Dopo l'Arengo del 1906 la situazione politica sammarinese mutò notevolmente per la nascita, nel corso degli anni, di alcune forze sociali che fondarono vari partiti politici in competizione tra loro, di cui i principali erano senz'altro quello socialista, quello democratico, composto da conservatori ostili alla situazione politica determinatasi dopo l'arengo del 1906, e quello popolare, che raggruppava prevalentemente i cattolici, fondato nel 1920. Tra il 1920 ed il 1921 si ebbero iniziative anche per costituire un partito comunista in Repubblica, tuttavia questo gruppo inizialmente non poté svilupparsi più di tanto perché agli occhi dei più appariva troppo estremista nelle sue posizioni ideologiche; inoltre venne subito circoscritto ed emarginato dalla vita politica e sociale dall'emergente gruppo fascista che cominciò ad agire in territorio sammarinese fin dal 1921 e che si organizzò in partito a partire dal 10 agosto 1922.
Intorno al 1920 la Repubblica di San Marino versava in condizioni economiche e politiche assai precarie: vi era poco lavoro e per la maggior parte dei cittadini scarse possibilità di guadagnarsi anche quel minimo necessario per sopravvivere. Politicamente i partiti che gestivano il piccolo stato non riuscivano a trovare iniziative ed indirizzi capaci di migliorare la situazione, e neppure una maggioranza di governo solida, in grado quindi di governare con la necessaria tranquillità. Nel 1920 si svolsero le elezioni politiche che fornirono nuovamente un quadro politico di estrema instabilità. I socialisti, che speravano di uscirne vincitori con una maggioranza assoluta capace di fornire stabilità al nuovo governo, conquistarono invece solo 18 seggi su 60, e per questo decisero di dimettersi in blocco dal Consiglio. Il governo che si formò in seguito a tale fatto risultò composto esclusivamente da membri del partito popolare e di quello democratico, che però non riuscirono più di tanto a sanare la precaria situazione economica e sociale interna.
Tra l'altro in questo periodo il territorio sammarinese divenne frequente rifugio di fuoriusciti politici italiani, soprattutto di tendenza comunista e di estrema sinistra, che contribuirono notevolmente a provocare disordini interni ed il malumore dei fascisti italiani, che sempre più vedevano nella Repubblica un fin troppo facile asilo per gli odiatissimi nemici "rossi". Proprio questi dissidi tra "neri" e "rossi" furono alla base, nel giugno del '21, dell'assassinio di Carlo Bosi a Serravalle, medico italiano filo-fascista in gita con la famiglia nella Repubblica. Questo tragico evento provocò nel circondario sammarinese feroci polemiche contro la Repubblica, e la minaccia sempre più palesata di un intervento punitivo di qualche squadra fascista all'interno dei confini sammarinesi. Per placare il clima incandescente che stava sviluppandosi in territorio, si decise di chiedere aiuto all'Italia che provvide a fornire nello stesso anno 30 carabinieri per tenere sotto controllo la situazione.
Tuttavia nel 1922 le polemiche politiche e sociali continuarono, così come i rancori nei confronti del governo, alimentati anche dalla nuova legge tributaria che venne promulgata nel mese di marzo creando grosso scontento tra tutti i ceti. Inoltre ciò che stava accadendo in Italia, dove il partito fascista stava sviluppandosi in fretta e tramite la violenza e la retorica stava prendendo sempre più potere, indusse anche diversi sammarinesi ad ipotizzare la costituzione di un raggruppamento fascista locale per sistemare con gli stessi metodi la incerta situazione della Repubblica. Così fu, perché il 10 agosto 1922 venne fondato il partito fascista sammarinese, ed il 1° ottobre, grazie all'accondiscendenza dei partiti al governo, venne eletta una Reggenza filo-fascista. Da questo momento in poi in Repubblica accaddero svariati episodi di teppismo e di violenza, secondo i sistemi fascisti già sperimentati in Italia, e il 13 novembre venne malmenato il professor Pietro Franciosi, socialista e principale artefice dell'arengo del 1906, nonché fiero sostenitore di ideali democratici e antifascisti. Gino Giacomini, altro leader socialista, fu costretto a fuggire a Roma dove rimase in esilio finché il governo fascista non cadde. Alla fine del mese verrà obbligato anche a fuggire dal territorio per evitare ulteriori pericoli.
Nel marzo del 1923 si svolsero le elezioni politiche, ed il partito fascista andò ufficialmente al potere con un programma politico assai simile a quello sostenuto dal partito fascista italiano. Il fascismo sammarinese si dimostrò subito un movimento antidemocratico ed antioperaio, perché fece malmenare diversi capocantieri, abolire la festa del 1° maggio, e dichiarare fuori legge i partiti politici di sinistra che avevano svolto a favore della classe operaia precisi programmi di sostegno e di aiuto negli anni precedenti. Nell'ottobre del 1922 si costrinse il "Nuovo Titano", periodico del partito socialista sammarinese, a sospendere le sue pubblicazioni.
