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    Predefinito Il Programma di Matteo Renzi: analisi punto per punto delle Proposte Economiche

    Il Programma di Matteo Renzi: analisi punto per punto delle Proposte Economiche (Reload)
    18 novembre 2012 Di Gpg Imperatrice


    Nota di Rischio Calcolato: con l’avvicinarsi delle primarie del PD riproponiamo l’analisi del programma di Matteo Renzi

    Dopo aver fatto in passato analisi su proposte della Lega Nord e del PDL, ed aver fatto un’analisi del programma dell’M5S. andiamo ad analizzare il PROGRAMMA DI MATTEO RENZI (clicca sul titolo per visualizzare la versione integrale dello stesso), candidato alla leadership del Centro Sinistra.

    Qui sotto analizzero’ 4 delle 12 sezioni del programma, quelle con piu’ relazioni all’Economia. In Verde i punti positivi, in Giallo quelli migliorabili, in arancio quelli negativi o senza copertura

    renzi2 Il Programma di Matteo Renzi: analisi punto per punto delle Proposte Economiche (Reload)

    03. LE PREMESSE DEL RILANCIO

    a. Ridurre il debito attraverso un serio programma di dismissioni del patrimonio pubblico.

    Devono essere messe in atto tutte le misure necessarie affinché il debito pubblico cali in modo significativo, anno dopo anno, anche negli anni in cui la congiuntura è sfavorevole, in particola*re i prossimi due. Per mantenere tale impegno è necessario mettere in atto un’efficace politica di dismissioni del patrimonio pubblico. Stime credibili (Astrid) ritengono possibile una riduzione del debito al 107% del Pil entro il 2017 e un’ulteriore calo negli anni successivi attraverso un mix di interventi.

    In particolare, sul versante degli asset del patrimonio è possibile ipotizzare:

    1. la cessione di immobili pubblici per circa 72 miliardi di euro (alla quale deve accompagnar*si una indispensabile revisione delle procedure burocratiche e urbanistiche in assenza della quale ogni valorizzazione di questo patrimonio è impossibile);

    2. la cessione di partecipazioni in aziende quotate e non quotate per circa 40 miliardi euro;

    3. la capitalizzazione delle concessioni statali per circa 30 miliardi.

    b. Un Fondo per la riduzione della pressione fiscale e un’unica Agenzia per combattere l’evasione.

    L’onere del risanamento deve ricadere soprattutto su chi ha finora evaso i propri doveri di cittadino. La lotta all’evasione deve essere rafforzata e i benefici di tale lotta devono essere distribuiti soprattutto a chi ha finora sempre pagato, in particolare le classi meno abbienti. Per questo proponiamo la costituzione di un Fondo per la riduzione della pressione fiscale (v. infra 7.c.): i cittadini devono vedere in concreto che se tutti pagano le tasse, ciascuno ne paga di meno, ed essere così coinvolti nella lotta all’evasione.

    Per rafforzare la lotta all’evasione proponiamo di integrare strettamente l’investigazione e l’e*sazione, oggi frazionate tra Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza da una parte e giustizia tributaria e giustizia ordinaria dall’altra. E’ necessario andare verso un’unica agenzia che abbia anche poteri di coordinamento della Guardia di Finanza. Il personale mobilitato nella lotta all’e*vasione dovrà essere di assoluta eccellenza, adeguatamente incentivato sul recupero dell’e*vasione e organizzato sia su base territoriale che per settori merceologici. Le strutture saranno fornite di dotazioni tecnologiche di avanguardia che consentano di incrociare le dichiarazioni dei redditi con i dati rilevanti del contribuente (consumi di energia, transazioni bancarie, beni posseduti, collaboratori domestici, ecc.) per identificare i sospetti evasori su cui la Guardia di Finanza potrà effettuare controlli mirati.

    c. Dalla spending review alla spending view.

    La nostra proposta ha invece l’obiettivo di ripensare sostanzialmente il modello di sviluppo fin qui seguito, riallocando risorse verso i ceti produttivi, riducendo in modo sostanziale l’area dell’intermediazione politica delle risorse dello Stato. Più mercato e più solidarietà, riducendo la spesa intermediata. Riteniamo realistici i seguenti obiettivi:

    1. Una riduzione del 10% dei consumi intermedi (cioè acquisti di beni e servizi) per la spesa corrente. Base aggredibile: 120 miliardi. Obiettivo di risparmio: 12 miliardi all’anno

    2. Una riduzione del 20-25% degli investimenti e dei trasferimenti alle imprese. Base aggredi*bile: 60-70 miliardi. Obiettivo di risparmio: 12-16 miliardi

    3. Una riallocazione produttiva di 50% dei fondi europei. Base aggredibile: 15-20 miliardi. Obiettivo risparmio: 7-10 miliardi

    4. Una riduzione dell’area del pubblico impiego, senza licenziamenti e senza esuberi, ma con estensione del part time, riduzione del numero dei dirigenti e limitazione del turn over, con esclusione della scuola, e migliore mobilità territoriale del dipendente pubblico. Obiettivo di risparmio 4 miliardi

    5. Un recupero dell’evasione fiscale del 25-30 per cento. Base aggredibile: 120 miliardi. Obiet*tivo di risorse recuperate 30-36 miliardi.



    Commento GPG Imperatrice: ci sono alcune proposte pregievoli ed in linea con le proposte fatte da Rischio Calcolato (e sono quelle evidenziate in Verde). Positiva anche l’idea di vendere Immobili Pubblici, anche se la cifra ipotizzata e’ modesta. Piuttosto fumose le idee per combattere l’evasione fiscale (attraverso fondi ed agenzie). Le proposte sul pubblico impiego sono da bocciare visto che prevedono di recupare 4 miliardi su 175 di spesa, che quantitativamente e’ qualcosa di ridicolo. L’idea di quantificare il recupero dell’Evasione e’ qualcosa di ingenuo e non ammissibile in sede europa. Nel complesso, Renzi e’ Rimandato, anche se rispetto a Vendola, Bersani e soci mi pare avanti anni luce.



    05. UN NUOVO PARADIGMA PER LA CRESCITA: PARTIRE DAL BASSO, SMANTELLANDO LE RENDITE

    a. Sostenere il potere d’acquisto degli italiani

    Negli ultimi anni le famiglie italiane hanno visto il loro potere d’acquisto letteralmente crollare, tornando nel primo trimestre del 2012 al livello del 2000. Questo impoverimento ha portato a una riduzione del tasso di risparmio, mai così basso, e dei consumi. E’ purtroppo certo che ci aspetta, almeno per il prossimo futuro, un ulteriore peggioramento. In una situazione come questa è assolutamente prioritario intervenire per sostenere il reddito disponibile delle famiglie, soprattutto dei lavoratori dipendenti con reddito medio e basso.

    1) 100 euro al mese in più per chi ne guadagna meno di duemila. La nostra proposta è di ridurre l’imposizione tributaria sui lavoratori dipendenti che percepiscono meno di 2000 euro netti al mese per un ammontare di 100 euro al mese. La forma tecnica della riduzione sarà una detra*zione ulteriore, e non un cambio di aliquote per poterla riservare solo ai lavoratori di queste fasce di reddito. Stimiamo la platea interessata tra 15 e 16 milioni di lavoratori. Il costo della detrazione sarebbe quindi attorno a 20 miliardi di euro all’anno che proponiamo di finanziare attraverso il taglio della spesa pubblica “intermediata” (v. supra 3. c.).

    2) Liberalizzare davvero per far scendere le tariffe. Nel corso degli ultimi anni, le tariffe delle attività regolate e dei mercati non pienamente concorrenziali sono cresciute a dismisura. Alcu*ni esempi: assicurazioni crescita prezzi del 48 per cento, banche 40 per cento, ferrovie 47 per cento, raccolta delle acque 67 per cento, rifiuti 57 per cento. E’ chiaro che una crescita delle tariffe sempre superiore alla crescita degli stipendi non è né equa, né sostenibile. Chiederemo quindi che le Authority di settore, cooperando con l’Antitrust, indaghino sull’evoluzione delle tariffe negli ultimi dieci anni e propongano azioni regolatori per allinearla all’andamento dell’in*flazione programmata.

    E’ necessario inoltre proseguire ed intensificare la politica di apertura dei mercati dei beni e dei servizi, ivi compresi quelli resi da lavoratori autonomi e liberi professionisti.

    b. 250 miliardi di credito garantito per le aziende.

    Oggi molte imprese, anche sane, soffrono, ed in alcuni casi chiudono, perché il credito non è disponibile e, quando disponibile, è erogato a condizioni molto onerose. Tante aziende sono inoltre messe in difficoltà dai crediti verso la Pubblica Amministrazione. In queste condizioni, competere con i tedeschi e gli olandesi è quasi impossibile. Riteniamo che l’accesso al credito nel 2012 e 2013, sarà una delle leve principali per consen*tire alle piccole imprese di sopravvivere e per avviare un nuovo ciclo di crescita. Per questo motivo prevediamo di riallocare su fondi di garanzia del credito almeno 20 miliardi dei fondi europei, in modo da garantire almeno 250 miliardi di crediti a piccole e medie aziende, dando all’imprenditoria sana, in particolare nel Sud, l’ossigeno per ripartire, a tassi competitivi con le imprese tedesche e francesi. Il progetto è composto di due pilastri:

    1. Costituire dei Fondi di garanzia del Credito in ciascuna Regione – capitalizzati con 20 Miliardi di Euro complessivi, sulla base del programma europeo Jeremie (Joint European Resources for Micro to Medium Enterprises). Verranno così garantiti al 50 o al 75% crediti fino a 5 milioni, lasciando una quota di rischio sulla banca d’origine che sarà quindi incentivata a selezionare imprese sane.

    2. Chiedere alle banche partecipanti di applicare alla propria clientela prezzi “calmierati” che riflettano i vantaggi del programma (liberazione di capitale, riduzione del rischio creditizio in bilancio e accesso al finanziamento BCE).

    c. Smentire Longanesi: dalle grandi opere ai grandi risultati.

    Leo Longanesi diceva che l’Italia è un Paese di inaugurazioni, non di manutenzioni. Noi propo*niamo di smentirlo puntando sulle innumerevoli piccole e medie opere delle quali il Paese ha davvero bisogno. Non è detto che lo sviluppo dipenda solo da grandi opere per le quali non esistono, nella maggior parte dei casi, neppure le più elementari valutazioni d’impatto econo*mico. L’Italia spende una cifra spropositata in trasporti e infrastrutture: quasi il 3% del Pil in con*fronto all’1,86% della Germania e all’1,70% della Francia. E’ una spesa non sempre necessaria e altamente inefficiente, se si pensa che il costo al chilometro delle autostrade è il doppio di quello spagnolo, mentre quello della TAV è stato stimato 3 o 4 volte quello francese e spagno*lo. Negli ultimi vent’anni abbiamo speso l’equivalente di 800 miliardi di euro in infrastrutture, con risultati tutt’altro che soddisfacenti.

    Noi proponiamo di invertire la rotta con tre mosse:

    1. Dare la priorità alle manutenzioni e alle piccole e medie opere, come, a titolo di esempio: la costruzione di asili nido (v. supra, 4.a.), interventi per decongestionare il traffico e per il traspor*to pubblico locale, per il recupero ambientale, la messa in sicurezza di edifici in aree critiche o l’efficienza energetica.

    2. Scegliere le grandi opere che servono davvero. Rivedere il piano delle infrastrutture chie*dendo che una commissione internazionale di esperti fornisca un parere indipendente su co*sti, rischi vantaggi e benefici di proposte alternative. Mettere a punto un modello di co-parte*cipazione al finanziamento delle amministrazioni locali che beneficiano degli investimenti per evitare il fenomeno “tanto paga Roma”.

    3. Puntare sulle infrastrutture del futuro. – Banda larga. Realizzazione di un Next Generation Network (NGN) messo a disposizione di tutti gli operatori di telecomunicazioni a parità di con* dizioni tecniche ed economiche e di proprietà di un soggetto esclusivamente pubblico sen*za fine di lucro e non scalabile promosso da Cassa Depositi e Prestiti,. Impiego di un mix di tecnologie per coprire il digital divide effettivo. – Smart mobility. Sul modello delle esperienze sviluppate in diverse città europee. – Energia. Ammodernamento della rete elettrica e del mer*cato per ridurre il costo della bolletta, spingendo sullo sviluppo della generazione distribuita ad alta efficienza (così da minimizzare i costi di produzione), individuando un nuovo paradigma di sistema elettrico che superi il modello di produzione accentrata ed i conseguenti costi in infrastrutture, consentendo progressivamente di ridurre i costi di trasporto, dispacciamento e bilanciamento. L’obiettivo è di costruire una politica energetica che superi il livello nazionale, per integrare i sistemi energetici continentali e per realizzare l’interconnessione dell’intero spazio mediterraneo.

    d. Riaprire l’Italia agli investimenti stranieri.

