La lettura dello scritto che segue è consigliatissima a tutti, ed in particolare ai fedeli della FSSPX, incatenati - seppur, si presume, in buona fede - in materia di infallibilità papale ad un minimalismo ottuso e anticattolico. Prego don Bosco affinché ottenga a me e a loro la grazia di amare il Papato come lui lo ha amato, di amarlo cioè con quell'amore che affonda le proprie radici nella Verità.
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Testo estratto da: I CONCILI GENERALI E LA CHIESA CATTOLICA,
CONVERSAZIONI TRA UN PAROCO E UN GIOVANE PAROCHIANO PEL SACERDOTE GIOVANNI BOSCO
TORINO, TIP. DELL'ORAT. DI S. FRANC. DI SALES, 1869.
Tom. Eccomi qua, signor prevosto. Sta sera voglio farla disperare.
Prev. Io non mi dispero mai, e tanto meno con un giovane docile, come tu sei, il quale se per avventura può avere nella testa storte idee le abbandona tostochè per tali le conosce. Cominciamo adunque le nostre conversazioni sui concili.
Tom. Anzitutto, signor prevosto, desidererei di sapere se il papa sia {39 [39]} superiore al concilio, oppure se il concilio sia superiore al papa.
Prev. Ti rispondo distinguendo: Se il concilio o meglio se quello che fu stabilito nel concilio non è ancora confermato dal papa, in questo caso il papa rimane ancora sempre superiore al concilio stesso. Imperocchè è soltanto il papa che colla sua conferma comunica al concilio nelle cose di fede e di morale l'infallibilità e gli fa godere nella Chiesa un'autorità suprema. Perciò finchè questa approvazione non è data, il papa resta tuttora nella Chiesa l'autorità somma, superiore ad ogni altra. Se poi il concilio fosse già stato confermato dal papa allora alla tua domanda debbo rispondere, che in questo caso il concilio è superiore al papa nelle cose di fede e di morale. La cosa non può essere altrimenti, perchè dopo che il papa unendo il suo giudizio a quello dei vescovi dichiarò con voce infallibile che una data verità è rivelata da Dio, allora la voce del concilio si fa voce dello {40 [40]} stesso Spirito Santo; allora non è più lecito a nessun uomo del mondo il credere altrimenti, e quindi lo stesso sommo pontefice è obbligato a sottomettervisi. In questo caso però piuttostochè dire essere il papa inferiore al concilio, meglio si direbbe che il papa è inferiore a Dio, essendo la sentenza di un tale concilio sentenza di Dio stesso. Tuttavia nelle cose che non riguardano la fede, ma solo la disciplina, sebben stabilite da un concilio generale e confermate dal papa, tuttavia, dico, il Papa per questo lato rimane sempre superiore al concilio, e perciò può cangiarle, abrogarle, secondo i bisogni dei fedeli, e le circostanze dei tempi.
Tom. Ho capito. Ora un'altra dimanda ho da farle. Se in qualche questione di fede o di morale il papa ed i vescovi non andassero d'accordo, in questo caso il giudizio del solo Papa sarebbe egli da più che il giudizio di tutti i vescovi senza di lui?
Prev. Ti fo notare primieramente che è impossibile ad accadere che in {41 [41]} controversia di fede o di morale tutti i vescovi del mondo o dispersi o raccolti siano discordi dal papa, oppure, ciò che è lo stesso, è impossibile a succedere che in sifatte questioni il giudizio del papa sia solo ed isolato, diverso da quello di tutti i vescovi. Un simile fatto non è ancora accaduto dacchè è la Chiesa, nè accadrà mai, perchè contrario alle promesse di Gesù Cristo. Il solo caso possibile e talvolta avvenuto si è quello di vedere il pontefice con un numero di vescovi da una parte, ed un numero di vescovi senza il pontefice dall'altra; ma il caso supposto nè avvenne, nè avverrà.
Tom. Ma supposto che avvenisse, a quale delle due parti si darebbe la preferenza?
Prev. Supposto che ciò avvenisse, ti dico chiaro e netto che ognuno dovrebbe dare la preferenza al papa, e al suo giudizio pienamente assoggettarsi. La ragione di questo è forte e incontrastabile. Imperocchè Gesù Cristo ha dato al papa sì grande autorità, {42 [42]} che egli nella Chiesa può fare da sè senza aver bisogno di dipendere da chicchesia; gli diede tali poteri che lo rendono da più che tutti i vescovi insieme. Difatto Gesù Cristo fra i dodici apostoli parlò a s. Pietro in particolare; lui solo e non altri costituì pietra fondamentale della sua Chiesa; a lui consegnò le chiavi del suo regno, come ad unico padrone di casa; diede a lui in particolare e separatamente dagli altri apostoli la potestà di sciogliere e di legare, cioè di perdonare o condannare, di comandare o proibire quanto e come avesse creduto meglio, assicurando ad un tempo che i suoi giudizi, i suoi atti sarebbero stati confermati in Cielo. A s. Pietro soltanto diede l'incarico di pascolare gli agnelli e le pecore, cioè i fedeli tutti non esclusi i pastori; lui solo munì del dono dell'infallibilità, dicendo che la sua fede non sarebbe venuta meno; e perciò ancora a lui solamente raccomandò di conservare e confermare nella medesima i suoi fratelli, confirma fratres {43 [43]} tuos. Tutti questi poteri e privilegi siccome sono stati da Gesù Cristo conceduti a s. Pietro per l'unità e solidità della sua Chiesa, pel bene di tutti i fedeli, così dovettero trasmettersi ai suoi successori, che sono i papi, e questa trasmissione da un papa all'altro deve farsi finchè duri la Chiesa stessa, finchè vi siano degli uomini da salvare, cioè fino alla fine del mondo. Laonde tu vedi che il papa anche da solo gode tale e tanta autorità da poter fare senza dipendere da alcuno; ciò che non può dirsi nè farsi non solamente da qualcuno de'vescovi, ma nemmeno da tutti riuniti insieme; e perciò ripeto che nel caso di disparità di giudizio tra i vescovi e il papa sì deve dare la preferenza al papa.
Tom. Mi scusi, signor prevosto, ma questo mi pare un po'troppo, perchè in fin dei conti se i papi sono successori di Pietro, ed eredi perciò dei suoi poteri, i vescovi sono alla loro volta successori degli apostoli ed eredi pur anche dei loro diritti e prerogative. {44 [44]} Ciò posto, a me sembra di avere udito a dire che Gesù Cristo diede anche al collegio apostolico la potestà di sciogliere e di legare, e gli fece pur molte promesse. Promise per esempio che sarebbe sempre stato con loro; promise lo Spirito Santo, il quale avrebbe loro insegnato tutte le verità. Non è egli vero? Dunque si deve dire che in autorità se tutti i vescovi insieme non sono da più, sono almeno uguali al papa.
Prev. Si, Gesù Cristo diede anche a ciascuno degli apostoli la potestà di sciogliere e di legare; fece pure al collegio apostolico, che rappresentava la Chiesa insegnante, delle grandi promesse; ma ciò non ostante non si può dedurre che i vescovi successori degli apostoli siano superiori od eguali al papa. Per ben comprendere questo bisogna badare a queste quattro cose:
1° Gesù Cristo non diede agli altri apostoli la facoltà di sciogliere e di legare se non quando l'ebbe già conferita separatamente e con pienezza al solo Pietro, e ciò per indicare {45 [45]} che per l'unità della Chiesa il potere degli altri egli assoggettava a quello di Pietro.
2° Quando Gesù Cristo diede tale potere agli altri, apostoli vi era pure s. Pietro, il quale perciò, oltre di avere ricevuto una speciale potestà quale capo supremo, ne ricevette pur un'altra comune a tutti, e per questa ragione Pietro fu papa e vescovo. Papa per la potestà ricevuta da sè solo come pastore di tutti; vescovo per quella ricevuta cogli altri apostoli.
3° Le promesse che Gesù Cristo fece di sempre essere cogli altri apostoli sino alla fine del mondo, e l'assistenza e l'inspirazione dello Spirito Santo loro divinamente assicurate, riguardano tutto il collegio apostolico, dal quale perciò non si può escludere s. Pietro, che n'è uno dei membri, anzi membro principale pei pieni poteri ricevuti da solo a preferenza di tutti gli altri apostoli. Vi ha di più: le promesse della divina assistenza e dell'infallibità sono fatte agli altri apostoli solo in quanto che essi sono {46 [46]} uniti a Pietro, già prima nominato capo e pastore universale. Difatto Gesù Cristo assicurò questa infallibilità prima al solo Pietro, e perchè? perchè si conoscesse che il papa era il mezzo col quale comunicavasi l'infallibilità alla Chiesa tutta.
4o Il potere ricevuto dagli altri apostoli non toglie nè diminuisce punto nè poco il potere che Pietro ricevette individualmente; nè le promesse fatte agli altri distruggono quelle fatte a Pietro solo, poichè altrimenti si dovrebbe dire che Gesù Cristo contradisse a se stesso, fece e disfece, ciò che nemmeno immaginare si può in un Uomo-Dio. Capisci questo?
Tom. Fin qui capisco; ma che cosa vuole ella dedurre da tutto ciò?
Prev. Voglio dedurre che siccome gl'apostoli sebbene uniti d'ampio potere, tuttavia uno per uno non potevano vantarsi di avere nè maggiore, nè eguale autorità di Pietro, così ciascuno dei vescovi loro successori non può dire di godere nè maggiore autorità del papa; voglio dedurre che {47 [47]} siccome gli apostoli presi anche tutti insieme, ma senza di Pietro, non potevano dire di formare il collegio apostolico, ossia il corpo insegnante, da Gesù Cristo protetto, dallo Spirito Santo assistito ed inspirato, così nemmeno tutti i vescovi insieme, ma senza il papa, possono dire di formare la Chiesa insegnante, da Gesù Cristo e dallo Spirito Santo assistita ed inspirata; voglio dedurre che nel caso impossibile che tutti i vescovi da una parte, e il papa solo dall'altra dessero in materia di fede e di morale un giudizio diverso, si dovrebbe da tutti i cristiani dare la preferenza al giudizio del papa, e a lui colla mente e col cuore sottomettersi. Perciò anche tutti i vescovi insieme non sono nella potestà nè superiori, nè eguali al papa, della Chiesa tutta unico capo supremo e sommo pastore.
Tom. Ma in questo caso potremmo noi essere ben sicuri che la verità stia dalla parte del papa? Non si potrebbe egli temere che non i vescovi, ma il papa sbagliasse? {48 [48]}
Prev. Noi potremmo essere sicurissimi che la verità starebbe dalla parte del papa, perchè è bensi possibile che sbaglino i vescovi quando non sono col papa uniti, ma è impossibilissimo che nelle cose di fede o di morale sbagli il papa quantunque da solo. Le parole di Gesù Cristo non possono mancare perchè parole di un Dio. Or Gesù Cristo disse a s. Pietro e nella sua persona disse a tutti i suoi successori nella sede di Roma: «Tu sei Pietro, e sopra questa pietra io fabbricherò la mia Chiesa, e le porte dell'inferno non la potranno vincere[15].» Intendi? Le porte, ossia le potenze, le forze dell'inferno, fra le quali tiene il primo posto l'errore e la menzogna, non potranno giammai prevalere contro la Chiesa; ma perchè? perchè fondata sopra del papa. Ma se il papa sbagliasse in cose di fede allora sarebbe come se mancasse il fondamento, e {49 [49]} perciò cadrebbe l'edifizio, ossia cadrebbe la Chiesa istessa, la quale in queste caso superata, si dovrebbe dire vinta dalle porte infernali. Ora è egli ciò possibile dopo le solenni promesse di Gesù Cristo? No di certo. È adunque impossibile che il papa in materia di fede insegni l'errore, come è impossibile che Gesù Cristo mentisca, o sia incapace a mantenere le sue promesse.
