovo proveniva dalla diocesi di Teano in Campania, allora facente parte del Regno delle due Sicilie.Purtroppo non c’è stato il tempo di parlare dei rapporti tra Vaticano e massoneria; molti dei vescovi partecipanti al CV II non è che fossero solamente liberali e modernisti, alcuni erano anche massoni, e fior di massoni. Si parla di infiltrazioni massoniche anche nei gradi più alti della gerarchia cattolica. Il ruolo della massoneria nel CV II è immenso. Pochi giorni fa i massoni hanno celebrato il 50° del concilio, affermando che con esso è stato rimosso il grande contrasto che per secoli aveva caratterizzato i rapporti tra la Chiesa Cattolica e la massoneria. La Chiesa Cattolica, infatti, dal 1700 al CV II aveva sempre apertamente condannato la massoneria. Quindi la massoneria c’entra, e c’entra tanto con il concilio. Come diceva Don Albertario, grande prete anticonciliatorista dell’Ottocento, nemico della rivoluzione sabauda e garibaldina, in discorso del 1877: “Odiare? Per lottare con energia dobbiamo odiare il nemico, odiarlo di un odio razionale, frutto della cognizione intima che di lui c’è d’uopo, odiare cordialmente, odiare con tutte le forze dello spirito, odiare sempre, odiare con lo scritto, coi fatti, colle parole, odiare in modo tale che l’odio divenga natura nostra e tutti la veggano, la sentano, l’imitino o la temano, odiare come in cielo si odia il peccato, odiare tanto che l’odio al liberalismo uguagli l’amore alla Fede e a Dio, odiare per armarci del fulmine di San Michele, degli anatemi della Chiesa, del “maledicti” dell’eterno Giudice. Troppo forse quest’odio? Vi ripugna il cuore? Odiamo dunque il liberalismo se vogliamo rifuggire dalla conciliazioni. Se la pugna ha da essere combattuta, l’odio ci darà la vittoria, perchè l’odio ci farà temuti, formidabili. Odiamo il peccato del secolo odierno, se pur desideriamo la conversione del peccatore, odiamo se bramiamo che il cuor nostro, proclive alla dolcezza e alla carità, possa trovare soddisfazione e contento nella salvezza di un liberale (metteteci laicista, modernista…) che tutti desideriamo ed invochiamo!” Il Cattolicesimo è la religione dell’amore, l’amore per la verità, per Cristo, ma è anche la religione dell’odio per il male, per la menzogna, per la dittatura del diavolo, un odio di opposizione, non di malevolenza, come quello di chi vuol distruggere una persona perché non gli piace, perché non la pensa come vuole lui). Questo odio di opposizione è virtù. Aggiungo una notazione legato al territorio in cui ci troviamo. Mi piace pensare che si sia commemorato questa sera a Como il “Vaticano II” non in una maniera pappagallesca, non in una maniera banale, non in una maniera ridicola, come si è fatto in questi giorni, e non asservita ai poteri forti. La Como di San Felice, di Sant’Abbondio, di San Provino, dei grandi vescovi medioevali, dei Della Torre, dei Pusterla, dei Turconi, dei Trivulzio, degli Archinti, dei Ciceri, dei Carsana, dei Nicora, dei Valfrè di Bonzo, degli Archi, dei Macchi e dei Felice Bonomini che è stato l’ultimo sinora che ha retto cattolicamente questa città. Quella Como è qui con noi e non nel vescovado occupato da ombre, nel Duomo reso tetro e silenzioso dal neomodernismo. Le pietre delle chiese gridano ancora la verità malgrado il silenzio e il tradimento di chi le occupa. Spetta a noi custodire e approfondire la Verità cattolica in questi anni e decenni di prova in cui Nostro Signore, come sulla barca di Pietro, dorme per vagliarci, per metterci alla prova. Quando si sveglierà, dirà “Pace” e sarà grande bonaccia ma sino ad allora siamo nella tempesta e bisogna starci legati bene per non finire in mare. Grazie a tutti. [Applausi]
    Ultima modifica di Luca; 23-11-14 alle 06:31

  7. #27
    Forumista esperto
    Data Registrazione
    19 Sep 2005
    Località
    Oggiono (LC)
    Messaggi
    19,372
     Likes dati
    212
     Like avuti
    137
    Mentioned
    26 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: VIDEO: "Concilio vaticano II: l'8 settembre del Cattolicesimo" (Como 18 ottobre 2


  8. #28
    Forumista esperto
    Data Registrazione
    19 Sep 2005
    Località
    Oggiono (LC)
    Messaggi
    19,372
     Likes dati
    212
     Like avuti
    137
    Mentioned
    26 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: VIDEO: "Concilio vaticano II: l'8 settembre del Cattolicesimo" (Como 18 ottobre 2


  9. #29
    Forumista esperto
    Data Registrazione
    19 Sep 2005
    Località
    Oggiono (LC)
    Messaggi
    19,372
     Likes dati
    212
     Like avuti
    137
    Mentioned
    26 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Re: VIDEO: "Concilio vaticano II: l'8 settembre del Cattolicesimo" (Como 18 ottobre 2

    Ultima modifica di Luca; 02-03-17 alle 20:08

  10. #30
    libero
    Data Registrazione
    22 Nov 2012
    Messaggi
    25,628
     Likes dati
    17,530
     Like avuti
    8,843
    Mentioned
    665 Post(s)
    Tagged
    9 Thread(s)

    Predefinito Re: VIDEO: "Concilio vaticano II: l'8 settembre del Cattolicesimo" (Como 18 ottobre 2

    Complimenti.
    Ottima intervista.
    se non ci metterai troppo io ti aspetterò tutta la vita...

 

 
Pagina 3 di 4 PrimaPrima ... 234 UltimaUltima

Discussioni Simili

  1. Risposte: 8
    Ultimo Messaggio: 19-11-14, 20:36
  2. Risposte: 20
    Ultimo Messaggio: 24-03-10, 23:44
  3. Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 09-06-09, 21:47
  4. "Fanghiglia cristiana" ecco i danni del Concilio Vaticano II!!!
    Di Der Wehrwolf nel forum Etnonazionalismo
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 07-05-03, 21:05
  5. Risposte: 5
    Ultimo Messaggio: 18-12-02, 22:50

Tag per Questa Discussione

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito