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  1. #1
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    Predefinito Quale atteggiamento di fronte alla tecnica?

    Riguardo l'atteggiamento da assumere nei confronti della tecnica, Heiddeger scrive:

    "Dire di si e di no al mondo della tecnica. Ma in tal modo la nostra relazione, non si spacca in due e non diventa incerta? Al contrario, la nostra relazione al mondo della tecnica diventerà invece semplice e serena. Lasceremo entrare i prodotti della tecnica nella vita quotidiana e nello stesso tempo li lasceremo fuori, li abbandoneremo a se stessi come qualcosa che non è nulla di assoluto, perchè dipendono a loro volta da qualcosa di più alto. Tale atteggiamento del contemporaneo dir di si e dir di no al mondo della tecnica vorrei chiamarlo, con un'unica parola: abbandono di fronte alle cose, abbandono dlle cose e alle cose."

    L'attenzione non è rivolta all'impiego delle tecnologie, ma alla ricerca del loro senso...
    Secondo Heiddeger, l'eventualità che il pensiero scientifico, il pensiero calcolante possa ergersi come l'unico dotato di valore, in questo si nasconde per l'uomo il pericolo più grande.

    Voi cosa ne pensate?
    Ultima modifica di donerdarko; 19-12-09 alle 12:13
    Segni particolari: "macchina da espansione razziale euro-siberiana" (Giò91)

  2. #2
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    Predefinito Rif: Quale atteggiamento di fronte alla tecnica?

    Citazione Originariamente Scritto da donerdarko Visualizza Messaggio
    Riguardo l'atteggiamento da assumere nei confronti della tecnica, Heiddeger scrive:

    "Dire di si e di no al mondo della tecnica. Ma in tal modo la nostra relazione, non si spacca in due e non diventa incerta? Al contrario, la nostra relazione al mondo della tecnica diventerà invece semplice e serena. Lasceremo entrare i prodotti della tecnica nella vita quotidiana e nello stesso tempo li lasceremo fuori, li abbandoneremo a se stessi come qualcosa che non è nulla di assoluto, perchè dipendono a loro volta da qualcosa di più alto. Tale atteggiamento del contemporaneo dir di si e dir di no al mondo della tecnica vorrei chiamarlo, con un'unica parola: abbandono di fronte alle cose, abbandono dlle cose e alle cose."

    L'attenzione non è rivolta all'impiego delle tecnologie, ma alla ricerca del loro senso...
    Secondo Heiddeger, l'eventualità che il pensiero scientifico, il pensiero calcolante possa ergersi come l'unico dotato di valore, in questo si nasconde per l'uomo il pericolo più grande.

    Voi cosa ne pensate?
    L'atteggiamento di Heidegger nei confronti della questione della Tecnica non può che risultare oscillante, ciò è comprensibile se non si perde di vista il nesso che questo problema intrattiene con l'ontologia heideggeriana. L'approccio all'Essere per lui ha un valore prettamente fenomenologico, il momento 'logico' non è costitutivo del discorso sulla realtà ma esprime una deformazione dell'orizzonte originario, una sorta di sovrastruttura che reclama a torto una posizione di privilegio. Stando così le cose e posto che il progetto scientifico-tecnologico rappresenta, per lui, il parto coerente dell'ontologia che ha sancito la preminenza del momento concettuale su quello rivelativo della realtà, gli risulta impossibile condannare la tecnica, la struttura concettuale che presiede al suo dominio, la metafisica, stante che in tal modo finirebbe per decretare in modo definitivo sulla realtà. Gli è costitutivamente impossibile esprimere giudizi di valore e asserzioni definitive perchè anche questi presupporrebbero un impianto fondativo che risulterebbe ancora una volta dalla dimenticanza dell'autentica differenza ontologica che distingue Essere ed ente, ontologia e metafisica, orizzonte della manifestazione e contenuto manifestato, tale da attribuire i caratteri dell'uno all'altro e finendo per non riuscire a oltrepassare l'alienazione fondamentale da cui, a suo dire, l'Occidente sarebbe incalzato. A ciò si deve l'ambiguità che da un lato lo avvicina a posizioni decisamente storicistiche e che rende il problema al contempo un rischio e un'occasione di ripensamento dell'essenza della metafisica, senza che ciò debba significare una confutazione della medesima, giacchè esprimersi in questi termini -quelli della contraddizione - significherebbe giocare secondo le regole dell'avversario..come direbbe Nietzsche, andare oltre Platone non significa rinnegarlo, compiere un parricidio, ma aggirare il punto di vista sulla realtà che ha permesso al suo mondo di imporsi storicamente..non dunque negarlo, ma indicare quella dimensione più originaria rispetto ad esso e che esprime la stessa condizione per il darsi di tale mondo..
    Possiamo perdonare un bambino quando ha paura del buio. La vera tragedia della vita è quando un uomo ha paura della luce.