    Se l’Italia riuscisse ad allinearsi a un Paese europeo in posizione mediana nella graduatoria per capacità di attirare gli investimenti stranieri come l’Olanda, questo significherebbe avere ogni anno un flusso aggiuntivo di investimenti in entrata di quasi 60 miliardi di euro, con la conseguente apertura di centinaia di migliaia di posti di lavoro e l’avvio di molti piani industriali fortemente innovativi. Per raggiungere questo risultato occorre, prima di ogni altra cosa, mi*gliorare l’efficienza delle amministrazioni pubbliche, semplificare la legislazione fiscale e quella del lavoro, armonizzandole agli standard europei e rendendole leggibili in inglese; occorrono inoltre precise politiche pubbliche di attrazione degli investimenti, secondo le linee indicate dal Comitato Investitori Esteri.



    Commento GPG Imperatrice: Anche qui luci ed ombre. L’idea di ridurre la pressione fiscale solo per le fascie medio-basse aumentando le detrazioni, di fatto incentivera’ notevolmente l’evasione (rammento che sopra i 28.000 di reddito/annuo si paga un’aliquota del 38% sui redditi; sommando i contributi e le altre tassazioni per un reddito sopra i 30.000 euro si paga circa il 60-65% per un lavoratore autonomo. Se si aumentano le detrazioni solo per chi guadagna meno di 30.000 euro all’anno, di fatto le aliquote marginali complessive saliranno verso il 70%, per cui solo dei folli dichiareranno cifre del genere e l’evasione aumentera’). Alcune idee (evidenziate in giallo) sono da capire, perche’ dette cosi’ non si capisce come intende attuarle. Nel complesso, Renzi e’ Rimandato.



    06. IL WELFARE COME INVESTIMENTO SULLE PERSONE

    Un welfare orientato all’obiettivo di consolidare la coesione sociale e contrastare ogni fattore di discriminazione non si limita a fornire ai cittadini in condizioni dirischio assistenza e sussidi economici secondo una logica risarcitoria, ma guarda in maniera dinamica e attiva alla valoriz*zazione di ogni persona come risorsa per sé e per la comunità, qualsiasi sia la sua condizione: anagrafica, economica, formativa, di salute. Così inteso, il welfare non si traduce in forme di sostegno episodiche, ma in un percorso di in*clusione in un progetto di sviluppo e di “occupabilità” permanente (employability), recuperando risorse sociali apparentemente compromesse, creando opportunità di formazione e crescita continua, concretizzando l’aspirazione di tutti alla piena realizzazione della propria esistenza. L’Italia non deve essere il paese del privilegio e delle rendite di posizione. I cittadini, e soprat*tutto i bambini, devono avere le stesse opportunità in modo da poter sviluppare il loro po*tenziale e le loro inclinazioni e in modo da trovarsi tutti nelle condizioni di perseguire i propri ideali, i propri obiettivi e le proprie aspirazioni. Senza lasciare indietro nessuno e senza che la vita di nessuno dipenda dalla condizione professionale e dalle disponibilità economiche delle generazioni precedenti.

    Un sistema di welfare così inteso può rivelarsi un formidabile fattore di sviluppo sociale ed eco*nomico, un vero e proprio “Investimento Sociale”, come previsto dalla Strategia Europa 2020.

    a. Locale: la vera dimensione del welfare.

    Quanto più la “lettura” dei bisogni avviene in prossimità dei contesti e delle situazioni in cui questi si manifestano, tanto più è corretta, tempestiva nell’individuare i cambiamenti, utile a organizzare risposte concrete. E’ per questo che quella locale è la dimensione propria del welfare, dove il valore delle relazio*ni, dell’attitudine a collaborare e a condividere competenze e risorse costituisce un patrimonio riconosciuto, che consente di costruire sistemi efficienti. Le numerose e positive esperienze maturate in molte delle nostre comunità nell’organizzazio*ne e nella gestione di questi sistemi di welfare locale devono quindi orientare l’elaborazione di un nuovo modello di welfare nazionale, che diffonda le migliori pratiche e favorisca la sintesi dei tanti, spesso troppi livelli, che attualmente si sovrappongono nell’attribuzione delle compe*tenze in questo cruciale settore.