In oltre Gesù Cristo stabilì il papa quale supremo pastore della Chiesa, affidando alla sua cura gli agnelli e le pecore: «Pascola i miei agnelli, gli disse, pascola le mie pecore,» cioè istruisci, ammaestra gli uni e gli altri. Ora se il papa in materia di dottrina o per ignoranza o per malizia sbagliasse, allora condurrebbe gli agnelli e le pecore a pascoli nocivi, a pascoli che invece della vita darebbero loro la morte. Ma può egli supporsi che Gesù Cristo, il quale per le sue pecorelle, ossia per le sue anime diede il sangue e la vita, abbia loro stabilito un pastore che potesse porle {50 [50]} a siffatto pericolo? No certamente, perchè questo è contrario alla bontà di Gesù Cristo, e al fine che si prefisse nel dare i pieni poteri ad un solo; fine che fu di mantenere Dell'unità i suoi discepoli, di provvedere con maggiore sicurezza alla salute di tutti. Laonde dobbiamo di necessità ammettere che Gesù Cristo colla pienezza dei poteri ha pure dato al papa il dono dell'infallibilità, e ciò sia per togliere a lui ogni ansietà nel timore di poter errare, sia per eccitare tutti gli uomini, gli stessi pagani, gli eretici, i fedeli tutti a lasciarsi con piena fiducia da lui guidare nella via della salute, a lui ubbidire con prontezza, e così formare quella ammirabile unità, che egli per tutti nell'ultima cena domandava al Padre celeste con queste divine parole: «Che essi siano tutti una sola cosa, come tu sei in me, o Padre, e io in te, che sieno anch'essi una cosa sola in noi, onde creda il mondo, che tu mi hai mandato. Nè io prego solamente per questi, ma {51 [51]} anche per coloro, i quali per la loro parola crederanno in me[16].»
Questa infallibilità dottrinale concessa al papa apparisce ancora più chiaramente dalle parole che Gesù volse a Pietro quando gli comandò di confermare nella fede gli altri apostoli suoi fratelli: «Simone, Simone, gli disse Gesù Cristo, ecco che Satana va in cerca di voi per vagliarvi, come si fa del grano; ma io ho pregato per te, affinchè non venga meno la tua fede[17].» Quindi siccome è impossibile che la preghiera di Gesù Cristo non sia stata esaudita, così è impossibile che la fede di Pietro e de'suoi successori possa mancare insegnando l'errore. Noi pertanto diciamo che il papa è infallibile per tre speciali ragioni:
1° Perchè è pietra fondamentale della Chiesa, la quale non potrà essere vinta nè finire giammai: et portae inferi non praevalebunt, così Gesù {52 [52]} Cristo; e l'angelo a Maria già aveva detto: «e il suo regno non avrà fine; et regni eius non erit finis.»
2° È infallibile perchè stabilito giudice e maestro universale di tutti gli uomini: Quodcumque ligaveris super terram erit ligatum et in coelis; pasce agnos meos, pasce oves meas. Se il papa fosse fallibile potrebbe pronunziare sentenze ingiuste, e ciò non può essere; se fosse fallibile potrebbe insegnare l'errore agli uomini, e invece di condurli al Cielo strascinarli all'inferno, e questo è assurdo.
3° Il papa è infallibile perchè Gesù Cristo pregò per la sua infallibilità, e perchè gli comandò di ammaestrare gli stessi vescovi, confirma fratres tuos. Se fosse fallibile dovremmo dire che Gesù non fu esaudito, e ciò è una bestemmia; se fosse fallibile si dovrebbe dire che Gesù pose il papa nel pericolo di ingannare gli stessi pastori delle anime, questo è orribile a dirsi. Essendo adunque così le cose, tu vedi, mio caro Tommaso, che nel caso da te supposto noi potremmo essere {53 [53]} sicurissimi che seguendo il giudizio del papa non la sbaglieremmo, perchè dalla sua parte starebbe la verità, e non da quella dei vescovi tutti.
Tom. Ma dunque vuole ella dire che un'assemblea di vescovi dotti e santi, solo perchè non uniti al papa, cada in errore? A confessarle il vero, questa non mi può ancora entrare.
Prev. Io non voglio già dire che una tale assemblea, solo perchè disgiunta dal papa, cada in errore; voglio solamente asserire che vi potrebbe cadere, e si dovrebbe dire esservi difatto caduta quando il suo giudizio fosse in materia di fede contrario alla sentenza del romano pontefice. Qualunque assemblea di vescovi per quantunque dotti e pii, non può attribuirsi il dono dell'infallibilità, perchè questo dono fu solo promesso da Gesù Cristo alla sua Chiesa fondata ed unita con Pietro, cioè col papa. Perciò ancorchè una tale assemblea nelle sue decisioni non cadesse realmente in errore sarebbe per altro sempre nella possibilità di cadervi, {54 [54]} perchè essendo senza capo visibile non costituirebbe la Chiesa fondata da Gesù Cristo. Ora anche la sola possibilità di fallire genera il timore che abbia fallito, e quindi sfiducia nei fedeli, i quali più non sarebbero sicuri di credere la verità e non l'errore. Ma un tale timore, una tale sfiducia per le surriferite ragioni aversi non si può nel credere alla parola del papa, sia egli unito coi vescovi, sia egli solo.