  3. #3
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    Predefinito Rif: Quale atteggiamento di fronte alla tecnica?

    Citazione Originariamente Scritto da Platone Visualizza Messaggio
    L'atteggiamento di Heidegger nei confronti della questione della Tecnica non può che risultare oscillante, ciò è comprensibile se non si perde di vista il nesso che questo problema intrattiene con l'ontologia heideggeriana. L'approccio all'Essere per lui ha un valore prettamente fenomenologico, il momento 'logico' non è costitutivo del discorso sulla realtà ma esprime una deformazione dell'orizzonte originario, una sorta di sovrastruttura che reclama a torto una posizione di privilegio. Stando così le cose e posto che il progetto scientifico-tecnologico rappresenta, per lui, il parto coerente dell'ontologia che ha sancito la preminenza del momento concettuale su quello rivelativo della realtà, gli risulta impossibile condannare la tecnica, la struttura concettuale che presiede al suo dominio, la metafisica, stante che in tal modo finirebbe per decretare in modo definitivo sulla realtà. Gli è costitutivamente impossibile esprimere giudizi di valore e asserzioni definitive perchè anche questi presupporrebbero un impianto fondativo che risulterebbe ancora una volta dalla dimenticanza dell'autentica differenza ontologica che distingue Essere ed ente, ontologia e metafisica, orizzonte della manifestazione e contenuto manifestato, tale da attribuire i caratteri dell'uno all'altro e finendo per non riuscire a oltrepassare l'alienazione fondamentale da cui, a suo dire, l'Occidente sarebbe incalzato. A ciò si deve l'ambiguità che da un lato lo avvicina a posizioni decisamente storicistiche e che rende il problema al contempo un rischio e un'occasione di ripensamento dell'essenza della metafisica, senza che ciò debba significare una confutazione della medesima, giacchè esprimersi in questi termini -quelli della contraddizione - significherebbe giocare secondo le regole dell'avversario..come direbbe Nietzsche, andare oltre Platone non significa rinnegarlo, compiere un parricidio, ma aggirare il punto di vista sulla realtà che ha permesso al suo mondo di imporsi storicamente..non dunque negarlo, ma indicare quella dimensione più originaria rispetto ad esso e che esprime la stessa condizione per il darsi di tale mondo..
    Guarda, una risposta davvero sintetica ed esaustiva, grazie!
    Segni particolari: "macchina da espansione razziale euro-siberiana" (Giò91)

  4. #4
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    Predefinito Re: Rif: Quale atteggiamento di fronte alla tecnica?

    Tra scienza e tecnica c'e' una bella differenza.

    E se anche il pensiero scientifico non deve prevalere, in Italia pero' e' terribilmente carente.

  5. #5
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    Predefinito Re: Rif: Quale atteggiamento di fronte alla tecnica?

    Citazione Originariamente Scritto da pv. Visualizza Messaggio
    Tra scienza e tecnica c'e' una bella differenza.