    Le forme di welfare pubblico dovranno essere integrate dalle esperienze più virtuose pro*venienti dal mondo del welfare privato (senza che quest’ultimo vada a sostituire il welfare pubblico). Sono ormai estremamente diffuse soprattutto nelle regioni del Nord forme di com*plementarità al welfare pubblico sviluppate, da parte delle imprese, delle cooperative, delle associazioni del non-profit (cd. “welfare aziendale, sindacale, cooperativo”).

    Su questo versante, occorre:

    1. semplificare la legislazione sul Terzo Settore a partire da una vera attuazione della legge sul*la Impresa Sociale bloccata da anni da veti ideologici, ma in grado di contribuire alla creazione di nuova e soprattutto “buona” occupazione;

    2. riformare organicamente la disciplina delle associazioni, delle fondazioni e delle altre isti*tuzioni di carattere privato senza scopo di lucro riconosciute come persone giuridiche, delle associazioni non riconosciute come persone giuridiche (libro I Titolo II del codice Civile);

    3. favorire nuove formule per le “clausole sociali” negli appalti pubblici per garantire sempre più opportunità lavorative per le fasce deboli del mercato del lavoro;

    4. creare patti territoriali nel sociale che superino gli attuali piani di zona e che abbiamo la ca*pacità di coinvolgere tutti i soggetti pubblici,privati e del privato sociale (Terzo Settore e Non profit) per la costruzione di un Welfare plurale ed attivo.

    b. Partire col piede giusto: dare al 40% dei bambini sotto i tre anni un posto in asilo pubblico entro il 2018.

    (v. supra, 4. a.).

    c. I nuovi servizi alla persona.

    In Italia vi è una grandissima richiesta di servizi alla persona e alla collettività, che resta però inespressa, nel mercato del lavoro regolare ordinario: assistenza continuativa per non-autosuf*ficienti, assistenza diurna per figli di madri-lavoratrici, insegnamento informatico per anziani e disabili, protezione notturna contro il vandalismo, manutenzione del verde urbano. A fronte di una domanda per questo tipo di mansioni esiste un’ampia offerta di lavoro a basso costo. L’incontro di questa domanda e di questa offerta può essere notevolmente migliorato mediante due tipi di iniziative: – secondo il modello dei voucher dell’Agence des Services à la Personne francese, attivando strumenti efficienti di mediazione al livello regionale, provinciale e comunale; – secondo il modello scandinavo, attivando servizi di fornitura di prestazioni perso*nali di servizio in forma di collaborazione autonoma continuativa, gestiti da Comuni e Province, e attivando al contempo una forma efficace di monitoraggio cogestito con il sindacato, idonea a escludere che possa derivarne nel mercato un effetto di sostituzione di domanda di lavoro professionale con lavoro dequalificato e sottopagato.

    d. Sperimentare sul serio la flexsecurity.

    Proponiamo la sperimentazione, in tutte le imprese disponibili, per i nuovi insediamenti e/o le nuove assunzioni, di un regime ispirato al modello scandinavo: tutti assunti a tempo indeter*minato (tranne i casi classici di contratto a termine), a tutti una protezione forte dei diritti fonda*mentali e in particolare contro le discriminazioni, nessuno inamovibile; a chi perde il posto per motivi economici od organizzativi un robusto sostegno del reddito e servizi di outplacement per la ricollocazione.

    e. Sanità.

    La qualità e disponibilità di servizi sanitari è sicuramente uno dei maggiori punti di tensione per gli italiani. Un problema centrale è la disomogeneità dei servizi sanitari nel Paese ed il si*stema di ripartizione delle risorse in base alla sola spesa storica per abitante, anziché in base al livello e alla qualità dei servizi. Dobbiamo abbandonare il criterio dei tagli lineari a favore di una definizione di standard su costi/efficacia. Giova ricordare che a fianco della spesa per il Si*stema Sanitario Nazionale, esiste una spesa sanitaria pagata privatamente dai cittadini (tickets, diagnosi e cure non coperte dal SSN, farmaci non rimborsati, spese odontoiatriche, etc.) che viene stimata per il 2012 in circa 45-50 M.di €.