Tom. Ma col dire questo non si fa egli un torto all'intiero episcopato?
Prev. No, perchè questa è la pura verità, e il dire la verità non fa mai torto a nessuno; anzi devi sapere che i vescovi si sono sempre gloriati e tuttora si gloriano di proclamare l'infallibilità del papa ed hanno sempre creduto che eglino per godere di sifatto privilegio hanno bisogno di essere uniti con lui, e al suo giudizio conformare i giudizi loro. I vescovi sanno che il papa ha ricevuto il comando di pascere, reggere anche le pecore, e di confermare i suoi fratelli, {55 [55]} che sono essi medesimi. L'episcopato sa che senza il papa egli è come un corpo senza capo; sa che senza il papa non si può costituire quella Chiesa, colla quale Gesù Cristo disse che si sarebbe trovato presente sino alla fine del mondo assistita, inspirata dallo Spirito Santo. Avendo Gesù Cristo posto il papa per pietra fondamentale della Chiesa, i vescovi sanno perciò che essi senza di lui, non formerebbero che una casa senza fondamenta, una casa che potrebbe rovinare da un momento all'altro, e schiacciare quanti vi si trovassero. Sanno i vescovi ciò che disse s. Ambrogio che «là è la Chiesa dove è il Papa, ubi Petrus ibi Ecclesia[18];» sanno ciò che diceva s. Girolamo fin dal quarto secolo scrivendo al papa s. Damaso: «Io sono unito con vostra Santità, vale a dire colla Cattedra di s. Pietro: io so che sopra di questa pietra fu edificata la Chiesa: chi non raccoglie con voi, {56 [56]} disperde[19].» Sanno i vescovi che i padri del concilio niceno pregarono il papa s. Silvestro che si compiacesse di confermare quello che essi avevano stabilito; sanno che i seicento vescovi radunati in Calcedonia nella lettera sinodica che scrissero al papa s. Leone lo chiamano successore di Pietro, e loro capo, pregandolo che coi suoi decreti confermi il loro giudizio. Anche oggidì i vescovi conoscono appieno queste cose ed altre, e quindi hanno sempre creduto e credono tuttora che tutto il loro onore, la loro forza, la loro infallibilità viene loro comunicata dal papa, e di'ciò non che adontarsi si gloriano. Una bella prova ne diedero al regnante Pio IX in Roma 1'anno 1867 circa cinquecento vescovi nell'occasione del centenario di s. Pietro. Essendo essi un giorno tutti raccolti in una grande cappella, allorchè videro presentarsi il papa, tutti ad un tratto piegano il ginocchio e ripetono ad una voce {57 [57]} Tu es Petrus, che è quanto dire: Tu, che vieni a noi, rappresenti la persona di s. Pietro, successore di lui nel governo della Chiesa universale, colla medesima autorità di sciogliere e di legare, di reggere ed insegnare con parola infallibile al pari di quella del Principe degli apostoli; potestà e dono che egli ricevette, da Gesù Cristo e da trasmettersi ai suoi successori sino alla fine del mondo. I vescovi e il papa alla vista di questo sì religioso spettacolo furono commossi sino alle lagrime.
Tom. Le sue ragioni mi ci sono entrate. Ma è poi verità di fede che il papa anche quando definisce da solo sia infallibile?
Prev. È verità di fede che la Chiesa insegnante, cioè i vescovi uniti col papa nelle decisioni riguardanti la religione e i costumi sono infallibili. È pure verità di fede che il papa è successore di s. Pietro, il vicario di Gesù Cristo, il capo visibile di tutta la Chiesa, il maestro e padre di tutti i cristiani, e che a lui nella persona {58 [58]} di Pietro fu dato dal N. S. G. C. pieno potere di pascere, reggere e governare la Chiesa universale. Così è stato definito dal concilio generale di Firenze l'anno 1439, e quindi chi negasse anche una di queste verità sarebbe eretico.