    E se anche il pensiero scientifico non deve prevalere, in Italia pero' e' terribilmente carente.
    In Italia ancora oggi arrestiamo gli scienziati, ma francamente non sono sorpreso.
    L'Aquila, Grandi rischi: 6 anni agli imputati Maiani: "Nella sentenza profondo errore" - Repubblica.it
    Io non mi sento italiano,
    ma per fortuna o purtroppo lo sono.

  6. #6
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    Predefinito Re: Rif: Quale atteggiamento di fronte alla tecnica?

    azzz...la tecnica e i tecnici: guardiamo all'Italia: quasi lo stratega e la strategia in guerra...
    e il risultato direi evidente...la tecnica guarda alle strategie..e quanto più ci si definisce tecnici
    e quanto più diventiamo vulnerabili...a volte certe cose sembrano impossibili: ma poi accadono..
    certe culture basate sulla sola tecnica agiscono come una lama a doppio taglio, ma siamo
    talmente tecnici da non rendercene conto...il solo tecnico è fallimentare agendo in parte..


    l'Attila e il buon senso, che spesso contraddice il solo tecnico...
    " l' uomo ha una tale passione per il sistema
    e la deduzione logica che è disposto ad alterare la verità,
    per non vedere il visibile, a non udire l' udibile,
    pur di legittimare la propria logica."
    Dostoevskij.

  7. #7
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    Predefinito Re: Rif: Quale atteggiamento di fronte alla tecnica?

    azz...la strategia della tecnica...agendo sui bambini...
    ne risultano i nuovi imprinting: solo su base commerciale...
    et voilà la predominanza delle corporazioni, delle multinazionali sulla vita stessa...
    se ne perde l'attenzione e cambiano gli allarmi: quasi l'oggi ben condito....
    ma si pensa solo ad una fase transitoria perdendo di vista che tutto cambia: e noi tutti con loro...
    " l' uomo ha una tale passione per il sistema
    e la deduzione logica che è disposto ad alterare la verità,
    per non vedere il visibile, a non udire l' udibile,
    pur di legittimare la propria logica."
    Dostoevskij.

  8. #8
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    Predefinito Re: Rif: Quale atteggiamento di fronte alla tecnica?

    credo che Feoodor Dostoevskij avesse espresso bene in quanto a tecnica...

    " l' uomo ha una tale passione per il sistema
    e la deduzione logica che è disposto ad alterare la verità,
    per non vedere il visibile, a non udire l' udibile,
    pur di legittimare la propria logica."

    mentre l'Attila essendo Barbaro esprime così: "ciò che ieri semplici teorie: oggi applicabili grazie alle tecnologie: ne siamo tecnici succubi.."
    e nessuna vera evoluzione se non estremamente tecnica.......:giagia:
    " l' uomo ha una tale passione per il sistema
    e la deduzione logica che è disposto ad alterare la verità,
    per non vedere il visibile, a non udire l' udibile,
    pur di legittimare la propria logica."
    Dostoevskij.

  9. #9
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    Predefinito Re: Rif: Quale atteggiamento di fronte alla tecnica?

    azzz...la tecnica del IO sono, LORO sono ESSI saranno.....mentre gli Unni essendo Barbari Erano spiriti liberi..azz...

    Nel corso dei diversi milioni di anni di esistenza umana, gli individui sono stati soggetti a programmazioni emozionale
    a fini di controllo per mezzo di installazione di idee fisse contrarie alla sopravvivenza dell'individuo. Ma quando è avvenuto la prima volta?

    azz...l'Antico testamento e l'antico primordiale imprinting..

    Come si fa ad avere controllo su di un altro? Ci sono vari modi, ma quello più usato è quello di avere un programma emozionale forte
    che possa far leva sui sensi di colpa
    . E' il senso di colpa e la relativa condanna la chiave di volta con cui si tengono le persone schiave:
    ricordi quando quel "pseudo-dio" (la razza aliena che controllava la terra) volle incastrare i primi uomini, cosa fece?
    Prima fece un accordo (di non mangiare di quell'albero), poi fece rompere l'accordo (il serpente della suggestione)
    e poi lo "maledì" (... col sudore della fronte ti guadagnerai il pane...).