    Proponiamo un quadro di interventi strutturali coordinati come segue:

    1. Finanziamento del Sistema Sanitario Nazionale basato su costi di spesa standard resi coe*renti con le indicazioni nazionali attraverso i LEA.

    2. Finanziamento dei vari Sistemi Sanitari Regionali derivante da fiscalità locale, cui aggiunge*re un Fondo di Perequazione nazionale (dalla fiscalità generale) per i costi Ministeriali e per perequare fra i vari SSR, le differenze dovute alle diverse capacità di tassazione regionale, gestendo questa perequazione come chiave di controllo dei vari SSR.

    3. Fare dell’appropriatezza delle prestazioni sanitarie un cardine per il controllo del Fondo di perequazione.

    4. Punire forti perdite sino al default dei vari SSR, con il commissariamento delle Regioni, de*finendo un Albo nazionale dei Direttori Generale ed Amministrativi e dei Direttori Sanitari cui dover attingere per le nomine, da parte delle Regioni.

    5. Riduzione in modo non lineare e non discriminante per le Regioni più virtuose dei posti letto con un target complessivo nazionale 10% pari a circa 20.000 posti letto, da trasformare in parte in posti di ricovero a bassa intensità assistenziale.

    6. Valorizzazione del lavoro di filtro medico-diagnostico svolto dai medici di famiglia sul terri*torio.

    7. Utilizzo delle leva delle Spese sanitarie del SSN e dei vari SSR per incentivare lo sviluppo di una industria tecnologica italiana delle Life Sciences. La spesa per la Sanità non solo come costo ma anche come strumento di sviluppo.

    f. Pensioni.

    La riforma previdenziale introdotta da Elsa Fornero non verrà messa in discussione. Era neces*sario ripristinare la sostenibilità finanziaria (soprattutto per le nuove generazioni) del sistema pensionistico, a fronte dell’aumento consistente dell’età anagrafica del nostro paese. Il proble*ma dei cd. “esodati” dovrà tuttavia trovare una immediata soluzione.



    Commento GPG Imperatrice: ci sono idee giuste sul fronte del Lavoro e della sanita’. Evito di commentare alcune proposte che non mi entusiasmano ed un po’ fumose. Apprezzo quanto Renzi dice sulle Pensioni (anche se sarebbero necessari altri fortissimi interventi sulle pensioni che Renzi non cita, come quelle di invalidita’, come l’estensione del calcolo contributivo ed il ricalcolo delle pensioni medio-alte esistenti). Sulla sanita’ ci sono proposte razionali (anche se mancano accenni alla farmaceutica, nonche’ alcuni nodi di base per abbandonare il modello clinico assistenziale a favore di quello preventivo e d’eccellenza). Teoricamente lo dovrei rimandare, ma lo promuovo, per incoraggiamento.



    07. UN FISCO DALLA PARTE DI CHI LAVORA E INTRAPRENDE

    La pressione fiscale ha raggiunto un livello insostenibile: uccide le imprese oneste e deprime i redditi dei lavoratori; soffoca l’economia e riduce la crescita. Al tempo stesso abbiamo un fisco che “fa la faccia feroce” con gli onesti e con coloro che commettono uno sbaglio, sommerge gli italiani di norme complicate, ma ancoratroppo spesso lascia i furbi indisturbati. Da sempre la questione dell’evasione fiscale è tra le priorità dei programmi di Governo, ma ancora oggi spesso gli evasori continuano ad evadere. Noi non crediamo ci siano delle “tare genetiche” che fanno degli italiani un popolo di disonesti, crediamo si possa e si debba rifondare il rap*porto tra gli italiani ed il fisco creando una grande alleanza tra Stato e ceti produttivi per avere: un fisco più facile e più umano, una maggiore fedeltà fiscale in cambio di aliquote più basse e, per chi non paga le tasse, la certezza di essere trovato. Vediamo come. Oggi un cittadino o un’impresa che debbano compilare una dichiarazione dei redditi si trova di fronte a un vero rompicapo, spesso è obbligato a rivolgersi ad un’assistenza professionale, di un CAF o di un commercialista. Se un’azienda deve interagire con Agenzia delle Entrate, INPS, INAIl, Camere di Commercio ecc, ogni volta deve compilare dei moduli e rimandare gli stessi dati, spesso con formati diversi. Se il cittadino o l’impresa si trova poi a dover far fronte ad una richiesta di pagamento di Equitalia si trova ad interagire con una struttura burocratica, fredda, con pochissima disponibilità a trovare soluzioni che vengano incontro al cittadino. Non in tutti i paesi è così. Noi vogliamo semplificare l’Italia e per questo proponiamo di creare una Task Force del Ministero Economia che, collaborando con l’Agenzia dell’Entrate, le forze produttive e sociali, gli ordini professionali, introduca anche da noi le migliori tecniche sperimentate in vari paesi per facilitare la vita del contribuente. In particolare prevediamo di introdurre due innovazioni.

