Originariamente Scritto da
Heidi
Considerando che l'istruzione è un diritto del cittadino, sancito dalla Costituzione italiana e, che, nello stesso tempo, al cittadino spetta l'obbligo di esercitarlo, fino all'età di sedici anni, per il bene proprio e della collettività, lo Stato, che impone tale obbligo, ha il dovere di rendere possibile per tutti, abbienti e non, la fruizione di questo servizio.
La scuola pubblica pertanto deve essere in grado di offrire al meglio quello che una buona istruzione prevede.
Se nel contempo sorgono, nel Paese, Istituti scolastici alternativi, gestiti da congregazioni religiose, questa è un'iniziativa del tutto privata, non richiesta e verso la quale lo Stato ha solo l'obbligo di controllare che l'istruzione, che viene impartita, sia conforme ai canoni indicati dai programmi didattici nazionali.
Non si può concepire, quindi, come lo Stato italiano, dopo aver praticato una politica di tagli su tagli, nell'ambito della scuola pubblica, privandola dell'indispensabile e rendendo quasi insufficiente il servizio stesso, possa pensare di "buttare" nelle casse dei privati 223 milioni di euro, presi dalla scuola statale, quando già esistono, in quegli istituti, gli introiti che provengono dalle consistenti rette degli utenti, che decidono di frequentare quelle scuole.