    L’imprinting era in azione: sia da parte di chi esercitava il potere sia da parte di chi lo subiva con la speranza di guadagnarsi il paradiso.
    L'imprinting prevede l'accettazione della sofferenza: non ne puoi fare a meno.

    Se abbiamo un imprinting, se ci danno il senso di colpa e se ci rinnovano continuamente quello stato per mezzo di oggetti che ce lo richiamano, ci stanno davvero rubando l'anima: basta con la schiavitù d'anima!

    Il riconoscimento di se stessi in quanto spirito, passa attraverso SOLO due aspetti: il gioco e l'imparare. Lo spirito è spiritoso,
    per cui impara obbligatoriamente per mezzo del gioco e questo fa comprendere che le sofferenze ed il dolore non possono
    creare un effetto di aumento di consapevolezza nello spirito.
    Qualsiasi atto di dolore promosso dalle religioni, non può avvicinare l'essere alla sua condizione divina, bensì lo allontana.

    A seguito di quell'imprinting molte religioni parlano di salvezza, specie quella cristiana, testimoni di Geova in testa; ma salvare da cosa?
    Poiché l'imprinting non è contattabile per la grande carica che possiede, ecco che pur di dare una collocazione
    al senso di intrappolamento in esso contenuto e di conseguente voglia di libertà, si crea il concetto di salvezza;
    ma questo è errato, è un falso scopo ed una cosa impossibile, visto che nessuno può salvare nessuno.

    Questo è il punto centrale: se si parte da un riferimento sbagliato, la conclusione è certamente errata.
    Si parla troppo di “salvare”, ma questo è il punto: questo mondo non ha bisogno di essere salvato, ma solo di essere lasciato in pace.
    Di cosa c’è veramente bisogno? C’è bisogno di spiegare alle persone che esse sono spiriti che hanno un corpo e che questo universo
    non è fatto di materia, ma di vibrazioni e che quindi questa esistenza è illusoria.
    Compreso questo ritorniamo a sentirci liberi per continuare ad esprimere noi stessi.

    Uno dei più grandi fisici quantistici, conosciuto anche come il filosofo della teoria quantistica, l’inglese David Bohm recentemente scomparso,
    affermava che questo universo è UNA COSCIENZA UNICA che dal nulla si manifesta e nel nulla ritorna;
    diede a questo fenomeno i nomi di ORDINE IMPLICATO e di ORDINE ESPLICATO, un processo di vibrazioni che appaiono e scompaiono.
    Alla base del suo pensiero c’era il fatto che tutto è interconnesso a tutto e TUTTO nasce da UNA SOLA COSA,
    una specie di respiro dentro e fuori rispetto a ciò che filosoficamente viene detto il Vuoto, Il Nulla o Dio.

    Lo scopo delle religioni dovrebbe essere quello di liberare l’essere da questa trappola;
    purtroppo esse stesse sono divenute strumenti di potere per cui dobbiamo sbrigarcela da soli.
    E dal concetto di trappola dell’insegnamento non se la scampano neanche quasi tutte le Scuole
    che si definiscono spirituali che lasciano dopo trent’anni le persone sempre nello stesso stagno,
    mentre loro evadono le tasse non dichiarando gli incassi e con i proventi si costruiscono case.

    l'Attila e tutte le contraddizioni dell'essere Barbaro: sono qui, anche per confondervi..
    ..venne un signore, ne mutò il linguaggio, e li sparpagliò nel mondo...
    la tecnica dell'imprinting...
    " l' uomo ha una tale passione per il sistema
    e la deduzione logica che è disposto ad alterare la verità,
    per non vedere il visibile, a non udire l' udibile,
    pur di legittimare la propria logica."
    Dostoevskij.

 

 

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