    a. Ciascun cittadino ha diritto a ricevere una dichiarazione dei redditi pre- compilata dall’Agenzia delle Entrate.

    In Cile, in Brasile, in Olanda e in molti altri paesi l’agenzia delle entrate manda ogni anno a cia*scun contribuente un modulo precompilato con i redditi del contribuente, le deduzioni, come ad esempio gli interessi sui mutui, e le imposte da pagare. Il contribuente ricevuto il modulo può andare sul sito dell’agenzia, telefonare al call center o scrivere per modificare informazioni errate o integrare informazioni mancanti. Semplice, facile, umano. Come fanno gli altri paesi? Semplice usano l’informatica.

    b. Un fisco semplice per le imprese.

    1. Introdurre lo Standard Business Reporting. L’azienda alla fine dell’anno si collega telematica*mente con il Fisco e scarica i dati. Il fisco calcola le imposte da pagare ed invia una proposta di tassazione che il contribuente può accettare o modificare, discutendo i cambiamenti. Quale il vantaggio? Per l’azienda il fisco diventa facile. L’azienda manda i propri dati in automatico, attraverso il proprio software di contabilità, senza bisogno di lavoro e di fatica. Gli stessi dati che vengono inviati all’INPS, all’INAIL, alle Camere di Commercio, evitando duplicazioni. Per il Fisco si risparmia tempo e denaro che si può dedicare a cercare gli evasori.

    2. Ridurre le sanzioni per lo “slittamento di competenza” che oggi rappresentano una quota significativa del contenzioso tributario ed assorbono risorse che sarebbero meglio impegnate nel contrasto alla vera evasione.

    3. Semplificare concretamente gli adempimenti tributari relativi al reddito di impresa, agli ob*blighi IVA, ai versamenti, compensazioni, riscossioni, procedure, contenzioso. Le proposte del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli esperti contabili sono una buona base di partenza.

    4. Concordare preventivamente il reddito di impresa. Come in Svizzera potremmo prevedere che le piccole imprese possano concordare un reddito di impresa con l’Agenzia delle Entrate, in aumento rispetto al periodo precedente, ed evitare incertezze e costi amministrativi.

    5. Creare una “white list” delle imprese trasparenti. Si potrebbe prevedere una sorta di bonus fiscale per quelle imprese che rispettano dei parametri di trasparenza e di aderenza alle mi*gliori pratiche contabili e che possano quindi rientrare in una lista delle “aziende fiscalmente eccellenti” tenuta dall’Agenzia delle Entrate.

    c. Un Fondo per la riduzione della pressione fiscale.

    In Italia l’evasione fiscale è di 120 miliardi secondo le stime di Istat e Banca d’Italia. Quello che non si dice è quanto dovrebbero essere le tasse pagate se non ci fosse evasione. In altri paesi, come ad esempio negli Stati Uniti, si calcola il Tax Gap, cioè quali sarebbero state le entrate in un certo anno se tutti pagassero e quanto manca all’appello. Il calcolo è fatto con metodi statistici. Noi proponiamo di definire un obiettivo a 5 anni di riduzione dell’evasione fiscale di un terzo. Cioè di arrivare a recuperare 40 miliardi l’anno di maggiori imposte e di utilizzare una quota significativa di queste risorse per ridurre le aliquote IRPEF.



    Commento GPG Imperatrice: ci sono idee valide (alcune da chiarire), ma appaiono slegate tra loro. Sull’evasione propaganda allo stato puro. Rimandato.



    Qui riporto altri punti presi qua e la’ dal programma di Matteo Renzi

    Una delle due camere va semplicemente abolita. Ne basta una sola, veramente autorevole, composta da non più di 500 persone.

    Più risorse pubbliche per la cultura. Bisogna invertire la tendenza a ridurre l’investimento pubblico in cultura. L’obiettivo tendenziale di medio periodo dovrebbe essere quello di arriva*re all’1% del PIL fissato da François Mitterand e Jack Lang per la cultura francese.

    Incentivi rinnovabili. Le fonti rinnovabili elettriche, alle quali l’Italia ha destinato incentivi con*siderevoli, devono continuare a svilupparsi, affrontando la sfida della grid parity, che deve essere stimolata da una adeguata regolazione, individuando il giusto punto di equilibrio con la necessità di contenere il costo dell’energia per le famiglie e le imprese. Investimenti mirati an*che di natura pubblica devono essere fatti in settori ancora in fase di sviluppo (come il solare a concentrazione in alternativa al fotovoltaico o l’eolico d’alta quota) là dove è possibile sfruttare le competenze e le eccellenze della ricerca e dell’industria italiana.



    Commento di GPG Imperatrice: sull’energia non ci sono proposte serie per ridurre i costi, e la storia delle ulteriori risorse alla cultura senza analizzarne gli sprechi attuali lascia basiti. Bene la cancellazione del Senato, anche se le proposte sulla Politica sono complessivamente modeste. Bocciato

    renzi2 Il Programma di Matteo Renzi: analisi punto per punto delle Proposte Economiche (Reload)



    Commento Finale di GPG Imperatrice: nel complesso il programma contiene cose interessanti. Appare pero’ talvolta contraddittorio, talvolta non sviluppato, e pieno di contentini (costosi) per accontentare la base progressista. Complessivamente pero’ il programma non prevede uno Stato piu’ pesante e per il PD e’ una novita’. I nodi essenziali per tornare realmente a crescere e per risanare l’Italia sono stati solo in parte toccati. Complessivamente Renzi e’ Rimandato, ma apprezzo comunque lo sforzo elaborativo ed il realismo di alcune interessanti proposte. Certamente un passo avanti rispetto all’attuale classe dirigente del PD.





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    Predefinito Re: Il Programma di Matteo Renzi: analisi punto per punto delle Proposte Economiche


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    Predefinito Re: Il Programma di Matteo Renzi: analisi punto per punto delle Proposte Economiche

    La solita collezione di misure "morbide", complesse e di difficile attuazione, che non aggrediscono i problemi alla radice.
    Giusto pensare alla dismissione del patrimonio non strategico, ma mi pare che quando saremo con l'acqua alla gola, allora e solo allora, ci libereremo per quattro soldi del patrimonio strategico. Secondo tradizione.
    Per aggredire il debito bisogna ricorrere a una patrimoniale straordinaria con aliquota progressiva. Alternativa non c'è.
    Fumose, infine, le proposte sul welfare. Un tema che a Renzi non mi pare sia molto caro.

  4. #4
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    Predefinito Re: Il Programma di Matteo Renzi: analisi punto per punto delle Proposte Economiche

    Citazione Originariamente Scritto da dedelind Visualizza Messaggio
    E’ necessario inoltre proseguire ed intensificare la politica di apertura dei mercati dei beni e dei servizi, ivi compresi quelli resi da lavoratori autonomi e liberi professionisti.
    Se non si fa questo
    (ROTTAMAZIONE DELLE CORPORAZIONI
    DELLA RENDITA PARASSITARIA)

    non si va da nessuna parte...
    da nessuna parte ECONOMICAMENTE, CIVICAMENTE e POLITICAMENTE...

    è la questione DEMOCRATICA dirimente.

    P.S.
    Nel testo si parla di proseguire ed intensificare....

    ma se non abbiamo nemmeno cominciato
    a parte qualche lenzuolata di Bersani...
    positiva ma poco incisiva per il cancro pervasivo?
    Ultima modifica di Proteus; 18-11-12 alle 14:14

 

 

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