Confindustria vuole intitolare a Mussolini l’aeroporto di Forlì
Simone Canettieri

Non è uno scherzo: a Forlì si pensa davvero di intitolare il piccolo aeroporto Ridolfi al Duce, nativo di Predappio e quindi orgoglio di Forlì. A parte tutti i dubbi sull’utilità di un aeroporto che non è mai decollato, lascia di stucco la motivazione della lungimirante proposta: “Rilanciare il turismo”.

14 ottobre 2012 - 15:17

«Signore e signori allacciatevi le cinture. Stiamo per atterrare nell’aeroporto Benito Mussolini di Forlì. Benvenuti in Italia». Per il momento l’annuncio ancora non esce dagli altoparlanti dello scalo romagnolo, ma gira solo nella testa di Massimo Balzani. Il direttore della Confindustria locale, infatti, non ha dubbi: «Fu il Duce a volere questo scalo, e il suo nome potrebbe garantirgli maggiore visibilità». Un volano, è proprio il caso di dirlo, per il turismo. Come se per sollevare l’economia a Berlino pensassero di dedicare una stazione ferroviaria a Hitler. Attualmente il piccolo scalo di Forlì porta il nome di Luigi Ridolfi, un aviatore locale morto nel ‘19 in un incidente aereo.

“Il Ridolfi” non se la passa bene: la società pubblica di gestione (Seaf) partecipata dal Comune, Provincia, Regione e Camera di Commercio rischia di precipitare tra i debiti. Tanto che il sindaco, azionista di maggioranza, ha deciso di liquidarla. L’Enac quindi ha preso in mano la situazione lanciando un bando di gestione rivolto ai privati. Che si sono già fatti sotto in maniera informale. Intanto, però, il dirigente confindustriale entra a gamba (e braccia) tesa: diamogli il nome del Capo del fascismo nato a Predappio, a due passi da qui. Una proposta che riapre una ferita nella storia (comunque “trendy” dopo l’intitolazione ad Affile di un mausoleo al maresciallo Rodolfo Graziani finanziato dalla Regione Lazio di Renata Polverini).

«Appunto. C’è ritrosia – ha spiegato Balzani - verso un personaggio che ha compiuto atti assolutamente criticabili. Non dico che la sua politica non possa e debba essere analizzata e valutata, anche negativamente. Tutto questo non significa che non si debba riconoscere che è stato Mussolini a volere l’aeroporto. Che, ricordo, non deve effettuare investimenti infrastrutturali, è circondato da una straordinaria offerta formativa e ha dipendenti preparati. Per chi lo compra può essere un affare». Non la pensa così il sindaco di Forlì Roberto Balzani (Pd) che a Linkiesta dice: «E’ solo una provocazione per tenere alto il fuoco dell’attenzione. E’ un’iniziativa propagandistica assurda che si commenta da sola. Il promotore? Certo, che lo conosco: è anche una brava persona, non è un estremista. Di sicuro non vota Pd, però, ora non esageriamo…».

La notizia appena è entrata nel circuito delle agenzie ha provocato la condanna di tutti i democratici romagnoli. Il consigliere regionale dell'Emilia-Romagna Thomas Casadei (Pd) ha parlato di «un’idea sbagliata, strumentale, del tutto fuori luogo». E ha proposto «una mobilitazione pacifica - aggiunge - di tutti i cittadini di ferma opposizione a un'idea sbagliata». Duro anche il commento del Pd forlivese: «E’ una proposta irricevibile, che non porterebbe benefici reali per l'economia locale», affermano Marco di Maio e Paride Maretti, segretario territoriale e segretario comunale del Pd forlivese. «Vogliamo archiviarla come una stravagante e inaccettabile provocazione – hanno aggiunto - che dovrebbe trovare presto una smentita». Oltre la coltre dei proclami roboanti rimane il problema dello scalo. Uno dei tanti campanili volanti in giro per l’Italia. Attualmente ha un traffico mini «da 300.000 passeggeri all’anno». Sono solo due le compagnie che vi ruotano intorno: Wizzair e Belleair.

Entrambe viaggiano nell’Europa centro orientale. Balzani, il sindaco, attende la svolta da un momento all’altro. «Confido in un intervento dei privati per risollevare le sorti dello scalo». Ma è utile avere così tanti aeroporti a pochi chilometri di distanza l’uno dall’altro? Non è il solito nanismo all’italiana? «Noi non pensiamo solo alle funzioni turistiche. Abbiamo ottimi operatori e una struttura degna. Potremmo aprirci anche a nuovi settori di mercato come cargo e manutenzione. Dobbiamo crederci». Intanto, nemmeno Facebook è insensibile alla sparata: è già nato un gruppo ad hoc – con quattrocento adesioni in poche ore – per dire “me ne frego” alla proposta confindustriale.

Confindustria vuole intitolare a Mussolini l