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l'aborto è un'omicidio ma non curare una persona anziana da un tumore è permesso
l'aborto è un'omicidio ma non dare i fondi a persone malate di sla, Parkinson o Alzaimher è permesso
CHE SCHIFO DI PAESE!
«Cura anticancro troppo costosa»
Via il farmaco salvavita alle over 65
La Regione ne limita l’uso contro il tumore al seno. Gli oncologi: «Vanno aboliti i prontuari». Insorge Federanziani: discriminazione insopportabile
VENEZIA — L’ansia del risparmio a tutti i costi, dettata anche dal taglio dei trasferimenti statali alle Regioni però obbligate all’equilibrio di bilancio, può rivelarsi pericolosa in sanità. E il Veneto in questo rischio è inciampato clamorosamente, limitando l’uso di un farmaco antitumorale alle pazienti fino ai 65 anni. E’ tutto scritto nel decreto 196 del 3 ottobre scorso, con il quale il segretario alla Sanità, Domenico Mantoan, avalla la decisione della Commissione tecnica, deputata a scegliere i farmaci da inserire nel prontuario regionale di imporre il limite d’età per l’Abraxane. Ovvero una terapia «indicata nel trattamento del tumore metastatico della mammella in pazienti adulte che hanno fallito il trattamento di prima linea e per le quali la terapia standard non è indicata». Per le signore sopra i 65 anni che hanno la sfortuna di contrarre il cancro al seno e di vederlo pure degenerare in metastasi, la commissione suggerisce un medicinale generico, che costa molto meno ma, dicono gli esperti, è più tossico e meno efficace.
Sei cicli di trattamento con Abraxane si pagano 6633 euro, ai quali bisogna aggiungerne altri 2100 per la somministrazione, per una spesa totale di 8.733 euro. Utilizzando il generico l’importo scende a 2.208 euro. Una seconda tabella, illustrata sempre nel decreto, indica la differenza di spesa se moltiplicata per le 243 malate colpite in Veneto dalla patologia in questione: 2.043.562 euro contro 516.672. Un milione e mezzo di risparmio. «La formulazione con paclitaxel-albumina (Abraxane, ndr) ha un costo notevolmente superiore rispetto al paclitaxel con solvente (il generico, ndr) — si legge nel documento —. Il farmaco non è sottoposto a monitoraggio Aifa (l’Agenzia del farmaco) e, conseguentemente, la commissione sottolinea il rischio che possa essere utilizzato in pazienti per le quali non è indicato, con un notevole incremento della spesa». Segue, nell’allegato, l’indicazione per l’Abraxane: «Sono eleggibili solo pazienti di età fino a 65 anni». E del resto il decreto precisa che «le decisioni assunte dalla commissione hanno un impatto rilevante sulla spesa sanitaria regionale, la quale deve rispettare gli equilibri economico-finanziari di gestione in linea con i tetti di spesa fissati dal Fondo sanitario nazionale per l’erogazione delle prestazioni farmaceutiche».
E’ dunque chiara la ratio del provvedimento, segnalato il 25 ottobre scorso dagli oncologi veneti a Federanziani, che ha inviato una lettera al governatore Luca Zaia per chiedere l’immediata cancellazione del limite d’età, caso unico in Italia, altrimenti partirà un esposto al presidente della Repubblica e alla Corte europea per i diritti dell’uomo. «Una discriminazione insopportabile e incostituzionale, il diritto alla salute non può essere limitato per esigenze di cassa — protesta l’associazione —. E’ un pericoloso precedente». Purtroppo per la Regione è un antipatico deja vu: nel 2010 aveva sollevato un vespaio una delibera che considerava il ritardo mentale — un quoziente intellettivo sotto 70 — una controindicazione al trapianto. «Non ci dev’essere differenza di accessibilità ai farmaci tra regioni — rileva la professoressa Annamaria Molino, presidente veneta di Aiom (oncologi medici) — e l’unico modo di evitarlo è di eliminare i prontuari regionali. Se gli enti certificatori e l’Aifa autorizzano l’uso di determinati prodotti, non è giusto che le singole Regioni decidano di testa loro. Quanto all’Abraxane, alle over 65 somministriamo altre terapie, ma gli sprechi da eliminare sono altri».