Originariamente Scritto da
DADO
È andata così. Quando, martedì 9 ottobre, il governo ha varato la legge di stabilità, ci sembrava la prima manovra destinata a dare un po’ di sollievo alla marea di contribuenti tartassati. E l’avevamo commentata su questo giornale con toni incoraggianti. Sì, certo, c’era l’aumento dell’Iva di un punto che non lasciava presagire nulla di buono sul fronte dei già depressi consumi, però quell’analogo punticino Irpef in meno sui due primi livelli di imponibile era davvero una novità.
Per la prima volta da tempo immemore un governo tagliava, anche se con una sforbiciata dal sapore simbolico più che sostanziale, le famigerate tasse.
Naturalmente ci eravamo sbagliati. Giusto il tempo di leggere la bozza uscita da palazzo Chigi ed ecco spuntare la gabola che alla fine ribalta il giudizio: invece che diminuire, la pressione fiscale aumenta ancora.
La scomparsa delle detrazioni retroattiva al 2012
Prima considerazione, autocritica: mai commentare provvedimenti che all’annuncio sono una cosa, poi in corso di stesura ne diventano un'altra. Aspettare almeno la terza bozza, o addirittura la pubblicazione in Gazzetta, perché la metamorfosi è sempre in agguato.
Seconda considerazione, e qui si entra nel merito. Perché ministri tecnici, che almeno sulla carta dovrebbero essere immuni dalla ricerca del consenso, si nascondono dietro trucchetti della peggior specie?
RIDUZIONE DELL'IRPEF: VIA NEL 2013.
Il più plateale, come sottolineato da più parti, consiste nel fatto che la riduzione dell’Irpef andrà in vigore nel 2013, quindi se ne vedranno gli effetti nella denuncia dei redditi che si presenta l’anno successivo. La scomparsa o ridimensionamento delle detrazioni invece è retroattiva al 2012, ovvero ne sconteremo gli esiti già nell’imponibile che andremo a dichiarare nel giugno del 2013.
LA FOGLIA DI FICO DEL PROVVEDIMENTO IN DEROGA.
Messa così, si tratta di un non si sa quanto legittimo intervento. Tant’è che, nell’introdurlo, il governo si nasconde dietro la foglia di fico del provvedimento «in deroga» allo Statuto dei diritti del contribuente. Insomma, Monti e i suoi ministri sanno bene di aver fatto quella che il leghista Calderoli chiamerebbe «una porcata», tant’è che si preoccupano con la deroga di neutralizzare la prevedibile protesta.
Tagli alle imposte, un trucco degno di Totò
Non mi avventuro poi nella selva oscura degli effetti della manovra, se non per dire che il combinato disposto tra diminuzione dell’Irpef sugli scaglioni più bassi delle detrazioni è tale per cui i benefici, per come è fatto il meccanismo di calcolo del reddito, toccano tutti i contribuenti, abbienti e meno abbienti. Dunque ne beneficiano anche i ricchi che non ne hanno bisogno.
E per notare come, tra i tagli agli sconti, il più iniquo riguarda l’abbassamento a 3 mila euro della soglia di detrazione su mutui, spese mediche e per l’istruzione dei figli. Finora, giusto per dare un parametro di confronto, il mutuo per la prima casa godeva di detrazioni fino a 4 mila euro.
Insomma, dopo aver inscenato per mesi il balletto sui possibili tagli alle tasse, salvo poi rimandarlo al dopo elezioni, il governo dei tecnici si fa bello di esserci riuscito prima. Ma in un modo che nei modi rasenta le celebre truffa di Totò che voleva vendere all’ignaro turista americano la fontana di Trevi.
Il fatto che lo facciano in spregio all’intelligenza dei cittadini è la miglior prova che stanno diventando dei veri politici.
Sabato, 13 Ottobre 2012
Tasse, l'imbroglio del governo tecnico - ECONOMIA