Inoltre il fascismo pose suoi uomini a capo anche delle organizzazioni sindacali sammarinesi, giungendo quindi a controllare rigorosamente questi importanti gruppi sociali. Negli anni successivi il regime fascista si consolidò varando leggi a suo esclusivo vantaggio, come la nuova legge elettorale del 1926, e sciogliendo gli altri partiti: in poco tempo rimase così l'unico arbitro della politica sammarinese. Sempre nel 1926 iniziò ad uscire "Il Popolo Sammarinese", periodico del PFS che svolgerà un importante e martellante opera di propaganda ideologica. Dello stesso anno è anche la prima visita alla Repubblica di Benito Mussolini, che ebbe sempre una sincera simpatia per il piccolo stato. Fu proprio grazie a questa visita che si crearono i presupposti per realizzare una vecchia idea dei governanti sammarinesi: la costruzione di una linea ferroviaria e di un collegamento tramite treno tra Rimini e San Marino. Grazie all'intercessione di Mussolini, nel giro di pochi anni (tra il 1928 ed il 1932) venne realizzato il collegamento, e fu inaugurato il 12 giugno del 1932.
Negli anni '30 il governo fascista avviò una politica di lavori pubblici che permise alla popolazione un decennio di discreto benessere, ed intraprese quella trasformazione urbanistica e paesaggistica che permetterà alla Repubblica di diventare sempre più un polo di attrazione per i turisti. Aumentando il flusso turistico, aumenteranno ovviamente anche le entrate economiche private, con l'apertura di vari negozi, e pubbliche, con l'emissione sempre più massiccia di monete, francobolli, ecc. Tutte queste innovazioni permisero dunque un forte sviluppo della società sammarinese, e ne mutarono sostanzialmente la fisionomia: infatti se ancora nel 1908 più del 70% della popolazione era impegnata a svolgere esclusivamente lavori agricoli, nel 1947 solo il 41% lavorava ancora la terra. Chi ha abbandonato il mestiere del contadino si è dedicato al lavoro in fabbrica (nel decennio ne vennero aperte diverse a Gualdicciolo e Dogana), all'edilizia, in forte espansione, al commercio grazie alle attività turistiche e ad altro ancora.
Il PFS ebbe al suo interno anche forti dissidi poiché le due principali correnti che lo componevano, ovvero il gruppo fascista di Città, capeggiato dalla famiglia Gozi, e quello di Serravalle, al cui vertice stava un personaggio molto apprezzato anche in Italia, Ezio Balducci, a partire dai primi anni '30 ebbero notevoli polemiche e parecchie divergenze sul come gestire il partito e la cosa pubblica. Alla fine comunque prevalse il gruppo di Città: Balducci e gli altri dissidenti furono in pratica costretti ad andarsene da San Marino, e a rimanersene per anni in esilio.
Il PFS non fu un gruppo politico particolarmente innovativo, né ebbe caratteristiche peculiari rispetto al fascismo italiano. Sebbene gli studi sul suo conto debbano per molti versi essere ancora approfonditi, pare più un movimento scaturito per emulazione di quello che stava succedendo in Italia, e per avversione al sistema politico antioligarchico consolidatosi a San Marino dopo l'arengo del 1906, piuttosto che un gruppo fondato su ideologie particolari o grazie a personaggi provenienti da militanze o esperienze politiche caratterizzanti. Ebbe sicuramente uno spiccato aspetto oligarchico ed anti-democratico, e si dimostrò sempre ostile alla maggior parte delle innovazioni introdotte dall'arengo del 1906: la sua rapida ascesa al potere fu facilitata dalla grave crisi economica degli anni '20, di cui si incolpavano soprattutto i partiti nati proprio grazie all'arengo, in particolare i socialisti.
Il fascismo sammarinese seguì le sorti di quello italiano fino alla fine: quando scoppiò la seconda guerra mondiale e Mussolini precipitò l'Italia in una situazione disperata, anche la Repubblica dovette subire gli stessi disagi con il tesseramento del pane, la miseria, la fame ecc. Nel '44 San Marino, che veniva considerato un rifugio di nazisti e fascisti italiani, venne bombardato ripetutamente dagli aerei inglesi e contò una sessantina di morti. Quando crollò il fascismo italiano nel '43 crollò subito (dopo appena tre giorni) anche quello sammarinese (il 28 luglio), per ricostituirsi qualche mese dopo quando in Italia venne creata da Mussolini con l'aiuto dei nazisti la Repubblica di Salò.
Il fascismo sammarinese scomparirà definitivamente solo nel settembre del 1944, dopo che a San Marino entreranno le truppe inglesi che occuperanno il territorio della Repubblica per due mesi. Tra la fine del '45 e gli inizi del '46 il nuovo governo sammarinese sottoporrà a processo penale una cinquantina di capi fascisti locali, emanando sentenza di colpevolezza per parecchi di loro il 23 gennaio del 1946.