Riguardo poi alla dottrinale infallibilità del romano pontefice, questa sebbene certa e certissima tuttavia non fu ancora dichiarata dogma di fede; e si spera, e da tutti i buoni cattolici si fanno voti ardenti, che per tale venga definita nel prossimo concilio ecumenico, così a gloria di Dio e della sua Chiesa, a sicurezza e a consolazione dei buoni, si fregi di nuova e più bella gemma la fronte veneranda del successor di Pietro[20]. {59 [59]}
Tom. Ma di grazia, sig. prevosto, non è forse mai avvenuto che qualche Papa abbia... Mi pare di aver udito che qualcuno sia...
Prev. Che qualche Papa abbia... che qualche Papa sia... ma su, di'tutto; io non ti capisco.
Tom. Indovini, e dica lei.
Prev. Vuoi forse dire che qualche Papa abbia sbagliato in materia di fede? che qualcuno sia caduto in errore?
Tom. Per lo appunto; ha proprio indovinato. Non osava dire tutto io, perchè per la grande stima che ho pel sommo pontefice mi ripugnava il profferire queste parole. {60 [60]}
Prev. Bravo, Tommaso; da questo tuo ritegno conosco veramente che tu hai un cuore pieno di sentimenti cattolici. Sta dunque di buon animo, poichè io sono in grado di affermarti che nessun papa come papa, cioè quando parla, come dicono, ex cathedra, quale maestro dei cristiani, nessun papa, dico, da s. Pietro sino al regnante Pio IX, nè per ignoranza, nè per malizia, ha mai insegnato il minimo errore; e di ciò noi cattolici siamo così sicuri che sfidiamo tutti i nemici dell'infallibilità a portarci anche una sola prova in contrario. È vero che per lo passato alcuni malevoli da qualche fatto oscuro o stato a bella posta oscurato, pretesero dedurre che alcuni papi, come Liberio, Onorio, avevano errato in materia di fede; ma dal progresso della scienza, dalla pazienza di dotti ingegni fu in seguito messa in chiara luce la verità, ed oggidì chiunque asserisce il contrario si mostrerebbe o ignorante o malizioso.
Tom. Questo mi consola; ma si può egli egualmente negare che alcuni {61 [61]} Papi non fossero molto buoni? Con una vita poco esemplare, come si può conciliare l’infallibilità.
Prev. Caro mio, non confondiamo una cosa coll'altra. Gesù Cristo non promise già al suo vicario l'impeccabilità, cioè a dire, non disse già ch'egli non avrebbe potuto peccare, ma che non avrebbe giammai in materia di fede e di morale ingannato, insegnando il falso o l'illecito. Ciò premesso, io dico che sebbene alcuni papi possano aver peccato nella loro vita privata, ti fo tosto notare che il loro numero è assai limitato. Gli stessi nemici della nostra religione non ne contano che da otto a dieci. Ma che cosa sono otto o dieci nel lungo catalogo di 260 pontefici, nel corso di diciotto e più secoli? E bada che tra i papi se ne trovano oltre ad ottanta annoverati fra i martiri e fra i santi; ed anche quei poco degni furono messi sul trono papale per gli intrighi di fazioni, o per le violenze di alcuni principi, i quali non lasciarono libera la elezione del romano pontefice. {62 [62]}
- La seconda cosa poi che voglio farti notare si è che nessuno anche di quei pochi ha mai commesso il più piccolo errore nelle definizioni in materia di fede e di morale. Perciò la vita biasimevole che si vuole attribuire ad alcuni, invece di provare contro la infallibilità dottrinale del papa è piuttosto una prova luminosissima in favore della medesima; è una prova lampante che Gesù Cristo mantenne ognora la sua parola e la manterrà qualunque sia il suo vicario. Sicchè il passato ci è garante dell'avvenire, e noi fiduciosi nelle divine promesse possiamo fin d'ora proclamare altamente che sino a tanto che durerà la Chiesa, Gesù Cristo non permetterà giammai che il supremo pastore proponga o indichi alle pecore pascoli nocivi od avvelenati, quali appunto sarebbero gli errori in fatto di fede o di morale proposti ai cristiani.
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