Risultati da 1 a 1 di 1
  1. #1
    Forumista senior
    Data Registrazione
    12 May 2011
    Messaggi
    1,123
     Likes dati
    29
     Like avuti
    301
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Anatomia di una società felice

    Le ideologie, molto spesso, prendono indebitamente il posto degli obiettivi. Analizzando i quali, forse, possiamo dedurre le misure più appropriate per un Paese. L'obiettivo più alto che si possa porre la politica è quello di indurre vuoi direttamente vuoi indirettamente la felicità sociale, ovvero un appagamento diffuso della scala dei bisogni (cfr. Maslow), tra una popolazione residente in un dato territorio.

    Quali requisiti deve presentare una società felice?

    Innanziutto l'appagamento dei bisogni fisiologici, ovvero una distribuzione del reddito sufficiente a garantire cibo, acqua, vestiti, riparo, riscaldamento nei mesi invernali.
    Successivamente i bisogni di salvezza, sicurezza e protezione, ovvero la certezza del diritto e dunque la creazione di una società in cui la mia vita e la mia proprietà siano protette, universalmente e incodizionatamente, dagli arbitri di chicchessia. Anche del potere.
    Quindi i bisogni di appartenenza, ossia la possibilità di creare legami affettivi e sociali in uno scenario di eguaglianza e reciprocità.
    Infine i bisogni di stima, di prestigio e di successo e quelli di realizzazione di sé, dipendenti sì dalle aspirazioni e dalle fortune individuali ma anche da un contesto di pari opportunità e di mobilità sociale.

    Quali sono i compiti della politica, in questo scenario? Innanzitutto, se una società è composta quantomeno dall'insieme dei suoi membri, pur senza voler presumere l'esistenza di una coscienza collettiva sembra essenziale garantire a tutti i membri l'appagamento dei bisogni primari, sia di quelli obiettivamente tali sia di quelli che la società giudica essenziali ai fini di certificare la dignità umana. Nessun uomo o donna, quindi, dovrebbe mai essere così miserabile da non avere cibo, acqua, vestiti, terapie adeguate in caso di malattia e un ambiente dignitoso dove confortarsi dal freddo. O, almeno, la ricchezza equivalente per procurarseli. Lo Stato deve dunque correggere le più evidenti distorsioni sociali, la disuguaglianza economica più stridente che porta alcuni dei suoi membri a non poter soddisfare questo primo bisogno, minacciato anche dalle residue barriere d'accesso al lavoro e all'esercizio dei mestieri e delle professioni.

    In secondo luogo, lo Stato deve essere giusto verso i suoi membri, riconoscendo che la vita di ognuno di essi ha un valore assoluto e incondizionato (da cui la priorità della tutela dell'ambiente come tutela della salute pubblica), che la loro libertà è un bene prezioso da tutelare al pari dei beni che sono riconosciuti come proprietà legittima del singolo. Sembra scontato, ma in Italia ci accorgiamo quanto pesano la farraginosità del diritto, il ricorso a strumenti discutibili come la carcerazione preventiva, la derogabilità del principio della privacy, il recente cinismo di Equitalia e di altre agenzie governative, l'assunzione di misure preventive che limitano la libertà di movimento per presunte e superiori ragioni di sicurezza sociale o nazionale.

    Raggiunto quest'obiettivo, è ora di mettere in sicurezza la possibilità di vivere i propri affetti creando nuove famiglie, ossia ampliando lo spettro del punto 1, ma anche di creare il così detto capitale civico, ossia di promuovere e incentivare l'associazionismo, il volontariato, l'incontro tra cittadini desiderosi di appagare un bisogno più evoluto, che ha come pre-condizione la necessità di sentirsi parte di gruppi basati su affinità elettive. La fiducia sociale si spande, diventa spontanea e favorisce la creatività collettiva, la cooperazione e anche l'intrapresa di nuove attività produttive, che aumentano la ricchezza di una nazione.

    Infine gli ultimi bisogni, su cui la politica non è onnipotente: non tutti, per quanto si impegnino, possono ottenere la stima e il successo che pensano di meritare, e non tutti possono sentirsi realizzati. Tutti, però, possono avere almeno l'opportunità di provarci, a patto che la concorrenza tra individui sia garantita dalla libertà di seguire la proprie vocazione e da regole trasparenti. La libertà di seguire la propria vocazione dipende innanzitutto dalla libertà dal bisogno, quindi dalla possibilità di non essere costretti, per motivi indotti dall'organizzazione sociale, a sacrificarla sull'altare dell'indigenza. Qui, la politica deve saper scongiurare anche la diffusione di fenomeni come il nepotismo, il clientelismo, la raccomandazione, sia promuovendo i valori opposti, sia individuando regole di garanzia. E' la sfida più difficile.

    In conclusione, di quale tipo di Stato ha bisogno una società per inseguire la difficile strada della felicità diffusa? Di uno Stato sociale, certamente, fondando sul riconoscimento di bisogni comuni e incomprimibili, al di qua di cui l'egoismo non è accettabile. Di uno stato di diritto, altrettanto certamente, che sia molto rigoroso nell'individuare ogni possibile arbitrio a danno dei cittadini, che sappia tutelare tanto la vittima quanto l'imputato, al di là di ogni pressione giustizialista, e che metta capo a una giurisprudenza che privilegi la chiarezza al dettaglio. Ma anche di uno Stato che, lungi dall'appesantire la società con un intervento demiurgico e invasivo, si limiti a creare le condizioni perché gli individui esprimano sé stessi, in autonomia o, soprattutto, cooperando con altri. Infine, di uno Stato che pratichi l'uguaglianza fino in fondo, diffondendo la trasparenza e la concorrenza nei modi meglio visti: abbattendo le barriere alla concorrenza, ad esempio le barriere economiche alla mobilità professionale, incentivando il ricorso ad agenzie terze per la ricerca di personale che si rendano corresponsabili della produttività del candidato scelto, abolendo il valore legale dei titoli di studio e rendendo così più appetibili i centri di formazione che assumono per merito.

    Di cosa ha allora bisogno di questo paese? Di un grande partito radicale che riscopra le sue radici, annebbiate da richiami eccessivi e forse faciloni al liberismo economico, che è sì una componente ma non l'unica e non la prima della felicità sociale.
    Ultima modifica di Cane di paglia; 30-10-12 alle 13:50

 

 

Discussioni Simili

  1. Risposte: 5
    Ultimo Messaggio: 31-01-14, 22:22
  2. Anatomia di Berluscolandia
    Di Ochtopus nel forum Politica Nazionale
    Risposte: 79
    Ultimo Messaggio: 07-06-09, 21:14
  3. Anatomia di un complotto
    Di Davide (POL) nel forum Politica Nazionale
    Risposte: 1
    Ultimo Messaggio: 27-08-03, 17:17
  4. Anatomia
    Di DrugoLebowsky nel forum Fondoscala
    Risposte: 2
    Ultimo Messaggio: 03-08-03, 14:28
  5. Anatomia
    Di Creso nel forum Fondoscala
    Risposte: 2
    Ultimo Messaggio: 02-06-03, 01:36

Tag per Questa Discussione

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito