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In Italia se sei un lavoratore onesto che non arriva a fine mese e ti suicidi, non ti caga nessuno. Se sei un delinquente, per te si mobilitano presidente della repubblica, governo, parlamento e amici dei carcerati. Viva il paese di Pulcinella!
SARAI PAGATO ANCHE SENZA DOVERE FINGERE DI CONTARE TOMBINI
Direi un successone ... in considerazione ai provvedimenti che il governo in carica (che il PD sostiene senza se e senza ma) ha appena preso (oltre a quelli presi in precedenza) Tassate pensioni e assegni d'invalidità - Corriere.it
E' proprio vero alla demenza italiana (soprattutto quella di certi elettori) non c'è limite !!!
Io so solo che nel mio comprensorio ho come rappresentanti istituzionali Ciarrapico in qualità di Senatore e Fiorito come rappresentante alla Regione...
Le vicende giudiziarie
Ciarrapico è stato condannato nel 1974 dal pretore di Cassino, gli infligge una multa di 623.500 lire per aver violato per quattro volte la legge a tutela del lavoro minorile (legge 17 ottobre 1967, n. 977) sentenza confermata in Cassazione[7].
La casina Valadier
Condannato per ricettazione fallimentare a quattro anni e mezzo di reclusione[8], ridotti nel 1999 in Cassazione a 3 anni[9], per gli sviluppi della vicenda «Casina Valadier», crac da 70 miliardi della società, inglobata irregolarmente da Ciarrapico nella sua "Italfin '80".
Lo scandalo Safim
Inquisito anche per lo scandalo della Safim-Italsanità, il 18 marzo 1993 viene spiccato nei suoi confronti un mandato di custodia cautelare: entra a Regina Coeli il 21 marzo, insieme a Mauro Leone, figlio dell'ex Presidente della Repubblica e dirigente dell'AS Roma con la gestione Ciarrapico. I due vengono ricoverati nell'infermeria del carcere, mentre la società sportiva sprofonda nel caos. Il 24 aprile dello stesso anno a Ciarrapico vengono concessi gli arresti domiciliari.
Il finanziamento illecito ai partiti
L'11 maggio viene revocato il mandato di custodia cautelare ma la libertà è breve perché Ciarrapico è di nuovo arrestato e trasferito a Milano, con l'accusa di finanziamento illecito ai partiti. Nel 2000, dopo sette anni, Ciarrapico viene condannato in via definitiva, tuttavia, in ragione della sua età, viene affidato ai servizi sociali.
Il crack dell'Ambrosiano
Nel 1996 è condannato per bancarotta fraudolenta nel processo relativo al crack del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, in primo grado a 5 anni e mezzo di reclusione, ridotti in appello a 4 anni e mezzo[10]. Successivamente gli sono stati condonati 4 anni, ed è stato condannato a scontare gli ultimi 6 mesi in "detenzione domiciliare" per motivi di salute[11]. La condanna è stata confermata dalla Cassazione nel 1998[12]. Non ha mai risarcito i danni alle parti civili, cambiando continuamente residenza.
Lo stalking a a mezzo stampa
Nel marzo 2010 la procura di Cassino chiede per Ciarrapico il rinvio a giudizio con l'accusa di "stalking a mezzo stampa" che sarebbe stato attuato dal senatore ed editore tramite il quotidiano di sua proprietà Nuovo Molise Oggi, con articoli e vignette, pubblicate quasi giornalmente e contenenti insulti, accuse e allusioni a sfondo sessuale rivolti alla giornalista Manuela Petescia, direttrice dell'emittente Telemolise e moglie di un altro senatore PdL, Ulisse Di Giacomo; con la giornalista avrebbe avuto in precedenza dei contrasti. Della vicenda, per l'unicità del reato ipotizzato, hanno mostrato interesse alcuni ricercatori dell'Università di Cambridge[13].
La truffa editoriale
Nel maggio 2010 la Guardia di Finanza ha sequestrato immobili, quote societarie e conti correnti nell'ambito di un'inchiesta della Procura di Roma, in cui Ciarrapico è accusato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Le due imprese editoriali controllate da lui tramite suo figlio e prestanome avrebbero percepito illecitamente circa 20 milioni di euro di contributi tra il 2002 e il 2007[14]. Secondo gli inquirenti avrebbe in dieci anni creato 90 società con le provvidenze per l'editoria[15].
Il 19 luglio 2011 la Corte dei Conti chiede il suo interrogatorio. Secondo la magistratura contabile sarebbero 45 milioni di euro di contributi pubblici per l'editoria indebitamente percepiti attraverso una truffa ai danni della presidenza del Consiglio dei ministri[16].
Nel gennaio 2012 il gup del tribunale di Roma lo rinvia a giudizio insieme ad altre 11 persone, tra cui il figlio Tullio. I reati contestati sono quelli di truffa aggravata ai danni dello Stato, favoreggiamento, violazione della disciplina della responsabilità amministrativa delle società, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti[17].
Giuseppe Ciarrapico - Wikipedia
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